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212 PAOLO LANGELLA guerra, una vera Guerra 21 . È incredibile che circolasse una simile convinzione in un periodo di spirale crescente di armamenti e tensioni, ma quella che impietosamente fu definita l'

214 PAOLO LANGELLA " matrimonio militare », imponendo due filtri di selezione nella scelta dell'anima gemella: il regio assenso e la costituzione di dote. Il regio assenso era concesso dopo un vaglio sulla moralità, qualità e decoro della nubenda e della sua famiglia, con riguardo anche alla posizione economica. L'obbligo dei beni parafernali tendeva a costituire in concreto una rendita (e una riserva di capitale per fronteggiare ogni evenienza, in un'epoca nella quale non era prevista alcuna forma di previdenza e d'assistenza), che integrasse il magrissimo bilancio familiare. Però, non tutti gli ufficiali potevano avere la fortuna d'innamorarsi o di riuscire a sedurre un'ereditiera, per cui la pratica corrente era quella della simulazione del contratto dotale e cioè il perfezionamento d'un atto notarile, senza l'effettivo passaggio di beni dall'una all'altra parte 25. A fronte di ciò, stavano le forti spese vive imposte dal servizio. Innanzi tutto l'interminabile teoria delle costosissime uniformi, poi i trasferimenti, solo parzialmente rimborsati, l'acquisto del materiale d'equipaggiamento, che allora e sino a tempi recentissimi erano a carico totale dell'ufficiale (binocolo, bussola, pistola e cartucce, materiali da campo, ecc.) e, infine, tutte quelle spese non obbligatorie per regolamento, ma rese tali dal tenore di vita imposto all'ufficiale e alla sua famiglia. Anche qui erano la sede e il reggimento che determinavano l'importo dei costi da sostenere e la loro eventuale intollerabilità. Perciò molto spesso l'ufficiale era costretto a rinchiudersi in un controllatissimo e dignitoso schema di vita, fatto di scarse relazioni 26 e poco frequenti apparizioni in pubblico. In caso contrario, era ine- 25 L'istituto della dote fu lungamente quasi ineludibile perché doveva consistere in beni immobili o titoli di stato depositati a custodia, che assicurassero il reddito prescritto. Venne poi abolito per breve tempo, più per permettere la regolarizzazione del gran numero di legami illegali esistenti che per vera convinzione. Fu poi reintrodotto in forma più blanda e di fatto non venne quasi più osservato, ricorrendo alla gherminella del contratto simulato. Molto umanamente De Rossi osservava, a proposito dei meno fortunati che « non potendo poi regolarizzare l'unione, perché la mancanza di dote militare non lo permetteva, ne avevano commesso un altro (di errore), sia pure generoso, costituendo una famiglia illegale, fonte di ansie per sé, di mortificazioni per la poveretta che aveva accettato la situazione, iniziando così una vita di privazioni e di sacrifici entrambi. Drammi ignorati, eroiche abnegazioni d'una esistenza tutta di rinunzie, nascoste dall'orpello della brillante uniforme ... e notai che, quasi senza eccezione, l'ufficiale era esatto nei suoi doveri e la sua compagna un modello di virtù domestiche, mentre lo stesso giudizio non sempre meritavano le coppie legali ,, (op. cit., pag. 55). Particolarmente esplicita è la novella del Bechi (op. cit. ) « La dote di Alvaro ''· Ovviamente De Bono è di tutt'al­ ra opinione circa la dote (op. cit. , pag. 160): « La dote stabilita dalla legge! Buona cosa. E stata abolita anni addietro con una serie di ragionamenti un pochetto a base demagogica ed è da poco tempo, molto opportunamente, stata rimessa ''· 26 Più frequenti relazioni, avevano gli scapoli, perché esentati dal contraccambiare, se non con un omaggio floreale alla padrona di casa. Ma anche qui le madri e le nonne CULTURA E VITA DELL'UFFICIALE ITALIANO vitabile contrarre debiti ed altrettanto inevitabile era la successiva cessione del quinto dello stipendio e il trasferimento in una sede priva di tentazioni e sotto il diffidente controllo del nuovo comandante di reggimento. Oppu­ , re non rimaneva che condurre una meschina vita di princisbecco e di fac- ciata, altrettanto malvista dai superiori e motivo di facile ironia da parte di colleghi e inferiori. Per questi motivi, la vita degli ufficiali trascorreva da una sede all'altra più o meno all'insegna della provvisorietà e con la comprensibile riluttanza ad affondare radici e a contrarre legami in ciascuna di esse 27, focalizzando la propria attenzione esclusivamente sui problemi del prossimo trasferimento. Per il resto (quale che fosse la città o il villaggio dove veniva svolto il servi­ zio) la famiglia, il Circolo Ufficiali e le relazioni fra colleghi erano gli ambiti prevalenti e sempre uguali, ove l'ufficiale e i suoi familiari potessero svilup­ pare la propria vita di relazione. All'interno d'un gruppo così ristretto, dove assumevano particolare im- portanza grado, titolo, funzioni ed eventuali maggiori disponibilità, sbocciavano i riti formalissimi (spesso destinati a trasformarsi in autentici incubi) degli inviti dati all'arrivo e ricevuti alla partenza, del the del giovedì offerto dalla moglie del Colonnello alle

