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Erthole - Sardegna Cultura

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dell’episodio della discesa alle Madri rappresentata nel Faust<br />

(l’eroe goethiano, si sa, è l’antesignano degli ulissidi moderni).<br />

<strong>Erthole</strong> è un libro complesso, frutto di un’indubbia padronanza<br />

delle tecniche narrative più scaltrite, ma anche di<br />

una lunga immersione dell’autore nei spesso tortuosi sentieri<br />

dell’epistemologia contemporanea. Vi si intrecciano e annodano<br />

due livelli di discorso, uno propriamente narrativo,<br />

affollato, come in un’ideale Spoon River, dei personaggi che<br />

hanno circondato l’infanzia del narratore (la madre, il padre<br />

spaccapietre, su Mudu, zia Anzeledda, Carmìna, i Mudadu,<br />

Batalla), da gran tempo scomparsi; l’altro mitico-simbolico,<br />

leggibile in filigrana all’interno del primo. Anche la<br />

rappresentazione dello spazio obbedisce alla medesima dicotomia,<br />

diviso tra il paese e quel luogo onirico che è <strong>Erthole</strong>,<br />

nel quale Zizi, con scoperto omaggio a Borges, fa rivivere il<br />

mito dell’Aleph, il «punto morto del mondo», per dirla con<br />

Montale, nel quale lo scorrere irreversibile del tempo è sospeso,<br />

e altresì è sospeso il principio di non contraddizione, in<br />

un vertiginoso smarrirsi nell’universale analogia.<br />

Il livello che abbiamo definito narrativo racconta per<br />

frammenti, così come emergono dalle “conversazioni” del<br />

narratore con i superstiti suoi coetanei, l’ingresso del paese<br />

nella storia, o se si preferisce, la sua uscita dal limbo della civiltà<br />

agro-pastorale, governata dal tempo ciclico delle stagioni<br />

e dalla forma archetipica del gregge. Si tratta dunque del<br />

racconto di una frattura, prodottasi con l’introduzione delle<br />

macchine (il mulino, la centralina elettrica a gas povero,<br />

ecc.) e l’economia di mercato: è Zuacchinu, novello Mefisto<br />

(si ricordi l’episodio dell’invenzione della carta-moneta nel<br />

Faust), che guida il paese nel difficile passaggio, facendo leva<br />

sullo spirito innovativo delle donne («Zuacchinu t’incantat<br />

s’anima», dicono gli uomini infuriati alle loro donne). Tutta<br />

una serie di microstorie (il suicidio di Batalla; il conflitto a<br />

fuoco di Sa Fraicada; Luca, il “ragazzo-airone” che legge le<br />

pietre; e tante altre) affiorano alla superficie del testo, sullo<br />

sfondo della grande storia: l’avvento del Fascismo, la guerra<br />

6<br />

d’Abissinia, la guerra di Spagna, dalla quale il padre del<br />

narratore, arruolatosi per la paga, tornerà mutilato.<br />

L’io narrante di questa storia ai confini col sogno è un<br />

uomo di penna e di pensiero, che, come quello di Mallarmé<br />

(Brise marine) «ha letto tutti i libri», ma non ha con ciò<br />

messo rimedio alla «tristezza della carne»; ha anzi aggravato<br />

il suo temperamento malinconico, quello spleen che lo spinge<br />

verso la sua onirica Itaca in cerca di un’improbabile rigenerazione.<br />

<strong>Erthole</strong> è per lui la tentazione dell’irrazionale, un<br />

modo di annegare il proprio io nel Tutto universo. Chi lo<br />

guida nell’impossibile impresa è Maddalena, nella quale l’io<br />

narrante riconosce un suo doppio femminile. Nell’arazzo che<br />

va ricamando si legge per geroglifici la storia segreta del paese,<br />

come in una delle “città invisibili” di Italo Calvino, Eudossia,<br />

la cui caotica e brulicante realtà diventa decifrabile<br />

nel tappeto che la raffigura.<br />

7<br />

Sandro Maxia

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