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240 FILIPPO MAZZONIS consumarle), ecc., si riduce qui all'indicazione molto semplificata di poche regole essenziali, quelle cioè che vengono considerate le norme elementari di buona creanza (non « strofinare col tovagliolo quasi per nettarli piatti, posate, bicchieri »; « non impugnate le posate, ma maneggiatele con garbo »; « non fate schioccare le labbra o la lingua »; « non portate le vivande alla bocca col coltello »; « non palpate la frutta »; « non divertitevi ( ... ] a fare pallottole » col pane, ecc.), ovvero di quelle utili a evitare l'impressione di una certa goffaggine sociale (« non dovete lodare un piatto e i vini se non quando si tratti di cose rare e straordinarie », ecc.). A confermare poi l'impressione prima accennata circa le reali motivazioni di tanta reticenza nei confronti dell' etichetta vengono in aiuto alcuni particolari assai indicativi, quelli che Ginzburg chiama le sp ie della storia: mi riferisco ad alcuni particolari disseminati qua e là nella trattazione 30, dai quali si evince che l'ambiente, nel quale si immagina debba svolgersi il pranzo, non è certamente un milieu aristocratico o alto-borghese, ma di quel tipo di ambiente medio-piccolo borghese, dove è sufficiente (indispensabile) praticare quelle norme elementari di buona educazione per essere accettati, né più si richiede. Considerazioni affatto analoghe valgono per i paragrafi sulle visite e sull'ospitalità 31. A lettura ultimata due considerazioni s'impongono. La prima è che l'immagine reale dell'ufficiale « medio » (tale inteso, in quanto destinatario privilegiato del manuale indirizzato a tutti gli ufficiali) che si evince è quella di un individuo di estrazione sociale modesta (piccola o media borghesia), 30 Si veda ad esempio là dove si consiglia: " siccome vi sono poche case in cui si rinnovi l'argenteria ad ogni piattb, posate la vostra forchetta e il vostro coltello sulla tavola, badando di non far croci, né di macchiare la tovaglia , (ivi, p. 33); ovvero là dove si fa riferimento alle bevande (ibid.) e ai piatti da portata (p. 34) serviti e fatti girare diret- . tamente dai commensali. 31 Sotto questo aspetto il capitoletto sulla " ospitalità , (ivi, pp. 35-6) si rivela particolarmente emblematico (e, ai nostri occhi; anche paradossale): praticamente, vi si esclude, apertis verbis e senza troppi complimenti, che l'ufficiale destinatario e fruitore del messaggio divulgato possa andare ospite in casa altrui. D'altronde, va tenuto presente che nel periodo qui considerato andare o ricevere ospiti in case private per soggiornarvi più o meno a lungo è consuetudine in uso solo tra i ceti più elevati, non solo per motivi culturali ma anche perché sono gli unici ad avere la casa adatta all'occasione; nei ceti di media e piccola borghesia il fenomeno è molto più raro e riveste comunque il carattere di soccorso o aiuto in caso di reale necessità (difficoltà o trasferta) a persone per lo più legate da parentela o grande confidenza; e per i militari in questi casi è previsto che si rivolgano ai colleghi (cfr. in proposito i consigli contenuti in Modena '81, p. 23). Tutto ciò considerato, pare quasi ovvio che, dopo essersi arresi all'evidenza, gli autori di Modena '82 risolvano l'intera situazione con un suggerimento di pratico buon senso: " il dirvi come dovete diportarvi, il darvi norme precise di condotta nel caso che voi foste ospitati presso qualche famiglia [periodo ipotetico del III