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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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giuri<strong>di</strong>co tra pastori ed agricoltori. A proposito della “guerra al vagantivo” condotta<br />

in Lombar<strong>di</strong>a è interessante ricordare un curioso progetto <strong>di</strong> legge pre<strong>di</strong>sposto nel<br />

1901 da un veterinario <strong>di</strong> Soresina, il Dott. Lodovico Braga e presentato dall’on.<br />

Deputato Pavia. Il progetto <strong>di</strong> legge prevedeva il <strong>di</strong>vieto del pascolo vagantivo delle<br />

pecore nelle provincie del Piemonte, della Lombar<strong>di</strong>a, del Veneto e dell’Emilia; in<br />

compenso ogni comune delle suin<strong>di</strong>cate regioni avrebbe dovuto provvedere a<br />

mettere a <strong>di</strong>sposizione un ricovero per <strong>una</strong> mandra <strong>di</strong> pecore, o per esso un privato.<br />

(BRAGA, 1901). Le motivazioni del Braga risentono del clima “umanitario”<br />

dell’epoca. Prevedeva che: “abolita <strong>una</strong> forma <strong>di</strong>fettosissima <strong>di</strong> esistenza <strong>di</strong><br />

un’industria ostica non solo ai nostri conduttori <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> del piano, ma ai medesimi<br />

pastori, assisteremo ad <strong>una</strong> rigenerazione ovina che tornerà utile e <strong>di</strong> decoro ad <strong>una</strong><br />

nazione incivilita quale la patria nostra”, riba<strong>di</strong>sce che il <strong>di</strong>vieto del vagantivo era<br />

negli interessi anche <strong>di</strong> “quei poveri parias che si chiamano pastori”. Nel<br />

regolamento si prevede un regime <strong>di</strong> stretta sorveglianza del pastore che avrebbe<br />

dovuto raggiungere il comune <strong>di</strong> destinazione senza fermarsi se non lo stretto<br />

necessario, avrebbe dovuto restare entro i confini assegnati <strong>di</strong> pascolo e pernottare<br />

obbligatoriamente nell’ovile messo a <strong>di</strong>sposizione (previa corrisponsione <strong>di</strong> un<br />

affitto). In un regime <strong>di</strong> sorveglianza quasi poliziesca il pascolo sarebbe stato<br />

consentito solo “dall’Ave Maria del mattino a quella della sera”, inoltre il veterinario<br />

com<strong>una</strong>le sarebbe stato tenuto a visitare ogni quin<strong>di</strong>ci giorni (!?) il gregge ed a<br />

re<strong>di</strong>gere “rapporto in iscritto ancorchè negativo”. A rivelare il carattere persecutorio e<br />

tutt’altro che “progressista ed umanitario” della proposta vi erano le pene “pecuniarie<br />

e corporali” previste per ogni infrazione ai vari <strong>di</strong>vieti previsti. Questa vicenda<br />

conferma come l’accanimento storico degli agricoltori cremonesi nei confronti dei<br />

pastori bergamaschi abbia costituito <strong>una</strong> costante per cinque secoli!<br />

Alla fine degli anni ’20 la crisi della zootecnia non mancò <strong>di</strong> colpire anche<br />

l’allevamento ovino dal momento che i prezzi della lana e della carne crollarono.<br />

Tenendo come base il prezzo del 1925, nel 1931 il valore della lana era pari a 23<br />

(FONTANA, 1998). Nel 1935 il patrimonio ovino in provincia <strong>di</strong> Bergamo, in base ai<br />

dati ufficiali, toccò un minimo storico <strong>di</strong> 6.812 capi. Con la politica “autarchica” la<br />

lana venne rivalutata e l’allevamento ovino si riprese tanto che, nel 1938, i capi in<br />

provincia <strong>di</strong> Bergamo erano risaliti a 11.000. Vennero persino <strong>di</strong>stribuiti capi ovini a<br />

prezzo ridotto alle Massaie Rurali dell’Alta Valseriana (ASTORI, 1942).<br />

Dopo la guerra <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> dati abbastanza precisi sulla transumanza estiva poiché<br />

nel febbraio 1951 l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica stabilì che<br />

“chiunque intenda trasferire bestiame ai pascoli estivi deve farne domanda (…) al<br />

sindaco del comune ove il bestiame si trova ). Il veterinario com<strong>una</strong>le doveva<br />

annotare il nome del pastore, il numero <strong>di</strong> animali, i luoghi che intendeva<br />

raggiungere. I dati vennero raccolti dagli Ispettorati Agrari e l’Istat li pubblicò a nel<br />

1951 e 1953 (BARBIERI, 1955). Nelle statistiche elaborate dall’Istat purtroppo non si<br />

<strong>di</strong>stinse tra alpeggio (nell’ambito del comune o della valle) e transumanza. E’ però<br />

interessante esaminare i dati degli spostamenti verso altre regioni o altri stati che

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