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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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380 EMILIO FRANZINA<br />

bi avversari della guerra del Viet-Nam negli Stati Uniti dei tardi <strong>anni</strong> ottanta),<br />

ma a cui non dev'essere stato estraneo il lavorìo sotterraneo di un più complesso<br />

" discorso militare " volto a sancire l'indissolubilità del nesso fra <strong>esercito</strong><br />

e paese.<br />

Da questo punto di vista l'attenta ricostruzione di Isola ci fornisce indicazioni<br />

utilissime. Essa, vertendo su periodi precisi e fra loro distinti, a un<br />

dipresso dal 1861 alla metà degli <strong>anni</strong> settanta, di lì all'avvento di Crispi e<br />

da Crispi al nuovo secolo, mette di nuovo in rilievo l'impossibilità di prescindere,<br />

nella valutazione del rapporto fra caserme e <strong>città</strong>, dalle questioni<br />

di affinità o di tendenza (e del loro mutevole grado) dei luoghi stessi dell'intersezione,<br />

che infatti potevano essere contemporaneamente punti di confluenza<br />

e di incontro anche per altri e diversi elementi o soggetti del cambiamento<br />

in atto nell'Italia liberale. Per quanto specificamente riguarda i sodalizi<br />

di veterani e reduci abbondano le prove dell'influenza che poterono<br />

esercitare da un lato i fattori " geografici " e da un altro quelli ideologicopolitici.<br />

Isola, infatti, non solo segnala la diversa distribuzione areale dell'associazionismo<br />

reducista, forte al Nord e al Centro della penisola, e debole<br />

o debolissimo nel Sud, ma rammenta anche, ad esempio, come proprio in<br />

seno a molti circoli dei reduci garibaldini e democratici, alle loro società di<br />

mutuo soccorso e alle loro " fratellanze " militari d'ascendenza squisitamente<br />

risorgimentale, muovessero talora i primi passi le organizzazioni aurorali<br />

del movimento operaio e socialista italiano.<br />

Ciò nondimeno, sotto altri profili, vale l'osservazione del relatore secondo<br />

cui la figura del reduce non seppe radicarsi nell'immaginario collettivo<br />

nazionale con la medesima forza con cui si era inserito invece nelle pieghe<br />

della società civile perché i reduci, specie se del " partito d'azione >>, non<br />

seppero contare poi né come individui né come movimento, incapaci d'imporsi<br />

all'attenzione del paese come gruppo di pressione specifico e preferendo<br />

muoversi in una dimensione modesta, interiore e forse del tutto minoritaria,<br />

come starebbero a dimostrare sin d<strong>agli</strong> <strong>anni</strong> settanta non pochi<br />

esempi piuttosto precoci del reducismo garibaldino 48. In realtà non pres-<br />

48 Mi limito ad un esempio pertinente relativo a situazioni che conosco meglio come<br />

la Venezia e il Veneto degli <strong>anni</strong> successivi all'annessione. Nelle relazioni dei prefetti<br />

e dei Questori, il reducismo, garibaldino e non, conserva sino alla fine degli <strong>anni</strong> settanta<br />

un posto di rilievo e mette in luce divaricazioni simili a quelle su cui Isola s'intrattiene.<br />

Emblematico, al riguardo, appare il caso di Dolo dove la « Società dei Reduci delle Patrie<br />

Batt<strong>agli</strong>e " vanta componenti che « sono bensì patrioti attivi ed eminentemente progressisti,<br />

ma non d'indole gran fatto facinorosa "· L'imprenditore di lavori pubblici e ricco<br />

proprietario che li presiede, Sante Destro, « è amico personale di Garibaldi e di suo figlio<br />

Ricciotti, ed è chiamato il repubblicano, quantunque abbia dimostrato più volte di essere<br />

piuttosto costituzionale. Certo che i suoi principi solo esaltatissimi in materia religiosa<br />