tipo!; il corsivo è mio], è cosa difficilissima; meglio [ ... ] quindi se voi non dimenticherete mai che vostro intento dev'essere [ ... ] quello di riuscire [ ... ] il meno possibile molesti e d'aggravio , (ivi, p. 36). USI DELLA BUONA SOCIETÀ E QUESTIONI D'ONORE 241 culturalmente scarso e socialmente goffo (nel senso che è tendenzialmentenaturalmente portato ai due estremi: timido o social climber) e, altresì, tendenzialmente-istintivamente incline a portare anche al di fuori lo " stile di caserma »; la sua vita sociale non troppo movimentata né brillante, tranne che in provincia 32, si risolve, oltre che in luoghi di pubblico ritrovo, in contatti e incontri esclusivamente racchiusi nell'ambiente della propria provenienza e, probabilmente, all'interno Elella stessa « grande famiglia » militare 33. La seconda è che l'intento vero di queste Norme di Contegno - nate, lo ripeto, dall'incontro tra un massimo di astrazione ideale-ideologica (caratterizzata dal modello aristocratico) e un massimo di realismo divulgativo (caratterizzato dal paternalismo pedagogico) - non è tanto quello di fornire all'ufficiale gli strumenti per « elevarsi " socialmente onde poter accedere alla « buona società » indicata nel titolo; anzi è questa una eventualità paventata e, tutto sommato, da scoraggiare: bensì lo scopo che Modena '82 si prefigge è quello di offrire una sorta di griglia di modelli comportamentali uniformi e unitari, che consentano all'ufficiale di muoversi ed esprimersi con maggiore sicurezza e scioltezza sia rispetto all'ambiente sociale di provenienza e sia rispetto alle diverse occasioni sociali, sempre possibili in situazioni aperte; evitando così che atteggiamenti scorretti o inidonei (le famose gaffes) finiscano per macchiare o appannare l'immagine dell'ufficiale-gentiluomo, danneggiando anche gli happy few che per « virtù propria " dell'alta società già fanno parte. Questa rappresentazione dell'" ufficiale medio reale '' dura abbastanza a lungo, almeno quanto il « libretto rosa » che la contiene; ad esso successivamente furono apportate modifiche del tutto marginali, pur se non prive di un certo qual significato 34. Varrà la pena pertanto di richiamarle, riunendole in 4 gruppi di esigenze: l) esigenze di semplificazione stilisti ca e di mi- 32 Tutte le testimonianze coeve concordano nel sostenere che in provincia la mondanità sia maggiore e che agli ufficiali sia impossibile non restarne coinvolti; concordano altresì nel dire che, salvo rare eccezioni per lo più sedi di accademia (per es. Modena o Parma), la vita sociale non abbia affatto caratteri " brillanti " e finisca generalmente per avere un effetto deprimente sullo spirito mondano degli stessi ufficiali. Per tutti cfr. GEN. E. DE Rossi, op. cit., p. 31. 33 È noto che gli ufficiali con famiglia erano soliti scambiarsi visite e inviti, così come il colonnello comandante " usava " invitare a turno a cena i suoi subalterni. Per non pochi ufficiali erano queste le uniche occasioni di vita sociale. 34 Le modifiche furono apportate sul testo di Modena '85 (che rispetto a Modena '82 presentava un'unica modifica e di scarsissimo rilievo). Presso la biblioteca dell'Accademia militare (coli.: 8599 - 11/XI/1) mi è riuscito di rintracciare la copia su cui l'ufficiale addetto aveva segnato le variazioni da introdurre: è questa l'edizione, dunque, alla quale qui appresso mi riferisco facendo presente che, ovviamente, tali variazioni al testo " entrarono in vigore , solo successivamente.

