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Erthole - Sardegna Cultura

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scontare su brincu malu 86 lontana dal paese. Capii, però,<br />

che c’era un altro dolore.<br />

– Chi sa di Portólu…?<br />

Mi dava pena parlare ora di quella storia mai raccontata.<br />

– Io e lui, – mi rispose voltando le spalle al paese. Parlava<br />

di suo padre e dell’ineluttabilità di un’espiazione. M’indicò<br />

l’altura dalla quale si levavano altri fuochi.<br />

– Lopéne, – disse, – ci sono anche uomini ora, e donne,<br />

lassù.<br />

C’era stata tante volte a Lopéne, con Portólu.<br />

– Dovevamo andarci insieme, io e voi, a guardare il<br />

mondo, ricordate?<br />

Abbagliata da quelle fiamme che vincevano la notte, raccontò<br />

di sé e di Portólu.<br />

– Sapeva le storie lui… parlava spesso delle case che sarebbero<br />

sorte un giorno in quel luogo e delle foreste. È grande<br />

il mondo che si vede da Lopéne!<br />

Io pensavo ai ragazzi che ascoltavano le stelle. Non erano<br />

soli. Attorno a quei fuochi c’erano i Portólu e i Luca che<br />

vanamente avevano tentato di risalire dal pauroso dirupo<br />

che chiudeva il paese. Lopéne era stata la scommessa di tutti,<br />

anche di quelli che avevano distrutto per dissennatezza.<br />

Cercavo di ricordare i vivi e i morti, ma non riuscivo a stringere<br />

in una sola catena Zuacchinu e Croale, su Mudu e i pastori<br />

ch’erano tornati dae cudd’al’e mare.<br />

– Mancano i cavatori, – disse Maddalena. Le chiesi se<br />

avesse ancora paura e lei allargò le braccia.<br />

– Non siete tornato solo per seppellire i morti. Dovete<br />

dare un senso alla vostra vita.<br />

Sa zente sembrava mi ripetesse:<br />

Si cheres istare, ista.<br />

Resta, se vuoi restare.<br />

– Andiamo via, – proposi a Maddalena che aveva già<br />

portato le sue cose a Lopéne. Presentivo quella scelta, e non<br />

mi sorpresi. Mi chiese dove volevo andare, e io risposi che al<br />

86. Il salto sciagurato.<br />

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paese sarei tornato un altro giorno. Potevo starci anche vivendo<br />

lontano. Maddalena non volle che l’accompagnassi;<br />

non aveva più paura, c’erano i fuochi e la luna, ora.<br />

– Verrò a trovarti.<br />

– Vi aspettiamo, – mi gridò scomparendo fra le siepi.<br />

Seguì un silenzio, poi la sua voce tornò dolce nella notte.<br />

La gente del paese<br />

è stanca di ferirsi<br />

nelle sere d’estate<br />

ritorna nei cortili<br />

a parlare del mondo.<br />

Mi salutò così, cantando il seguito della canzone di Luca.<br />

Guardai un’altra volta il paese in festa e salii sulla macchina,<br />

deciso a partire subito; temevo la tentazione dei fuochi. Sul<br />

sedile notai qualcosa. Pensai a un indumento dimenticato, e<br />

ne fui felice, perché poteva essere il pretesto per raggiungere<br />

Maddalena, il cui canto m’inseguiva.<br />

Il vento di Lopéne<br />

non porta più sciagure<br />

s’è spogliato del male<br />

sui monti della luna<br />

modella i suoi cavalli.<br />

Stringevo fra le mani il dono inatteso del ricamo che conoscevo.<br />

Uscii di nuovo dalla macchina e andai avanti e indietro<br />

nello spiazzo di sa Pred’iscritta, che m’appariva come<br />

una grande aia pronta ad accogliere le messi della luna. Cercavo<br />

il punto più luminoso per dispiegare il telo, le cui trame<br />

sembrava non avessero mai conosciuto smarrimento di<br />

memoria. Vivevo l’attesa dell’antico mietitore del quale ricordavo<br />

il canto:<br />

Benticheddu marinu lenu lenu<br />

beni a m’ispazzare su labore<br />

nende chi fipo bonu messadore<br />

d’onzi ghettad’e farche it’unu fenu.<br />

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