Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura
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Non era facile controllare o conoscere la condotta di<br />
tutti quelli che arrivavano qui, non si poteva sapere<br />
neanche da dove arrivassero.<br />
Spesso scoppiavano risse, tra quegli uomini, ma il<br />
Conte Berengario era stato molto chiaro con loro: che<br />
risolvessero tra loro certe cose, purché nessun cadavere<br />
di morto ammazzato gli intralciasse il cammino.<br />
Nei loro affari il Conte non si immischiava né gliene<br />
importava. Solo una cosa era richiesta, che sgobbassero<br />
da mattina a sera per far rifiorire la terra intorno al Castello.<br />
Beh, sapete donna <strong>Violante</strong>?, tutti erano a conoscenza<br />
che quella gentaglia sapeva maneggiare il coltello<br />
come niente, tutti sapevano che il rigoglio dei campi<br />
forse aveva qualcosa a che vedere con chissà quanti cadaveri<br />
fatti sparire nottetempo sottoterra, che facevano<br />
concime, ma una cosa è certa: i campi tornarono rigogliosi<br />
e c’era grano e bestie per tutti.<br />
Certamente gli invidiosi, quelli del Castello di Cagliari,<br />
lo accusarono di proteggere gentaglia e delinquenti.<br />
Dal Castello di Cagliari, quello dove ora, permettete,<br />
ammuffiscono don Paolo e don Federico, mandavano<br />
messaggi al re: “Berengario è protettore di banditi”,<br />
dicevano.<br />
Ma il re tutto gli perdonava e lui continuò nella sua<br />
opera, senza mai fermarsi davanti a nulla e a nessuno.<br />
Vostro padre divenne così ricco e potente che mise a<br />
disposizione beni e uomini per restaurare le mura di<br />
Cagliari. E anche qui le malelingue… “per farsi perdonare…”<br />
dicevano.<br />
E il re lo fece Conte di Quirra, che è anche il titolo<br />
che avete voi, donna <strong>Violante</strong>. <strong>Si</strong>atene fiera.<br />
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* * *<br />
Faticavo a pensare mio padre così valente come lo<br />
descriveva questa donna, anche perché perfino alla<br />
corte della regina <strong>Si</strong>billa era arrivata qualche voce.<br />
Una volta mi era capitato di sentire mio malgrado<br />
una conversazione.<br />
<strong>Si</strong> aspettava l’ora della preghiera dell’Ave Maria,<br />
quando donna Carmelita de Jerez, già col messale tra le<br />
mani e ignara della mia presenza alle sue spalle, si girò<br />
verso la sua dama preferita, donna Inés e a mezza voce:<br />
– Non ditemi che sono maliziosa quando parlo di<br />
quella donna <strong>Violante</strong>, ma sembra che voglia davvero<br />
essere sempre al centro delle chiacchiere. Oh! lei questa<br />
volta, a dire il vero, non c’entra proprio per niente.<br />
Ma da quando circola voce che deve andarsene in quell’isola<br />
dei Sardi, a fare la grande contessa, ho preso<br />
qualche informazione…<br />
– Informazioni? E di che genere? – Chiedeva a mezza<br />
bocca donna Inés. – Su chi e che cosa, Donna Carmelita?<br />
– Su come si vive in quel posto… hanno detto che<br />
suo padre, Berengario II, facesse vita dissoluta, perché<br />
lì è così, è gente senza Dio, ladri e malfattori… tutti, e<br />
Berengario, sì, proprio, anche lui, si è immischiato con<br />
quella gentaglia… se li è messi dentro il suo castello,<br />
quei banditi… così ho sentito da uomini vicini al Re, e<br />
lui è diventato proprio un protettore di banditi.<br />
– Fatemi fare il segno della croce, donna Carmelita,<br />
per carità… e quella figlia sua… in fondo sarà come<br />
suo padre. Andare tra i lupi, che vanità, che vanità…<br />
Che dame quelle dame, alla corte della Regina!<br />
E ora questa Teresa mi ripeteva quella frase, “pro-<br />
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