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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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306<br />

FORTUNATO MINNITI<br />

TAV. 2<br />

DISTRIBUZIONE DELLE RICHIESTE DI VERIFICA. REGIONI<br />

REGIONI<br />

18 6 1-18 66 187 6 -1881 1901-190 6<br />

n o % G n o % G n o % G<br />

Piemonte . ...... 179 21,0 1 o 1 6 8 17, l 1 o 2 6 5 17, 6 1 0<br />

Lombardia . ..... 1 6 2 19,0 2 0 125 12,7 2 0 1 4 0 9,3 30<br />

Emilia-Romagna . . 92 10,8 30 93 9,5 30 151 10,0 2 0<br />

Toscana . ....... 89 10,5 40 78 7,9 40 121 8,0 40<br />

Campania . ...... 50 5,9 s o 53 5, 4 6 0 112 7,5 6 0<br />

Liguria . ........ 50 5,9 6 0 36 3,7 s o 83 5,5 s o<br />

Sardegna . ...... 34 4 ,0 70 (19) (1,9) (20) (l ,3)<br />

Sicilia . ......... (1 6) (1,9) (19) (1,9) 75 5,0 9 0<br />

Puglia . ......... (l l) (l , l) (11) (1,1) 59 4 ,0 10<br />

0<br />

Veneto . ........ - - 6 5 6 , 6 s o 115 7,7 s o<br />

Lazio .......... - - 4 0 4 ,1 70 89 5,9 70<br />

TOTALE * ...... 6 5 6 77,2 6 58 6 7,0 1210 80,5<br />

Altre . .......... 6 5 7, 6 107 10,9 1 4 9 9,9<br />

Altre non<br />

specificate . ..... 129 15,2 217 22,1 1 4 5 9, 6<br />

TOTALE<br />

GENERALE . .... 850 100,0 982 100,0 150 4 100,0<br />

* Esclusi i valori fra parentesi, inseriti per memoria.<br />

2. 4. Con l'indicazione della concentrazione e della contenuta meridionalizzazione<br />

delle scelte matrimoniali l'analisi di carattere geografico ci ha<br />

detto tutto quanto poteva dirci. È dunque il momento di effettuarne una<br />

seconda, di carattere demografico.<br />

Mettendo opportunamente in rapporto la media quinquennale delle richieste<br />

di verifica con la popolazione residente alla data dei censimenti del<br />

1861 , 1881 e 190 l , possiamo ottenere per ognuna delle province a più alta<br />

frequanza un quoziente gene ' rico di nuzialità 3 in se imperfetto (in quanto<br />

si riferisce ad un gruppo professionalmente omogeneo cui leggi e costumi<br />

consentivano di sposare donne appartenenti solo ad alcuni dei ceti che com-<br />

3 La formula impiegata è quella nota, cioè x l 000 che dà il numero di matrimoni<br />

per mille, dove M è il numero dei matrimoni e P la popolazione complessiva.<br />

PRIMI ORIENTAMENTI SULLA DISLOCAZIONE 307<br />

ponevano la popolazione - in base alla entità complessiva della quale è stato<br />

calcolato) ma tuttavia utilissimo per un raffronto fra le varie province che<br />

tenga conto del diverso peso demografico di queste.<br />

La provincia di Livorno appare nel primo periodo la " piazza " più ricettiva<br />

(ma negli altri scompare). Torino con Parma (scomparsa anch'essa) presenta<br />

un quoziente di nuzialità degli ufficiali dello 0,020 per mille abitanti,<br />

identico a quello che fa registrare nel secondo periodo e pari a due volte<br />

e mezzo quello medio. Milano segue Torino con lo 0,018. Cremona e C<strong>agli</strong>ari<br />

denunciano una posizione migliore di quella tenuta nella graduatoria<br />

della tavola l per il resto sostanzialmente confermata.<br />

Nel secondo periodo (la media è più bassa: 0,006) è da rilevare la collocazione<br />

di Verona al secondo posto (con lo 0,013) e di Roma al quarto (con<br />

lo 0,009), dovute anche al crollo di Milano (a 0,008), Napoli e Genova (scese<br />

a 0,007). Nel terzo periodo oltre all'inserimento di Bari - seconda e ultima<br />

piazza meridionale - al sesto posto (con 0,009) e di Bologna al quinto (con<br />

0,011) va registrato il miglioramento del quoziente per le provincie di Torino<br />

(0,024) e Roma (0,014), di Genova e Cuneo (0,013) oltre che di Napoli<br />

(0,012). Milano invece scende ancora a 0,007, al di sotto della media che<br />

è di 0,009. (Si veda la tav. 3).<br />

La provincia di Torino ancora una volta appare quella nella quale l'ambiente<br />

è più ricettivo al matrimonio con gli ufficiali. L'egemonia torinese (e<br />

piemontese) sul corpo ufficiali anziché calare con l'allontanarsi nel tempo<br />

del momento della formazione dell'<strong>esercito</strong> sembra irrobustirsi, se non altro<br />

nella parte coniugata di esso e proprio in virtù del matrimonio. Al contrario,<br />

la riduzione dei quozienti per Milano conferma come a partire dalla<br />

seconda metà degli <strong>anni</strong> Settanta almeno, questa area presenti scarse possibilità<br />

(o scarse attrattive) per il matrimonio degli ufficiali. È il caso di ricordare<br />

come questo di Milano sia l'unico caso fra le province delle vecchie<br />

capitali e dei grandi centri urbani. E che non è confermato da analogo comportamento<br />

delle altre province lombarde. E diverso mi sembra anche da<br />

quello delle province venete ed emiliane, nessuna delle quali (tranne Parma<br />

nel primo periodo, Verona nel secondo e Bologna nel terzo) riesce, come<br />

sappiamo, a raggiungere la soglia del 2 per cento delle richieste. Occorrerebbe<br />

certo conoscere la misura della presenza degli ufficiali in questa come<br />

nelle altre aree per poter dare un giudizio sui meccanismi del gioco delle<br />

opportunità (economiche e sociali) da cui scaturisce la scelta e del quale conosciamo<br />

soltanto i risultati. Al momento dovremo accontentarci di questi,<br />

ma saremo comunque in grado di saperne di più soffermandoci su alcune<br />

caratteristiche dei protagonisti di questa vicenda: l'arma di appartenenza e<br />

il grado rivestito al momento della scelta matrimoniale.

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