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304 FORTUNATO MINNITI computo le richieste non attribuibili. Confrontando la media dei tre periodi si scopre che il numero medio di richieste del gruppo a più alta frequenza passa da 39,2 a 41,6 a 66,3 mentre il gruppo a più bassa frequenza aumenta anch'esso, ma solo da 5,5 a 6,9 e poi a 11 ,8. La crescita della concentrazione è minore di quella della dispersione. La caratteristica che si deve ritenere prevalente rimane però la prima. Se ne può avere una ulteriore conferma localizzando i centri ove era prevalente la dispersione. Negli anni 1861-1866 su 71 1 richieste geograficamente definite ben 502, il 70,6 per cento, riguardavano il capoluogo di provincia, percentuale salita a 73,3 nel secondo periodo e scesa a 63,9 nel terzo. Le province nelle quali la concentrazione era massima erano per il primo periodo Napoli il cui capoluogo accentrava il 96 per cento delle richieste, Firenze con il 93,3 e Milano con il 90,6. A Torino è attribuibile un valore del 74,5. Nel secondo periodo troviamo sempre Napoli, arrivata al 97,4, e Firenze col 93,2. La provincia di Torino era salita ali' 81 ,2 dal 7 4, 5 del periodo precedente, quella di Milano era scesa al 79,6. Nel 1901-1906 infine, Napoli era ancora in testa, anche se con 1'88,4, seguita, come sempre, da Firenze con 1'86,9. La provincia di Torino faceva registrare un 79,3 e quella di Milano un 78,9. Le province nelle quali la percentuale di richieste relative al capoluogo era più bassa, erano nell'ordine: Alessandria col 24 per cento, Novara col 40,9 e Cuneo col 41,4 nel 1861-1866. La sola Cuneo col 44 per cento nel 1876-1881. Di nuovo le tre province piemontesi (col 27,6 per cento Alessandria, col 33,4 Cuneo e col 40 Novara) più la provincia di Bari (col 41,7) nel 1901-1906. La conclusione che si deve trarre da questi raffronti è che la scelta matrimoniale degli ufficiali non solo era concentrata nella province che racchiudevano il territorio delle vecchie capitali ma era anche in notevolissima misura ancorata ai capoluoghi. Mi sembra dunque che il rapporto stretto fra matrimonio degli ufficiali e urbanesimo, tra esercito e città, sia sufficientemente dimostrato. 2.3. Una visione così ravvicinata ha bisogno a questo punto di acquistare una prospettiva più ampia, che ricomponga su scala regionale e poi nazionale i particolari sino ad ora fissati. Cercheremo di farlo in maniera non troppo brusca, proprio per non perderli di vista. Diciamo allora che la concentrazione presente in alcune province è tale da influenzare la distribuzione delle richieste su scala regionale. Lo è per Genova e Napoli in rapporto a Liguria e Campania nel primo periodo nel quale anche Torino, Firenze, Milano rappresentano la metà delle richieste collocabili nelle rispettive regioni. Lo è nel secondo periodo, quando la inciden- PRIMI ORIENTAMENTI SULLA DISLOCAZIONE 305 za di Genova e Napoli si attenua (77,7 e 71,7 per cento, rispettivamente) ma cresce quella di Torino e Firenze (al 63 ed al 54,4 rispettivamente) e scende quella di Milano (35 per cento). Lo è ancora, ma in maniera meno decisa, nel terzo periodo quando soltanto la provincia di Genova mantiene una posizione leader (73,5 per cento). Tutte le altre, in -misura diversa (ma più di Torino e Napoli comunque) perdono parte del loro peso lasciando spazio ad altri capoluoghi. Se ora consideriamo le regioni in base alla loro contiguità osserviamo un blocco piemontese-lombardo-emiliano al primo posto, sostenuto dall'arco ligure. n pilastro toscano di questo arco si prolunga lungo la costa tirrenica sino alla Campania e senza soluzione di continuità dopo che nel secondo periodo il Lazio ha potuto unirsi alle altre regioni, così come il Veneto che, ampliando quel blocco, non riusciva ad equilibrare il peso del Piemonte. L'orientamento geografico delle scelte matrimoniali degli ufficiali, pric ma in prevalenza subalpino e padano, si apre verso Sud e più sul versante tirrenico che su quello adriatico, tanto comunque da emergere in pieno Mediterraneo con un forte polo insulare, la Sicilia. Fermo restando il primato piemontese - che però si riduce dal 21 al l 7, l per cento - ed il secondo posto della Lombardia - che scende addirittura dal 20,1 al 9,3 per cento - passato nel terzo periodo all'Emilia Romagna, ciò che appare necessario notare è come Campania, Sicilia, Puglie, Veneto e Lazio siano nel terzo periodo le uniche regioni a migliorare la loro posizione relativa. Più interessante ancora è rilevare come il miglioramento di tale posizione contribuisce così a costituire una ampia area meridionale (prima limitata alla sola Campania) nella quale le scelte matrimoniali divennero se non più, certo non meno frequenti che in altre zone del Paese. (Si veda la tav. 2). Nel complesso, il Nord mostra una prevalenza che si attesta a ridosso del 50 per cento delle richieste di verifica. Il centro aumenta la sua importanza passando dal 13,3 al l8,3 per cento delle richieste mentre il Sud è riuscito a superare quest'ultimo valore nel terzo periodo arrivando al 21 ,8 per cento. Fenomeno questo che sembra precedere - suprattutto se è iniziato, come credo, da qualche anno - quella " evidente meridionalizzazione del · corpo ufficiali » individuata da Del Negro per gli anni immediatamente precedenti la guerra mondiale. E non è da escludere che l'abbia in seguito accompagnata e sostenuta (anche se non è necessario ipotizzare come obbligato e determinante il tramite di un fenomeno non ancora sufficientemente studiato come l'autoreclutamento).

