esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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204 PAOLO LANGELLA però ben difficilmente può partecipare direttamente alla formazione della cultura del suo tempo, né il numero limitato degli appartenenti alla categoria è in grado di condizionare gusti o mode culturali. Al massimo, il mondo militare nel suo complesso può porsi come aspetto di riferimento o come gruppo latore d'un proprio interesse nei confronti dei valori o più semplicemente dei risvolti culturali che la società esprime. Perciò, come non si può misurare il grado culturale dei diplomatici avendo riguardo alla statura di Stendhal, Asturias, Andric, Seferis, Tomasi di Lampedusa, Leger, altrettanto non si può avallare una indagine del genere sul mondo militare dell'epoca, ponendo come punti di riferimento le pur tante ed eminenti figure del pensiero militare italiano nel quarantennio a cavallo del novecento. Anche perché, nel caso specifico, vi è la postulata certezza che il momento di stacco fra queste posizioni emergenti e la realtà media fosse oltremodo netto. Allora, come sintetizzare la cultura generale dell'Ufficiale? Afferma De Rossi (sicuramente il più degno di fiducia e sincero testimone dell'epoca) " dato l'insieme d'insegnamenti di questo stampo, o di poco diverso non è da stupire se uscimmo dalla scuola con un corredo di cultura generale più che scarso , 2• Quindi, sin dai primi passi, le uniche basi sulle quali poteva contare il giovanissimo ufficiale erano quelle dei suoi studi civili, o d'una propria e innata spinta al sapere 3. È inutile indagare sugli evidentissimi motivi che impedivano od ostacolavano l'arricchirsi della cultura generale dell'ufficiale. In fondo si ha l'esatta sensazione che essa non fosse assolutamente necessaria, anche se una sua elevazione veniva auspicata da più parti, però senza esiti positivi. L'abitudine a vivere (o meglio a vegetare) senza cultura, nel migliore dei casi portava a non avvertirne la necessità, quasi sempre a diffidarne e spesso a considerarla nociva o addirittura nefasta. Ed è ancora De Rossi 4 che si sente ricordare il ferreo broccardo (la cui eco non è ancora del tutto dissolta) che « chi si occupa di cose estranee alla sua professione non è un buon ufficiale " e, volendo documentarsi sul libro z E. DE Rossr, op. cit., pag. 26. L'A. cita l'esempio dell'insegnante di fisica, ma pone anche l'accento sulla scarsa consistenza dell'educazione morale, quanto mai necessaria data la etereogeneità del corso. Gli effetti non mancarono e « Il mio corso di Modena ... ebbe il soprannome di « scellerato ", in opposizione di quello ufficiale di « accelerato ", tanti furono in seguito i rimossi, i revocati, i dimessi "· L'assenza di filtri culturali, professionali e morali, la promozione in blocco causarono una successiva e costosissima autoselezione. 3 E. DE ROSSI, op. cit., pag. 30. L'A., promosso ufficiale e trasferito a Milano, può frequentare la Libreria Loescher « ripreso da avidità di lettura " ed ancora (pag. 53) « Il Cap. T. m'aperse la sua libreria e ridette alimento alla mia passione di leggere, che avevo abbandonato per l'impossibilità di soddisfarvi con le mie modeste entrate "· 4 E. DE Rossr, op. cit., pag. 66. CULTURA E VITA DELL'UFFICIALE ITALIANO 205 del Rae, " Socialismo contemporaneo ,, per tenere una conferenza presidiaria, dovrà difendersi dall'accusa di letture sovversive di fronte al Colonnello Comandante, detto Ras Alula. Lo stesso Ras Alula gli restituirà il testo della conferenza (« Necessità degli studi sociali per l'ufficiale ••) con l'annotazione " Invece di queste cose si occupi della nettezza della caserma e resti nelle sue attribuzioni ", ammonizione che segue la precedente

