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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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immaginare quanta importanza rivestisse, in passato, la regola che<br />

nell’attraversamento delle batìde degli altri pastori, durante il percorso per<br />

raggiungere la propria, il pastore (o conduttore) dovesse utilizzare entro lo stretto<br />

necessario l’erba lungo il cammino non potendo effettuare più “pasti” all’interno<br />

della stessa batìda altrui. Al <strong>di</strong> là del rigore con cui la “legge dei pastori” veniva fatta<br />

rispettare è giusto ricordare che il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> valori del pastore prevedeva anche forti<br />

elementi <strong>di</strong> solidarietà <strong>di</strong> gruppo. Non solo i pastori si prestavano vicendevolmente<br />

aiuto per la tusa ma, in caso <strong>di</strong> necessità (per esempio in caso <strong>di</strong> forti nevicate) erano<br />

pronti a cedere a chi si trovava in situazione peggiore parte della batìda. In caso <strong>di</strong><br />

per<strong>di</strong>ta del gregge (sequestri, malattie) tutti i pastori concorrevano con <strong>una</strong> <strong>pecora</strong><br />

alla ricostruzione del gregge del pastore che lo aveva perso, secondo un criterio <strong>di</strong><br />

mutua assicurazione che gli agricoltori introdurranno solo allo scorcio <strong>di</strong> questo<br />

secolo, spesso per iniziativa del clero o <strong>di</strong> organizzatori socialisti.<br />

Oggi mentre nei pressi delle città i pastori non trovano <strong>di</strong>fficoltà a reperire zone <strong>di</strong><br />

pascolo qualche <strong>di</strong>fficoltà è segnalata all’interno dei Parchi che, oramai, occupano<br />

tutte le aste fluviali tra<strong>di</strong>zionalmente utilizzate dalla pastorizia <strong>bergamasca</strong>. Tali<br />

<strong>di</strong>fficoltà, dovute alla presenza <strong>di</strong> numerose aree interdette al pascolo per la presenza<br />

<strong>di</strong> rimboschimenti o <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> ripopolamento della selvaggina, possono spiegare<br />

alcuni degli abbandoni <strong>di</strong> pastori verificatisi negli ultimi anni.<br />

Dimensioni e composizioni del gregge<br />

Le <strong>di</strong>mensioni dei greggi che scendevano delle valli erano tra<strong>di</strong>zionalmente <strong>di</strong> 100-<br />

150 capi; in<strong>di</strong>cazioni in tal senso sono offerte dai documenti relativi al sequestro <strong>di</strong><br />

greggi da parte delle autorità; ciò almeno a partire dal XVII. Nel me<strong>di</strong>oevo, invece, i<br />

greggi durante fase “monastica” della pastorizia e probabilmente anche<br />

successivamente, quando la transumanza era organizzata da ricchi impren<strong>di</strong>tori, erano<br />

composti da <strong>di</strong>verse centinaia <strong>di</strong> capi. Per secoli comunque il numero <strong>di</strong> 100-150 capi<br />

affidati ad un pastore ed ad un aiuto ha rappresentato lo “standard” della pastorizia<br />

transumante <strong>bergamasca</strong>. ROTA (1910) considera il gregge tipico costituito da 100<br />

capi “compresa ogni età e sesso”. Ancora prima dell’ultimo conflitto gli autori che si<br />

sono occupati della <strong>pecora</strong> Bergamasca (MARIANI, 1930, ASTORI, 1942)<br />

concordavano nell’in<strong>di</strong>care tale numero come la normale <strong>di</strong>mensione del gregge.<br />

L’ASTORI, anzi, definiva “prosperosi” i “greggi <strong>di</strong> 100-150 capi, guidati da un uomo,<br />

dal famiglio e dal cane”. Purtroppo questi autori non ci hanno fornito informazioni<br />

sulla composizione del gregge. ROTA (1910) lamentava che in alcuni casi si<br />

utilizzasse solo un ariete per 100 pecore. I greggi hanno iniziato ad <strong>di</strong>venire più<br />

consistenti dopo gli anni ’50 quando si sono innescati <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> processi che hanno<br />

portato all’abbandono dell’attività da parte <strong>di</strong> molti pastori, al mancato rimpiazzo con<br />

nuove leve e a profonde trasformazioni degli aspetti economici, sociali e tecnici della<br />

pastorizia. Ha inciso sicuramente il forte declino del prezzo della lana. Essa nel<br />

dopoguerra valeva 700-900 lire (equivalenti a 18-23.000 lire attuali!) e rappresentava<br />

la principale voce <strong>di</strong> entrata della pastorizia. I pastori hanno cercato <strong>di</strong> compensare la

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