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404 DARIO BlOCCA Secondo alcuni studiosi, il temporaneo legame tra la popolazione, generalmente ostile ai regolamenti sanitari, e il vertice dell'apparato militare­ amministrativo della città, aveva consentito in passato alla società napoletana di superare le crisi epidemiche mantenendo inalterata la propria struttura sociale, amministrativa e politica. Analoghe procedure, del resto, venivano adottate in altre città colpite da violente ondate di contagio, particolarmen­ te Firenze e Milano 25. L'apparato di sorveglianza veniva quindi smantella­ to al primo cessare del pericolo epidemico. Nel diciannovesimo secolo, tuttavia, il carattere straordinario delle epi­ demie si attenuò; gli studiosi concordano nel ritenere che le autorità, parti­ colarmente nelle aree urbane, si limitarono a isolare le aree portuali e di transito, recludendo solo i malati più gravi in appositi reparti ospedalieri 26. An­ che a Napoli, sin dal l836, fu revocata l'ordinanza che rendeva obbligatorio il ricovero dei colerosi. Il colera del l884, dunque, ricompose il quadro del­ le grandi epidemie della prima età moderna. I funzionari del Comune, coa­ diuvati dalle guardie municipali e quindi dall'esercito, perlustrarono i rioni popolari ordinando il ricovero dei colerosi e somministrando medicamenti· ' processioni religiose, sfidando i divieti delle autorità, percorsero le vie cittadine; numerosi atti di violenza furono commessi dalla popolazione contro medici, militari e presunti avvelenatori; l'esercito, infine, fu chiamato ariportare l'ordine nella città. Con il deteriorarsi delle condizioni dell'ordine pubblico, nell'agosto del 1884 il governo conferì infatti ampi poteri alla giunta e fece affluire verso Napoli ingenti rinforzi militari. La situazione si fece progressivamente più grave sino a quando il sovrano non annunciò di volersi recare a Napoli. II carattere straordinario dell'emergenza venne così sancito da un cronista al seguito del re: Occorreva che qualcuno intervenisse. Qualcuno così popolare e così amato dalle folle, che prima attaccavano i medici e poi si radunavano nelle chiese a pregare, da porre fine al caos e alle violenze. Questo qualcuno non poteva essere che il Sovrano, ed egli giunse a Napoli ratto come folgore 27• Re Umberto fu informato degli sviluppi della crisi napoletana nella residenza reale di Monza; il 30 agosto egli comunicò al governo di volersi recare in visita privata a Napoli. Ai primi di settembre, scortato da una guarnigione di corazzieri, egli giunse quindi in città insieme con il duca d'Aosta, 25 G. CALVI, Storie di un anno di peste, Milano 1981. 26 Si veda W. H. McNEILL, Plagues and Peoples, New York 1976, pp. 231-4. 27 E. M ZZABOTTA, Il re a Napoli, Roma 1885, p. 5. COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI 405 il primo ministro Depretis e un folto gruppo di funzionari. La precedente visita del sovrano era stata turbata da dimostrazioni antimonarchiche e da un attentato, seguito da numerosi arresti tra gli internazionalisti e gli anarchici. Malgrado il carattere privato della visita, l'esercito predispose dunque rigide misure di sicurezza. Al suo arrivo, Umberto I percorse le vie del centro di Napoli nell'appa- rente indifferenza della popolazione.-Un cronista riferì che all'angolo di via Carbonara il sovrano fu riconosciuto dai passanti e una piccola folla sorpresa si radunò intorno alla carrozza reale. Non si udirono applausi, tuttavia, né grida di saluto: « Il gruppo, rimasto in silenzio, fu circondato dai militi e si disperse subito nelle vie adiacenti » 28. Nei giorni seguenti, invece, la situazione mutò. Il sovrano si recò in visita negli ospedali dove erano ricoverati a migliaia i colerosi. Trascurando le precauzioni suggerite dai medici, egli si trattenne a colloquio con i malati e confortò le loro famiglie. Egli promise quindi al personale sanitario che le attrezzature e i medicinali richiesti sarebbero giunti al più presto. Convocati il sindaco e il prefetto, Umberto ordinò quindi la creazione di un fondo per le famiglie napoletane più bisognose e vi contribuì con una generosa donazione personale; egli lanciò quindi un appello alle organizzazioni assistenziali affinché inviassero generi di prima necessità. Su invito del sindaco, il sovrano fu infine condotto al fondaco di Marramarra, dove lo accolse una folla « silenziosa e attonita , . Colpito dalle condizioni di vita della popolazione, il re promise:

406 DARIO BlOCCA za. Secondo alcune indiscrezioni, inoltre, Umberto fece pervenire la pro­ pria gratitudine alle centinaia di volontari accorsi da ogni regione del Paese. L'episodio, non confermato da fonti ufficiali, ebbe vasta risonanza: i volontari appartenevano infatti a organizzazioni ostili al governo e alla monarchia, alcune delle quali furono dichiarate fuori legge dopo l'attentato compiuto a Napoli contro il sovrano. Tra i volontari erano elementi di spicco dell'opposizione, tra i quali il popolare dirigente radicale Felice Cavallotti, e i so­ cialisti Andrea Costa, Filippo Turati e Anna Kuliscìoff 3° . . Il pericolo che l'epidemia si trasformasse in una protesta politica generalizzata fu tra le preoccupazioni costanti del Governo. In Sicilia i continui attacchi della popolazione nelle prime settimane dì settembre costrinsero le autorità a porre la rete ferroviaria dell'isola sotto la protezione di reparti militari affluiti dal Veneto e dal Piemonte; in Calabria si verificarono assalti contro i treni, e analoghi incidenti si registrarono in Basilicata, Puglia e Lazio. A Napoli, tuttavia, le direttive del Governo e della Prefettura contribuirono a rafforzare il clima di solidarietà aperto dalla visita del re. Le guardie municipali e l'esercito richiamarono gli agenti incaricati di seguire gli spostamenti dei volontari; questi, a loro volta, si impegnarono a disdire le dimostrazioni pubbliche indette per protrestare contro l'impiego dell'esercito. Anche il ministro degli Esteri, Pasquale Stanislao Mancini, si recò a Napoli. Di origini meridionali, il ministro acquistò subito una grande popolarità: egli ottenne infatti dalle ambasciate d'Italia una documentazione sulle misure adottate all'estero per arginare l'epidemia. In particolare, egli richiese alle autorità di Marsiglia una copia del progetto per l'isolamento del porto e le quarantene. Mancini, infine, diresse lo smistamento degli aiuti in denar e atrezzatur ediche giunti a Napoli da ogni parte d'Europa. La stampa Clttadma sottolmeo che il ministro si adoperò più di ogni altro per il superamento della crisi napoletana, suscitando gelosie e rivalità politiche nel Governo 31 . n 14 dicembre, quando il colera apparve temporaneamente isolato una commissione guidata da Agostino Depetris e formata da parlamentari e embri della Direzione Sanitaria presentò alle Camere un progetto denominato " . Pr il Risanamento della Città di Napoli "· Il 15 gennaio, dopo la breve pausa dt fme anno, le Camere espressero a grande maggioranza giudizio favorevole. Le autorità napoletane revocarono dunque lo stato di emergenza, i repar- 30 Si veda A. DE ]Aco, Gli anarchici. Cronaca inedita dell 'Unità d'Italia Roma 1973, vol. l, pp. 484-5. Roma. 31 Si veda la collezione Carte Mancini, presso il Museo di Storia del Risotgimento, ' COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI ti militari furono richiamati, e la amministrazione comunale si accinse ad avviare, in collaborazione con il governo, una fase nuova di trasformazione delle strutture urbane. Secondo Nicola Amore, sindaco di Napoli, si apriva per la città " una pagina nuova di storia e di ritrovata prosperità ". 4. Ricostruzione e