242 FILIPPO MAZZONIS glior comprensione del testo 35; 2) esigenze pratiche, nel senso di adeguare alcune norme alle necessità della vità militare 36; 3) esigenze di carattere ideologico: cioè, la necessità - opportunità di meglio valutare la posizione sociale e la dignità personale dell'ufficiale 37; 4) esigenze dettate dall'esperienza: si tratta di quegli argomenti sui quali si ritiene importante richiamare la massima attenzione dell'ufficiale, nella convinzione (che per noi costituisce una conferma) che in essi stia il punctum dolens 38. 2.b) il periodo giolittiano. Se in Modena '85 si esprimeva l'immagine di un certo tipo di ufficiale e dei suoi rapporti con la società (secondo la rappresentazione offerta da un altro certo tipo di mentalità militare), nei testi presi in considerazione in questo paragrafo 39 troviamo riflesse le novità di fondo che nel giro di un 35 Tra tutte le modifiche sono quelle meno significative: cfr. Modena '85, pp. 5, 6-7, 16-17 e 19, 20, 31, 32, 37. 36 Si veda, per es., là dove la raccomandazione di inviare " entro le 24 ore una car­ ta di visita " è stata sostituita con " il più presto possibile " (ivi, pp. 25 e 29). 37 Si vedano, p. es., tutte le volte in cui il termine " riverenza " è stato sostituito con " deferenza »; cfr. inoltre a p. 22, dove la frase " l'inferiore che non si compiacesse o si rifiutasse a stringere la mano portagli dal superiore commetterebbe [ ... ] uno sfregio al­ l'autorità " è stata sostituita da: " l'inferiore che si rifiutasse di stringere ecc. " con vantaggio anche della grammatica. C'è anche una chicca, a mio avviso, deliziosa: là dove era raccomandato all'ufficiale, trovatosi nel mezzo di un'accesa discussione, di " mostrare di cedere alla maggioranza " (cfr. precedente nota 22), si raccomanda _ora di " rispettare il parere della maggioranza » (un vero soldato, perdio! non cede mai, neppure in nome delle "buone maniere »). 38 Si pongono pertanto in risalto, mediante l'uso del maiuscoletto o del corsivo, il divieto di ogni forma di affettazione-ricercatezza-originalità (p. 6), il divieto di alzare la voce (p. 12), le forme di comportamento scorretto da evitare assolutamente nei pubblici ritrovi (p. 24), e le infrazioni più gravi alle regole dello " star bene a tavola " (pp. 34-5). Infine, non saprei in quale gruppo inserire (se nel III o nel IV, o altro ancora) la seguente modifica: là dove (p. 14) si parla del massimo rispetto dovuto ai genitori (e anche ai nonni e agli zii) è stata cancellata la frase: " e ciò quand'anche eglino non siano stati per voi buoni parenti " · 39 E. F. lVIGLIA, Il vero gentiluomo moderno. Precetti e consigli agli Allievi degli Istituti Militari Inferiori, Torino, Tipografia G. V. Cassone, 1907 (d'ora in avanto Torino '07); il sottotitolo non tragga in inganno: l'autore, un ancor giovane ufficiale superiore, ha inteso offrire un vero e proprio manuale di buone maniere per i suoi colleghi subalterni. SCUOLA DI APPLICAZIONE DI ARTIGLIERIA E GENIO, Guida per l 'Educazione ed Istruzione morale degli Ufficiali Allievi. Riservata ai Signori Ufficiali del Personale permanente, Torino, G. Paris, 1914 (d'ora in avanti Torino '14). Il volume non ha le caratteristiche proprie del manuale: vuoi essere piuttosto una sorta di libro di testo per gli Ufficiali della Scuola di Applicazione addetti all'insegnamento e alla disciplina. Si compone di due parti. La prima è la raccolta di discorsi, direttive, relazioni (nella premessa sono defi- USI DELLA BUONA SOCIETÀ E QUESTIONI D'ONORE 243 ventennio abbondante hanno animato e agitato la società italiana, investendo e coinvolgendo anche l'esercito. Quali siano tali novità, nell'economia del presente lavoro, è presto detto: si è ulteriormente e largamente rafforzata tra gli ufficiali la presenza di elementi di estrazione