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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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transitavano per la tosa <strong>di</strong>rettamente negli stabilimenti (BARBIERI, 1996). Con la<br />

fortissima crisi della pastorizia iniziata alla fine dell’800 l’attività pastorale è rimasta<br />

confinata in un ambito più strettamente locale anche se esercitata da pastori <strong>di</strong><br />

professione solitamente però anche proprietari <strong>di</strong> aziende e terreni agricoli nella zona<br />

della me<strong>di</strong>a Valseriana. Anche in questo secolo proprietari tra i proprietari <strong>di</strong> greggi<br />

non sono mancati piccoli industriali lanieri, macellai e commercianti spesso residenti<br />

in città (GALIZZI VECCHIOTTI 1960). In ogni caso, almeno nell’ambito della società<br />

locale valligiana, il pastore professionista, proprietario <strong>di</strong> uno o più greggi,<br />

conserverà uno status elevato e, fino ai giorni nostri, sarà in grado <strong>di</strong> investire i<br />

proventi della pastorizia in altre attività economiche. Ne è un esempio quanto<br />

avvenuto negli ultimi decenni in Alta Valseriana dove molte delle nuove iniziative<br />

turistiche sono state finanziate dai “pastori” (CARISSONI, 1985). Giova a proposito<br />

dell’uso <strong>di</strong> questo termine precisare che fino al secolo scorso per “pastore” non si<br />

intendeva il conduttore del gregge ma l’allevatore-proprietario. Nelle varie “grida”<br />

emanate al fine <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>re o limitare la pastorizia transumante dalle aree <strong>di</strong> pianura si<br />

<strong>di</strong>stingue sempre tra pastori e “<strong>pecora</strong>i” (<strong>pecora</strong>ri, peccorari ecc.) e semplici<br />

conduttori intendendo con questi ultimi gli “aiuti” (famej, macìl). Quando la figura<br />

del pastore-impren<strong>di</strong>tore e quella del <strong>pecora</strong>io-conduttore si sono almeno in parte<br />

confuse è <strong>di</strong>fficile da stabilire. Certo è che nel XVI e XVII secolo tra i “pastori”<br />

troviamo personaggi “benemeriti <strong>di</strong> sua maestà” e comunque socialmente influenti in<br />

grado <strong>di</strong> ottenere licenze <strong>di</strong> pascolo più o meno atte ad aggirare i ban<strong>di</strong> contro il<br />

pascolo imposti dalle autorità com<strong>una</strong>li.<br />

<strong>La</strong> transumanza ovina nel contesto agricolo e delle produzioni animali nel me<strong>di</strong>oevo<br />

Per capire perché nell’ambito bergamasco si sia sviluppata la caratteristica pastorizia<br />

transumante a lungo raggio occorre prendere in considerazione due fenomeni<br />

paralleli. Nell’area pedemontana come si è già ricordato a proposito del XII secolo la<br />

presenza <strong>di</strong> boschi e incolti tende a restringersi. Le comunità della collina e della<br />

zona pedemontana introducono <strong>di</strong>vieti del pascolo nei boschi, ban<strong>di</strong>scono le capre e<br />

contingentano il pascolo ovino; nello stesso tempo nelle me<strong>di</strong>e e alte valli si<br />

estendono i prati falciabili e la pressione del bestiame sulle zone <strong>di</strong> pascolo invernale<br />

si fa insopportabile. Quando dalle valli il bestiame inizia a muoversi verso la pianura<br />

in cerca <strong>di</strong> pascoli esso non può limitarsi a rimanere in un breve raggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza<br />

dalle montagne e deve spingersi a Sud. Dal momento che anche la pianura me<strong>di</strong>o-alta<br />

è già “occupata” dagli antichi tenutari dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> pascolo non rimase ai valligiani <strong>di</strong><br />

spingersi verso il Po. Le greggi che scendevano dalle valli bergamasche seguivano il<br />

Serio che scorreva fiancheggiato da ampie fasce incolte. Di solito i pastori facevano<br />

tappa a Cologno, Ghisalba, Martinengo e, soprattutto, a Romano dove le greggi<br />

passavano il fiume in corrispondenza del “guado <strong>di</strong> Bergamo” e si <strong>di</strong>rigevano verso la<br />

campanea <strong>di</strong> Orzinuovi e il basso Oglio. Alcune greggi restavano nell’ambito delle<br />

vaste campanee che si estendevano da Soncino a Cividate e, a ovest, sino a<br />

Cortenuova, Romano e Antegnate. Sull’altra sponda si trovavano Aguzzano e

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