206 PAOLO LANGELLA difficilmente egli potesse intendere il giudizio che della propria vita dà De Rossi a capo del suo libro e cioè che essa era " trascorsa mediocremente in un ambiente mediocre ,, conseguenza anche della '' morta gora, in cui la Nazione stagnava "· L'uno, cioè, ritiene pienamente plausibile e giustificato l'esercito d'anteguerra, l'altro non palesa lo " scontento " d'essere stato ufficiale, quanto il rammarico per il modo in cui ha dovuto vivere la sua condizione. Però è altrettanto è necessario dire che la testimonianza di De Bono, non solo è vera e quanto mai nitida, ma anche rivelatrice di ciò che l'esercito era e soprattutto voleva essere. De Bono nota che si manifestava una tendenza ad aumentare la cultura militare? « Nonostante tutto, però, si studiava poco e, quasi, si leggeva meno. Intendo parlare dell'applicazione allo stdio per aumentare le proprie cognizioni, « amore del sapere " e ancora si leggeva poco; poco i giornali e poco i romanzi; poco il Giornale militare e le circolari di servizio; poco persino l'Ordine del Giorno. Non era raro sentire questo dialogo: di' hai letto l'Ordine del Giorno " 7 e così appare solidamente instaurata la pigrizia mentale e la nausea per la pagina scritta, addirittura per quella dei testi di servizio, in giovani subalterni i quali - da Comandanti di reggimento - dovranno poi affrontare la copiosissima mole delle « librette " e circolari cadorniane. Ma alla mancanza di stimoli culturali all'interno della caserma, si aggiungeva quella esterna. Il professionismo militare era allora ben più d'oggi un mondo chiuso e impermeabile, che evitava di confrontarsi o integrarsi con altri professionismi. Quindi, l'ufficiale avvertiva rarissimamente l'umiliazione della mancanza d'una base culturale comune con altre forme professionali. In più, una vita di relazione, fatta di comparse rade e molto formali, non rendeva indispensabile un bagaglio di concetti e nozioni, bastando osservare le regole e ripetere i luoghi comuni della banale conversazione da caffé o salotto, anche perché il cliché del militare del tempo non era di certo quello della sua loquacità. Citando il " cambio dell'elenzuola " e del « nonché " inteso come « non c'è " (per cui il tenente, bocciato agli esami per la promozione a capitano, disse « Meno mal, martes suma liber " e si beccò gli arresti), De Bono deplora che il tenente non sia stato promosso perché era bravo e ancor più candidamente afferma " come si vede né grammatica, né ortografia erano considerati ingredienti di prima necessità. Farsi capire. Il bello è che accadeva che anche quando si scriveva correttamente, si era male interpretati "· Segue una desolante osservazione acritica che è anche il peana della sola pratica di mestiere e della routine sempre uguale, fonti d'anchilosi mentale e d'incapacità 7 E. DE BONO, op. cit., pagg. 18S e 188. CULTURA E VITA DELL'UFFICIALE ITALIANO 207 di reazione: " Per carità non scandolezzatevi, ché tanto tutto procedeva egualmente, con la migliore regolarità; perché la macchina era, in sostanza, buona ed aveva dei lubrificanti naturali, per poter marciare come ha marciato " 8. La routine asfissiante e asfittica di caserma (però l'unico strumento regolatore rimasto ad un mondo così riduttivo dei valori professionali e culturali e che doveva far i conti con una materia grezza quale era la massa reclutata dell'epoca) è parziale giustificazione della difficoltà di studiare e ciò è riconosciuto ripetutamente dallo stesso De Bono: « Il servizio assorbiva la principale attività dell'ufficiale e le varie operazioni giornaliere ..... non erano certo le più invoglianti a far sì che le ore libere fossero dedicate allo studio "· ma " se si fosse stati più studiosi, ne avrebbe avuto maggior profitto l'Esercito? È una domanda alla quale non si può rispondere categoricamente. Io credo di no. L'esercito seguiva anche lui il suo processo lento di miglioramento culturale. Io penso che a quell'epoca non poteva essere che come era " 9. È la prima delle ripetute affermazioni del De Bono che la vita militare non poteva essere che così o tale era, perché ..... così era. Sicché l'Esercito affronta i riflessi e gli urti a cui lo sottopongono la crisi sociale di fine secolo, i propri travagli interni di sviluppo tecnologico e ordinativo e la nuova realtà esterna, percorrendo una spirale chiusa ove l'incoltura non produce se non strumenti che la ingigantiscono e aggravano un distacco sempre maggiore dalla realtà esterna. E quale fosse l'incoraggiamento per « il processo lento di miglioramento culturale '' lo si può desumere dall'opinione di chi, nel 1931, afferma che