borghese 40; tale presenza si rivela assai più qualificata e meno succuba culturalmente rispetto a certi valori simbolici e modelli ideali 41 ; la separatezza dell'esercito e lo spirito castale del corpo ufficiali, anche_ per effetto di alcuni avvenimenti (da niti " insegnamenti ») emanati in varie occasioni dal col.llo A. Goria, comandante della Scuola: il materiale presenta un notevole interesse (accresciuto dal fatto che è ad uso interno, non ne è prevista, cioè, la circolazione nemmeno tra gli allievi), in quanto le indicazioni ivi contenute vengono proposte sulla base del riscontro immediato con il comportamento degli ufficiali allievi. L'importanza di questo materiale è, lo ripeto, notevole: ho già accennato prima alla possibilità di leggere i vari galatei come strumento di conoscenza non solo dei costumi ma in certi casi anche dei comportamenti reali (cfr. Modena '82 e '85); si tratta pur sempre di una lettura, e quindi di una conoscenza, assai dubitativa, in quanto non sappiamo mai l'entità e la diffusione dei comportamenti reali indicati da evitare o da praticare. Qui invece è possibile riscontrare (almeno in parte) questi dati. Faccio un esempio: è ben nota la leggenda, confortata da una abbondante memorialistica (per tutti cfr. GEN. DE BoNo, op. cit., pp. 31 e 73-74) e da tutta una letteratura minore ma di larga diffusione, relativa al grande successo mondano conseguito dagli ufficiali delle armi " nobili " presso la buona società delle grandi città ( e nel caso specifico, quelli di artiglieria, a Torino). Probabilmente è una fama meritata, ma certamente la lettura di questi documenti getta qualche ombra: oltre alla preoccupazione « preventiva » (ma, evidentemente, fondata su dati concreti) per le malattie veneree contratte per aver frequentato " certi locali malsani '' e non essere stati « oculati " nello stringere le proprie " conoscenze " (cfr. Torino '14, pp. 19-20 ma anche passim), si evince che fossero assai frequenti le relazioni tra ufficiali allievi, e anche del " personale permanente "• con ingenue ragazze di modesta estrazione sociale (per intenderei: quelle che Flaubert chiamava dal " cuore semplice " e di cui la " susses Madel "• così cara a Schnitzler e a tanta letteratur mitteleuropeafin de siècle, ci ha fornito la rappresentazione più efficace e patetica), SI da determinare, quando non si concludevano in tragedia (cfr. ivi, pp. 33-4), una serie di complicazioni che finivano per coinvolgere la stessa istituzione di appartenenza. Per non parlare infine dei " due sciagurati sottotenenti d'artiglieria [ ... ] sorpresi ripetutamente da un collega del genio [sventura ancora maggiore!], mentre - durante un viaggio di trasferimento [ ... ] - compievano riprovevoli atti di libine " (ivi, p. 35). Spero di essere riuscito a rendere l'idea. La seconda parte è invece costituita da una raccolta di massime e detti celebri (c'è un po' di tutto: da Mazzini al Kaiser Guglielmo I e al principe Hohenlohe, a Kant, a Carlyle, a Fogazzaro, a Mantegazza, ecc. frammischiati ad alcuni immortali pensieri dell'autore stesso), raggruppati per argomenti di possibili lezioni, onde fornire lo spunto di qualche dotta citazione. Nella succinta bibliografia dei libri " che potranno fornire un prezioso ausilio "• l'unico titolo di buone maniere è quello testé citato di E. F. Iviglia. 4o " Nel reclutamento [dei sottotenenti allievi] entra oggi giorno un più largo contingente di giovani appartenenti a famiglie di meno elevata posizione sociale "• in Torino '14, p. 14. 41 Cfr. Torino '07, pp. 131-2 dove si sostiene che a causa del « reclutamento democratico , (ormai, " talora "• soldato e ufficiale provengono dallo stesso ambiente), sono venuti meno anche il fascino e l'ascendente derivanti dalla " celebrità del casato " e dal " fasto della ricchezza ".