306 FORTUNATO MINNITI TAV. 2 DISTRIBUZIONE DELLE RICHIESTE DI VERIFICA. REGIONI REGIONI 18 6 1-18 66 187 6 -1881 1901-190 6 n o % G n o % G n o % G Piemonte . ...... 179 21,0 1 o 1 6 8 17, l 1 o 2 6 5 17, 6 1 0 Lombardia . ..... 1 6 2 19,0 2 0 125 12,7 2 0 1 4 0 9,3 30 Emilia-Romagna . . 92 10,8 30 93 9,5 30 151 10,0 2 0 Toscana . ....... 89 10,5 40 78 7,9 40 121 8,0 40 Campania . ...... 50 5,9 s o 53 5, 4 6 0 112 7,5 6 0 Liguria . ........ 50 5,9 6 0 36 3,7 s o 83 5,5 s o Sardegna . ...... 34 4 ,0 70 (19) (1,9) (20) (l ,3) Sicilia . ......... (1 6) (1,9) (19) (1,9) 75 5,0 9 0 Puglia . ......... (l l) (l , l) (11) (1,1) 59 4 ,0 10 0 Veneto . ........ - - 6 5 6 , 6 s o 115 7,7 s o Lazio .......... - - 4 0 4 ,1 70 89 5,9 70 TOTALE * ...... 6 5 6 77,2 6 58 6 7,0 1210 80,5 Altre . .......... 6 5 7, 6 107 10,9 1 4 9 9,9 Altre non specificate . ..... 129 15,2 217 22,1 1 4 5 9, 6 TOTALE GENERALE . .... 850 100,0 982 100,0 150 4 100,0 * Esclusi i valori fra parentesi, inseriti per memoria. 2. 4. Con l'indicazione della concentrazione e della contenuta meridionalizzazione delle scelte matrimoniali l'analisi di carattere geografico ci ha detto tutto quanto poteva dirci. È dunque il momento di effettuarne una seconda, di carattere demografico. Mettendo opportunamente in rapporto la media quinquennale delle richieste di verifica con la popolazione residente alla data dei censimenti del 1861 , 1881 e 190 l , possiamo ottenere per ognuna delle province a più alta frequanza un quoziente gene ' rico di nuzialità 3 in se imperfetto (in quanto si riferisce ad un gruppo professionalmente omogeneo cui leggi e costumi consentivano di sposare donne appartenenti solo ad alcuni dei ceti che com- 3 La formula impiegata è quella nota, cioè x l 000 che dà il numero di matrimoni per mille, dove M è il numero dei matrimoni e P la popolazione complessiva. PRIMI ORIENTAMENTI SULLA DISLOCAZIONE 307 ponevano la popolazione - in base alla entità complessiva della quale è stato calcolato) ma tuttavia utilissimo per un raffronto fra le varie province che tenga conto del diverso peso demografico di queste. La provincia di Livorno appare nel primo periodo la " piazza " più ricettiva (ma negli altri scompare). Torino con Parma (scomparsa anch'essa) presenta un quoziente di nuzialità degli ufficiali dello 0,020 per mille abitanti, identico a quello che fa registrare nel secondo periodo e pari a due volte e mezzo quello medio. Milano segue Torino con lo 0,018. Cremona e Cagliari denunciano una posizione migliore di quella tenuta nella graduatoria della tavola l per il resto sostanzialmente confermata. Nel secondo periodo (la media è più bassa: 0,006) è da rilevare la collocazione di Verona al secondo posto (con lo 0,013) e di Roma al quarto (con lo 0,009), dovute anche al crollo di Milano (a 0,008), Napoli e Genova (scese a 0,007). Nel terzo periodo oltre all'inserimento di Bari - seconda e ultima piazza meridionale - al sesto posto (con 0,009) e di Bologna al quinto (con 0,011) va registrato il miglioramento del quoziente per le provincie di Torino (0,024) e Roma (0,014), di Genova e Cuneo (0,013) oltre che di Napoli (0,012). Milano invece scende ancora a 0,007, al di sotto della media che è di 0,009. (Si veda la tav. 3). La provincia di Torino ancora una volta appare quella nella quale l'ambiente è più ricettivo al matrimonio con gli ufficiali. L'egemonia torinese (e piemontese) sul corpo ufficiali anziché calare con l'allontanarsi nel tempo del momento della formazione dell'esercito sembra irrobustirsi, se non altro nella parte coniugata di esso e proprio in virtù del matrimonio. Al contrario, la riduzione dei quozienti per Milano conferma come a partire dalla seconda metà degli anni Settanta almeno, questa area presenti scarse possibilità (o scarse attrattive) per il matrimonio degli ufficiali. È il caso di ricordare come questo di Milano sia l'unico caso fra le province delle vecchie capitali e dei grandi centri urbani. E che non è confermato da analogo comportamento delle altre province lombarde. E diverso mi sembra anche da quello delle province venete ed emiliane, nessuna delle quali (tranne Parma nel primo periodo, Verona nel secondo e Bologna nel terzo) riesce, come sappiamo, a raggiungere la soglia del 2 per cento delle richieste. Occorrerebbe certo conoscere la misura della presenza degli ufficiali in questa come nelle altre aree per poter dare un giudizio sui meccanismi del gioco delle opportunità (economiche e sociali) da cui scaturisce la scelta e del quale conosciamo soltanto i risultati. Al momento dovremo accontentarci di questi, ma saremo comunque in grado di saperne di più soffermandoci su alcune caratteristiche dei protagonisti di questa vicenda: l'arma di appartenenza e il grado rivestito al momento della scelta matrimoniale.

