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Rossana Copez, Si chiama Violante - Sardegna Cultura

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In quel momento mi arrivarono canti e musiche…<br />

talmente dolci che mi fermai a cercare con lo sguardo<br />

la fonte di quella melodia.<br />

Ero ancora di fronte alla chiesa.<br />

Mi girai.<br />

Era tutta illuminata.<br />

Li vidi.<br />

Erano almeno una decina, tutti vestiti di bianco, di<br />

veli bianchi.<br />

Formavano un cerchio con le mani intrecciate che<br />

oscillavano seguendo la musica.<br />

Cantavano. Dalle loro labbra non uscivano parole<br />

distinte: la voce era una sola.<br />

Mi fermai, impietrita.<br />

Li guardai: mi passavano davanti come giravano in<br />

tondo: mi sembravano tutti uguali, così nel canto, così<br />

nell’allegria.<br />

Ad un tratto, come ad un cenno d’intesa, le loro<br />

mani si liberarono e permisero ad uno di loro di venirmi<br />

incontro.<br />

Un’andatura trasognata… sudavo sempre di più…<br />

dei baffetti chiari sul labbro superiore… un sorriso<br />

aperto: il mio Felipe mi veniva incontro.<br />

– Dolce compagna, – disse, e il suono della sua voce<br />

era lo stesso del mio delirio. – Qui sei in mezzo ai morti.<br />

Se vuoi, io posso salvarti. Entra, entra pure a ballare<br />

con noi, ma… se vuoi andar via, canta queste parole…<br />

– e chino sul mio orecchio, tanto da farmi rabbrividire,<br />

mi recitò una filastrocca.<br />

Cantate e ballate voi<br />

ché ora la festa è vostra…<br />

136<br />

Nella mia testa non c’era più nulla: non il castello,<br />

non una feudataria, niente di niente.<br />

Seguii Felipe, volevo sentire il suo contatto, che riposava<br />

nella memoria di fanciulla.<br />

I miei piedi toccavano appena il suolo e, con la mano<br />

che sfiorava quella di lui, mi fermai, lo guardai, gli<br />

sorrisi.<br />

Mi circondava la vita con un braccio.<br />

Il girotondo si era fermato.<br />

Tutti si erano rivolti verso di noi.<br />

Uno di loro si spostò per farmi largo; mi sforzai di<br />

guardarlo in volto, per vedere chi potesse essere…<br />

Lo riconobbi. Sorrise con indulgenza: era il vecchio<br />

Pedru. Diablo de viejo.<br />

Proprio accanto a me un altro sorriso mi toccò il<br />

cuore. Il volto: sconosciuto.<br />

Mi sussurrò: – Non c’è bene che sempre duri, né<br />

male che perduri. Anch’io mi <strong>chiama</strong>vo Pietro, signora,<br />

Pietro de Açen.<br />

Avevo la vista annebbiata…<br />

Avevo la vista annebbiata per l’emozione.<br />

Non sapevo più quanto avevo danzato con loro, e<br />

quando vidi che mi accerchiavano sempre di più, mi<br />

prese paura e cominciai lentamente a cantare:<br />

Cantate e ballate voi<br />

ché ora la festa è vostra…<br />

Cercando nella memoria le parole finali della filastrocca,<br />

sollevai lo sguardo e incontrai quello di Felipe.<br />

Mi sorrise di un sorriso dolcissimo, invitante… avvicinò<br />

le sue labbra alle mie… io smisi di cantare.<br />

Intrecciai la mia mano con la sua e la melodia fu su<br />

tutto e su tutti.<br />

137

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