236 FILIPPO MAZZONIS rapporto reale tra ufficiali e società (soprattutto nel contesto urbano: tra <strong>esercito</strong> e <strong>città</strong>, dunque). Va tenuto presente che la composizione sociale del corpo ufficiali nell'<strong>esercito</strong> unitario si è notevolmente imborghesita rispetto <strong>agli</strong> <strong>anni</strong> pre-'48, non solo per la possibilità di accesso consentita ai sottufficiali, ma anche per l'ingresso nella carriera regolare di un numero crescente di elementi provenienti da famiglie di piccola e media borghesia intellettuale e impiegatizia alla ricerca di « nobilitarsi " 16. Partecipare alla vita dell'« alta società ,, per concorde ammissione di tutti i testimoni del tempo, è riservato a un numero ristrettissimo di ufficiali (per lo più di cavalleria e di artiglieria) i quali vi sono ammessi in virtù delle proprie origini familiari, delle proprie conoscenze, dell'educazione ricevuta, nonché dei mezzi finanziari di cui possono disporre. A che pro, dunque, offrire un panorama di regole dett<strong>agli</strong>ate che si riferiscono a un mondo riservato a pochissimi (i quali, d'altronde, sono supposti già conoscere queste norme, data l'origine familiare e la conseguente educazione ricevuta)? e a che pro, per altro verso, offrire, sulla falsariga di quei manuali che al precedente paragrafo sono stati raggruppati nella prima categoria, un quadro dett<strong>agli</strong>ato di norme di elementare buona creanza quando è legittimo supporre, rivolgendocisi a chi è già ufficiale, che esse siano già state apprese, se non in famiglia, per certo in accademia 17 ? L'intento diventa dunque quello di offrire un quadro generale di riferimento che, mentre lascia al singolo un certo margine di libertà in una sfera da considerarsi privata, assicuri una uniformità di comportamento per tutti gli ufficiali in quelle situazioni e occasioni sociali (per dirla sempre con Goffman) che si presentino oggettivamente aperte a incontri sociali diversificati; evitando in ogni caso che gli ufficiali, « che sono facilmente osservati e attirano lo sguardo colla loro speciale divisa che li fa distinguere ", possano suscitare una reazione negativa (« chi non conosce queste norme, e chi non vi si attiene, si espone all'isolamento, al ridicolo »), le cui conseguenze, appannando l'immagine ideale dell'ufficiale-gentiluomo, finirebbero per ricadere inevi- 16 Nei primi <strong>anni</strong> '40 la percentuale degli aristocratici tra gli ufficiali dell'<strong>esercito</strong> piemontese era del 55%; nel 1863 la percentuale tra gli ufficiali "effettivi » è del 6,50%, nel '72 del 8,63%, nel 1887 del 3,14%. In proposito cfr. P. DEL NEGRO, Esercito, Stato, società. Saggi di storia militare, Bologna, Cappelli, 1979, pp. 61-4, ]. GoocH, op. cit., p. 86, G. RocHAT-G. MAssOBRIO, Breve storia dell'<strong>esercito</strong> italiano dal I 861 al 1943, Torino, Einaudi, 1978, pp. 97-99, L. CEVA, Le forze armate, in Storia della società italiana dall'Unità a oggi, vol. XI, Torino, UTET, 1981, p. 63. 17 Cfr. Modena '81 pp. 21-22; cfr. inoltre quanto prescritto al par. 21 (>) del Regolamento di servizio interno per la scuola militare, Modena, Tipografia e Litografia di Angelo Cappelli, 1876, pp. 12-13 e quanto contenuto al par. 6 (
