esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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166 PIERO DEL NEGRO<br />
la Commissione doveva constatare che « tra manutenzione e affitti, lo Stato<br />
corre il rischio di avere già pagato parecchie volte il valore degli immobili,<br />
pur essendo rimasto quasi sprovvisto di fabbricati convenienti "·<br />
Di qui uno stato dell'accasermamento quanto mai insoddisfacente:<br />
" astrazione fatta dei minori distaccamenti, i quali sono tutti in condizione<br />
di accasermamento inferiori, si può ritenere che circa una metà delle truppe<br />
dell'Esercito fruisce di vecchi fabbricati originariamente destinati ad altro<br />
uso e adattati alla meglio; circa un quarto sta in vecchie caserme; e soltanto<br />
il quarto rimanente è alloggiato in caserme costruite negli ultimi 30 <strong>anni</strong> "·<br />
Per di più " una ben notevole parte delle caserme ", comprese alcune di quelle<br />
recenti, non rispondeva " alle esigenze più importanti delle truppe " · II catalogo<br />
dei " difetti principali » ricalcava il quadro segnalato da Bravi vent'<strong>anni</strong><br />
prima. Le camerate erano poco ventilate, spesso umide; l'illuminazione " scarsa,<br />
quasi sempre a petrolio, anche dove esistono in paese gas e luce elettrica<br />
»; il riscaldamento « in quasi tutte le caserme " " mancante od insufficiente<br />
»; la vita militare spingeva « i soldati, in causa dei disagi che incontrano<br />
nel curare la pulizia personale, a trascurare anche le più elementari preoccupazioni<br />
di nettezza »; si continuava a consumare in molti casi il rancio nei<br />
dormitori; le scuderie erano spesso collocate sotto le camerate.<br />
La Commissione non si accontentava di indicare « un tipo ideale di acquartieramento<br />
con casermette separate per batt<strong>agli</strong>one di fanteria, squadrone<br />
o batteria, con sale d'istruzione e di ritrovo, con ampi cortili, palestre, aiuole<br />
per l'istruzione agraria, lavatoi per ogni reparto contigui ai dormitori e<br />
provvisti largamente di acqua, bagni, latrine igieniche ecc. ,, ma suggeriva<br />
anche che " ogni progetto di nuova caserma ,, fosse « in avvenire, studiato<br />
non soltanto da un ufficiale o dalle Direzioni del Genio, ma da una commissione<br />
della quale debbono far parte il Direttore di sanità ed un ufficiale dell'Arma<br />
cui la caserma è destinata, che ne conosca tutti i bisogni "· Il programma<br />
del « definitivo accasermamento » era reso più urgente dall'adozione<br />
della ferma biennale, la quale imponeva che nelle caserme "il soldato<br />
vi si trovi a suo agio, vi acquisti facilmente, apprezzandone personalmente<br />
i pratici benefici, lo spirito d'ordine, che è disciplina, l'amore alla pulizia<br />
ed il gusto della decenza, che è elevazione morale, e l'abitudine della igiene,<br />
che è forza e salute »: « dal decoro della casa stessa che abita egli attingerebbe<br />
quel maggior sentimento di dignità e di prestigio, che faciliterebbe di molto<br />
la azione educatrice degli ufficiali , .<br />
Il soldato doveva beneficiare in caserma di " migliori condizioni d'ambiente<br />
» affinché la Caserma potesse uscire vittoriosa da una sfida " culturale<br />
» con la società civile resa ancora più impegnativa dalla rivoluzione proposta<br />
dalla Commissione in tema di reclutamento e di sedi dei reggimenti.<br />
CASERMA E CITTÀ NEL DISCORSO MILITARE DELL'ITALIA LIBERALE<br />
Dal 1898 era in vigore un sistema misto di reclutamento, nazionale per gli<br />
arruolati in tempo di pace e territoriale per i riservisti in caso di guerra: la<br />
Commissione era convinta che « il sistema misto rinuncia[ va] ai vantaggi del<br />
sistema territoriale per la salda ed efficace preparazione delle truppe in tempo<br />
di pace e ne subi[va] gl'inconvenienti in tempo di guerra "· « Dopo tutto<br />
il lavoro di fusione fattosi nell'Esercito e in tutti i rami della vita pubblica,<br />
e collo sviluppo sempre crescente delle ferrovie e dei traffici tra regione e<br />
regione », il babau del " regionalismo » non doveva più fare paura: " dopo<br />
quasi mezzo secolo dalla costituzione dell'Italia il cemento dell'unità nazionale<br />
è ormai assicurato dalla spontanea solidarietà di tutti nel sentimento di<br />
difesa contro lo straniero ». D'altronde, osservava la Commissione, facendo<br />
di necessità virtù, " ciascuna parte d'Italia presenta nell'indole dei suoi abitanti<br />
differenze caratteristiche tali che difficilmente comportano identità di<br />
metodo nell'educazione e le brevi ferme non consentono di plasmare un<br />
tipo unico di soldato "· Certo erano noti i « pericoli della territorialità », ma<br />
la Commissione, fatta eccezione per un suo membro, il presidente della Corte<br />
dei conti Ernesto Di Broglio, riteneva che fosse possibile evitarli « col ben<br />
regolato assetto della estensione delle singole circoscrizioni di reclutamento,<br />
con lo stanziamento di qualche reggimento fuori della rispettiva circoscrizione,<br />
col distribuire fra Corpi diversi le reclute e i riservisti delle grandi<br />
<strong>città</strong> » e, soprattutto, " colla buona costituzione dei quadri », vale a dire con<br />
« quadri di ufficiali e sottufficiali [ ... ] costituiti con distribuzione nazionale<br />
e non regionale ».<br />
La maggioranza della Commissione era favorevole, oltre che al reclutamento<br />
territoriale, anche ad « una relativa fissità delle guarnigioni ». Vi era<br />
chi temeva che la stabilità delle sedi promuovesse rapporti pericolosamente<br />
troppo stretti tra le caserme e la <strong>città</strong>, consentendo « l'infiltrazione di elementi<br />
locali tendenti ad inquinare la vita ed il regime disciplinare del reggimento<br />
». I sostenitori delle sedi fisse replicavano con « ragioni di risparmio<br />
di tempo e di maggior convenienza economica » e con « esigenze inerenti<br />
alla più rapida e salda costituzione delle nostre unità mobilitate ». In particolare,<br />
le caserme " meglio tenute », quelle che si presentavano con un<br />