304 FORTUNATO MINNITI<br />

computo le richieste non attribuibili. Confrontando la media dei tre periodi<br />

si scopre che il numero medio di richieste del gruppo a più alta frequenza<br />

passa da 39,2 a 41,6 a 66,3 mentre il gruppo a più bassa frequenza aumenta<br />

anch'esso, ma solo da 5,5 a 6,9 e poi a 11 ,8. La crescita della concentrazione<br />

è minore di quella della dispersione. La caratteristica che si deve ritenere<br />

prevalente rimane però la prima. Se ne può avere una ulteriore conferma<br />

localizzando i centri ove era prevalente la dispersione.<br />

Negli <strong>anni</strong> 1861-1866 su 71 1 richieste geograficamente definite ben 502,<br />

il 70,6 per cento, riguardavano il capoluogo di provincia, percentuale salita<br />

a 73,3 nel secondo periodo e scesa a 63,9 nel terzo. Le province nelle quali<br />

la concentrazione era massima erano per il primo periodo Napoli il cui capoluogo<br />

accentrava il 96 per cento delle richieste, Firenze con il 93,3 e Milano<br />

con il 90,6. A Torino è attribuibile un valore del 74,5. Nel secondo periodo<br />

troviamo sempre Napoli, arrivata al 97,4, e Firenze col 93,2. La provincia<br />

di Torino era salita ali' 81 ,2 dal 7 4, 5 del periodo precedente, quella<br />

di Milano era scesa al 79,6. Nel 1901-1906 infine, Napoli era ancora in testa,<br />

anche se con 1'88,4, seguita, come sempre, da Firenze con 1'86,9. La provincia<br />

di Torino faceva registrare un 79,3 e quella di Milano un 78,9.<br />

Le province nelle quali la percentuale di richieste relative al capoluogo<br />

era più bassa, erano nell'ordine: Alessandria col 24 per cento, Novara col<br />

40,9 e Cuneo col 41,4 nel 1861-1866. La sola Cuneo col 44 per cento nel<br />

1876-1881. Di nuovo le tre province piemontesi (col 27,6 per cento Alessandria,<br />