238 FILIPPO MAZZONIS grado, l'ufficiale inesperto cada nell'eccesso opposto. Ed è soprattutto questo secondo obbiettivo che l'opuscolo si prefigge di conseguire: si intende, cioè, evitare che per goffaggine sociale o per ignoranza l'ufficiale si copra di ridicolo 22 e/o per comportamento villano o addirittura poco " morale " egli si attiri il discredito e la riprovazione sociale 23. Come si è già d etto, le situazioni e le occasioni sociali prese in considerazione sono quelle che offrono possibilità di incontri socialmente diversificati, praticamente impossibili da evitarsi: la famiglia 24, i pubblici ritrovi (caffè, ristoranti), tea- 22 Evidentemente convinti, o comunque preoccupati, che ne uccida più il ridicolo che la spada, gli autori di Modena '82 si rivelano molto sensibili sull'argomento: per il primo aspetto (goffaggine sociale) raccomandano, tra l'altro, di evitare i complimenti esagerati (p. 11) e, soprattutto, l'uso di " corone , e " stemmi , da parte " di chi non abbia titoli , (p.l3); guai ancora maggiori sembrano poter venire dal secondo pericolo (l'ignoranza), per cui è opportuno mettere subito in guardia con un fulminante « prima di parlare pensa , (p. 8), e poi dedicare un intero capitoletto alle occasioni sociali più pericolose da questo punto di vista (« nelle conversazioni "• pp. 28-3 1 ); eccone il succo: " parlar poco e [ ... ] ascoltar molto >> ; prendere solamente " una parte modesta alla conversazione >> ; « in una parola parlate quando siete certi di dire cose sagge >>; qualora coinvolti in una divergenza di opinioni, mai incaponirsi a voler convincere gli altri, ma ricordarsi che «è conveniente mostrare di cedere alla maggioranza '' · Più rassicurante, almeno all'inizio, l'interpretazione della questione offerta da Modena '81: " il gentiluomo non possiede sempre molta dottrina »; ma le conclusioni sono meno tranquillanti e altrettanto brutali dell'altro: il gentiluomo, infatti, " dice molto parlando poco: solo gli imbecilli parlano sempre e dicono mai nulla '' (p. 22). 23 Riguardo al primo punto (la villania), detta in estrema sintesi, la preoccupazione deriva dal timore che l'ufficiale si comporti all'esterno della caserma come si comporta all'interno di questa. L'atteggiarsi a " vecchio soldato ,, (De Bono) o a " vieux grognard ,, (Marselli) era una tradizione che continuava a trasmettersi da una generazione all'altra di ufficiali, benché tutti, a parole, sostengano che non siano più i tempi (cfr. N. MARSELLI, op. cit., p. 51 e anche le non banali considerazioni contenute in Della educazione militare. Osservazioni ed appunti, per PRUNAs-ToLAS G., Capitano del lO Regg. Artiglieria, Roma, C. Voghera, 1884, p. 68, ove, alla pagina precedente, sono brevemente ma efficacemente esemplificati alcuni di questi comportamenti e i loro effetti negativi); da qui la necessità, oltre che di alcuni perentori avvertimenti (« la boria e la burbanza sono vizi intollerabili >>), di diffondersi ripetutamente in raccomandazioni generali (« corretto contegno >>) o specifiche (« non alzate di troppo la voce '' • " siate moderati nel bere ,,, ecc.). Più grave, è ovvio, il timore del discredito " morale >> : " il rischio '' • in questo caso, è quello '' di contrarre relazioni e di avere commercio con persone poco accette o invise alla società civile '' per cui « bisogna esser cauti ,, e comportarsi sempre con « prudente riserbo ,, (Modena '82, pp. 7-8); soprattutto in campo femminile: qui, l'invito alla cautela non basta più; si richiede un'ingiunzione perentoria: mai, neppure «far sospettare che voi conoscete donne della cui onestà nessuno si farebbe garante , (ivi, p. 17). 