esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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396 DARIO BlOCCA L'indice della mortalità presentò tuttavia a Napoli un andamento più instabile che in altre regioni della penisola: in tre occasioni, infatti, il colera produsse brevi ma significative crisi demografiche. Come molti dei suoi contemporanei, Villari ritenne che l'incidenza delle malattie epidemiche sulla mortalità crescesse con la sovrappopolazione, la povertà e le disagiate condizioni di vita. La ricerca medica, tuttavia, sosteneva che il colera si propagava attraverso le fognature e le reti idriche. Invece di aumentare con la densità abitativa, il contagio veniva accelerato dal cattivo stato di conservazione di alcune infrastrutture urbane. Gli studiosi della questione napoletana non stabilirono una diretta correlazione tra le epidemie e la rete idrica della città; essi tuttavia richiamarono l'attenzione dell'opinione pubblica su alcuni peculiari comportamenti assunti dalla popolazione napoletana in coincidenza con le crisi epidemiche. All'indomani del colera del 1866, ad esempio, Rocco De Zerbi scrisse che le violenze contro i medici e la diffusa opposizione alle norme predisposte dalle autorità sanitarie derivavano da un recente mutamento nella composizione della popolazione napoletana. Questa mutazione, egli osservò, aveva « eroso la coesione sociale '' della città: Vivono in questa città tremila cittadini attivi, settemila scimmie e 4 50.000 animali. [ ... ] Questi animali non leggono giornali, non partecipano alla passeggiata serale degli altri settemila, hanno abitudini, gesti e credenze differenti, e persino una loro lingua. [ ... ] Essi non ci conoscono e noi non conosciamo loro. Ed è per questo che Napoli è una cittaduzza di diecimila anime, pur contandone ufficialmente 46 0.000 9. Alcuni anni più tardi, anche la giornalista itala-inglese ]essie White Mario asserì che i napoletani avevano subito una straordinaria trasformazione fisica: Due razze convivono a Napoli. [ ... ] Esse sono così distinte l'una dall' altra come l'inglese è diversa dall'irlandese e, oserei dire, la nera dalla bianca [ ... ] Potete vedere la differenza anche nel corpo degli individui: gli uomini che abitano nei quartieri bassi hanno le gambe corte e ricurve, mentre quelli che abitano altrove hanno portamento diritto. Le donne dei quartieri alti sono alte e magre; quelle dei quartieri bassi son goffe e con le spalle ricurve. Le potete riconoscere a distanza per il loro collo corto 10 . Villari, De Zerbi e White Mario erano persuasi che la presenza di una larga popolazione di immigrati intorno al nucleo originario della città fosse 9 R. DE ZERBI, "La Miseria in Napoli ", in La Nuova Antologia, 12, 1878, p. 712. 10 ]. WHITE MARIO, Le Miserie di Napoli, Firenze 1877, p. 6. COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI 397 una peculiarità della storia demografica napoletana e che il fenomeno derivasse da vicende economiche e sociali molto antiche. Sulla base di osservazioni empiriche essi giudicarono inoltre che il tasso di natalità tra gli immigrati fosse più alto che tra i cittadini residenti: « Potete camminare tra gli stretti vicoli della città bassa - scrisse White Mario - e vedrete bambini. [ .. . ]I bambini sono ad ogni angolo "· Entrambe le conclusioni generarono aspre controversie; esse erano, tuttavia, in parte infondate. I fenomeni riscontrati dagli studiosi della questione napoletana erano frequenti nell'età della rivoluzione industriale anche nelle aree meno soggette a intensa urbanizzazione. Lo studioso David Ringrose ha rinvenuto un analogo modello di [presunta] crescita demografica

398 DARIO BlOCCA 2. Urbanizzazione e condizione di vita All'indomani dell'unificazione, il Comune di Napoli si estendeva su dodici distretti e un territorio di 6.053 ettari. La « città , era solo in parte urbanizzata: all'interno del perimetro amministrativo del Comune risiedevano infatti anche contadini e pastori, mentre 4. 786 ettari erano occupati da suoli definiti ,, agricoli , , " semiagricoli , o

398 DARIO BlOCCA<br />

2. Urbanizzazione e condizione di vita<br />

All'indomani dell'unificazione, il Comune di Napoli si estendeva su dodici<br />

distretti e un territorio di 6.053 ettari. La « <strong>città</strong> , era solo in parte urbanizzata:<br />

all'interno del perimetro amministrativo del Comune risiedevano<br />

infatti anche contadini e pastori, mentre 4. 786 ettari erano occupati da suoli<br />

definiti ,, agricoli , , " semiagricoli , o

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