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Erthole - Sardegna Cultura

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36. Bastonato.<br />

XVII<br />

Luca aveva chiamato più volte, sommessamente, come<br />

faceva con le pecore per vincerne l’indolente immobilità.<br />

Era già Biburdeu e lui, secondo la promessa, voleva condurmi<br />

a cercare i segni del destino sotto le pietre. Una febbre<br />

violenta, come quella scoppiata a su Riccu, mi aveva liberato<br />

dagli incubi che mi ero portato dietro dalla casa di Zuacchinu.<br />

Il sole, appena levatosi in un cielo benigno, pareva<br />

potesse fugare ogni ombra cancellando perfino il ricordo<br />

della tenebrosa notte. Non avevo più curiosità per le pietre<br />

di Luca, che pensavo mi riconducessero a quel mondo dell’effimero<br />

dove la mia mente malata di concretezza si smarriva.<br />

Non potevo sottrarmi però, ero convinto che il ragazzo<br />

avesse bisogno del mio aiuto.<br />

– Che medicina il sonno, vi ha guarito, – disse lui, contento<br />

di vedermi rinfrancato.<br />

– Solo un po’ di stanchezza, – minimizzai.<br />

– Sembravate iscut’a fuste, 36 ieri –. Abbassando la testa,<br />

soggiunse che durante la notte era entrato due volte nella casa,<br />

a compudare.<br />

– Gherrada a lungo l’avete, ma ne siete uscito bene.<br />

La mia presunta vittoria pareva l’avesse liberato da ogni<br />

scrupolo.<br />

– Non sapevo di avere un angelo custode.<br />

Ero commosso per le attenzioni del piccolo airone che<br />

aveva portato con sé un po’ di latte, sa junchetta. Insistette<br />

perché lo bevessi prima d’incamminarci. Gli chiesi se aveva<br />

già munto e lui, compiaciuto, rispose che aveva portato a<br />

s’impostu il latte suo e quello di su Mudu. Ci avviammo. Col<br />

suo dondolio Luca seguiva le volute di quell’aria fredda del<br />

mattino.<br />

– È molto lontano?<br />

92<br />

– Dipende, – rispose ridendo. Il gioco degli indovinelli<br />

non mi piaceva più, e glielo feci capire.<br />

– Voglio sapere quanti passi dobbiamo fare ancora. Cento,<br />

mille, diecimila…?<br />

– Pensate troppo. Forse è per questo che siete stato male.<br />

Lo diceva anche su Mudu.<br />

– Cosa c’entra la distanza che dobbiamo percorrere con<br />

quello che tu chiami il mio «male» e con le mezze parole di<br />

su Mudu?<br />

Si fermò, tirò fuori il coltello dalla tasca e tagliò un ramo<br />

di corbezzolo che prese a ripulire. Mi fermai anch’io,<br />

convinto che fossimo arrivati al luogo delle pietre.<br />

– Credevo ci capissimo, ormai.<br />

Non disse altro, continuò il suo lavoro senza distrarre lo<br />

sguardo dal ramo che aveva già denudato. Gli risposi che ce<br />

l’avevo con me stesso, forse perché non sapevo ciò che volevo;<br />

mi sentivo sospeso, e non vedevo più dove posare i piedi.<br />

– Avete un’altra febbre nascosta… riuscirete a vincere<br />

anche questa.<br />

Sapeva tutto. Non sbagliava mai. Mi tornò in mente il<br />

fastidio di Saverio per l’infallibilità di Zuacchinu. Ero agitato;<br />

il malessere della notte ormai passata non bastava a spiegare<br />

questa mia inquietudine. Gli chiesi delle pietre.<br />

– Non si può, non c’è accordo, – rispose lui, tastando<br />

con la mano i noduli del corbezzolo. Mi rimisi a sedere.<br />

– Non è necessario dire e pensare le stesse cose per andare<br />

d’accordo –. Pesavo ogni parola, per mitigare le mie asprezze.<br />

– Siamo diversi, – continuai, – tu stesso hai detto che<br />

vengo da molto lontano. L’accordo perfetto, l’identità uccidono<br />

l’amicizia. Conta lo sforzo per incontrarsi…<br />

Sollevò il suo bastone e lo esaminò controluce; le venature<br />

del legno apparivano sanguigne.<br />

– Non siete nato ieri. Io parlavo d’altro…<br />

Esitava.<br />

– Non avete fiducia nelle pietre che dobbiamo scoprire<br />

e neanche in me. Il gioco non può riuscire…<br />

Esitò ancora e ritornò al suo bastone. Lo accarezzava delicatamente,<br />

come faceva con gli agnelli quando tentava di<br />

placarne i tremori.<br />

93

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