col 33,4 Cuneo e col 40 Novara) più la provincia di Bari (col 41,7)<br />

nel 1901-1906.<br />

La conclusione che si deve trarre da questi raffronti è che la scelta matrimoniale<br />

degli ufficiali non solo era concentrata nella province che racchiudevano<br />

il territorio delle vecchie capitali ma era anche in notevolissima<br />

misura ancorata ai capoluoghi. Mi sembra dunque che il rapporto stretto fra<br />

matrimonio degli ufficiali e urbanesimo, tra <strong>esercito</strong> e <strong>città</strong>, sia sufficientemente<br />

dimostrato.<br />

2.3. Una visione così ravvicinata ha bisogno a questo punto di acquistare<br />

una prospettiva più ampia, che ricomponga su scala regionale e poi<br />

nazionale i particolari sino ad ora fissati. Cercheremo di farlo in maniera non<br />

troppo brusca, proprio per non perderli di vista.<br />

Diciamo allora che la concentrazione presente in alcune province è tale<br />

da influenzare la distribuzione delle richieste su scala regionale. Lo è per Genova<br />

e Napoli in rapporto a Liguria e Campania nel primo periodo nel quale<br />

anche Torino, Firenze, Milano rappresentano la metà delle richieste collocabili<br />

nelle rispettive regioni. Lo è nel secondo periodo, quando la inciden-<br />

PRIMI ORIENTAMENTI SULLA DISLOCAZIONE 305<br />

za di Genova e Napoli si attenua (77,7 e 71,7 per cento, rispettivamente) ma<br />

cresce quella di Torino e Firenze (al 63 ed al 54,4 rispettivamente) e scende<br />

quella di Milano (35 per cento). Lo è ancora, ma in maniera meno decisa,<br />

nel terzo periodo quando soltanto la provincia di Genova mantiene una posizione<br />

leader (73,5 per cento). Tutte le altre, in -misura diversa (ma più di<br />

Torino e Napoli comunque) perdono parte del loro peso lasciando spazio<br />

ad altri capoluoghi.<br />

Se ora consideriamo le regioni in base alla loro contiguità osserviamo<br />

un blocco piemontese-lombardo-emiliano al primo posto, sostenuto<br />

dall'arco ligure. n pilastro toscano di questo arco si prolunga lungo la costa<br />

tirrenica sino alla Campania e senza soluzione di continuità dopo che nel<br />

secondo periodo il Lazio ha potuto unirsi alle altre regioni, così come il Veneto<br />

che, ampliando quel blocco, non riusciva ad equilibrare il peso del<br />

Piemonte.<br />

L'orientamento geografico delle scelte matrimoniali degli ufficiali, pric<br />

ma in prevalenza subalpino e padano, si apre verso Sud e più sul versante<br />

tirrenico che su quello adriatico, tanto comunque da emergere in pieno Mediterraneo<br />

con un forte polo insulare, la Sicilia.<br />

Fermo restando il primato piemontese - che però si riduce dal 21 al<br />

l 7, l per cento - ed il secondo posto della Lombardia - che scende addirittura<br />

dal 20,1 al 9,3 per cento - passato nel terzo periodo all'Emilia Romagna,<br />

ciò che appare necessario notare è come Campania, Sicilia, Puglie,<br />

Veneto e Lazio siano nel terzo periodo le uniche regioni a migliorare la loro<br />

posizione relativa. Più interessante ancora è rilevare come il miglioramento<br />

di tale posizione contribuisce così a costituire una ampia area meridionale<br />

(prima limitata alla sola Campania) nella quale le scelte matrimoniali divennero<br />

se non più, certo non meno frequenti che in altre zone del Paese. (Si<br />

veda la tav. 2).<br />

Nel complesso, il Nord mostra una prevalenza che si attesta a ridosso<br />

del 50 per cento delle richieste di verifica. Il centro aumenta la sua importanza<br />

passando dal 13,3 al l8,3 per cento delle richieste mentre il Sud è riuscito<br />

a superare quest'ultimo valore nel terzo periodo arrivando al 21 ,8 per<br />

cento. Fenomeno questo che sembra precedere - suprattutto se è iniziato,<br />

come credo, da qualche anno - quella " evidente meridionalizzazione del ·<br />

corpo ufficiali » individuata da Del Negro per gli <strong>anni</strong> immediatamente precedenti<br />

la guerra mondiale. E non è da escludere che l'abbia in seguito accompagnata<br />

e sostenuta (anche se non è necessario ipotizzare come obbligato<br />

e determinante il tramite di un fenomeno non ancora sufficientemente<br />

studiato come l'autoreclutamento).

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