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Erthole - Sardegna Cultura

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– Venite con me, vi faccio assaggiare il latte quagliato.<br />

Era ansioso di ricambiare. Sa torradura, il piacere del dare,<br />

rientrava nel patto che ormai ci legava. Accettai e uscimmo<br />

dalla casa. Tacevamo entrambi. Ero un po’ emozionato,<br />

come se stessi per intraprendere un lungo viaggio, e non mi<br />

sorprendevo che mi conducesse un ragazzo del quale sapevo<br />

così poco. Il gusto dell’avventura mi esaltava. Luca aveva<br />

un’aria pensosa. Esitava a parlare, per pudore più che per<br />

diffidenza.<br />

– Sapete, stando qui si sa tutto, anche quello che deve<br />

ancora venire –. Cercai di scherzare. Lui non aveva dubbi,<br />

parlava di un potere che toccava chiunque vivesse in quel<br />

luogo.<br />

– <strong>Erthole</strong> è il centro del mondo, – continuò. – Tutto<br />

parte da qui e tutto qui ritorna. Per vedere e sentire occorre…<br />

– e si toccò col bastone il petto e la fronte dove credeva<br />

avvenissero i prodigi del sapere.<br />

Parlai di Battalla e del male che dicevano gravasse su<br />

ogni pietra di quel luogo temuto. Lui tacque. Appariva più<br />

pensoso.<br />

– La paura… – disse, e non era la risposta che cercava<br />

per me.<br />

– Voi siete ritornato… capite le cose. Battalla… è tornato<br />

anche lui, è più vivo di tutti: l’ho trovato di notte sulla<br />

sughera grande. Lo sentivo nell’aria che doveva accadere.<br />

Torneranno anche gli altri… per vivere, <strong>Erthole</strong> attende.<br />

Non scorgevo il torrente né gli altri luoghi che credevo<br />

di ricordare. Forse andavamo in un’altra direzione. Gli chiesi<br />

dove mi conduceva, ma lui pensava ancora ai ritorni di <strong>Erthole</strong>.<br />

Mi spiegò che per orientarsi si affidava all’intenzione.<br />

– Perché un altro percorso?<br />

– Ci siete voi oggi.<br />

– Vuol dire che con un altro la strada sarebbe diversa?<br />

– Può darsi, – rispose, e voleva indicare una casualità<br />

che non toccava le sue certezze. Io non riuscivo a entrare<br />

nella sua logica: ne subivo il fascino, ma non ne capivo il<br />

fondamento. L’intenzione, come guida, poteva apparire una<br />

trovata stravagante per non rispondere alle mie domande,<br />

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ma in lui vi era troppa fede, e io prendevo sul serio ciò che<br />

diceva.<br />

– Non ho ancora visto una strada, un sentiero, sembra<br />

un luogo mai abitato, eppure ci sei tu, ci sono io, ci saranno<br />

gli altri, molti o pochi, che camminano come noi con i piedi<br />

per terra.<br />

Luca mi guardava e sorrideva. Appoggiato al tronco di<br />

una delle sughere nelle quali c’imbattevamo ogni tanto, pareva<br />

ascoltasse il respiro del tenero legno protetto e soffocato<br />

dall’abbraccio di quella ruvida corteccia che picchiettava col<br />

bastone.<br />

– <strong>Erthole</strong> è grande… il pensiero si smarrisce. Ci cammino<br />

da sempre e non ho mai calpestato due volte la stessa<br />

erba e gli stessi sassi.<br />

– Ci sarà un punto da cui guardare.<br />

– C’è e non c’è.<br />

– Anche tu credi… il sangue alla testa?<br />

Tirò fuori il coltello e riprese a levigare il bastone. Qualcosa<br />

non gli andava.<br />

– Per parlare così… – non disse altro e si coprì gli occhi<br />

con la visiera del berretto.<br />

– Non so e chiedo, se non vuoi rispondere…<br />

Pacatamente mi disse che il domandare era lecito, ma<br />

che non aveva senso mostrare qualcosa a chi voleva mantenere<br />

gli occhi chiusi. Poi, con solennità, come se stesse spiegando<br />

i principi che reggono l’universo, mi confidò che lui<br />

credeva e non credeva a certe cose. Quello ch’era vero ieri<br />

poteva apparire faula domani. Le cose del mondo non si<br />

potevano capire con i «sì» e i «no» tagliati con la scure. Gli<br />

dissi che doveva darmi tempo, se ero venuto a <strong>Erthole</strong> una<br />

ragione c’era. Per farmi capire che quel mio atto d’umiltà<br />

l’aveva colpito, si sollevò la visiera del berretto e si mise il<br />

coltello in tasca. Gli chiesi di Maddalena.<br />

– Tu sai, ma non parli.<br />

– È l’ora della mungitura, – disse, e mettendosi in bocca<br />

l’indice e il pollice della mano destra congiunti ad anello lanciò<br />

tre fischi, diversi uno dall’altro, più lungo l’ultimo, con<br />

una caduta di tono interrotta bruscamente. Le pecore si misero<br />

a correre, dividendosi in due tronconi che confluivano<br />

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