La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
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isponde che non sarebbe stato possibile imporre nuove servitù ai privati proprietari<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> e che in ogni caso “non vi sono terreni sufficienti” e si aggiunge che “non<br />
sappiamo se potrà continuare l’introduzione <strong>di</strong> pecore forestiere attirate dalle passate<br />
<strong>di</strong>sposizioni”; tale introduzione che portava nel mantovano 10.904 pecore forestiere<br />
(contro 3.966 mantovane) era alimentata da pastori trentini e veronesi. Si fa quin<strong>di</strong><br />
<strong>presente</strong> che l’agricoltura mantovana non solo non possiede terreni atti al pascolo ma<br />
si va vieppiù in<strong>di</strong>rizzando verso la coltivazione <strong>di</strong> “praterie artificiali” per il<br />
foraggiamento <strong>di</strong> cavalli, “bovi da carne e da latte”. Infine si ricorda che già nel<br />
passato i “Tesini” avevano ottenuto licenza <strong>di</strong> far pascolo con numerosi armenti ma<br />
che “per i molti abusi fu tolta la permissione con grida del 27 Maggio 1588”. Queste<br />
notizie sono molto importanti non solo perché in<strong>di</strong>cano chiaramente come nel corso<br />
del XVIII secolo anche nella Lombar<strong>di</strong>a occidentale si stiano fortemente restringendo<br />
le superfici a pascolo, ma anche perché questo territorio (mantovano e bresciano)<br />
appaiono come un importante crocevia <strong>di</strong> correnti <strong>di</strong> transumanza dalla Valcamonica,<br />
al veronese, al Trentino che contribuisce a comprendere l’evoluzione della<br />
popolazione ovina “alpina”.<br />
Nella caotica situazione determinata dal rilascio <strong>di</strong> licenze <strong>di</strong> pascolo da parte delle<br />
autorità centrali e <strong>di</strong> autonome determinazioni <strong>di</strong> singole comunità, miranti a<br />
invalidare tali licenze sulla base <strong>di</strong> “antichissime consuetu<strong>di</strong>ni” com<strong>una</strong>li che<br />
escludevano capre e pecore, i governi avevano già dovuto ricorrere ad e<strong>di</strong>tti ad hoc<br />
relativi a singole provincie. Il caso <strong>di</strong> Casalmaggiore (Cr) è emblematico perché, dal<br />
‘600 ell’800, questo comune e territorio sono i protagonisti più accaniti della guerra<br />
alle pecore bergamasche. Un e<strong>di</strong>tto a stampa promulgato dal Governatore El Conde<br />
de Melgar in nome <strong>di</strong> “Carolus II Dei gratia Hispaniarum ecc. Rex, ecc.<br />
Me<strong>di</strong>olanensis Dux ecc.” dato in Milano il 14 <strong>di</strong>cembre 1683 stabilisce che:<br />
“Considerando <strong>di</strong> quanto danno e pregiu<strong>di</strong>zio sia sempre stata l’introdutione delle<br />
Pecore in questo Stato e fatta particolare riflessione a quello ne sente la Provincia <strong>di</strong><br />
Casal Maggiore (...) secondo le buone provisioni altre volte dare in tal materia, con<br />
particolari Gride, e Ban<strong>di</strong>, così contro gli introduttori in questo Stato, come delli<br />
detentori, e <strong>di</strong> quelli che danno li Pascoli per le pecore, dal che viene causata defficienza<br />
de fieni, e ne nascono notabili inconvenienti e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni molto pregiu<strong>di</strong>tiali al servitio <strong>di</strong><br />
Sua Maestà. E del Publico or<strong>di</strong>na espressamente comanda che ogni qualita’ <strong>di</strong> persone,<br />
ni<strong>una</strong> eccettuata, siano <strong>di</strong> qualunque stato, e con<strong>di</strong>tione, che nel termine <strong>di</strong> otto giorni<br />
doppo la publicatione <strong>di</strong> questo Bando, debbano effettivamente haver fatto partire da<br />
detta Communità e Provincia <strong>di</strong> Casal Maggiore, anco da proprij beni, tutti gli animali<br />
Pecorini, che in puoca o in molta quantità si ritroveranno havere, non ostante, che<br />
pretendessero haverne licentia (…) fatto pena della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> esse, da essere applicata<br />
per un terzo al notificante e gl’altri due al Regio Fisco, e <strong>di</strong> più <strong>di</strong> tre anni <strong>di</strong> Galera alli<br />
Pecorai, se così parere all’Eccellenza Sua secondo la qualità de’ casi che occorreranno.<br />
Sindaci e reggenti trovando detti animali dovranno arrestarli vivi, o’ morti, e<br />
<strong>di</strong>ssimulando [saranno multati <strong>di</strong> ] 500 scu<strong>di</strong> e in inhabilità [saranno puniti con ] tre anni<br />
<strong>di</strong> Galera (…)”