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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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324<br />

PAOLA NAVA<br />

po avere espresso la sua piena soddisfazione al Fanti e al comandante la Scuola<br />

chiamò il Mello, e dissegli: - Maggiore, avverta quei bravi figliuoli, che io<br />

ho già firmato il decreto della loro promozione ad ufficiali nel mio <strong>esercito</strong><br />

... -" 4.<br />

Le iscrizioni per l'anno successivo furono circa 400; dal momento poi<br />

che il Fanti, nell'ottobre del 1861, aveva deciso di ampliare la Scuola con<br />

un reparto di cavalleria, si pensò ad una nuova sistemazione per gli allievi<br />

ed il personale; Vittorio Emanuele offrì di cedere allo Stato per uso della<br />

Scuola il Palazzo Reale (ex-ducale) limitandosi a conservarne una parte per<br />

sé. Naturalmente, la cosa fu accettata con grandi consensi e ringraziamenti,<br />

anche se furono in molti a lamentarsi per il « vandalismo " della riduzione<br />

del Palazzo a Scuola Militare. Tra questi, il nucleo più consistente era rappresentato<br />

dai clericali, un gruppo di religiosi e laici intransigenti rimasto<br />

fedele a Francesco V, che li finanziava neanche tanto di nascosto visto che<br />

Pio IX, in una lettera del 18 aprile 1860 ai « Diletti figli componenti l'<strong>esercito</strong><br />

del Duca di Modena » ringraziava sentitamente del denaro inviato a Roma<br />

«per rimpinguare le angustie dell'erario , 5.<br />

Gli uomini che dirigevano il movimento clericale modenese erano in gran<br />

parte i membri più ragguardevoli della nobiltà e dell'alta borghesia e per lo<br />

più avevano ricoperto cariche importanti sotto il governo del duca: a lungo<br />

continuarono a considerare Francesco V il legittimo sovrano, cosa che impedì<br />

loro qualsiasi frequentazione degli ambienti legati alla Scuola Militare.<br />

Chi invece partecipò appieno alla vita del nuovo Stato furono i liberali<br />

distinti in moderati e progressisti, che però ebbero in comune, dal 1862 ai<br />

1869, un giornale, « Il Panaro », spietatamente ironico nei confronti dei clericali,<br />

anche in relazione alle accuse da questi fatte alla Scuola Militare; sarà<br />

sempre lo stesso giornale sia a dichiarare il proprio rincrescimento quando,<br />

nel 1866, la Scuola Militare di fanteria e cavalleria venne per un breve periodo<br />

trasferita a Torino, sia ad esprimere soddisfazione per il successivo ritorno.<br />

Col 1870 si può dire ben delineata la fisionomia della Scuola che combina<br />

i corsi tradizionali triennali con corsi speciali biennali per sottufficiali:<br />

solo con il l892 la durata del corso sarà - per tutti - di due <strong>anni</strong> e l'ammissione<br />

concessa se in possesso di licenza di istruzione superiore; in mancanza,<br />

un esame integrativo.<br />

Gli allievi si distinguono in scelti, capi scelti, istruttori seguendo gerarchie<br />

interne legate al comportamento e al profitto; le regole sono rigide an-<br />

4 CANEVAZZI, cit., p. 136.<br />

5 GIANNI AZZI, Modena 1859-1898, Condizioni economiche, sociali, politiche, Mo­<br />

dena, Stem Mucchi, 1970, p. 173.<br />

CADETTI E UFFICIALI DELL'ACCADEMIA MILITARE 325<br />

che se, per tutto il periodo della fine dell'800 non mancano gli scandali di<br />

sfide e duelli tra gli interni, di ruberie e furti, di accuse di parzialità e favoritismi<br />

a comandanti la scuola, tutti regolarmente riportati dai giornali.<br />

La stima comunque nei confronti dell'istituto non pare venir meno se<br />

i più bei nomi dell'aristocrazia vi fanno parte e se addirittura il principe ereditario<br />

Vittorio Emanuele nel 1886 sostiene gli esami di promozione a sottotenente<br />

e frequenta come cadetto cial 1887 ;:tl l888.<br />

In questo senso, va anche la consegna della bandiera nazionale alla Scuola<br />

che viene offerta da 171 signore modenesi appartenenti alla nobiltà e borghesia<br />

liberale, con una cerimonia insieme religiosa e mondana.<br />

Vicende ed avvenimenti si intrecciano tra la fine del secolo ed i primi<br />

decenni del '900 e ne viene coinvolta anche la Scuola militare; l'esigenza<br />

è quella di avere subito ufficiali, in particolare subalterni e ciò comporta una<br />

trasformazione sia nei programmi che vengono ridotti e semplificati, tralasciando<br />

la formazione culturale a vantaggio della preparazione militare, sia<br />

nell'organizzazione dei corsi stessi, che sempre più diventano Corsi Speciali<br />

Accelerati, ristretti nel tempo e nella preparazione, chiamati perciò " scellerati<br />

"· 13 addirittura furono quelli svoltisi durante la prima guerra mondiale,<br />

da cui uscirono 24.000 ufficiali aspiranti e graduati per portarsi «SUi campi<br />

cruenti e gloriosi del Trentina e del Carso "·<br />

« Ma, d'altra parte, a più riprese veniva espressa l'istanza di dare alla preparazione<br />

degli allievi un'impronta più pratica, considerando troppo 'culturali'<br />

i programmi; finalmente nel 191 O vennero eliminati gli insegnamenti<br />

di letteratura italiana, fisica, chimica, nozioni di diritto. Era il trionfo, momentaneo<br />

per fortuna, della concezione riduttiva delle funzioni formative<br />

della Scuola, considerando suo obiettivo solo quello di abilitare gli allievi<br />

ai compiti più elementari dell'ufficiale subalterno, 'senza preoccupazione di<br />

fornire ad essi gli strumenti culturali necessari per l'ulteriore sviluppo della<br />

loro vita militare. In tal modo si sminuiva ancora il livello della preparazione<br />

degli ufficiali delle armi di linea, riducendone il valore culturale nei confronti<br />

di quello dei commilitoni delle 'armi date' ed esaltando, con evidente<br />

forzatura ormai anacronistica, a secolo xx già iniziato, la figura del 'beau<br />

sabreur'.<br />

Ciò rappresentava un grave danno, specie per la fanteria, giustamente<br />

osannata quale regina delle batt<strong>agli</strong>e, arma del sacrificio e dell'eroismo, ma<br />

non altrettanto adeguatamente valorizzata e curata nella preparazione dei suoi<br />

ufficiali: ne soffriva ovviamente, di riflesso, l'efficienza di tutto l'<strong>esercito</strong>,<br />

fortemente influenzata dalla qualità dell'arma base, la fanteria ,, 6.<br />

6 Gen. C.A. (aus.) ENRICO RAMELLA, Trent'<strong>anni</strong> dell 'Accademia Militare (1678-1978),<br />

Torino 1978, p. 31.

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