La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
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sul territorio <strong>di</strong> questi possessi i gran<strong>di</strong> proprietari laici e religiosi esercitassero<br />
intorno al 1000 la transumanza ovina. S.Giulia, per esempio, pur possedendo alpeggi<br />
in Valcamonica e vasti possessi sul Po e nel basso Oglio solo più tar<strong>di</strong> entrò in<br />
possesso <strong>di</strong> quelle terre lungo il me<strong>di</strong>o corso Oglio che <strong>di</strong>vennero tappe chiave della<br />
transumanza ovina tra le Alpi e il Po nei secoli successivi; lo stesso vale per altre<br />
gran<strong>di</strong> possessioni. <strong>La</strong> composizione del patrimonio zootecnico delle curtes <strong>di</strong> S.<br />
Giulia a Barbata, Clusone e Sovere era la seguente: ovini 74%, suini 21%, bovini 3%,<br />
capre 2% (Carissoni 1985). I Ghisalberti a Bergamo sfruttavano <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> pascolo in<br />
tutta la montagna e la pianura <strong>bergamasca</strong> ma senza gestire forme <strong>di</strong> allevamento.<br />
Anche nel caso del capitolo <strong>di</strong> S.Alessandro e le monache <strong>di</strong> S.Grata sembra<br />
l’interesse nell’attività pastorale fosse limitato all’esazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti signorili,<br />
rispettivamente ad Almenno e a Sarnico. All’inizio dell’ XI secolo <strong>di</strong>verse fonti<br />
mettono in luce la presenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> transumanza ovina a breve raggio nell’ambito dei<br />
complessi fon<strong>di</strong>ari mentre nelle valli si afferma il del ruolo dei comuni <strong>di</strong> montagna.<br />
Gli spostamenti <strong>di</strong> greggi ovine vengono esercitati sia tra i mons (alpeggi) ed i<br />
fondovalle (o gli altipiani) che tra gli alpeggi e l’area collinare o il bordo della<br />
pianura. Un caso che ben illustra l’importanza delle aree <strong>di</strong> alpeggio nell’ XI secolo è<br />
quello del Monte Negrino, non solo per le contese che opposero Scalvini e Bornesi<br />
nel 1018 e nel 1091, ma anche per il gran numero <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> proprietari (14!) laici e<br />
religiosi della Valcamonica, <strong>di</strong> Bergamo, <strong>di</strong> Brescia e persino della Valtellina<br />
(Monastero <strong>di</strong> Tirano), che vi esercitavano dei <strong>di</strong>ritti d’uso. Solo nel caso dei<br />
proprietari più vicini i <strong>di</strong>ritti erano però effettivamente esercitati.<br />
Nel XII secolo il ruolo dei proprietari si limiterà a percepire l’herbaticum o la decima<br />
del gregge o a ricevere l’affitto dai comuni o da qualche monastero. Nel caso degli<br />
spostamenti stagionali delle greggi nell’ambito della stessa valle o <strong>di</strong> valli vicine, tra<br />
comuni limitrofi o tra comuni e signori si stabilivano degli accor<strong>di</strong> molto precisi<br />
relativamente alle modalità <strong>di</strong> utilizzo delle zone <strong>di</strong> svernamento utilizzate da<br />
settembre alla fine della primavera. Tra tali zone troviamo la Val Borlezza e il Pian<br />
d’Oneda sul lago d’Idro. Spostamenti più lunghi venivano effettuati nell’ambito delle<br />
gran<strong>di</strong> proprietà. Il Monastero <strong>di</strong> S.Eufemia a Brescia, fondato nel 1030, <strong>di</strong>sponeva<br />
<strong>di</strong> aree <strong>di</strong> pascolo vicino alla città, lungo il corso del Chiese e <strong>di</strong> alpeggi in<br />
Valcamonica e in Val Trompia. Anche l’antico monastero bresciano dei SS. Faustino<br />
e Giovita possedeva alpeggi in Valcamonica e in Val Trompia nonchè proprietà<br />
nell’alta e persino nella bassa pianura. Tra queste proprietà si esercitava la<br />
transumanza ovina stagionale. Una transumanza a me<strong>di</strong>o raggio veniva esercitata<br />
anche tra le curtes signorili della collina (come quelle dei Mozzo e dei Brembate site<br />
nei pressi <strong>di</strong> Bergamo) e gli alpeggi nelle valli.<br />
Monaci e allevamento: la transumanza tra me<strong>di</strong>a montagna e me<strong>di</strong>a pianura<br />
Alla fine del XI secolo nei pressi <strong>di</strong> Bergamo troviamo <strong>di</strong>versi monasteri che<br />
praticano l’allevamento ovino. Tutti questi monasteri (Pontida, Fontanella, Astino,<br />
Vallalta, S. Paolo d’Argon) sono situati nella fascia al fine <strong>di</strong> esercitare l’allevamento<br />
ovino transumante che, all’epoca, rappresentava l’attività economica <strong>di</strong> maggiore