esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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382 EMILIO FRANZINA<br />
giosi e tenaci che stanno creando una più grande Italia '' 50 nelle Americhe<br />
per rimarcare come esista fra i movimenti emigratori e il tirocinio di leva<br />
imposto dopo l'Unità a milioni di contadini italiani (che, secondo un noto<br />
leit-motiv, « furono trasportati a spese dello Stato da un estremo all'altro della<br />
penisola, videro paesi e <strong>città</strong> sconosciute, vennero a contatto con genti di<br />
regioni di cui ignoravano persino il nome. Tornarono ai loro paesi con un<br />
fardello di cognizioni acquisite, con idee più vaste o radicalmente mutate<br />
" 51) un parallelo di cui peraltro già solo il primo conflitto mondiale basterà<br />
a dimostrare l'artificiosità sostanziale. Ma non mancano nemmeno quelli<br />
che a un auditorio borghese suggeriscano, sul '' moderno spirito militare "•<br />
riflessioni legate ai cambiamenti sociali in atto nel paese e all'inscindibilità<br />
del loro nesso con un ripensamento delle funzioni e dei compiti dell'<strong>esercito</strong>.<br />
Così un capitano d'artiglieria ai suoi ascoltatori borghesi e in divisa convenuti<br />
per udirne una conferenza in favore della " Dante » propone a Sulmona<br />
parole che vedranno poi la luce delle stampe grazie alla " Rivista Militare<br />
Italiana " ed osserva:<br />
" Se è ... vero che le istituzioni militari debbono essere soprattutto istituzioni<br />
sociali, è forza riconoscere la necessità di adattare l'ambiente militare alle<br />
mutate condizioni della società ... Non ci spaventiamo se nuove idee varcano<br />
le soglie delle nostre caserme, quando queste idee rispondano sinceramente<br />
e lealmente ai nuovi ideali umani di fratellanza, di amore per gli oppressi, di<br />
più retta giustizia sociale, ideali tutti che si accordano meravigliosamente collo<br />
spirito altruistico e generoso che anima il valoroso <strong>esercito</strong> nostro. Confidiamo<br />
pienamente nel buon senso delle masse popolari ... , 52.<br />
Non si pensi, però, che simili " aperture »e per i luoghi da cui (e in cui)<br />
venivano divulgate e per la disponibilità che in esse traluceva costituissero<br />
50 Cfr. OLIVIERI SANGIACOMO, Psicologia della caserma, cit., p. 89 (ma accenti non<br />
dissimili hanno anche altri autori, cfr. ad es. CAVACIOCCHI, Esercito e paese, cit., pp. 28-30).<br />
51 La frase, dell'Olivieri Sangiacomo appena citato, esprime a dovere il senso d'un<br />
luogo comune e transitato spesso all'approdo storiografico negli autori convinti che la<br />
mobilità territoriale più accentuata dei primi <strong>anni</strong> postunitari procedesse davvero dal disegno<br />
delle classi dirigenti politiche di " creare e di diffondere l'italianità " (cfr. ]. GoocH,<br />
Soldati e borghesi nell'Europa moderna, Bari 1982), disegno che nell'interregionalità del<br />
reclutamento e delle dislocazioni additava il mezzo per " amalgamare ,, e far conoscere<br />
tra loro gli italiani, sorvolando del tutto, naturalmente (e "pedagogicamente »: cfr., fra<br />
i molti, G. MENGHI, La Campagnuola e l'artigianella, Torino 1878, pp. 101-198), sulla<br />
necessità per i comandi di avere a disposizione truppe sprovviste di vincoli immediati<br />
con le <strong>città</strong> di stanza e con il territorio d'impiego nell'evenienza, nient'affatto infrequente,<br />
di doverle usare a fini di controllo sociale e di repressione politica in occasione di<br />
proteste e di manifestazioni popolari antigovernative.<br />
52 F. GRAZIOLI (capitano d'artiglieria), L '<strong>esercito</strong> nel presente momento sociale. Conferenza<br />
letta il 22 giugno 1902 in Sulmona a favore della Società Dante Alighieri, in<br />
" Rivista Militare taliana " IX, estr., pp. 18.<br />
CASERMA, SOLDATI E POPOLAZIONE 383<br />
un punto di sutura politicamente indolore fra <strong>esercito</strong> e classi alte del paese:<br />
alle quali, infatti, si potevano insinuare dubbi o migliori propositi rispetto<br />
alla gestione del rapporto con le classi inferiori e subalterne così animate<br />
da inediti principi e da nuovi ideali che la vita militare avrebbe anche potuto<br />
ammortizzare o assorbire, ma alle quali, altresì, viste le sedi e la destinazione<br />
del messaggio, contemporaneamente si ricamava l'antico refrain dell'esortazione<br />
" maschia " e militarista-adombrando l'aggravamento dei tradizionali<br />
dissidi fra una borghesia ed una società " civile " democraticamente<br />
paciose e imbelli ed un mondo di ufficiali e di soldati quasi a sé stante ovverossia<br />
estraneo ed estraniato per colpa dell'improvvido prevalere di dottrine<br />
modernizzanti, ma troppo materialistiche e sostanzialmente sospettose<br />
e indifferenti dinanzi a quelli che rimanevano pur sempre i compiti istituzionali<br />
e i caratteri fondamentali del ruolo militare:<br />
" Ah! - deprecava lo stesso ufficiale " giacobino » e progressista già citato<br />
- questa civiltà che ci promettono adesso, armata di penna e scheda elettorale,<br />
bella, grassa, rubiconda e pacioccona tutta sollecita a ricercare sulla via<br />
del progresso l'ombra fresca che non le sciupi la pelle, e alla quale il fragor<br />
d'armi mette i brividi addosso e il puzzo della polvere dà il capogiro, ah! questa<br />
civiltà no, io non so intenderla " ·<br />
Per quanto poco, un reciproco condizionamento dev'esservi stato in<br />
chi parlava ad ufficiali e a borghesi con il sostegno d'una associazione quale<br />
la " Dante , di cui son note le venature, e più che venature, irredentiste, ma<br />
soprattutto nazionaliste. A seconda dei luoghi, e quindi anche delle caserme<br />
che attorno o dentro vi sorgevano, mutano poi - nei rispettivi rapporti di<br />
forza -l'importanza ed il peso di questo o quell'elemento ideologico e, personalmente,<br />
ho il sospetto che lo stesso mondo militare, nelle sue più diverse<br />
articolazioni, benché con massimo rilievo fra gli ufficiali, risenta sensibilmente<br />
del " clima , politico e culturale per così dire " esterno , da cui si mutuano<br />
inflessioni e tendenze le quali possono variare poi dal più acceso filocolonialismo<br />
al Sud, alle cautele e ai distinguo " nordisti , della Lombardia<br />
e del Settentrione industrializzato (sino ai primi del '900), ai connubi fra modernismo<br />
organizzativo, industrialismo e tentazioni imperialistiche di nuovo<br />
al Nord (dalla metà della decade 1910 alla guerra di Libia e, naturalmente,<br />
al primo conflitto mondiale): tutti particolari e contatti che non possono<br />
non prendere forza dall'incontro consumato anche nei sopra ricordati punti<br />
di ritrovo e di socializzazione politica e colta.<br />
Anche qui, insomma, come nelle vicende della cangiante territorialità<br />
e nella storia degli spostamenti dei reparti di località in località, potremmo<br />
rinvenire le scansioni e le tracce d'un tragitto materialmente compiuto (sot-