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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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Piano” daranno “licenza ai Pecorari che capiteranno in alloggio nelle loro Terre. Si<br />

riba<strong>di</strong>sce il <strong>di</strong>vieto per i pastori <strong>di</strong> portare armi da fuoco.<br />

Nel 1689 vengono richiamate e confermate le medesime <strong>di</strong>sposizioni. All’inizio del<br />

XVIII secolo la pastorizia è evidentemente ancora molto sviluppata e in seguito alle<br />

istanze dei “Deputati del Territorio Piano” nel 1772 viene pubblicata a seguito della<br />

constatazione che le il numero delle pecore era “eccessivo” e che esse “tanto Terriere<br />

che Forastiere” erano “tutto che ban<strong>di</strong>te” <strong>una</strong> nuova or<strong>di</strong>nanza che richiama le<br />

<strong>di</strong>sposizioni della metà del secolo precedente.<br />

Da queste vicende si ricava che la pastorizia <strong>bergamasca</strong> era attività esercitata ancora<br />

da figure sociali importanti e legate all’industria laniera e della macellazione. <strong>La</strong><br />

pressione degli agricoltori non fu allora in grado <strong>di</strong> ostacolare più <strong>di</strong> tanto la<br />

pastorizia anche perché le comunità locali ritraevano ancora buoni red<strong>di</strong>ti dalla<br />

concessione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> transito e <strong>di</strong> pascolo.<br />

Anche nell’area alpina dove si esercitava il pascolo estivo i contrasti intorno alla<br />

presenza <strong>di</strong> greggi bergamasche dovevano essere frequenti e <strong>di</strong> lunga data.<br />

Relativamente alla Valle Poschiavina (Grigioni) sappiamo che gli statuti <strong>di</strong> valle<br />

consentivano il carico degli alpeggi con mandrie e greggi straniere, ma solo con<br />

l’autorizzazione dei comuni (CARISSONI, 1985). Tra il XVI e il XVIII secolo anche in<br />

questa valle molto frequentata dalle greggi bergamasche sia per l’utilizzo degli<br />

alpeggi locali che per il transito verso l’Enga<strong>di</strong>na attraverso il passo del Bernina, si<br />

avvicendarono <strong>di</strong> continuo le proibizioni riguardanti la mandrie straniere, le<br />

violazioni delle proibizioni e il rilascio <strong>di</strong> permessi con o senza limiti (CARISSONI,<br />

1985). <strong>La</strong> giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Poschiavo imponeva alle greggi un “dazio”. Lo<br />

incassavano i consoli (funzionari com<strong>una</strong>li) ai quali spettava in compenso <strong>una</strong> parte<br />

dello stesso. Essi avevano l’esplicito incarico <strong>di</strong> controllare esattamente tutte le<br />

mandrie che entravano in valle e <strong>di</strong> procurare a quelle delle guide fidate. Per le greggi<br />

<strong>di</strong> passaggio si incassava l’intera tassa; per quelle che rimanevano in valle o che<br />

battevano le nostre strade solo ritornando dall’Enga<strong>di</strong>na si pagavano dei “mezzi<br />

dazi”. Ai consorzi alpestri spettava l’appalto dei pascoli ai bergamaschi, parte del<br />

ricavato doveva essere versato ai comuni. In Val Calanca, sempre nei Grigioni,<br />

nonostante il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> introduzione <strong>di</strong> bestiame straniero risalente al 149,1 e rimasto<br />

in vigore sino alla fine del ‘700, i pastori bergamaschi frequentarono la valle dal ‘600<br />

al 1928.<br />

Nel XVIII secolo si moltiplicano nello Stato <strong>di</strong> Milano, dove la maggior parte dei<br />

greggi bergamaschi svernava, le contese e i provve<strong>di</strong>menti in materia <strong>di</strong> pascolo<br />

ovino. In seguito alle pressioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi comuni viene promulgato nel 1758 un e<strong>di</strong>tto<br />

<strong>di</strong> carattere generale con il quale vengono riba<strong>di</strong>ti limiti dell’esercizio del pascolo e<br />

relative sanzioni. Un esempio <strong>di</strong> applicazione dell’e<strong>di</strong>tto è rappresentato da un caso<br />

verificatosi a Bernareggio, nella stessa zona della Brianza dove un secolo prima<br />

avevamo visto i proprietari richiedere licenze a favore del pascolo delle pecore. A<br />

seguito <strong>di</strong> danni ai seminativi <strong>di</strong> proprietà del Conte Don Francesco Antonio Visconti<br />

vengono sequestrate le pecore <strong>di</strong> tale Antonio Martinelli Bergamasco che con due

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