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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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170 VINCENZO CACIULLI<br />

A proposito della vita del padre - ufficiale di carriera anch'esso - il<br />

generale Eugenio De Rossi, nel suo libro non privo di spunti polemici verso<br />

l'<strong>esercito</strong>, annotava:<br />

" I traslochi e le tribolazioni delle famiglie dei militari cominciarono subito.<br />

Mio padre fu trasferito lo stesso anno (del matrimonio n.d.r.) a Brescia, dove<br />

il 12 marzo 1863 venni alla luce. Ero appena svezzato che mio padre venne<br />

sbalzato a Catanzaro " 2.<br />

Nelle pagine seguenti elencava quindi i successivi spostamenti della famiglia,<br />

da Torino a Capua, da Portoferraio a Bari, evidenziando come, dopo<br />

la morte della madre, divenne per lui necessario, al fine di garantirsi una educazione,<br />

entrare nel Collegio militare di Napoli 3 .<br />

Non sempre però il trasferimento veniva percepito dall'ufficiale come<br />

un problema. Quando era dovuto alla promozione al grado successivo o all'inserimento<br />

nei corsi della Scuola di Guerra o di Applicazione, tappe importanti<br />

nella costruzione della carriera, il cambiamento di sede veniva accettato<br />

con serenità se non con soddisfazione. Diverso probabilmente è il<br />

caso del trasferimento conseguenza dell'invio di parte della forza di un reggimento<br />

ai distaccamenti o delle periodiche rotazioni di sede a cui erano<br />

costretti i corpi.<br />

Affrontando il tema della vita quotidiana dei militari, nel suo volume<br />

edito nel 1931, Emilio De Bono scriveva:<br />

« Cinquant'<strong>anni</strong> or sono i Distaccamenti erano parecchi. Oserei dire che<br />

i reggimenti senza distaccamenti si potevano contare sulle dita delle mani, e<br />

questi avevano stanza nelle grandi <strong>città</strong>.<br />

Necessità di alloggiamenti, tradizioni che si collegavano anche coi cessati<br />

governi; opportunità e talvolta necessità politiche; qualche rara volta necessità<br />

militari portavano la penisola ad avere batt<strong>agli</strong>oni ed anche reparti minori<br />

un po' dappertutto " 4•<br />

Questa 'polverizzazione' della forza militare sul territorio, unita alle rotazioni<br />

quadriennali dei reggimenti (meccanismo che riguardava soprattutto<br />

la Fanteria - ad esclusione degli Alpini - e la Cavalleria), era all'origine<br />

posito del 'modernismo militare', un movimento che coinvolse larghi settori della ufficialità<br />

minore e che si proponeva da dare nuovi contenuti alla professione militare, l'unico<br />

contributo che conosciamo è quello di D. DE NAPOLI, Il caso Ranzi e il modernismo<br />

militare,

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