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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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molto simile a come dovevano essere le pecore dell’età del ferro. Ad esse doveva<br />

essere simile la <strong>pecora</strong> dei Grigioni (BONACINI ET AL. 1982) e che RÜTIMEYER (1959)<br />

faceva risalire <strong>di</strong>rettamente al tipo <strong>di</strong> ovino neolitico 1 dell’Europa occidentale (Ovis<br />

aries palustris). <strong>La</strong> <strong>pecora</strong> Grigionese si è purtroppo estinta nel 1960 (RYDER, 1981).<br />

Le razze ovine primitive sono caratterizzate da coda corta e dalla presenza <strong>di</strong> corna in<br />

entrambi i sessi. Nell’area me<strong>di</strong>terranea <strong>una</strong> <strong>razza</strong> primitiva è sicuramente costituita<br />

dalla popolazione corsa autoctona (LAUVERGNE E ADELSTEINSSENON, 1976) anche se<br />

anche nelle Alpi sopravvivono tipi che, anche se meno al riparo dalle influenze delle<br />

razze migliorate, appaiono molto vicine al modello delle razze primitive. E’ il caso<br />

della Steinschaft (Pecora delle rocce) che probabilmente rappresenta ciò che rimane<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> popolazione Tirolese un tempo molto più estesa e, nel tempo,<br />

progressivamente influenzata dal tipo bergamasco. <strong>La</strong> Steinschaft può essere nera,<br />

grigia, marrone o bianca testimoniando <strong>una</strong> varietà <strong>di</strong> colorazioni che era tipica dei<br />

tipi ovini tra l’età del bronzo e quella del ferro (RYDER, 1981).<br />

L’uniformità, il colore bianco e la finezza della lana sono stati ottenuti gradualmente<br />

con <strong>una</strong> selezione millenaria. <strong>La</strong> pressione per l’ottenimento <strong>di</strong> lane bianche che<br />

possono essere tinte con qualsiasi colore, anche non esistente in natura, ha seguito la<br />

scoperta delle tinture vegetali e animali da parte dei Fenici (800 a.c.) (CROWFOOT,<br />

1961). Le prime lane bianche sono state probabilmente ottenute in Asia. Molte razze<br />

ovine europee possiedono <strong>una</strong> lana estremamente grossolana e variamente<br />

pigmentata; sono le razze sopravvissute all’interno <strong>di</strong> nicchie geografiche dove si<br />

sono potute conservare perché al riparo dalle correnti commerciali e legate a forme <strong>di</strong><br />

agricoltura <strong>di</strong> sussistenza. In tali con<strong>di</strong>zioni la rusticità dei tipi animali allevati risulta<br />

molto più importante dell’affinamento e dell’esaltazione <strong>di</strong> specifici caratteri<br />

produttivi. Con l’evolversi dell’allevamento ovino l’effetto della selezione operata<br />

dall’uomo rispetto a quella naturale si fa sempre più forte e tale effetto aumenta a<br />

mano a mano che da sistemi <strong>di</strong> allevamento tra<strong>di</strong>zionali si passa a quelli intensivi e,<br />

in alcune specie, “industriali”. In questo contesto quelle caratteristiche che<br />

nell’ambiente naturale o seminaturale rendono relativamente uniformi in un<br />

determinato contesto ecologico i soggetti <strong>di</strong> <strong>una</strong> stessa specie, perdono <strong>di</strong> importanza<br />

e l’uomo può “plasmare” le specie domestiche ricavandone <strong>una</strong> grande varietà <strong>di</strong><br />

razze con le caratteristiche più <strong>di</strong>verse in funzione <strong>di</strong> esigenze zootecniche o<br />

semplicemente estetiche. Basti considerare alla pigmentazione del mantello e alla<br />

presenza <strong>di</strong> corna. In un contesto naturale la selezione naturale impe<strong>di</strong>sce la<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tipi genetici caratterizzati da mantelli chiari o pezzati e da assenza <strong>di</strong><br />

corna perché questo costituirebbe un elemento <strong>di</strong> svantaggio nei confronti dei<br />

predatori. Il mantello bianco e l’assenza <strong>di</strong> corna sono evidentemente il risultato<br />

dell’addomesticamento. L’assenza <strong>di</strong> corna appare comunque un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

domesticazione molto precoce. Nell’Iran occidentale pecore acorni erano presenti già<br />

nel 7.500 a.c. mentre in Grecia sono documentate alla metà del VII millennio a.c.<br />

(BÖKÖNGY, 1977). Per quanto riguarda la variabilità della <strong>di</strong>mensione delle orecchie<br />

ed il loro portamento è evidente anche in questo caso che la manifestazione <strong>di</strong> questo<br />

1 in ambito padano-alpino il neolitico va dal 5.000 al 3.000 a.c.

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