CASERMA, SOLDATI E POPOLAZIONE 381<br />

so questi reduci, bensì altrove andrebbe ricercato lo sforzo più ragionato<br />

e determinato " d'invenzione ,, della tradizione militare italiana armonizzata<br />

con le istanze concrete-del paese, come un tempo si disse, " reale ". E per<br />

questo credo che meriterebbero di essere riesaminati, come pochi hanno<br />

fatto sin qui, gli apporti discorsivi e teorici dei militari intenti a parlare, da<br />

militari e su cose militari, ad un pubblico borghese. Di fronte a platee senz'altro<br />

selezionate, ma di civili, il discorso militare, infatti, si snoda, soprattutto<br />

nell'Italia giolittiana, proponendo interessanti immagini e non meno<br />

interessanti progetti d'integrazione fra <strong>esercito</strong> e paese nei vari luoghi deputati<br />

alla socializzazione colta: antiche accademie, circoli culturali vecchi e<br />

nuovi, talora persino Scuole Libere e Università Popolari diventano tribune<br />

per conferenze che trovano efficaci referenti in molti casi (si pensi all'associazionismo<br />

studentesco e universitario nelle sue sedi di dibattito, ma ancor<br />

più a sodalizi per così dire " misti >> e cioè di precisa impronta politica e ideologica<br />

al di là dei fini istituzionali: l'irredentismo per la " Trento e Trieste ",<br />

la diffusione della cultura e della lingua italiana per la « Dante Alighieri >>, l'assistenza<br />

ai lavoratori emigrati per l'« Italica Gens » ). La percezione netta dei<br />

problemi soprattutto sociali della " nazione >> stimola a raffronti che sono quasi<br />

sempre "proposte , e che battono, per lo più, sulla "riabilitazione >>, di<br />

fronte alla società civile e alle popolazioni, della " tanto calunniata caserma "<br />

ossia, come scrive l'Olivieri Sangiacomo, di quella che dovrebbe esser per<br />

tutti " una scuola dai mille insegnamenti, il campo delle esperienze, il libro<br />

dell'avvenire, il luogo di preparazione per il passaggio da una inferiore ad<br />

una superiore forma di esistenza "· Accantonando in buona parte le recriminazioni<br />

e le polemiche contro l'emigrazione popolare, fonte di renitenza e<br />

di diserzioni 49, c'è chi si slancia ad elogiare i meriti " dei migratori corag-<br />

ed anche esagerati in politica, ma non sono spinti all'eccesso ... ", in virtù delle sue inclinazioni<br />

" filantropiche ", inoltre, egli esercita in paese « qualche influenza, ne ha molta<br />

sui Garibaldini e sulla gioventù artigiana e studiosa "· Nel capoluogo lagunare, invece,<br />

accanto ai « reduci , si trovano i « superstiti " delle solite patrie batt<strong>agli</strong>e, ma già distinti<br />

fra loro anche da opzioni divergenti a seconda che simpatizzino per Mazzini o per Garibaldi,<br />

per la democrazia repubblicana o per un vago socialismo; contano ad ogni modo<br />

centinaia di iscritti, benché la seconda associazione, che ne ha circa duecento, non abbia<br />

potuto fare, a detta delle autorità, troppi progressi e benché fra questi molti ve ne siano<br />

" che non presero parte a batt<strong>agli</strong>e, e taluni che sarebbero anche persone rispettabili "<br />

(Il Questore al Prefetto di Venezia, 22 giugno 1870, « Sulla Società dei Reduci delle Patrie<br />

Batt<strong>agli</strong>e ,, in Archivio di Stato di Venezia, Gab. Pref., 1866-1871, Spirito Pubblico, b. 43).<br />

49 Cfr. per una quantificazione del fenomeno e delle sue correlazioni con il movimento<br />

emigratorio cosidetto " proprio " (ossia permanente, transoceanico ecc.) relativamente<br />

ad una regione in questo senso « d'avanguardia "' P. DEL NEGRO, Il Veneto militare<br />

dall 'annessione all 'Italia alla prima guerra mondiale, in AA.VV., Movimenti politici<br />

e sociali nel Veneto dal 1876 al 1903, Vicenza 1986, pp. 88-91.

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