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consumarle), ecc., si riduce qui all'indicazione molto semplificata di poche<br />

regole essenziali, quelle cioè che vengono considerate le norme elementari<br />

di buona creanza (non « strofinare col tov<strong>agli</strong>olo quasi per nettarli piatti, posate,<br />

bicchieri »; « non impugnate le posate, ma maneggiatele con garbo »;<br />

« non fate schioccare le labbra o la lingua »; « non portate le vivande alla bocca<br />

col coltello »; « non palpate la frutta »; « non divertitevi ( ... ] a fare pallottole<br />

» col pane, ecc.), ovvero di quelle utili a evitare l'impressione di una certa<br />

goffaggine sociale (« non dovete lodare un piatto e i vini se non quando si<br />

tratti di cose rare e straordinarie », ecc.). A confermare poi l'impressione prima<br />

accennata circa le reali motivazioni di tanta reticenza nei confronti dell'<br />

etichetta vengono in aiuto alcuni particolari assai indicativi, quelli che Ginzburg<br />

chiama le sp ie della storia: mi riferisco ad alcuni particolari disseminati<br />

qua e là nella trattazione 30, dai quali si evince che l'ambiente, nel quale si<br />

immagina debba svolgersi il pranzo, non è certamente un milieu aristocratico<br />

o alto-borghese, ma di quel tipo di ambiente medio-piccolo borghese,<br />

dove è sufficiente (indispensabile) praticare quelle norme elementari di buona<br />

educazione per essere accettati, né più si richiede. Considerazioni affatto analoghe<br />

valgono per i paragrafi sulle visite e sull'ospitalità 31.<br />

A lettura ultimata due considerazioni s'impongono. La prima è che l'immagine<br />

reale dell'ufficiale « medio » (tale inteso, in quanto destinatario privilegiato<br />

del manuale indirizzato a tutti gli ufficiali) che si evince è quella<br />

di un individuo di estrazione sociale modesta (piccola o media borghesia),<br />

30 Si veda ad esempio là dove si consiglia: " siccome vi sono poche case in cui si<br />

rinnovi l'argenteria ad ogni piattb, posate la vostra forchetta e il vostro coltello sulla tavola,<br />

badando di non far croci, né di macchiare la tov<strong>agli</strong>a , (ivi, p. 33); ovvero là dove<br />

si fa riferimento alle bevande (ibid.) e ai piatti da portata (p. 34) serviti e fatti girare diret-<br />

. tamente dai commensali.<br />

31 Sotto questo aspetto il capitoletto sulla " ospitalità , (ivi, pp. 35-6) si rivela particolarmente<br />

emblematico (e, ai nostri occhi; anche paradossale): praticamente, vi si esclude,<br />

apertis verbis e senza troppi complimenti, che l'ufficiale destinatario e fruitore del<br />

messaggio divulgato possa andare ospite in casa altrui. D'altronde, va tenuto presente che<br />

nel periodo qui considerato andare o ricevere ospiti in case private per soggiornarvi più<br />

o meno a lungo è consuetudine in uso solo tra i ceti più elevati, non solo per motivi culturali<br />

ma anche perché sono gli unici ad avere la casa adatta all'occasione; nei ceti di media<br />

e piccola borghesia il fenomeno è molto più raro e riveste comunque il carattere di<br />

soccorso o aiuto in caso di reale necessità (difficoltà o trasferta) a persone per lo più legate<br />

da parentela o grande confidenza; e per i militari in questi casi è previsto che si rivolgano<br />

ai colleghi (cfr. in proposito i consigli contenuti in Modena '81, p. 23). Tutto ciò considerato,<br />

pare quasi ovvio che, dopo essersi arresi all'evidenza, gli autori di Modena '82<br />

risolvano l'intera situazione con un suggerimento di pratico buon senso: " il dirvi come<br />

dovete diportarvi, il darvi norme precise di condotta nel caso che voi foste ospitati presso<br />

qualche famiglia [periodo ipotetico del III tipo!; il corsivo è mio], è cosa difficilissima;<br />

meglio [ ... ] quindi se voi non dimenticherete mai che vostro intento dev'essere [ ... ] quello<br />

