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Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

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La notte, spesso, poco prima di prendere sonno, avevo<br />

un’immagine davanti a me: l’arcangelo Michele, colle<br />

sue grandi ali dorate, la sua spada di fuoco sguainata<br />

verso il basso, illuminava di luce rossastra i torrioni.<br />

L’arcangelo vestito da guerriero, proprio lui, avvolto<br />

da un manto rosso, coi calzari ai polpacci e col volto<br />

da giovinetto. Con uno sguardo severo mi fissava<br />

dall’alto e sembrava che dalla sua bocca uscissero parole<br />

che alle mie orecchie, tutte tese verso di lui, non<br />

arrivavano.<br />

La paura in me si alternava a un senso di dolce<br />

conforto.<br />

Solo tardi mi vinceva un sonno agitato.<br />

Ogni sera di più.<br />

E al mattino l’immagine dell’Arcangelo non svaniva<br />

dalla mia mente.<br />

Di giorno sfumava su quei torrioni che non smettevano<br />

di stagliarsi contro un cielo azzurro intenso senza<br />

che nulla li minacciasse, né nuvole né spade infuocate.<br />

Ma già all’imbrunire, quel cielo che si striava di rosso<br />

carico annunciava le mie angosce notturne.<br />

Maria, intanto, col suo fare amabile, era riuscita a<br />

entrare in confidenza con tutta quella gente che animava<br />

il castello.<br />

Una volta, con tono complice mi <strong>chiama</strong>: – Donna<br />

<strong>Violante</strong>, sapesse, mi hanno raccontato un sacco di cose.<br />

Anzi, mi ha raccontato.<br />

– E chi? – chiedo io. – E che cosa?<br />

– Una donna che vive qui al castello, un’intima, pare,<br />

del castellano, è una di quelle persone come se ne<br />

trovano poche, ormai. È una di quelle che sa ascoltare,<br />

e ricorda tutto. E ama raccontare. Non ha l’ardire di<br />

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avvicinarvi. Anche se le fate tenerezza. Dice che voi<br />

siete diversa. Dice che questo la fa contenta, ma le fa<br />

anche un po’ di paura. Dice, anche, che, non sa perché,<br />

ma è molto in ansia per voi.<br />

– Cosa la fa contenta? Come “diversa”? – dico io,<br />

– perché preoccuparsi per me?<br />

– Dice che avete un’indole differente da quella di<br />

vostro padre, che voi siete “morbida” e questo la fa<br />

contenta. Ma ciò che le fa paura è che questa è terra di<br />

battaglie e di lotte, non terra per il comando di una<br />

donna.<br />

Una curiosità improvvisa mi prende, metto a tacere<br />

Maria:<br />

– Chiamala, – le dico, – voglio ascoltarla con le mie<br />

orecchie. Che non abbia alcun timore.<br />

La paura ce l’avevo io, e tanta, non sapevo niente di<br />

quella terra e poi… quei torrioni, la spada infuocata…<br />

contro chi la sguainava quell’angelo? Pensavo. Non sarebbe<br />

dovuto essere a protezione del Castello e del colle<br />

che portava il suo nome? Che razza di protezione era<br />

se mi impauriva tanto?<br />

Mi saliva un’angoscia terribile da dentro, e mi veniva<br />

voglia di scappare. Chissàdove.<br />

Ancora quella notte, poco prima di prendere sonno,<br />

lui: il Michele Arcangelo. Terribile. Ancora con la spada<br />

di fuoco, verso il basso… ma, anziché contro il diavolo,<br />

così come sempre lo avevo visto nei dipinti delle<br />

chiese, la spada era rivolta verso i torrioni. La faccia da<br />

eterno adolescente… dalla bocca usciva come un alito,<br />

parole senza suono… ma lo sguardo non era minaccioso,<br />

era amico ed io riuscii ad addormentarmi come cullata<br />

da una dolce musica.<br />

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