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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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quanto alle pecore considerate come ramo <strong>di</strong> ricchezza nazionale pel prodotto delle<br />

lane si <strong>di</strong>edero le opportune istruzioni perché fossero loro <strong>di</strong>sciplinati i pascoli de’<br />

fon<strong>di</strong> com<strong>una</strong>li e si raccomandò alle I.R.. Delegazioni Provinciali anche <strong>di</strong> animare<br />

con ogni mezzo e persuadere i privati a non denegare ai pastori i pascoli, <strong>di</strong> cui<br />

avessero bisogno sui loro poderi”. Per quanto riguarda i danni eventualmente<br />

provocati ai fon<strong>di</strong> vicini la C.C. ritiene che “provveggono già le <strong>di</strong>sposizioni vigenti”.<br />

<strong>La</strong> replica ai cremonesi non poteva essere più netta; non solo non era nelle intenzioni<br />

del Governo <strong>di</strong> Milano ostacolare con un rafforzamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti o si sanzioni penali<br />

il pascolo ovino bergamasco, non solo non dovevano essere mesi in con<strong>di</strong>zione i<br />

proprietari terrieri consenzienti al pascolo <strong>di</strong> cessare il loro “abuso” ma, anzi, doveva<br />

essere incoraggiata la generalità dei privati possidenti a concedere il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pascolo<br />

ai pastori. Nonostante la posizione governativa sull’argomento non lasci dubbio circa<br />

l’orientamento favorevole all’allevamento ovino, la Congregazione Provinciale tornò<br />

sull’argomento con ulteriori note e apportando ulteriori argomenti. Ciò mette in<br />

evidenza come il problema fosse ritenuto <strong>di</strong> grande interesse per la provincia e ci<br />

consente, attraverso le ulteriori argomentazioni, <strong>di</strong> conoscere anche altri elementi<br />

della situazione dell’agricoltura cremonese del tempo. Tali spiegano, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni<br />

definizione normativa, le crescenti <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>una</strong> pastorizia che sempre più deve<br />

confrontarsi con la riduzione dei terreni incolti o a pascolo e con la presenza <strong>di</strong><br />

sistemi colturali che restringono l’estensione della superfici agrarie e dei perio<strong>di</strong><br />

dell’anno in cui agricoltura e pastorizia possono convivere. Sostiene la<br />

Congregazione Provinciale, infatti, che gravi danni alle attività agricole<br />

“recano le mandrie <strong>di</strong> pecore e capre che dalle montagne si traducono in questa vasta<br />

pianura per alimentarle qui dal mese <strong>di</strong> ottobre fino a tutto aprile <strong>di</strong> ogni anno [tali danni<br />

<strong>di</strong>pendono dal] metodo praticato per condurre al pascolo e colla scarsa custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un<br />

uomo e <strong>di</strong> un ragazzo continua è la loro introduzione abusiva nei campi con<br />

germinazione <strong>di</strong> frumento e nei prati <strong>di</strong> trifoglio che ne risentono il maggior detrimento<br />

siccome queste bestie vogliono adentare per fino le ra<strong>di</strong>ci in modo da non essere<br />

suscettibili <strong>di</strong> nuovo germoglio (..) Anche alle viti ed a qualunque altra piantina che i<br />

<strong>di</strong>ligenti agricoltori si danno la premura <strong>di</strong> coltivare e curare per aumentare il loro<br />

incremento onde portarle al più presto allo stato fruttifero si dà da queste bestie il<br />

maggior detrimento e <strong>di</strong>fficile è il caso che con <strong>una</strong> sorveglianza si possa impe<strong>di</strong>re il<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne per cui parrebbe per avventura desiderabile che la superiore Autorità<br />

Governativa avesse da richiamare in osservanza la prescrizione dell’E<strong>di</strong>tto 25 aprile<br />

1775 a maggior tutela dell’interesse dell’agricoltura”<br />

In un ulteriore <strong>di</strong>spaccio la Congregazione Provinciale fa <strong>presente</strong> che<br />

“l’introduzione delle bestie lanute (…) e massime nel Territorio <strong>di</strong> Casalmaggiore è<br />

tanto più perniciosa in quanto (…) detto territorio è tutto a vigna e sprovvisto <strong>di</strong><br />

pascolo se si esclude la parte che fa fronte alla sponda del Fiume Po.”<br />

Da Milano si risponde con un <strong>di</strong>spaccio del 6 luglio 1827 con il quale si riba<strong>di</strong>sce che<br />

“le I.R. Delegazioni procurino ogni mezzo <strong>di</strong> animare e persuadere li proprietari a non<br />

rifiutare i pascoli in favore delle gregge (…) Al fine <strong>di</strong> garantire ogni inconveniente agli

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