214 PAOLO LANGELLA<br />

" matrimonio militare », imponendo due filtri di selezione nella scelta dell'anima<br />

gemella: il regio assenso e la costituzione di dote.<br />

Il regio assenso era concesso dopo un v<strong>agli</strong>o sulla moralità, qualità e<br />

decoro della nubenda e della sua famiglia, con riguardo anche alla posizione<br />

economica. L'obbligo dei beni parafernali tendeva a costituire in concreto<br />

una rendita (e una riserva di capitale per fronteggiare ogni evenienza, in un'epoca<br />

nella quale non era prevista alcuna forma di previdenza e d'assistenza),<br />

che integrasse il magrissimo bilancio familiare. Però, non tutti gli ufficiali<br />

potevano avere la fortuna d'innamorarsi o di riuscire a sedurre un'ereditiera,<br />

per cui la pratica corrente era quella della simulazione del contratto dotale<br />

e cioè il perfezionamento d'un atto notarile, senza l'effettivo passaggio<br />

di beni dall'una all'altra parte 25.<br />

A fronte di ciò, stavano le forti spese vive imposte dal servizio. Innanzi<br />

tutto l'interminabile teoria delle costosissime uniformi, poi i trasferimenti,<br />

solo parzialmente rimborsati, l'acquisto del materiale d'equipaggiamento, che<br />

allora e sino a tempi recentissimi erano a carico totale dell'ufficiale (binocolo,<br />

bussola, pistola e cartucce, materiali da campo, ecc.) e, infine, tutte quelle<br />

spese non obbligatorie per regolamento, ma rese tali dal tenore di vita<br />

imposto all'ufficiale e alla sua famiglia. Anche qui erano la sede e il reggimento<br />

che determinavano l'importo dei costi da sostenere e la loro eventuale<br />

intollerabilità. Perciò molto spesso l'ufficiale era costretto a rinchiudersi<br />

in un controllatissimo e dignitoso schema di vita, fatto di scarse relazioni<br />

26 e poco frequenti apparizioni in pubblico. In caso contrario, era ine-<br />

25 L'istituto della dote fu lungamente quasi ineludibile perché doveva consistere in<br />

beni immobili o titoli di stato depositati a custodia, che assicurassero il reddito prescritto.<br />

Venne poi abolito per breve tempo, più per permettere la regolarizzazione del gran<br />

numero di legami illegali esistenti che per vera convinzione. Fu poi reintrodotto in forma<br />

più blanda e di fatto non venne quasi più osservato, ricorrendo alla gherminella del<br />

contratto simulato. Molto umanamente De Rossi osservava, a proposito dei meno fortunati<br />

che « non potendo poi regolarizzare l'unione, perché la mancanza di dote militare<br />

non lo permetteva, ne avevano commesso un altro (di errore), sia pure generoso, costituendo<br />

una famiglia illegale, fonte di ansie per sé, di mortificazioni per la poveretta che<br />

aveva accettato la situazione, iniziando così una vita di privazioni e di sacrifici entrambi.<br />

Drammi ignorati, eroiche abnegazioni d'una esistenza tutta di rinunzie, nascoste dall'orpello<br />

della brillante uniforme ... e notai che, quasi senza eccezione, l'ufficiale era esatto<br />

nei suoi doveri e la sua compagna un modello di virtù domestiche, mentre lo stesso giudizio<br />

non sempre meritavano le coppie legali ,, (op. cit., pag. 55). Particolarmente esplicita<br />

è la novella del Bechi (op. cit. ) « La dote di Alvaro ''· Ovviamente De Bono è di tutt'al­<br />

ra opinione circa la dote (op. cit. , pag. 160): « La dote stabilita dalla legge! Buona cosa.<br />

E stata abolita <strong>anni</strong> addietro con una serie di ragionamenti un pochetto a base demagogica<br />

ed è da poco tempo, molto opportunamente, stata rimessa ''·<br />

26 Più frequenti relazioni, avevano gli scapoli, perché esentati dal contraccambiare,<br />

se non con un omaggio floreale alla padrona di casa. Ma anche qui le madri e le nonne<br />

CULTURA E VITA DELL'UFFICIALE ITALIANO<br />

vitabile contrarre debiti ed altrettanto inevitabile era la successiva cessione<br />

del quinto dello stipendio e il trasferimento in una sede priva di tentazioni<br />

e sotto il diffidente controllo del nuovo comandante di reggimento. Oppu­<br />

,<br />

re non rimaneva che condurre una meschina vita di princisbecco e di fac-<br />

ciata, altrettanto malvista dai superiori e motivo di facile ironia da parte di<br />

colleghi e inferiori.<br />

Per questi motivi, la vita degli ufficiali trascorreva da una sede all'altra<br />

più o meno all'insegna della provvisorietà e con la comprensibile riluttanza<br />

ad affondare radici e a contrarre legami in ciascuna di esse 27, focalizzando<br />

la propria attenzione esclusivamente sui problemi del prossimo trasferimento.<br />

Per il resto (quale che fosse la <strong>città</strong> o il villaggio dove veniva svolto il servi­<br />

zio) la famiglia, il Circolo Ufficiali e le relazioni fra colleghi erano gli ambiti<br />

prevalenti e sempre uguali, ove l'ufficiale e i suoi familiari potessero svilup­<br />

pare la propria vita di relazione.<br />

All'interno d'un gruppo così ristretto, dove assumevano particolare im-<br />

portanza grado, titolo, funzioni ed eventuali maggiori disponibilità, sbocciavano<br />

i riti formalissimi (spesso destinati a trasformarsi in autentici incubi)<br />

degli inviti dati all'arrivo e ricevuti alla partenza, del the del giovedì offerto<br />

dalla moglie del Colonnello alle

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