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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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maggio; oggi, invece restano al piano sino a maggio inoltrato o persino a giugno<br />

quando si trasferiscono <strong>di</strong>rettamente sugli alpeggi. I pascoli <strong>di</strong> alta quota (sopra i<br />

1800-2.000 m.) sono utilizzati come in passato solo a luglio ed agosto “luglio in cima<br />

al monte settembre in fondo alla valle”.<br />

In passato quando il gregge tipico era composto da 100-150 capi più pastori univano i<br />

loro greggi ed in questo modo alcuni erano sollevati dalla loro custo<strong>di</strong>a e potevano<br />

trascorrere l’estate presso i paesi d’origine svolgendo lavori agricoli. Le complesse<br />

modalità dello sfruttamento delle <strong>di</strong>verse fasce altimetriche della montagna, volto<br />

all’utilizzo estensivo, ma il più ampio possibile risorse foraggere del territorio, è<br />

descritto dal PRACCHI (1940). Osservazioni molto interessanti sull’alpeggio e la<br />

transumanza relative agli anni ’20 sono riportate anche da SCHEUERMEIER (1974).<br />

Le praterie alpine inframmezzate da rocce affioranti e spesso fortemente scoscese<br />

sono i pascoli tipici degli ovini.. Nonostante la non uniformità della cotica erbosa la<br />

le pecore trovano ottime piante foraggere in questo ambiente apparentemente poco<br />

ospitale. Esse devono però essere pascolate per tempo perché la carenza idrica e le<br />

con<strong>di</strong>zioni climatiche determinano <strong>una</strong> rapida maturazione delle essenze erbacee con<br />

un forte aumento delle componenti fibrose e la riduzione della <strong>di</strong>geribilità e del<br />

valore nutritivo. Alcune Alpi sono in parte utilizzate dai bovini ed in parte dagli<br />

ovini; in questo caso gli ovini occupano le fasce più elevate e rocciose.<br />

FIGURA 18<br />

Fig. 18 : pecore al pascolo in alta montagna in <strong>una</strong> cartolina <strong>di</strong> inizio ‘900.<br />

Spesso in questo caso il pastore può utilizzare il pascolo senza prenderlo in affitto<br />

stipulando accor<strong>di</strong> informali con i caricatori d’alpe. In altri casi, che nel corso degli<br />

ultimi anni si erano fatti sempre più frequenti, la <strong>di</strong>minuzione del bestiame bovino<br />

alpeggiato ha consentito ai pastori <strong>di</strong> affittare intere alpi. Spesso le alpi non più<br />

utilizzate per i bovini sono meno facilmente accessibili e meno dotate <strong>di</strong> strutture, ma<br />

possono risultare del tutto idonee per gli ovini. Nell’ambito dei gran<strong>di</strong> alpeggi<br />

utilizzati sia da bovini che da ovini i pastori hanno a <strong>di</strong>sposizione alle quote più<br />

elevate solitamente dei baitelli ru<strong>di</strong>mentali o dei rifugi ricavati utilizzando delle rocce<br />

spioventi come copertura e semplici muretti a secco. Non mancano comunque in<br />

alcuni alpeggi degli ovili in muratura e ricoveri per i pastori abbastanza confortevoli.<br />

Negli ultimi decenni i fabbricati delle alpi hanno ricevuto cure manutentive<br />

inadeguate (Rho, 1984), e ciò ha certo scoraggiato <strong>di</strong>versi pastori a continuare la loro<br />

attività. Attualmente da parte degli enti pubblici si assistite ad <strong>una</strong> rinnovata<br />

attenzione per gli alpeggi cui viene attribuita <strong>una</strong> funzione importantissima per il<br />

mantenimento dell’ambiente, del paesaggio e delle tra<strong>di</strong>zioni della montagna. Ci si<br />

augura che tale interesse, al <strong>di</strong> là dei pur opportuni contributi elergiti ai caricatori,<br />

possa condurre ad oculati interventi <strong>di</strong> ripristino e <strong>di</strong> miglioramento delle dotazioni<br />

strutturali ed infrastrutturali delle nostre alpi.

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