406 DARIO BlOCCA<br />

za. Secondo alcune indiscrezioni, inoltre, Umberto fece pervenire la pro­<br />

pria gratitudine alle centinaia di volontari accorsi da ogni regione del Paese.<br />

L'episodio, non confermato da fonti ufficiali, ebbe vasta risonanza: i volontari<br />

appartenevano infatti a organizzazioni ostili al governo e alla monarchia,<br />

alcune delle quali furono dichiarate fuori legge dopo l'attentato compiuto<br />

a Napoli contro il sovrano. Tra i volontari erano elementi di spicco dell'opposizione,<br />

tra i quali il popolare dirigente radicale Felice Cavallotti, e i so­<br />

cialisti Andrea Costa, Filippo Turati e Anna Kuliscìoff 3° .<br />

. Il pericolo che l'epidemia si trasformasse in una protesta politica generalizzata<br />

fu tra le preoccupazioni costanti del Governo. In Sicilia i continui<br />

attacchi della popolazione nelle prime settimane dì settembre costrinsero<br />

le autorità a porre la rete ferroviaria dell'isola sotto la protezione di reparti<br />

militari affluiti dal Veneto e dal Piemonte; in Calabria si verificarono assalti<br />

contro i treni, e analoghi incidenti si registrarono in Basilicata, Puglia e Lazio.<br />

A Napoli, tuttavia, le direttive del Governo e della Prefettura contribuirono<br />

a rafforzare il clima di solidarietà aperto dalla visita del re. Le guardie<br />

municipali e l'<strong>esercito</strong> richiamarono gli agenti incaricati di seguire gli spostamenti<br />

dei volontari; questi, a loro volta, si impegnarono a disdire le dimostrazioni<br />

pubbliche indette per protrestare contro l'impiego dell'<strong>esercito</strong>.<br />

Anche il ministro degli Esteri, Pasquale Stanislao Mancini, si recò a Napoli.<br />

Di origini meridionali, il ministro acquistò subito una grande popolarità:<br />

egli ottenne infatti dalle ambasciate d'Italia una documentazione sulle misure<br />

adottate all'estero per arginare l'epidemia. In particolare, egli richiese<br />

alle autorità di Marsiglia una copia del progetto per l'isolamento del porto<br />

e le quarantene. Mancini, infine, diresse lo smistamento degli aiuti in denar<br />

e atrezzatur ediche giunti a Napoli da ogni parte d'Europa. La stampa<br />

Clttadma sottolmeo che il ministro si adoperò più di ogni altro per il superamento<br />

della crisi napoletana, suscitando gelosie e rivalità politiche nel<br />

Governo 31 .<br />

n 14 dicembre, quando il colera apparve temporaneamente isolato una<br />

commissione guidata da Agostino Depetris e formata da parlamentari e embri<br />

della Direzione Sanitaria presentò alle Camere un progetto denominato<br />

" . Pr il Risanamento della Città di Napoli "· Il 15 gennaio, dopo la breve pausa<br />

dt fme anno, le Camere espressero a grande maggioranza giudizio favorevole.<br />

Le autorità napoletane revocarono dunque lo stato di emergenza, i repar-<br />

30 Si veda A. DE ]Aco, Gli anarchici. Cronaca inedita dell 'Unità d'Italia Roma<br />

1973, vol. l, pp. 484-5.<br />

Roma.<br />

31 Si veda la collezione Carte Mancini, presso il Museo di Storia del Risotgimento,<br />

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COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI<br />

ti militari furono richiamati, e la amministrazione comunale si accinse ad avviare,<br />

in collaborazione con il governo, una fase nuova di trasformazione<br />

delle strutture urbane. Secondo Nicola Amore, sindaco di Napoli, si apriva<br />

per la <strong>città</strong> " una pagina nuova di storia e di ritrovata prosperità ".<br />

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