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Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

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Vostro padre, donna <strong>Violante</strong>, vostro padre imparò<br />

fin da giovanissimo a lottare per tutto e contro tutti.<br />

L’isola in quegli anni sembrava un inferno: guerre<br />

continue fra Genovesi e Aragonesi, carestie, pestilenza,<br />

disperazione ovunque.<br />

Sembrava che il Padreterno si fosse dimenticato del<br />

tutto di questa terra. Che dico, dimenticato? Di più:<br />

che fosse proprio adirato con questo posto e con tutti<br />

quelli che lo abitavano. I servi si ribellavano ai padroni,<br />

i sudditi non riconoscevano nessuna autorità, le campagne<br />

erano popolate da pezzenti e da banditi.<br />

In quella parte di campagna che si <strong>chiama</strong> Decimo,<br />

una sera, sul far del tramonto, una piccola guarnigione<br />

di soldati catalani tornava da una missione. Saranno<br />

stati sette-otto uomini a cavallo, tutti bardati di elmi ed<br />

armature, uomini duri, di quelli abituati a non aver<br />

paura se non del demonio in persona. Di quelli abituati<br />

a combattere fino all’ultimo sangue, e che questa terra<br />

la conoscevano bene perché aveva già messo a dura<br />

prova la loro forza e la loro resistenza.<br />

Ebbene, proprio sul far del tramonto, così ancora<br />

raccontano, da un piccola collinetta con quattro ciuffi<br />

d’erba rinsecchita escono due o tre uomini, brutti, scuri<br />

di pelle, con barbacce ispide, con gambali di orbace e<br />

armati, pare, solo di forconi e bastoni nodosi. Volevate<br />

mettere con la bella armatura dei soldati catalani? Volevate<br />

mettere con le loro spade acuminate? A nulla erano<br />

servite tutte quelle cose. Avevano teso un agguato<br />

bello e buono ai cavalli, soffiando, pare, dentro una<br />

specie di corno che emetteva un suono che i soldati non<br />

udivano in modo particolare, ma i cavalli sì e molto bene,<br />

anzi troppo, perché… cosa succede?… si spaventano,<br />

si imbizzarriscono, scaraventano quei giovani forti<br />

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dalle loro selle e scappano come punti da chissà cosa.<br />

Impazziti, i cavalli sembravano impazziti.<br />

A quel punto quei sardacci, piccoli ma veloci, saltano<br />

addosso ai soldati, fregandosene delle spade che quelli<br />

avevano già sguainato, gli piombano addosso e… donna<br />

<strong>Violante</strong>, non si sa come, forse aiutati dal demonio, li<br />

spogliano, in men che non si dica, di tutto, della spada,<br />

dell’armatura, dell’elmo. Coi tridenti e coi bastoni gli<br />

lacerano le carni e gli spaccano le teste. Non si spaventi,<br />

donna <strong>Violante</strong>, non so se ve lo devo dire nei particolari,<br />

ma quei soldati sono stati ritrovati: nudi, senza nulla<br />

a coprire le loro vergogne, e senza testa. Mai le teste furono<br />

ritrovate. Dicono, dicono, che le hanno date in<br />

pasto ai maiali.<br />

Soltanto uno di loro riuscì a scamparla.<br />

<strong>Si</strong> era nascosto, solo Dio sa come, dietro quella collinetta<br />

spelacchiata da cui erano sbucati i diavoli sardi<br />

poco prima. È grazie a lui, al suo racconto, che si è scoperta<br />

la faccenda. Ma poi, sapete, si racconta che quell’unico<br />

sopravvissuto, di lì a pochi giorni sia morto,<br />

morto per lo spavento. Pensate, un soldato del Re, abituato<br />

a battaglie e a ben altro…<br />

Ah! Donna <strong>Violante</strong>… è terra pericolosa questa. E<br />

la terra pareva rispondere a tutte queste prepotenze:<br />

non dava più grano, né frutti, niente di niente, come se<br />

temesse quelle orde di senza Dio.<br />

Ma il pericolo più temuto erano i Genovesi. Fu allora<br />

che vostro padre si fece valere. Con l’approvazione<br />

del Re, Pietro IV, affronta in battaglia i Genovesi.<br />

Ne esce vincitore. Viene fatto capitano di guerra e riesce<br />

a fermare perfino le truppe giudicali di Mariano<br />

d’Arborea alle porte di Cagliari. La città è stata salvata<br />

proprio da lui, donna <strong>Violante</strong>. È da questo castello,<br />

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