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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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antica in coincidenza con la forte richiesta <strong>di</strong> lana per l’industria laniera specializzata<br />

che si verificò a partire dal secolo XIV (BATICLE, 1982). Questo sviluppo si verificò<br />

sia per ragioni commerciali e geografiche (agevolato dalla posizione cruciale<br />

dell’Italia tra occidente e oriente), ma anche grazie alla presenza della transumanza,<br />

un sistema che assicurava la produzione <strong>di</strong> lana <strong>di</strong> qualità grazie allo sfruttamento <strong>di</strong><br />

ambienti <strong>di</strong>fferenti in estate e in inverno, con<strong>di</strong>zione fondamentale per assicurare<br />

buone con<strong>di</strong>zioni nutritive e <strong>di</strong> salute alle pecore. Riferisce infatti il BATICLE:<br />

“I centri lanieri più famosi sono al nord: Milano, Brescia, Como, Monza, Bergamo,<br />

Verona, Vicenza, Treviso e Mantova (…). Per quale ragione l’industria laniera si<br />

sviluppò così grandemente in questa regione d’Europa? Va notato innanzitutto che<br />

l’Italia del Nord e precisamente la regione <strong>di</strong> Verona era già celebrata nell’antichità per<br />

la finezza delle sue lane e dei suoi tessuti. L’alta qualità della lana si è mantenuta in<br />

tutta l’Italia grazie alla buona organizzazione della transumanza”<br />

<strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> ovini <strong>di</strong> tipo “sudanico” in Italia è testimoniata infatti SECONDO<br />

RENIERI E RUBINO (1988) da <strong>di</strong>versi mosaici ed è, secondo questi autori, sicuramente<br />

antecedente all’epoca romana. Al <strong>di</strong> là delle in<strong>di</strong>cazioni fornite dalle raffigurazioni<br />

artistiche gli autori romani che si sono occupati <strong>di</strong> agricoltura e <strong>di</strong> allevamenti<br />

offrono utili ed importanti in<strong>di</strong>cazioni per <strong>una</strong> ricostruzione della filogenesi delle<br />

razze ovine padano-alpine.<br />

I romani, pur non prestando molta attenzione agli aspetti etnologici, riferivano che i<br />

gruppi razziali ovini dell’Italia settentrionale a due tipi: le “razze <strong>di</strong> montagna liguri”<br />

<strong>di</strong> tipo primitivo e a lana grossolana e il tipo “Gallico” (FRAYN, 1984). Quest’ultimo<br />

risultava molto apprezzato da Columella che, alla fine dell’era repubblicana, le<br />

poneva al <strong>di</strong> sopra delle pur pregiate razze Calabra, Apula e <strong>di</strong> Mileto (FRAYN, 1984).<br />

Virgilio <strong>di</strong>stingueva quattro “razze” <strong>di</strong> pecore, <strong>una</strong> autoctona era già allevata dagli<br />

etruschi mentre le altre tre erano tipiche dell’Italia meri<strong>di</strong>onale. E’importante<br />

rimarcare a questo proposito che, secondo BILLIARD (1928), i caratteri <strong>di</strong> questa<br />

<strong>razza</strong> “etrusca” si ritroverebbero nell’attuale <strong>razza</strong> Bergamasca. L’assenza <strong>di</strong><br />

pigmentazione della lana appare comunque il risultato dell’introduzione <strong>di</strong> pecore <strong>di</strong><br />

origine greca con tutta probabilità anteriore alla romanizzazione; è però <strong>di</strong>fficile<br />

stabilirne la cronologia. Purtroppo il clima nei nostri ambienti, a <strong>di</strong>fferenza<br />

dell’Europa settentrionale, non ha consentito la conservazione <strong>di</strong> reperti <strong>di</strong> lana <strong>di</strong><br />

tempi antichi. e ciò non ci consente <strong>di</strong> risalire attraverso indagini archeozootecniche<br />

alla evoluzione delle caratteristiche dei filamenti lanosi (FRAYN 1984)<br />

Pari apprezzamento era espresso dal lariano Plinio che, trattando delle lane affermava<br />

che erano molto apprezzate le pugliesi ma che “ness<strong>una</strong> avanza <strong>di</strong> bianchezza quelle<br />

che sono intorno al Po”. Di certo il tipo allevato nell’area padano-veneta aveva<br />

acquisito precocemente caratteristiche favorevoli allo sviluppo <strong>di</strong> un’attività laniera<br />

commerciale. L’allevamento ed il commercio <strong>di</strong> lana ovina erano molto attivi nella<br />

Gallia transpadana e cisalpina e sono documentati da numerose epigrafi, oltre che<br />

dalle testimonianze degli autori dell’epoca. Qui tra l’altro si era <strong>di</strong>ffusa l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

utilizzare la lana per le imbottiture dei cuscini. Il ruolo dei Veneti nel miglioramento<br />

delle razze ovine, infatti, deve essere stato considerevole stante il notevole

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