31.05.2013 Views

Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

La carrozza, intanto, si era fermata al mio comando.<br />

Pur continuando a restare seminascosta dietro la pesante<br />

tenda dell’abitacolo, inclinai la testa per vedere<br />

meglio.<br />

Quegli occhi non avevano timore. Mi guardarono<br />

fisso.<br />

– Eccovi, dunque. Bene arrivata in questa terra, contessa,<br />

oh! È terra di miseria e di miseri, ma vi accoglierà<br />

festante.<br />

La guardia a cavallo gli stava quasi alle costole, spada<br />

sguainata, ad anticipare pericoli.<br />

– Chi siete? – chiesi incoraggiandolo.<br />

– Chi sono? e chi lo sa? Solo i miei stracci dicono chi<br />

sono adesso.<br />

Continuava a farfugliare…<br />

– Tutto gli fu tolto. Tutto. Ed io, io ho preferito le ortiche<br />

della campagna per il mio stomaco.<br />

– Ma cosa dite? Di chi parlate? Non fatemi perdere<br />

tempo e pazienza.<br />

– L’antica prepotenza vi peserà sulla testa e sull’anima.<br />

E il peso delle colpe, – continuò sollevando il bastone<br />

nodoso a indicare lo stemma delle tende, – sarà<br />

quanto quello del vostro nome. Contessa.<br />

La guardia gli assestò, con la lama di piatto, un colpo<br />

di spada in pieno petto.<br />

La carrozza ripartì, ma quello continuava, la voce<br />

sempre più flebile:<br />

– …al povero de Açen… Contessa.<br />

Ancora quel nome… e poi quel Contessa detto così,<br />

gridato in un modo… arrivò duro alle mie orecchie.<br />

Il tempo di un respiro…<br />

Sporgo la testa indietro, a guardare…<br />

Alle mie spalle, un bastone nodoso a pezzi e un vec-<br />

80<br />

chio gettato su una strada polverosa che chissà quando<br />

finiva.<br />

Attraverso la fessura della tenda non vedevo più<br />

nessuno, né occhi enormi, né volto di vecchio scavato e<br />

smagrito. Solo i cespugli della vegetazione.<br />

La carrozza riprese la sua andatura regolare. Ora penetrava<br />

tra boschi e boschi di leccio, attraverso un percorso<br />

generoso, non certo di comodità, ma di nuovi<br />

profumi, essenze forti di fiori che solo piante e cespugli<br />

abituati ad avere poca acqua sanno dare.<br />

Non conoscevo i nomi di quelle erbe, ma, annusando<br />

l’aria in continuazione, avevo imparato, per distrarmi,<br />

e per scacciare i nodi di quel bastone, a distinguerle<br />

l’una dall’altra: le più dolciastre da quelle più asprigne,<br />

le più delicate da quelle decisamente forti che si imponevano<br />

prepotentemente su tutti gli altri odori.<br />

E poi la polvere, tanta polvere, che penetrava dappertutto,<br />

che imbiancava le criniere dei cavalli, le divise<br />

delle scorte: i postiglioni sembravano bianchi cavalieri<br />

usciti da un mondo irreale, lo stemma delle gualdrappe<br />

sbiadito.<br />

<strong>Si</strong> procedeva lentamente tra scossoni e pietre e gole<br />

paurose e soste per cambiare i cavalli, e soddisfare altre<br />

necessità… chissà per quanto tempo.<br />

Carrozza e cavalli, così, mi portarono alla mia mèta:<br />

al Castello di Quirra, dominante su buona parte delle<br />

terre orientali dell’isola.<br />

Sul cocuzzolo di una collina, sembrava più a contatto<br />

col cielo che con le terre che erano a valle.<br />

Il castello di Quirra: mi bastò un attimo per sentire<br />

che da lì non sarei mai più tornata.<br />

81

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!