esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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384 EMILIO FRANZINA<br />
to il profilo geografico ed attraverso il tempo dall'Unità alla grande guerra<br />
<strong>agli</strong> <strong>anni</strong> <strong>trenta</strong>), ma anche metaforicamente interpretabile di graduale cambiamento<br />
dell'<strong>esercito</strong> e dell'ideologia militare in rapporto alle <strong>città</strong>.<br />
Nicola Labanca nel suo puntualissimo contributo segnala ad esempio,<br />
parlando dei periodici (davvero numerosi) da lui presi in considerazione,<br />
come l'idea di un giornale per il soldato abbia seguito una parabola tutto<br />
sommato opposta al lento, ma evidente processo di liberalizzazione della<br />
società e dei suoi sistemi di controllo, del mondo " civile " e del sistema<br />
politico:<br />
" Prima ritenuto superfluo - sono le sue parole - il giornale per il soldato<br />
e l'educazione morale passarono poi dalla volontà di armonizzare il militare<br />
con il civile, l'<strong>esercito</strong> con il sociale alla dichiarata ed esasperata campagna<br />
politica antisociale ed antisocialista "·<br />
Un po' come sentenzia un ufficiale appellandosi alle teorie esposte da<br />
Angelo Mosso, sulla « Nuova Antologia » del 1905, riguardo ai rischi com<br />
portati dalla neutralizzazione dello spirito militare in tempo di pace e deno<br />
scientifico deliberatamente disgiunto da talune variabili politiche moderne<br />
tando l'adeguamento della nuova ideologia militare al progresso tecnico e<br />
o modernizzanti come quelle che sarebbero discese dall'applicazione delle<br />
teorie democratiche e socialistiche:<br />
" Due voci potenti annunziano la fallacia delle teorie socialistiche ed il loro<br />
inevitabile tramonto: la voce della scienza e quella del cannone. La prima<br />
dimostra che, essendo privo il socialismo moderno di contenuto scientifico,<br />
esso non può considerarsi come necessità storica, eterna ed immutabile, ma<br />
come effetto di un temporaneo perturbamento che incoglie alla nostra società,<br />
ond'esso è destinato a scomparire come una meteora. La voce del cannone,<br />
poi, annunzia fatalmente, ed incessantemente come l'età mirifica della pace<br />
perpetua, in cui compier si dovrebbe il sogno dorato del collettivismo internazionale,<br />
è ben !ungi da questa povera umanità '' 53.<br />
Per quanto temporaneo, ad ogni modo, il « perturbamento sociale " che<br />
si lamenta appare dannoso « <strong>agli</strong> istituti della società stessa, alla nostra convivenza<br />
civile ": di qui scaturisce il richiamo all'imprenscindibilità di un impegno<br />
« ami-sovversivo " che sappia procedere di conserva tanto nelle <strong>città</strong><br />
quanto nelle caserme. Ciò che avviene, com'è noto, soprattutto nel corso<br />
dell'età gìolittiana quando, fra l'altro, anche il tema della « territorialità " dei<br />
reclutamenti e delle sedi fisse viene all'ordine del giorno in via definitiva<br />
innovando man mano, per suo conto, le prospettive e le possibilità d'inte-<br />
53 LICOMATI, La propaganda antisovversiva, cit., p. 31.<br />
CASERMA, SOLDATI E POPOLAZIONE 385<br />
graziane inceppate dal precedente sistema più facilmente vulnerabile dalle<br />
critiche e dalle accuse di « antipopolarità " nonché esposto, di conseguenza,<br />
<strong>agli</strong> attacchi dell'antimilitarismo socialista. La Commissione d'Inchiesta<br />
per l'Esercito del 1907 suggerirà di estendere il principio della territorialità<br />
attuato sin lì per i soli corpi alpini a un certo numero di reggimenti appartenenti<br />
alle divisioni più prossime alla frontiera e soprattutto nella Valle Padana,<br />
il cuore pulsante dell'economia agricola e industriale d'una Italia cresciuta<br />
e rinnovata rispetto agl'incerti esordi delle prime decadi postunitarie 54.<br />
Il maggiore generale Racchi, in alcune sue considerazioni di attualità<br />
su <strong>esercito</strong>, fortezze e ferrovie spiega però come tale mutamento nel mutamento<br />
debba intendersi e come, dal punto di vista militare, debba riferirsi<br />
soltanto alle potenzialità operative dell'<strong>esercito</strong> proiettato verso i soliti compiti<br />
'' misti " - interni, s'intuisce, ed esterni -ma con un superiore tasso<br />
di razionalità e di efficienza e non certo piegato alle finalità educative e interattive<br />
di coesistenza e di compenetrazione con le popolazioni in un ideale<br />
e migliorato rapporto tra <strong>esercito</strong> e paese.<br />
" Siamo perciò avvertiti - egli scrive 55 -. Qualche massa di calcestruzzo<br />
in meno, qualche cannone di meno, quando i fondi disponibili siano forzatamente<br />
limitati; ma caserme, caserme, caserme dove occorrono; il che vuol<br />
dire: truppe, truppe, truppe pronte sempre all'azione "·<br />
E poco più in là, lo stesso ufficiale, riferendosi ad un'area evidentemente<br />
e strategicamente predestinata come il Friuli 56, auspica che le sue<br />
popolazioni<br />
" le quali si resero in ogni circostanza così benemerite del Paese, daranno<br />
ora [1908] nel divisato ed imprescindibile assetto ferroviario, novella prova<br />
di italianismo [sic] e di patriottica abnegazione, rinunciando fra l'altro (com'è<br />
già avvenuto di recente) ad alcune linee le quali, se riuscirebbero assai proficue<br />
all'industria ed al commercio di talune regioni, non potrebbero almeno<br />
nelle presenti condizioni, non riuscire dannose alla difesa militare " ·<br />
Alla luce di queste esortazioni al sacrificio e davanti alla perentoria affermazione<br />
dell'inevitabilità (non solo in nome delle « ferrovie strategi-<br />
54 V. CACIULLI, L 'Amministrazione della guerra, l'<strong>esercito</strong> e la Commissione d'Inchiesta<br />
del 1907, in " Farestoria " 1985, n. 2, pp. 7-17.<br />
55 E. RoccHI, (maggiore generale), Esercito, fortezze, ferrovie. Considerazioni d'attualità,<br />
Roma 1910, pp. 16 e - infra nel testo - 26.<br />
56 In particolare quando egli scriveva, all'indomani cioè dei mutamenti di schieramento<br />
rispetto alla linea di Cosenz, che spostavano all'estremo confine orientale, in terra<br />
friulana, il limite delle fortificazioni e delle difese antiaustriache dell'Italia (cfr., su ciò,<br />
M. MAZZETTI, l piani di guerra contro l'Austria dal 1866 alla prima guerra mondiale,<br />
in Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, L '<strong>esercito</strong> italiano dall 'Unità alla<br />
grande guerra, 1861-1918, Roma 1980, pp. 175-182).