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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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della primavera, con le semine, il pastore è costretto a spostarsi in aree <strong>di</strong>verse da<br />

quelle utilizzate nel periodo tra novembre e febbraio quando può usufruire delle<br />

ampie superfici lasciate libere dalla raccolta del mais e lasciar pascolare le pecore<br />

sulle stoppie. Quello primaverile è forse il periodo più <strong>di</strong>fficile perché sono più<br />

frequenti i rischi <strong>di</strong> sconfinamento in terreni dove possono essere arrecati danni<br />

all’agricoltura. In mancanza <strong>di</strong> zone <strong>di</strong> pascolo utilizzate sulla base <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> vario<br />

tipo, normalmente non scritti, con i proprietari, i pastori devono utilizzare i bor<strong>di</strong> dei<br />

canali, le ripe, le zone fluviali dove sono utilizzati i terreni demaniali sino a sfruttare<br />

ogni striscia verde <strong>di</strong>sponibile. A volte i pastori <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> “punti d’appoggio”<br />

costituiti da ricoveri più o meno precari eretti in terreni presi in affitto dove è<br />

possibile la somministrazione <strong>di</strong> fieno quando le con<strong>di</strong>zioni atmosferiche sono<br />

particolarmente avverse per la permanenza della neve sul terreno.<br />

Fig. 22: foto Foppa<br />

Fig. 23: foto Foppa<br />

FIGURA 22<br />

FIGURA 23<br />

Spesso <strong>una</strong> parte del gregge –le femmine in procinto <strong>di</strong> partorire- è ricoverata sotto<br />

tettoie o presso fabbricati agricoli (presi in affitto o, a volte, <strong>di</strong> proprietà del pastore o<br />

<strong>di</strong> parenti) mentre il rimanente del gregge continua gli spostamenti a breve raggio<br />

nelle aree <strong>di</strong> pascolo. Molti pastori però non <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> ricoveri neppure in caso<br />

<strong>di</strong> necessità e, in caso <strong>di</strong> forti nevicate, nell’impossibilità <strong>di</strong> trovare provvisorio<br />

rifugio presso qualche azienda agricola, trovano riparo in aree boschive in prossimità<br />

dei fiumi. Operazione sempre necessaria è la somministrazione del sale che viene<br />

eseguita utilizzando a volte le strade al fine <strong>di</strong> evitare lo scioglimento del sale al<br />

contatto dell’umi<strong>di</strong>tà del terreno (Fig. 24).<br />

Fig. 24: foto Foppa<br />

FIGURA 24<br />

Solo in caso particolare (siccità, maltempo eccezionale, fortissime nevicate) il<br />

pastore abbandona la batìda (l’area entro la quale si sviluppano i suoi spostamenti<br />

invernali con il gregge). <strong>La</strong> batìda è “assegnata” ad ogni pastore me<strong>di</strong>ante <strong>una</strong> regola<br />

tacita, rispettata dagli altri pastori, la cui violazione può comportare gravi contrasti<br />

che, a tutt’oggi, possono sfociare in risse durante le quali i contendenti non esitano a<br />

passare alle vie <strong>di</strong> fatto. In passato la maggior parte degli scontri erano provocati<br />

dalla presenza <strong>di</strong> pastori che in mancanza <strong>di</strong> batìda si spostavano secondo modalità<br />

effettivamente “noma<strong>di</strong>”; tali pastori venivano chiamati remènch. L’uso <strong>di</strong> questo<br />

termine non è però chiaro in quanto ‘nda a remènch significa in generale<br />

intraprendere il percorso della transumanza invernale. Del resto anche il concetto <strong>di</strong>

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