204 PAOLO LANGELLA<br />

però ben difficilmente può partecipare direttamente alla formazione della<br />

cultura del suo tempo, né il numero limitato degli appartenenti alla categoria<br />

è in grado di condizionare gusti o mode culturali. Al massimo, il mondo<br />

militare nel suo complesso può porsi come aspetto di riferimento o come<br />

gruppo latore d'un proprio interesse nei confronti dei valori o più semplicemente<br />

dei risvolti culturali che la società esprime. Perciò, come non si può<br />

misurare il grado culturale dei diplomatici avendo riguardo alla statura di<br />

Stendhal, Asturias, Andric, Seferis, Tomasi di Lampedusa, Leger, altrettanto<br />

non si può avallare una indagine del genere sul mondo militare dell'epoca,<br />

ponendo come punti di riferimento le pur tante ed eminenti figure del pensiero<br />

militare italiano nel quarantennio a cavallo del novecento. Anche perché,<br />

nel caso specifico, vi è la postulata certezza che il momento di stacco<br />

fra queste posizioni emergenti e la realtà media fosse oltremodo netto.<br />

Allora, come sintetizzare la cultura generale dell'Ufficiale? Afferma De<br />

Rossi (sicuramente il più degno di fiducia e sincero testimone dell'epoca)<br />

" dato l'insieme d'insegnamenti di questo stampo, o di poco diverso non<br />

è da stupire se uscimmo dalla scuola con un corredo di cultura generale più<br />

che scarso , 2• Quindi, sin dai primi passi, le uniche basi sulle quali poteva<br />

contare il giovanissimo ufficiale erano quelle dei suoi studi civili, o d'una<br />

propria e innata spinta al sapere 3. È inutile indagare sugli evidentissimi motivi<br />

che impedivano od ostacolavano l'arricchirsi della cultura generale dell'ufficiale.<br />

In fondo si ha l'esatta sensazione che essa non fosse assolutamente<br />

necessaria, anche se una sua elevazione veniva auspicata da più parti, però<br />

senza esiti positivi. L'abitudine a vivere (o meglio a vegetare) senza cultura,<br />

nel migliore dei casi portava a non avvertirne la necessità, quasi sempre<br />

a diffidarne e spesso a considerarla nociva o addirittura nefasta.<br />

Ed è ancora De Rossi 4 che si sente ricordare il ferreo broccardo (la cui<br />

eco non è ancora del tutto dissolta) che « chi si occupa di cose estranee alla<br />

sua professione non è un buon ufficiale " e, volendo documentarsi sul libro<br />

z E. DE Rossr, op. cit., pag. 26. L'A. cita l'esempio dell'insegnante di fisica, ma pone<br />

anche l'accento sulla scarsa consistenza dell'educazione morale, quanto mai necessaria<br />

data la etereogeneità del corso. Gli effetti non mancarono e « Il mio corso di Modena<br />

... ebbe il soprannome di « scellerato ", in opposizione di quello ufficiale di « accelerato<br />

", tanti furono in seguito i rimossi, i revocati, i dimessi "· L'assenza di filtri culturali,<br />

professionali e morali, la promozione in blocco causarono una successiva e costosissima<br />

autoselezione.<br />

3 E. DE ROSSI, op. cit., pag. 30. L'A., promosso ufficiale e trasferito a Milano, può frequentare<br />

la Libreria Loescher « ripreso da avidità di lettura " ed ancora (pag. 53) « Il Cap.<br />

T. m'aperse la sua libreria e ridette alimento alla mia passione di leggere, che avevo abbandonato<br />

per l'impossibilità di soddisfarvi con le mie modeste entrate "·<br />

4 E. DE Rossr, op. cit., pag. 66.<br />

CULTURA E VITA DELL'UFFICIALE ITALIANO 205<br />

del Rae, " Socialismo contemporaneo ,, per tenere una conferenza presidiaria,<br />

dovrà difendersi dall'accusa di letture sovversive di fronte al Colonnello<br />

Comandante, detto Ras Alula. Lo stesso Ras Alula gli restituirà il testo della<br />

conferenza (« Necessità degli studi sociali per l'ufficiale ••) con l'annotazione<br />

" Invece di queste cose si occupi della nettezza della caserma e resti nelle<br />

sue attribuzioni ", ammonizione che segue la precedente

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