24 Sulla famiglia dopo aver ricordato il dovere " alla deferenza e al rispetto che ogni figlio deve ai suoi genitori , (non è forse la famiglia il primo nucleo della società?), tutto si risolve nella raccomandazione di non trascurarla a favore di " altra compagnia diversa , (ivi, pp. 13-14). Si avverte, quasi, una certa preoccupazione che la vita militare, così totalizzante, possa indurre il giovane ufficiale a interrompere o allentare troppo i rapporti con la famiglia d'origine. USI DELLA BUONA SOCIETÀ E QUESTIONI D'ONORE 239 tri 25, balli 26. Abbondano i richiami e le intimazioni di carattere generale e generico, mentre scarseggiano le indicazioni precise relative ai vari comportamenti da assumere: quando ci sono, queste sono comunque ridotte ati' essenziale, prive cioè di qualsiasi complicata ràffinatezza rituale e cerimoniale 27, e talvolta sono intese a risolvere con buon senso problemi pratici 28. Ma il contributo più significativo e illuminante per il nostro discorso ci viene dai capitoletti relativi al comportamento da tenere in occasione di « ospitalità », " visite », «a tavola »: erano queste le occasioni sociali che offrivano il destro a padroni/e di casa e <strong>agli</strong> invitati di esprimere il massimo di raffinatezza, ma anche di rigidità, in fatto di etichetta; mentre qui vengono risolte in maniera talmente semplificata e rapida da non trovare giustificazione se non in quelle motivazioni sociali di carattere generale alle quali si è prima accennato. Il fatto colpisce soprattutto per il comportamento a tavola, la cui importanza nel giudicare chi sia « un vero signore » e chi no è troppo nota per insistervi ulteriormente 29: tutta la complessa e dett<strong>agli</strong>ata precettistica che nei manuali di bon ton regola questa occasione fin dal modo in cui ci si reca in sala da pranzo, a come si prende posto a tavola, all'uso differenziato di piatti posate e bicchieri a seconda delle portate e delle bevande (non di rado anche queste elencate puntigliosamente in rapporto a come si deve 25 La frequenza a teatro, soprattutto in occasione di opere, era apprezzata e incoraggiata dalle autorità militari: « il teatro è sempre istruttivo; quello lirico, poi, ingentilisce l'animo "• commentava De Bono riflettendo un'opinione assai diffusa in ambiente militare (op. cit. , p. 151). Sul significato culturale e la funzione sociale dell'opera lirica, in particolare di Verdi, si rinvia alle considerazioni di A. AsoR-ROSA, La cultura, cit., pp. 964-5. 26 Appare abbastanza evidente da alcune indicazioni (per es. il genere di danza) e dal contesto generale che in Modena '82 (p. 38-41) ci si riferisce soprattutto ai ricevimenti in ambiente militare (circoli, accademie, ecc.). Permane, e prevale, comunque, la preoccupazione di evitare il ridicolo: « chi non sa ballare o danza male se ne astenga ", è il lapidario consiglio che apre il capitolo. 27 Fa eccezione, almeno in parte, il capitolo sulle « presentazioni " (ivi, pp. 23-5): si tratta di occasioni sociali in cui gerarchie e valori devono trovare evidente esemplificazione e conferma; inoltre possono verificarsi ovunque, e, quindi, può accadere che sia impossibile sottrarvisi o astenervisi. È pertanto necessario saper se, come e quando sia " bene , effettuare la presentazione (in proposito, cfr. postea, nota 69). Per le presentazioni tra militari il problema non si pone: rientrando fra i « doveri ,, la loro regolamentazione è ordinata dal Regolamento di disciplina. 28 È il caso, ad es., del «mangiare nei vagoni " di un treno (ovviamente giudicato sconvenientissimo e quindi vietato dal bon ton); tenuto conto delle esigenze di servizio e (soprattutto) di quelle finanziarie, il consiglio è molto pratico: « quando non potete farne a meno, cercate di non recare fastidio " (ivi, p. 42). 29 L'importanza fondamentale delle " buone maniere " a tavola (sia pure alla luce di quanto si dice qui appresso nel testo) trova ampio riconoscimento in Modena '82: « non par vero quanto esse possano far torto alla reputazione ed anche recar danno a chi non sa o non si cura di praticarle " (ivi, p. 35).
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