La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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31.05.2013 Views

veronesi, bresciani e bergamaschi condividevano spesso le grandi aree di ed erano in grado di comprendersi utilizzando la medesima “lingua dei pastori): il gaì. I pastori della Valcamonica definivano il bergamasco trolì (pigri) e i bergamaschi a loro volta definivano il camuno petaèle (i ‘lla pèta, cioè imbroglioni), i veronesi venivano chiamati sgalberù (zoticone, ignorante), i tirolesi tròl (tirolese o pigro). FIGURA 11 Fig. 11: pecora Brentegana del veronese (da BOTRÈ, 1942) Razze appenniniche. L’attuale razza appenninica deriva dalle popolazioni ovine autoctone della Toscana e dell’Umbria tutte più o merinizzate. E’ presente anche in Emilia dove, in passato, è stata fortemente influenzata dalla Bergamasca in ragione della presenza di greggi transumanti bergamaschi, sia durante l’estate che l’inverno. L’influenza bergamasca era evidente in molti soggetti allevati sull’Appenino emiliano (CUGNINI, 1930) compresi quelli del tipo Cornigliese. Nel caso del tipo Modenese/Pavullese l’influenza può anche essere spiegata con il raggio d’azione molto ampio della transumanza modenese non solo verso la Toscana, ma anche verso la Lombardia (Brescia, Brianza) e persino il Trentino. In Umbria l’influenza della Bergamasca è stata importante specie per la Perugina di pianura (MASON, 1967), mentre negli Abruzzi la razza locale Pagliarola era stata incrociata sin dall’inizio del secolo con la Bergamasca. Anche la Garfagnina è stata influenzata dalla Bergamasca tramite l’influenza della Modenese/Pavullese. Fabrianese. La Fabrianese deriva dall’incrocio e successivo meticciamento selettivo tra arieti di razza Bergamasca e pecore appartenenti alla popolazione “appenninica” allevata nella dorsale appenninica umbro-marchigiana. L’incrocio, già intrapreso agli inizi del ‘900, ha ricevuto nuovo impulso nel secondo dopoguerra, tanto da dare origine ad una popolazione “derivata Bergamasca”. Il nome di Fabrianese compare per la prima volta nell’Atlante delle razze ovine della FEDERCONSORZI (1961). L’approvazione delle norme tecniche concernenti la determinazione dei caratteri tipici e degli indirizzi di miglioramento risale al 1973 anche se solo nel 1979 si ebbero i primi soggetti iscritti al Libro Genealogico. Considerata inizialmente razza a duplice attitudine per la produzione di latte e carne è attualmente selezionata solamente per la carne. La produzione tipica della Fabrianese dovrebbe consistere nell’agnello di 25 kg da raggiungersi a 60 giorni, ma il mercato, condizionato dalla tradizione del consumo dell’agnello da latte leggero, penalizza questo prodotto costringendo gli allevatori a cedere gli agnelli a peso inferiore. Nel 1995 risultavano iscritti al Libro Genealogico 4.000 soggetti ripartiti in 77 allevamenti. La popolazione appenninica con un forte influsso bergamasco è stimabile in 70.000 capi (RENIERI C., comunicazione personale). Pecora di Zante. Viene spesso inclusa tra le razze di tipo bergamasco. La razza dell’isola di Zante (la più meridionale delle isole ioniche al largo della costa

occidentale della Grecia) si distingue nettamente dalle altre razze delle Grecia. Per la taglia superiore e il profilo fronto-nasale marcatamente montonino. Le orecchie sono medio-grandi e portate orizzontalmente. L’origine è sconosciuta anche se alcuni sostengono che provenga dall’Italia o che sia stata portata dai Veneziani che hanno posseduto l’isola dal 1482 alla fine della Repubblica veneta. La Bergamasca oltre ad essere introdotta in modo più o meno diretto nell’area alpina dalla Baviera all’Austria, dove è nota con il termine di Bergamasker, è stata introdotta già nella prima metà del ‘900 in America Latina (ASTORI, 1942). Oggi è allevata in purezza in Brasile dove è chiamata Bergamancia. In Italia oltre alla produzione di derivati nell’ambito appenninico e alla forte influenza esercitata nell’area veneta fino all’Istria (come documenta la fotografia -Fig. 12- scattata nel 1921) è stata in tempi recente utilizzata per incroci industriali 1 nell’Italia centromeridionale (SUSMEL ET AL., 1992). FIGURA 12 Fig. 12: Arieti e pecore Bergamaschi importati nel 1922 per incroci con la razza Istriana. Cap. 4 - Larazza sudanica”: tra leggenda e conformismo La trattazione della classificazione proposta dal Sanson delle razze ovine non meriterebbe neppure di essere ricordata. Essa però stabilendo l’appartenenza della razza Bergamasca alla “razza Africana o Sudanica” ha creato un “caso” che merita di essere comentato. Il SANSON che editò il suo Traitè de Zootechnie nel 1886 conformemente ai criteri classificatori in voga in quel tempo, applicati sia alle razze umane che di animali domestici distinse le razze ovine in base alla conformazione cranico suddividendole in brachicefale e dolicocefale. Tra quelle brachicefale comprende: Razza germanica, dei paesi Bassi, delle dune, del massiccio centrale mentre tra le dolicocefale quelle di Danimarca, Britanniche, del Bacino della Loira, dei Pirenei, Merinos, di Siria e del Sudan. Quest’ultima razza comprendeva, secondo il Sanson, tre varietà: africana e asiatica, maltese e … bergamasca. I caratteri comuni alla “Razza sudanica” risulterebbero: grande taglia, arti molto lunghi e robusti, petto poco profondo, struttura fine, groppa corta e molto inclinata, profilo fronto-nasale accentuatamente montonino, coda corta e ricoperta solo di peli, il vello è estremamente variabile tanto che in alcuni casi è … completamente privo di lana e costituito solo da pelo tanto che a una certa distanza è difficile stabilire se trattasi di pecora o … di capra. La pelle è sempre più o meno pigmentata, a volte la pigmentazione è ristretta alla testa alle orecchie e ai genitali. In corrispondenza della pigmentazione della pelle i peli sono neri o rossi. Ottima fecondità, mammella molto 1 dicesi incrocio industriale l’incrocio di un ariete di razza da carne con una pecora di altra razza ai soli fini della produzione di un soggetto da macello

