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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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Nonostante la severità della Grida essa non risultò probabilmente efficace se<br />

quarant’anni dopo, il 4 giugno 1723, dovette essere emanata <strong>una</strong> “speciale legge” che<br />

proibiva a chiunque <strong>di</strong> “tener pecore” in quella provincia. Ma alla fine del secolo, il<br />

30 luglio 1795, “in seguito alle lamentele dei proprietari <strong>di</strong> Casalmaggiore,<br />

considerato che l’e<strong>di</strong>tto del 1775 non veniva rispettato” il Governatore della<br />

Lombar<strong>di</strong>a Austriaca emanava un ulteriore provve<strong>di</strong>mento particolare che<br />

richiamando quello del 1723 ristabiliva per la Provincia casalasca un nuovo bando<br />

per le pecore. Il provve<strong>di</strong>mento del 1795 è interessante perché mette in evidenza<br />

l’importanza della carne <strong>di</strong> castrato per l’alimentazione del tempo. I “<strong>pecora</strong>i”<br />

dovevano “sortir gli animali” dal casalasco entro 15 giorni mentre potevano<br />

introdurre pecore solo i proprietari sui loro fon<strong>di</strong> (previa notifica) e i macellai “perché<br />

non venga a mancare per li bisogni del popolo la carne de’ castrati”. Le motivazioni<br />

addotte dai proprietari terrieri <strong>di</strong> Casalmaggiore fanno appello alla particolare<br />

situazione della zona “(…) non vi sono Prati che bastino à far fieno al mantenimento<br />

de bestiami necessarij al lavorerio della Campagna”, lamentano che non vi siano<br />

terreni adatti al pascolo “… la nostra Provincia non ha boschi, né Zerbi, né<br />

Brughiera”, accusano i piccoli proprietari <strong>di</strong> rilasciare terre ai pastori che col pretesto<br />

<strong>di</strong> pascolare le pecore “<strong>di</strong>etro i fossi e gli Argini” le introducono clandestinamente<br />

sopra altrui beni. Ve<strong>di</strong>amo qui che ora sono i grossi proprietari terrieri, impegnati<br />

nella realizzazione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> agricoltura intensiva, che vogliono escludere il<br />

pascolo ovino mentre la piccola proprietà ne ricava dei vantaggi (concime, piccole<br />

quantità <strong>di</strong> lana e <strong>di</strong> carne) probabilmente importanti nell’ambito <strong>di</strong> un’agricoltura<br />

non specializzata <strong>di</strong> sussistenza.<br />

Sempre all’inizio del ‘700 “grida particolari” per ban<strong>di</strong>re il pascolo ovino da<br />

determinati territori sono emesse in numerose località 1 tra cui a Oleggio (No) nel<br />

1711, a Tortona nel 1717 (a seguito <strong>di</strong> un esposto dei Domenicani del convento <strong>di</strong><br />

S.Marzano), a Salvirola (Cr) nel 1721, a Grumello (Cr) nel 1741, nella zona a Nord <strong>di</strong><br />

Milano (Niguarda, Affori, Bresso, Bruzzano e Cormano) nel 1747, a Rovescala (Pv)<br />

nel 1765. A Inveruno (Mi) (1764), ad Inzago (Mi), Mariano (Co). Anche a<br />

Caravaggio si verifica <strong>una</strong> forte opposizione al pascolo ovino e il Governatore<br />

Principe Lobkowitz emana un apposito provve<strong>di</strong>mento, datato 14 marzo 1744, nel<br />

quale premettendo che:<br />

“Avendoci rappresentato li Regenti della Comunità <strong>di</strong> Caravaggio l’abuso introdotto<br />

massimamente dai <strong>pecora</strong>i <strong>di</strong> far pascere le loro pecore supra i beni <strong>di</strong> quel territorio<br />

contro la volontà con grave danno dei Padroni <strong>di</strong> essi supplicato dell’opportuno riparo<br />

(…) or<strong>di</strong>niamo espressamente coman<strong>di</strong>amo che ni<strong>una</strong> persona <strong>di</strong> qualsivoglia stato,<br />

grado e con<strong>di</strong>zione come pure li Pecorai ar<strong>di</strong>scano danneggiare le Vigne Campi Prati<br />

Boschi o Brughiere del suo Territorio (…) con permettere il pascolo delle Pecore od<br />

altre Bestie sopra de’ medesimi contro la volontà de’ Compossessori”<br />

Il provve<strong>di</strong>mento stabilisce la multa <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> 10 per persona e 5 per ogni <strong>pecora</strong> e<br />

“rispetto a quelli che con parole ingiuriose o fatti per causa <strong>di</strong>pendente da questa<br />

1 L’elenco non pretende <strong>di</strong> essere esaustivo.

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