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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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parte sulle nostro prealpi. Fra le quali vanno principalmente ricordati i seguenti monti:<br />

Monte Coca, (Bon<strong>di</strong>one), Vigna soliva (Gandellino), Passèvra (Lizzola), Valle <strong>di</strong><br />

Fiumenero, Monte Pulzone (Colere), Gleno (Oltrepovo), Venano e Venarocolo<br />

(Schilpario). <strong>La</strong> maggior parte invece procede avanti, sorpassa le prime cerchie dei<br />

monti e va a passare l'estate sulle cime più inospiti delle gran<strong>di</strong> Alpi.<br />

Una gran<strong>di</strong>ssima quantità dei qui sopra accennati, che proviene dalla provincia <strong>di</strong><br />

Bergamo ed ha sede a settentrione del <strong>La</strong>go d' Iseo, ascende per la Valle Camonica fino<br />

ad Edolo, passa quin<strong>di</strong> pel passo d'Aprica nella Valtellina ascende questa valle<br />

maggiore fino alle sorgenti dell'Adda; e qui risale <strong>di</strong> nuovo le pen<strong>di</strong>ci dello Stelvio e<br />

dell'Hortelspiz .per la via <strong>di</strong> S. Giacomo <strong>di</strong> Fraele e va ad abitare i. pascoli fino a<br />

toccare i ghiacciai del versante sottoposto che appartiene ai Grigioni. Altri armenti<br />

ancora raggiungono i pascoli svizzeri, transitando per altri passi e solitamente pello<br />

Spluga, per Castasegna, per Campocologno, per Zeretz e Santa Maria”<br />

Già nel 1864 il Gran Consiglio Grigione interpellò i comuni interessati per valutare<br />

attraverso quali provve<strong>di</strong>menti fosse possibile escludere le pecore straniere dagli<br />

alpeggi grigionesi. <strong>La</strong> maggior parte degli interessati si <strong>di</strong>chiararono contrari perché<br />

ciò gli avrebbe privati <strong>di</strong> un sicuro cespite <strong>di</strong> entrata e anche perché molte aree<br />

sarebbero rimaste inutilizzate (SIMMEN, 1949). In seguito al verificarsi <strong>di</strong> <strong>una</strong> serie <strong>di</strong><br />

epidemie introdotte dalle pecore bergamasche il Cantone nominava nel 1882 <strong>una</strong><br />

Commissione incaricata <strong>di</strong> elaborare delle misure per surrogare i proventi derivati<br />

dalle pecore bergamasche (ROTA, 1910). <strong>La</strong> Commissione suggerì <strong>di</strong> elevare la tassa<br />

per la visita veterinaria delle pecore al confine e <strong>di</strong> far rispettare con severità il<br />

<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> pascolo prima del 15 giugno. <strong>La</strong> tassa suddetta fu, in effetti, portata da 5 a<br />

15 cent. per capo e le sanzioni vennero comminate con insolito rigore. Nuove<br />

pestilenze si svilupparono però nel 1894, 1897 e 1898 e portarono ad <strong>una</strong> totale<br />

chiusura. <strong>La</strong> questione assunse nel frattempo rilevanza <strong>di</strong>plomatica perché da parte<br />

italiana si introdussero <strong>di</strong>vieti all’importazione del bestiame bovino dalla Svizzera.<br />

Dovettero intervenire le autorità federali e venne raggiunto un accordo tra Svizzera<br />

ed Italia che il Consiglio Federale giustificò in questo modo “I pascoli demaniali<br />

delle Valli Enga<strong>di</strong>na, Poschiavo, Bregaglia, Monastero, Misex e Calanca sono<br />

autorizzati nel loro traffico con l’Italia. I pascoli demaniali delle nostre montagne non<br />

potevano venir sfruttati senza le greggi italiane: d’altra parte queste greggi senza<br />

l’uso <strong>di</strong> tali pascoli si estinguerebbero”. (MAYER-KUNE, 1981). Nel 1914, però, il<br />

Canton Grigioni venne <strong>di</strong> nuovo colpito da epidemie e questa volta fu l’Italia a<br />

chiudere le frontiere. Dopo la guerra la corrente <strong>di</strong> transumanza verso la Svizzera<br />

poté riprendere anche se in misura ridotta. <strong>La</strong> transumanza verso le alpi del Canton<br />

Grigioni terminò definitivamente con la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. In seguito i pastori<br />

bergamaschi continuarono a recarsi in Svizzera, ma solo per governare greggi <strong>di</strong><br />

allevatori svizzeri. Si deve ritenere che all’inizio del ‘900 l’impossibilità <strong>di</strong> accedere<br />

agli alpeggi svizzeri contribuì in modo determinante alla riduzione del patrimonio<br />

ovino bergamasco anche se è impossibile non pensare che molti pastori riuscirono a<br />

trovare soluzioni alternative nell’ambito delle regioni limitrofe.<br />

Non certo efficace come i provve<strong>di</strong>menti svizzeri anche la “guerra al vagantivo”<br />

condotta in Italia era sintomo <strong>di</strong> <strong>una</strong> ininterrotta tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scontri sul terreno

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