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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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408 DARIO BlOCCA<br />

zione fluviali e ferroviarie acquistarono importanza crescente. L'industria ddisegnò<br />

dunque il perimetro esterno delle aree a rapida crescita economica,<br />

condannando ampie regioni del continente e numerose <strong>città</strong> all'arretratezza<br />

e al sottosvilujppo.<br />

Malgrado la sua eccellente posizione geografica e la presenza di alcuni<br />

attivi nuclei industriali, Napoli si trovava <strong>agli</strong> estremi limiti meridionali del<br />

nuovo sistema industriale. I dati raccolti dalla commissione Saredo e dal Ministero<br />

delle Finanze consentono quindi di osservare il progressivo distacco<br />

della <strong>città</strong> dalle regioni a più intensa modernizzazione economica attraverso<br />

uno dei settori direttamente colpiti dalla crisi: l'industria armatoriale<br />

civile e militare.<br />

Secondo i dati del primo censimento dell'età unitaria, il Mezzogiorno<br />

possedeva importanti infrastrutture portuali e cantieristiche. La Capitaneria<br />

di Napoli, in particolare, amministrava una vasta rete di cantieri, fra i quali<br />

Procida, Pozzuoli e Torre del Greco. La Capitaneria limitrofa di Castellammare,<br />

inoltre, comprendeva le strutture portuali di Marina, Alimuri, Vietri,<br />

Amalfi, Salerno, Castellabate e Piano di Sorrento. Nelle sue Capitanerie operavano<br />

undici indipendenti cantieri navali, i quali costituivano il più potente<br />

nucleo armatoriale del Paese 33.<br />

Il primato di Napoli, tuttavia, ebbe breve durata. Tra il 1865 e il 1878<br />

furono varate annualmente nei cantieri del golfo l 04 imbarcazioni, pari a<br />

una stazza complessiva di 6,391 tonnellate. Negli stessi <strong>anni</strong>, alcuni porti dell'Italia<br />

settentrionale, in particolare La Spezia, Genova e Savona, ricevettero<br />

importanti commesse per la costruzione di navi civili e militari. Nel 1881,<br />

le tre Capitanerie liguri completarono la costruzione di 51 navi per un totale<br />

di 9, 763 tonnellate [Figura 4] 34.<br />

La rapida crescita della cantieristica ligure divenne ancor più evidente<br />

negli <strong>anni</strong> Ottanta. Gli sviluppi della tecnologia militare e l'uso diffuso di<br />

scafi metallici garantì ai cantieri liguri il monopolio quasi completo delle commesse<br />

statali. Le industrie napoletane, al contrario, produssero a ritmi sempre<br />

più lenti. Nel 1886, soltanto 16 delle 1.025 navi iscritte alla Capitaneria<br />

di Napoli erano vascelli a motore, mentre l 00 fra quelle iscritte a Genova<br />

erano moderne navi a vapore, e 55 erano abilitate alla navigazione<br />

transoceanica 35•<br />

33 Ministero delle Finanze, Direzione Generale delle Gabelle, « Movimento della navigazione<br />

nei porti del Regno ,, pp. XII-CXXXI, 1871.<br />

34 I vi, « Costruzioni navali nello Stato » e « Bastimenti varati per compartimenti marittimi<br />

e per numero di tonnellate di capacità », I, 1879, pp. 19-20.<br />

35 lvi, « Naviglio mercantile ripartito per compartimenti marittimi di inscrizione al<br />

31 dicem,bre 1884 ,,, 1885, p. 427.<br />

COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI 409<br />

Alla fine del decennio, la Capitaneria di Genova fu inoltre espansa fino<br />

a includere i cantieri di Sampierdarena, Foce e Cornigliano, capaci di una<br />

produzione annuale di 5.498 tonnellate. La prodùzione navale napoletana,<br />

al contrario, scese a 893 tonnellate annue. La cantieristica del Mezzogiorno<br />

perse dunque il suo tradizionale primato; tra il l885 e il 1895, circa la metà<br />

dei cantieri napoletani cessò di produrre imbarcazioni di media e grande stazza,<br />

e 4.330 lavoratori e tecnici specializzati emigrarono verso le <strong>città</strong> portuali<br />

del nord 36.<br />

Fig. 4 - Industria armatoriale 1879.<br />

Porto t··hurizio 1.4%<br />

al :avr:,n.a 22.3<br />

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