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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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250 FILIPPO MAZZONIS<br />

!azione delle distanze all'interno di una stessa gerarchia, era affidata al singolo<br />

offeso, né questi poteva sottrarvisi: insomma, il duello costituiva la conseguenza<br />

estrema e inevitabile di un tentativo di turbare l'ordine sociale; al<br />

contempo, rappresentava la reazione che la società affidava al singolo perché<br />

fosse restaurato l'ordine turbato.<br />

Nella misura in cui la « civiltà delle buone maniere ,, si avviò a scomparire<br />

per lasciare il posto all'affermarsi di un modello di società borghese, tali<br />

caratteristiche del duello, pur se sopravvissero ancora a lungo quale giustificazione<br />

ideologica astratta dello stesso, vennero perdendo gran parte del<br />

loro valore originario per assumerne di nuovi, più connotati da motivazioni<br />

sociali. Per quasi tutto il secolo scorso, il duello, o meglio « il privilegio del<br />

duello divenne un criterio di appartenenza alla classe dominante quasi altrettanto<br />

importante della nascita, della ricchezza e dell'istruzione , 70; pertanto<br />

ne restavano esclusi coloro che erano considerati socialmente inferiori<br />

o moralmente indegni. In un contesto sociale sottoposto con ritmi crescenti<br />

a un processo di rapida trasformazione e caratterizzato dal diffondersi<br />

di idee totalmente sovvertitrici dell'ordine costituito, era soprattutto un<br />

bisogno di identità e di sicurezza a spingere aristocratici e militari a mantenere<br />

viva la pratica del duello 71. Col passare del tempo, già verso la fine del<br />

secolo, anziché diminuire, l'uso del duello crebbe e si diffuse, divenendo<br />

frequente anche tra i ceti borghesi; malgrado lo sforzo di divulgazione compiuto<br />

dai codici cavallereschi 72 e di controllo e supervisione compiuto da<br />

istituzioni del tipo della Commissione permanente d'onore nell'intento di<br />

regolamentare le vertenze e di ricondurle ai nobili ideali delle origini (riparazione<br />

dell'onore gravemente offeso), i motivi delle contese si fecero sempre<br />

meno nobili e meno gravi; tanto più che era sempre più di moda lo<br />

scontro al primo sangue (era infatti prescritto che l'offesa fosse lavata col<br />

sangue, ma non era prescritta la quantità ... ). Erano tutti sintomi di una ten-<br />

taggine di avvicinare due persone che desiderano star lontane l'una dall'altra , (Modena<br />

'82, p. 24, il corsivo è mio. Si veda, inoltre, il più ampio cap. " Sull'opportunità e il modo<br />

di presentare » in BERGANDO CONTE ALFONSO, op. ci t., in particolare pp. 121-122). Infine,<br />

sull'importanza che il mutamento delle relazioni familiari, in senso più intimo, ha avuto<br />

sul mutamento generale dei costumi, si rinvia alle già citate pagine dell'ampio studio di<br />

Marzio Barb<strong>agli</strong>.<br />

70 A.]. MAYER, Il potere dell 'Ancien Régimefino alla prima guerra mondiale, Roma­<br />

Bari, Laterza, 1982 , p. 102. Inoltre cfr. ]. C. CHESNAIS, Histoire de la violence en Occident<br />

de 1800 à nos jours, Paris, Laffont, 1981, in particolare il cap. IV, pp. 125-137.<br />

71 Sull'atteggiamento dei militari cfr. ]. GoocH, op. cit., pp. 66-7.<br />

72 Un elenco essenziale dei codici cavallereschi di allora considerati per la maggiore<br />

si trova in M. BoRGATTI, colonnello del Genio, Saggio di Codice Cavalleresco Militare,<br />

Ristampa fatta per cura del Comando in 2 a dell'Accademia Militare, Torino, Tipografia<br />

E. Schioppo, 1914, pp. 6-8.<br />

USI DELLA BUONA SOCIETÀ E QUESTIONI D'ONORE 251<br />

denza verso un modello di società dove non vi fosse più posto per le vertenze<br />

cavalleresche e le loro conclusioni. Quanti tra aristocratici e militari<br />

più fortemente si sentivano attaccati <strong>agli</strong> antichi valori, insorsero: protestarono<br />

contro il malcostume e la volgarità dei futili motivi, sostennero la necessità<br />

dell'offesa grave (lasciando trapelare che solo l'onore di un gentiluomo,<br />

con o senza divisa, ne valesse la pena), e che la gravità esigesse l'ultimo<br />

sangue, e, quindi, affinché il risultato finale fosse sicuramente raggiunto si<br />

fecero sostenitori del duello alla pistola 73•<br />

E veniamo allo specifico del nostro argomento: alla soluzione delle questioni<br />

d'onore tra gli ufficiali. Per loro il duello _è proibito: o meglio è punito<br />

chi si batte. Ciò che invece è assolutamente vietato all'ufficiale, che sia stato<br />

sfidato o offeso gravemente nell'onore, è proprio di non battersi, pena la<br />

perdita delle spalline 74• Questo prescrive la legge sullo stato degli ufficiali<br />

del 26 maggio 1852 (artt. 2-7) rimasta in vigore dopo l'unità; così la pensano<br />

(quasi?) tutti gli ufficiali, ma con una riserva di fondo: mentre nessuno di<br />

loro mette in dubbio il dovere di un ufficiale di battersi (e con loro è d'accordo<br />

buona parte della

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