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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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contributi agli allevatori da parte dell’Ispettorato all’Agricoltura. Dopo la guerra la<br />

<strong>razza</strong> ha subito <strong>una</strong> drastica contrazione negli anni ’50, in seguito alla scomparsa<br />

delle piccole aziende conta<strong>di</strong>ne dove era allevata.(REDAELLI, 1997). Attualmente la<br />

popolazione brianzola, già ridotta allo stato <strong>di</strong> reliquia, è oggetto <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong><br />

recupero che si scontra con l’esiguità dei capi (poche decine <strong>di</strong> femmine tre maschi)<br />

riconducibili al tipo originale. Dal punto <strong>di</strong> vista morfologico anche la Brianzola<br />

come la Varesina si <strong>di</strong>stinguerebbe per un profilo fronto-nasale meno<br />

accentuatamente montonino, l’altezza al garrese delle pecore è pari a 75 cm, il peso a<br />

64 kg (NOÈ, 1997).<br />

FIGURA 5<br />

Fig. 5 : un gruppo <strong>di</strong> pecore Brianzole (Foto Redaelli)<br />

Altre razze ovine presenti in Lombar<strong>di</strong>a<br />

Pecora <strong>di</strong> Corteno. In provincia <strong>di</strong> Brescia bisogna <strong>di</strong>stinguere la Valcamonica, che<br />

appartiene a pieno titolo all’area <strong>di</strong> allevamento della <strong>pecora</strong> