Erthole - Sardegna Cultura

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31.05.2013 Views

– Giri intorno a te stesso… Voci e suoni confusi irrompevano dal caos dove non vi era memoria di luce né di pensiero. La pena di un impossibile racconto era affidata a imprecazioni, minacce, promesse. Duos soddos de istentu pro cust’omine ’e gabále dazebílu su cuntentu. Due soldi di svago / per quest’uomo importante, / accontentatelo. Dentro di me cresceva un senso di freddo che acuiva ogni sensazione. Chertores de animas malas son’arribados a Erthole. Cercatori di anime dannate / sono arrivati a Erthole. Ero inchiodato al masso sul quale sedevo. Omine non bind’hat, ite chircas? Non c’è uomo, cosa cerchi? Sentivo un dolore mai provato, che dalle viscere saliva alla testa; la paura nasceva dal non sapere cosa dire e cosa fare. Un coro invisibile minacciò: A chie male faeddat pejus risposta li dana. A chi parla male / peggio rispondiamo. Non potevo pensare niente, provavo solo un grande sconforto. Un altro ammonimento raggiunse il sasso sul quale giaceva la mia immobilità. Chircala sa chibedda ma non ponzas pede in bruju. Cercala la radice / ma non metter piede in fallo. La sughera sembrò scuotersi, come investita dal vento. 114 – Continui a girare intorno al nulla, hai paura di sapere… Pareva che la distesa fosse battuta da una bufera; tutto si muoveva, perfino gli alberi e i sassi. Avevo la sensazione di essere entrato anch’io in quel vortice, e il senso dell’udito aveva preso tutto il mio essere. Di quella bufera coglievo ogni vibrazione; la scomponevo in un linguaggio, dando significato ai frastuoni indistinti. – Non attenderti chiarezza dalle parole. Non pensare, non parlare: ascolta. Sentii lo schianto dei ricordi e dei sentimenti; ero andato indietro nel tempo e rivivevo luoghi dimenticati della mia esistenza, segnata da lacerazioni mai confessate. Ascoltavo le mie paure, i miei rimpianti e tutto acquistava chiarezza nella sonorità di una voce. Udivo i cupi rimbombi della mazza nella cava buia di Borroscone, dove, ragazzo, ero stato associato alla pari perché conoscevo il mestiere e apparivo solido come un uomo. In quel fondale melmoso, picchiando disperatamente sulla pietra dura, spesso ero preso da capogiri: forse ero malnutrito. Borroscone, accortosi che non rendevo quanto aveva sperato, aveva sciolto la società. Me l’aveva detto brutalmente: – Forze non ne hai, mi sono sbagliato. Il silenzio di mio padre che ascoltava quel mio racconto aveva suoni strazianti. Tutto aveva voce in questa esplorazione dei dolori dimenticati, anche le macchie dell’umidità sulle pareti della casa vuota, appena venduta da mio padre quando aveva dovuto lasciare il paese; vi tornavo di notte per dormire su un sacco, terrorizzato dal buio e dalla mia solitudine. Ero andato via anch’io, pieno di vergogna per il ripudio di Borroscone, per la casa venduta e per le mie paure. All’origine di tutto, la mia nascita in un intreccio di vita e di morte. – Un’esistenza straziata da un rancore sepolto. – Non sai se ami o se odi. Non avevo rimpianti e non potevo giudicare; si scioglievano i nodi di cui era tessuta la mia vita. – Il paese… un ricordo pietrificato. Coglievo finalmente il senso della circolarità sconvolta. 115

– Giri intorno a te stesso…<br />

Voci e suoni confusi irrompevano dal caos dove non vi<br />

era memoria di luce né di pensiero. La pena di un impossibile<br />

racconto era affidata a imprecazioni, minacce, promesse.<br />

Duos soddos de istentu<br />

pro cust’omine ’e gabále<br />

dazebílu su cuntentu.<br />

Due soldi di svago / per quest’uomo importante, / accontentatelo.<br />

Dentro di me cresceva un senso di freddo che acuiva<br />

ogni sensazione.<br />

Chertores de animas malas<br />

son’arribados a <strong>Erthole</strong>.<br />

Cercatori di anime dannate / sono arrivati a <strong>Erthole</strong>.<br />

Ero inchiodato al masso sul quale sedevo.<br />

Omine non bind’hat, ite chircas?<br />

Non c’è uomo, cosa cerchi?<br />

Sentivo un dolore mai provato, che dalle viscere saliva alla<br />

testa; la paura nasceva dal non sapere cosa dire e cosa fare.<br />

Un coro invisibile minacciò:<br />

A chie male faeddat<br />

pejus risposta li dana.<br />

A chi parla male / peggio rispondiamo.<br />

Non potevo pensare niente, provavo solo un grande sconforto.<br />

Un altro ammonimento raggiunse il sasso sul quale giaceva<br />

la mia immobilità.<br />

Chircala sa chibedda<br />

ma non ponzas pede in bruju.<br />

Cercala la radice / ma non metter piede in fallo.<br />

La sughera sembrò scuotersi, come investita dal vento.<br />

114<br />

– Continui a girare intorno al nulla, hai paura di sapere…<br />

Pareva che la distesa fosse battuta da una bufera; tutto<br />

si muoveva, perfino gli alberi e i sassi. Avevo la sensazione<br />

di essere entrato anch’io in quel vortice, e il senso dell’udito<br />

aveva preso tutto il mio essere. Di quella bufera coglievo<br />

ogni vibrazione; la scomponevo in un linguaggio, dando significato<br />

ai frastuoni indistinti.<br />

– Non attenderti chiarezza dalle parole. Non pensare,<br />

non parlare: ascolta.<br />

Sentii lo schianto dei ricordi e dei sentimenti; ero andato<br />

indietro nel tempo e rivivevo luoghi dimenticati della<br />

mia esistenza, segnata da lacerazioni mai confessate. Ascoltavo<br />

le mie paure, i miei rimpianti e tutto acquistava chiarezza<br />

nella sonorità di una voce. Udivo i cupi rimbombi<br />

della mazza nella cava buia di Borroscone, dove, ragazzo,<br />

ero stato associato alla pari perché conoscevo il mestiere e<br />

apparivo solido come un uomo. In quel fondale melmoso,<br />

picchiando disperatamente sulla pietra dura, spesso ero preso<br />

da capogiri: forse ero malnutrito. Borroscone, accortosi<br />

che non rendevo quanto aveva sperato, aveva sciolto la società.<br />

Me l’aveva detto brutalmente:<br />

– Forze non ne hai, mi sono sbagliato.<br />

Il silenzio di mio padre che ascoltava quel mio racconto<br />

aveva suoni strazianti. Tutto aveva voce in questa esplorazione<br />

dei dolori dimenticati, anche le macchie dell’umidità<br />

sulle pareti della casa vuota, appena venduta da mio padre<br />

quando aveva dovuto lasciare il paese; vi tornavo di notte<br />

per dormire su un sacco, terrorizzato dal buio e dalla mia<br />

solitudine. Ero andato via anch’io, pieno di vergogna per il<br />

ripudio di Borroscone, per la casa venduta e per le mie paure.<br />

All’origine di tutto, la mia nascita in un intreccio di vita<br />

e di morte.<br />

– Un’esistenza straziata da un rancore sepolto.<br />

– Non sai se ami o se odi.<br />

Non avevo rimpianti e non potevo giudicare; si scioglievano<br />

i nodi di cui era tessuta la mia vita.<br />

– Il paese… un ricordo pietrificato.<br />

Coglievo finalmente il senso della circolarità sconvolta.<br />

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