di riuscire [ ... ] il meno possibile molesti e d'aggravio , (ivi, p. 36).<br />

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culturalmente scarso e socialmente goffo (nel senso che è tendenzialmentenaturalmente<br />

portato ai due estremi: timido o social climber) e, altresì,<br />

tendenzialmente-istintivamente incline a portare anche al di fuori lo " stile<br />

di caserma »; la sua vita sociale non troppo movimentata né brillante, tranne<br />

che in provincia 32, si risolve, oltre che in luoghi di pubblico ritrovo, in<br />

contatti e incontri esclusivamente racchiusi nell'ambiente della propria provenienza<br />

e, probabilmente, all'interno Elella stessa « grande famiglia » militare<br />

33. La seconda è che l'intento vero di queste Norme di Contegno - nate,<br />

lo ripeto, dall'incontro tra un massimo di astrazione ideale-ideologica (caratterizzata<br />

dal modello aristocratico) e un massimo di realismo divulgativo<br />

(caratterizzato dal paternalismo pedagogico) - non è tanto quello di fornire<br />

all'ufficiale gli strumenti per « elevarsi " socialmente onde poter accedere<br />

alla « buona società » indicata nel titolo; anzi è questa una eventualità paventata<br />

e, tutto sommato, da scoraggiare: bensì lo scopo che Modena '82<br />

si prefigge è quello di offrire una sorta di griglia di modelli comportamentali<br />

uniformi e unitari, che consentano all'ufficiale di muoversi ed esprimersi con<br />

maggiore sicurezza e scioltezza sia rispetto all'ambiente sociale di provenienza<br />

e sia rispetto alle diverse occasioni sociali, sempre possibili in situazioni<br />

aperte; evitando così che atteggiamenti scorretti o inidonei (le famose gaffes)<br />

finiscano per macchiare o appannare l'immagine dell'ufficiale-gentiluomo,<br />

danneggiando anche gli happy few che per « virtù propria " dell'alta società<br />

già fanno parte.<br />

Questa rappresentazione dell'" ufficiale medio reale '' dura abbastanza<br />

a lungo, almeno quanto il « libretto rosa » che la contiene; ad esso successivamente<br />

furono apportate modifiche del tutto marginali, pur se non prive<br />

di un certo qual significato 34. Varrà la pena pertanto di richiamarle, riunendole<br />

in 4 gruppi di esigenze: l) esigenze di semplificazione stilisti ca e di mi-<br />

32 Tutte le testimonianze coeve concordano nel sostenere che in provincia la mondanità<br />

sia maggiore e che <strong>agli</strong> ufficiali sia impossibile non restarne coinvolti; concordano<br />

altresì nel dire che, salvo rare eccezioni per lo più sedi di accademia (per es. Modena<br />

o Parma), la vita sociale non abbia affatto caratteri " brillanti " e finisca generalmente per<br />

avere un effetto deprimente sullo spirito mondano degli stessi ufficiali. Per tutti cfr. GEN.<br />

E. DE Rossi, op. cit., p. 31.<br />

33 È noto che gli ufficiali con famiglia erano soliti scambiarsi visite e inviti, così come<br />

il colonnello comandante " usava " invitare a turno a cena i suoi subalterni. Per non<br />

pochi ufficiali erano queste le uniche occasioni di vita sociale.<br />

34 Le modifiche furono apportate sul testo di Modena '85 (che rispetto a Modena<br />

'82 presentava un'unica modifica e di scarsissimo rilievo). Presso la biblioteca dell'Accademia<br />

militare (coli.: 8599 - 11/XI/1) mi è riuscito di rintracciare la copia su cui l'ufficiale<br />

addetto aveva segnato le variazioni da introdurre: è questa l'edizione, dunque, alla quale<br />

qui appresso mi riferisco facendo presente che, ovviamente, tali variazioni al testo " entrarono<br />

in vigore , solo successivamente.

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