La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
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“Quarant’anni sono la lana <strong>bergamasca</strong> vendeasi 10 franchi il peso; nel 1855 e 1856<br />
valsi fino franchi 16, mentre alcune lane estere che si lavorano anche a Gan<strong>di</strong>no pei<br />
panni fini, valgono fino cinque volte tanto. Una <strong>pecora</strong> robusta può rendere cinque<br />
franchi <strong>di</strong> lana annualmente, e poiché le pecore, esclusi gli agnelli. si calcolano a<br />
cinquanta mila, il prodotto delle lane bergamasche si può stimare 200 mila chilogrammi,<br />
valenti circa 302 mila franchi; tanto che si può calcolare, che tre secoli sono, le valli <strong>di</strong><br />
Bergamo producessero non meno <strong>di</strong> 800 mila chilogrammi <strong>di</strong> lana, che unita alla<br />
comune, dava un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> chilogrammi 1,200,000. Né esagera chi <strong>di</strong>ce che, prima del<br />
dominio francese, queste valli rendessero sei milioni <strong>di</strong> franchi <strong>di</strong> lana. Lo stacco della<br />
Valcamonica mo<strong>di</strong>fica molto tali calcoli, poiché sui pascoli <strong>di</strong> questa valle nel secolo<br />
XVI nutrivansi tante pecore, da cavarne 400 mila chilogrammi <strong>di</strong> lana ogni anno; oggi<br />
assai meno, pure sono ancora un terzo dell’intera provincia”<br />
Si può affermare che il declino della pastorizia <strong>bergamasca</strong> cominciò alla fine del<br />
XVIII e proseguì nella prima metà del XIX secolo per poi conoscere un vero e<br />
proprio collasso alla fine del XIX secolo.<br />
Nel Censimento del Bestiame del 1881 la relazione relativa alla provincia <strong>di</strong><br />
Bergamo descrive un panorama dai toni molto foschi che, al <strong>di</strong> là dell’enfasi <strong>di</strong> alcuni<br />
passaggi, rende l’idea <strong>di</strong> <strong>una</strong> crisi profonda.<br />
<strong>La</strong> specie ovina è rappresentata da 29168 capi, dei quali 796 nel Circondario <strong>di</strong><br />
Treviglio, 12254 in quello <strong>di</strong> Bergarno e 16118 in quello <strong>di</strong> Clusone. Questi<br />
costituiscono la cosi detta <strong>razza</strong> <strong>bergamasca</strong> <strong>di</strong> alta statura, con lana <strong>di</strong> mezzana<br />
qualità ed ottimamente lattifera.<br />
Sgraziatamente questa specie è in continua decadenza da parecchi lustri <strong>La</strong> agricoltori<br />
spinta fin dove il lavoro della vanga può ricavare appena un frutto stentato, ha ristretto<br />
sempre più con un argine insuperabile lo allevamento <strong>di</strong> questi animali. Il vagante<br />
pastore, cacciato dai più pingui pascoli delle nostro prealpi, riservati agli animati<br />
bovini, erra l'estate sui più alti monti del Comasco, della Valtellina e della Svizzera fin<br />
presso quasi alla regione delle nevi perpetue dove la tenuità degli affitti prova con<br />
quali alimenti posso pascere il suo gregge; ed ove scenda a svernare al piano, è<br />
obbligato a contendere ad ogni passo e per pochi sterpi, coll'agricoltore, ed il più delle<br />
volte a stanziare il suo gregge in umi<strong>di</strong> pascoli, donde risale ai monti colpito da<br />
chachesia.<br />
Nulla dà in<strong>di</strong>zio 'che si faccia prova <strong>di</strong> Migliorare questa <strong>razza</strong>, e mentre, come<br />
vedremo, in soli due o tre punti si tentarono incrociamenti <strong>di</strong> poco conto, sappiamo<br />
dalle relazioni del Circondario <strong>di</strong> Clusone che, a cagione della continuata<br />
trascuratezza, questa <strong>razza</strong> trovasi in poco fiorente stato colà appunto, dove<br />
un'estissimo allevamento creò, colla industria del lanificio, la fioridezza <strong>di</strong> un intera<br />
vallata e la pro<strong>di</strong>giosa agiatezza <strong>di</strong> parecchie famiglie. Se convenga lasciar spingere<br />
questo deca<strong>di</strong>mento della nostra <strong>razza</strong> fino agli estremi, sicchè <strong>di</strong> questa parte tanto<br />
importante della zootecnia non abbia più a rimanere traccia, è questione, che và<br />
stu<strong>di</strong>ata a fondo e quel che più importa senza preconcetti. Certo essa sarebbe al tutto<br />
risolta ove, come fra noi sentenziavasi or sono due lustri, si riuscisse a ridurre la nostro<br />
pecore ad' accontentarsi <strong>di</strong> rodere nelle stanze, gli avanzi rifiutati dagli animali bovini,<br />
e <strong>di</strong> piluccare quà e là gli sterpi e gli steli cresciuti a stento sulle schiene brulle dei<br />
monti.<br />
Giova qui avvertire, che oltre al gregge più o meno numeroso, in molti luoghi della<br />
provincia le pecore servono <strong>di</strong> ausigliare alla vacca, con cui stallano, nella produzione