La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>La</strong> “Carta della Montagna” (MINISTERO DELL’AGRICOLTURA E FORESTE, 1976)<br />
metteva in luce come in seguito alla forte contrazione del carico <strong>di</strong> bestiame bovino<br />
delle alpi, determinata dalla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 47.000 capi tra il 1960 e il 1970, nel territorio<br />
delle comunità montane lombarde il carico me<strong>di</strong>o reale risultava del 30% inferiore <strong>di</strong><br />
quello potenziale (76.133 UBG contro 53.411 caricate). Questo induceva gli autori<br />
dell’indagine ad auspicare un rilancio dell’allevamento della <strong>pecora</strong> Bergamasca.<br />
“<strong>La</strong> potenzialità produttiva <strong>di</strong> vaste aree pascolive nelle alte valli ai fini dell’incremento<br />
della produzione <strong>di</strong> carne legata alla <strong>pecora</strong> gigante Bergamasca è rilevante (si stima<br />
superiore <strong>di</strong> 3 volte al carico attuale), tuttavia pur considerandone l’alta red<strong>di</strong>tività, le<br />
limitazioni alla <strong>di</strong>ffusione degli allevamenti ovini sono poste, in modo insuperabile,<br />
dalla deficienza dei pascoli vernini, a meno che non si attui in forma organizzata e<br />
associativa l’allevamento invernale, come del resto è praticato in alcuni paesi”.<br />
Veniva pertanto auspicata <strong>una</strong> politica tesa ad incrementare piccoli allevamenti<br />
presso le aziende permanenti montane ed anche collinari (20-30 capi ciasc<strong>una</strong>)<br />
potrebbe ridurre la passività e gli inconvenienti invernali ed incrementare così il<br />
patrimonio ovino, considerata la vasta <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> pascoli estivi. Oggi possiamo<br />
affermare che se vi è stato un aumento dei capi ovini alpeggiati e se il numero <strong>di</strong><br />
alpeggi non utilizzati è rimasto contenuto, ciò è merito principalmente della<br />
pastorizia transumante. <strong>La</strong> Tab. 7 consente <strong>di</strong> confrontare i dati dell’indagine del<br />
1974 con i dati più recenti relativi agli alpeggi della provincia <strong>di</strong> Bergamo<br />
Dopo aver sostato sui “prati <strong>di</strong> casa” in genere <strong>di</strong> proprietà del pastore dove le greggi<br />
si trattengono a maggio o giugno per <strong>una</strong> quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giorni o al massimo un mese<br />
in attesa <strong>di</strong> salire ai pascoli <strong>di</strong> montagna. Le greggi non raggiungevano <strong>di</strong>rettamente<br />
gli alpeggi veri e propri ma, al fine dell’acclimatamento ed in attesa dello<br />
scioglimento delle nevi, sostavano su pascoli siti a 1.000-1.500 metri (‘ndà a<br />
tempurìt).<br />
Fig. 17: foto Foppa<br />
FIGURA 17<br />
Oggi questo avviene più raramente e le greggi utilizzano questi pascoli “interme<strong>di</strong>”<br />
solo per un breve periodo dopo lo scarico del bestiame da latte durante il mese <strong>di</strong><br />
settembre. Anche i questo caso le forme <strong>di</strong> utilizzo si sono mo<strong>di</strong>ficate. Infatti in<br />
passato la sosta degli ovini sul pascolo autunnale era molto importante ed era<br />
co<strong>di</strong>ficato dai capitolati d’alpeggio che prevedevano l’affitto o il subaffitto ai pastori<br />
solo per questo periodo. Secondo il SERPIERI (1907), che non mostrava certo molta<br />
simpatia per gli ovini, queste pratiche determinavano un eccessivo sfruttamento dei<br />
pascoli come avveniva, a detta <strong>di</strong> questo autore, sui “monti” <strong>di</strong> Clusone dove in<br />
autunno pascolavano le greggi <strong>di</strong> ritorno dalla Svizzera. L’accorciamento delle<br />
stazioni interme<strong>di</strong>e ha ridotto il periodo complessivo dell’alpeggio rispetto al passato.<br />
Ciò appare legato sia alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sagiate dell’alpeggio che alla riduzione dei<br />
maggenghi. I pastori in passato lasciavano la pianura alla fine <strong>di</strong> aprile o agli inizi <strong>di</strong>