esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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276 MARCO MERIGGI<br />
niera, il più corposo elemento di identificazione. Tra il 1859 e il l866 fittissimi<br />
contingenti di militari vennero localizzati in Lombardia, ideale base logistica<br />
per lo scatenamento dell'offensiva che nel 1866 sarebbe stata coronata<br />
dall'acquisizione del contiguo Veneto ai ranghi dello stato unitario. Le<br />
corpose erogazioni di spesa pubblica derivanti dall'occasionai e " militarizzazione<br />
" della regione rappresentarono naturalmente un elemento di rafforzamento<br />
della positiva integrazione tra <strong>esercito</strong> e regione, che già sì nutriva<br />
di vitali spessori politici.<br />
Ma la localizzazione sovraproporzionata dell'apparato militare non avrebbe<br />
con ogni probabilità potuto perdurare a lungo - specie in una <strong>città</strong> che<br />
si avviava a divenire metropoli moderna e che non aveva tradizione militare<br />
propria - senza tradursi, nell'inevitabile evanescenza di una fase contingente<br />
governata da forte tensione ideale, in un peso opprimente. Già durante l'epoca<br />
di appartenenza alla Monarchia austriaca Milano e la sua regione avevano<br />
sostenuto un peso militare cospicuo, che si mantenne o forse addirittura<br />
crebbe tra il 1859 e il 1866. Il calo di quel peso, agevolmente documentabile<br />
a partire quantomeno dal 1871, rappresentò sicuramente un sollievo.<br />
Nel l846 risultavano stanziati in Lombardia 31.556 militari, per una popolazione<br />
che ammontava allora a 2.516.420 abitanti; ovvero, circa 1,24 militari<br />
ogni 100 abitanti. Nel 1871, a guerre di indipendenza concluse, il numero<br />
dei militari presenti nella regione era calato a sole 16. 566 unità. Ed<br />
a Milano, rispetto ai 14.000 soldati distribuiti nelle caserme asburgiche nel<br />
1847, e ai 15.000 « nazionali " del 1859 (per una popolazione cittadina rispettivamente<br />
di 156.326 e 196.109 abitanti, esclusi i Corpi Santi), si aveva<br />
nel 1871 una forza media annuale di 11.249 uomini per l'intera divisione<br />
territoriale, localizzata in una <strong>città</strong> abitata ora da 199.009 abitanti ( + 62 .076<br />
nei Corpi Santi). Tale dinamica di flessione trovava del resto un puntuale<br />
riscontro nella chiusura e riconversione ad altri fini di un buon numero di<br />
caserme cittadine nei decenni successivi all'Unità 7.<br />
Il capoluogo insubre venne dunque smarrendo in questo periodo quei<br />
tratti di <strong>città</strong> anche militare che ne avevano costituito una delle caratteristi-<br />
7 I dati sulla concentrazione militare in <strong>città</strong> sono tratti da A. SKED, Radetzky, cit.,<br />
p. 101 e 230, F. S. NITTI, Il bilancio dello stato dal 1862 al 1896-9 7, in Io. Scritti sulla<br />
questione meridionale, 2 voli., Bari 1958, II, pp. 187-91 e 207, G. TAGLIAARNE La distribuzione<br />
dei militari nelle varie parti d'Italia osservata secondo i censimeti della<br />
popolazione, Pavia 1938, tabella IX, G. BONALUMI, Esposizione illustrata dei casi clinici<br />
più important occorsi nell'ospedale militare di Milano nel biennio 1877-78, Roma 1880,<br />
p. 2 . Slla cmsura del!e caserme cfr. invece E. GROTTANELLI, Caserme ed apprestamenti<br />
mtlttart a Mtlano tra l età napoleonica e la fine dell'Ottocento, in " Storia in Lombardia<br />
,, 1987, fase. l, pp. 3-13.<br />
L'UFFICIALE A MILANO IN ETÀ LIBERALE<br />
che pre- ed immediatamente post-unitarie. Rispetto alla contrazione, anche<br />
in termini assoluti, della presenza militare intorno ai primi <strong>anni</strong> settanta, nei<br />
decenni seguenti si assistette naturalmente alla graduale risalita della curva<br />
relativa. Ma per arrivare, in Lombardia, a sfiorare i valori assoluti del 1846<br />
bisognò giungere al 1899, con 29.711 militari per una popolazione di<br />
4.082.716 abitanti, e per una percentuale di 0,728 militari ogni 100 abitanti.<br />
Nel corso dei primi <strong>trenta</strong> <strong>anni</strong> del Novecento,_poi, a fronte di una notevole<br />
crescita complessiva degli uomini in uniforme nell'insieme del Regno (si passò<br />
dai 204.012 del 1901 ai 540.752 del 1936), la Lombardia fu interessata da<br />
un tasso di aumento della componente militare stanziata sul suo territorio<br />
decisamente più modesto. Nel l936 erano infatti presenti nella regione 36.112<br />
militari. Fissando per l'anno 1871 un numero indice 100, nel 1936 i valori<br />
corrispondenti erano saliti a 407 come media nazionale e ad appena 240 per<br />
la regione insubre, dove a quella della data risultava stanziato appena i1 6,7%<br />
dell'Italia militare (contro 1'11,4% del l871, il l0,4% del 1911, il 7,8% del<br />
193 1) 8. Il diradamento percentuale - e, per certi periodi, anche assoluto<br />
- dell'insediamento militare nella regione era naturalmente il risultato di<br />
scelte di ordine strategico e logistico. Ma ciò che interessa qui mettere in<br />
evidenza, come derivazione secondaria di quelle scelte, è il fatto che la vita<br />
degli ufficiali del regio <strong>esercito</strong> a Milano e territorio, in età liberale ed oltre,<br />
si svolse sullo sfondo dell'evanescenza relativa dell'istituzione interna di ri<br />
ferimento ed in correlazione alla sostanziosa crescita demografica ed alla sem<br />
pre più fitta articolazione dei tessuti civili ed economici di una <strong>città</strong> i cui<br />
ceti dirigenti, consumata la fase di iniziale integrazione nelle strutture istitu<br />
zionali del Regno, ripresero presto a giocare con insistenza la carta dell'au<br />
tonomismo regionale e a farsi interpreti di un modello di civilizzazione ten<br />
denzialmente conflittuale rispetto a quello proposto dalle istituzioni centra-<br />
li della nazione.<br />
277<br />
Gli ufficiali italiani affluiti in gran numero in <strong>città</strong> a coronamento della<br />
guerra d'indipendenza, e apparentemente ben integrati nel tessuto della so<br />
cialità milanese, avevano rappresentato in fondo , non diversamente d<strong>agli</strong><br />
ufficiali austriaci di cui avevan rilevato il ruolo, una forza di occupazione<br />
che si era imposta - diversamente da questi ultimi con successo - alla <strong>città</strong>,<br />
in virtù di dinamiche politiche contingenti. Gli ufficiali che nei lustri suc<br />
cessivi ne raccolsero l'eredità furono invece in qualche modo accerchiati<br />
dall'ambiente civile; risultarono sempre meno gruppo forte e compatto di<br />
8 Per questi dati cfr. F. S. NITTI, Il bilancio, cit., p. 19.\) e G. TAGLIACARNE, La distribuzione,<br />
cit., tabb. IX e X.