occidentale della Grecia) si <strong>di</strong>stingue nettamente dalle altre razze delle Grecia. Per la<br />

taglia superiore e il profilo fronto-nasale marcatamente montonino. Le orecchie sono<br />

me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong> e portate orizzontalmente. L’origine è sconosciuta anche se alcuni<br />

sostengono che provenga dall’Italia o che sia stata portata dai Veneziani che hanno<br />

posseduto l’isola dal 1482 alla fine della Repubblica veneta.<br />

<strong>La</strong> Bergamasca oltre ad essere introdotta in modo più o meno <strong>di</strong>retto nell’area alpina<br />

dalla Baviera all’Austria, dove è nota con il termine <strong>di</strong> Bergamasker, è stata<br />

introdotta già nella prima metà del ‘900 in America <strong>La</strong>tina (ASTORI, 1942). Oggi è<br />

allevata in purezza in Brasile dove è chiamata Bergamancia. In Italia oltre alla<br />

produzione <strong>di</strong> derivati nell’ambito appenninico e alla forte influenza esercitata<br />

nell’area veneta fino all’Istria (come documenta la fotografia -Fig. 12- scattata nel<br />

1921) è stata in tempi recente utilizzata per incroci industriali 1 nell’Italia centromeri<strong>di</strong>onale<br />

(SUSMEL ET AL., 1992).<br />

FIGURA 12<br />

Fig. 12: Arieti e pecore Bergamaschi importati nel 1922 per incroci con la <strong>razza</strong><br />

Istriana.<br />

Cap. 4 - <strong>La</strong> “<strong>razza</strong> sudanica”: tra leggenda e conformismo<br />

<strong>La</strong> trattazione della classificazione proposta dal Sanson delle razze ovine non<br />

meriterebbe neppure <strong>di</strong> essere ricordata. Essa però stabilendo l’appartenenza della<br />

<strong>razza</strong> Bergamasca alla “<strong>razza</strong> Africana o Sudanica” ha creato un “caso” che merita <strong>di</strong><br />

essere comentato. Il SANSON che e<strong>di</strong>tò il suo Traitè de Zootechnie nel 1886<br />

conformemente ai criteri classificatori in voga in quel tempo, applicati sia alle razze<br />

umane che <strong>di</strong> animali domestici <strong>di</strong>stinse le razze ovine in base alla conformazione<br />

cranico sud<strong>di</strong>videndole in brachicefale e dolicocefale. Tra quelle brachicefale<br />

comprende: Razza germanica, dei paesi Bassi, delle dune, del massiccio centrale<br />

mentre tra le dolicocefale quelle <strong>di</strong> Danimarca, Britanniche, del Bacino della Loira,<br />

dei Pirenei, Merinos, <strong>di</strong> Siria e del Sudan. Quest’ultima <strong>razza</strong> comprendeva, secondo<br />

il Sanson, tre varietà: africana e asiatica, maltese e … <strong>bergamasca</strong>. I caratteri comuni<br />

alla “Razza sudanica” risulterebbero: grande taglia, arti molto lunghi e robusti, petto<br />

poco profondo, struttura fine, groppa corta e molto inclinata, profilo fronto-nasale<br />

accentuatamente montonino, coda corta e ricoperta solo <strong>di</strong> peli, il vello è<br />

estremamente variabile tanto che in alcuni casi è … completamente privo <strong>di</strong> lana e<br />

costituito solo da pelo tanto che a <strong>una</strong> certa <strong>di</strong>stanza è <strong>di</strong>fficile stabilire se trattasi <strong>di</strong><br />

<strong>pecora</strong> o … <strong>di</strong> capra. <strong>La</strong> pelle è sempre più o meno pigmentata, a volte la<br />

pigmentazione è ristretta alla testa alle orecchie e ai genitali. In corrispondenza della<br />

pigmentazione della pelle i peli sono neri o rossi. Ottima fecon<strong>di</strong>tà, mammella molto<br />

1 <strong>di</strong>cesi incrocio industriale l’incrocio <strong>di</strong> un ariete <strong>di</strong> <strong>razza</strong> da carne con <strong>una</strong> <strong>pecora</strong> <strong>di</strong> altra <strong>razza</strong> ai soli fini della<br />

produzione <strong>di</strong> un soggetto da macello

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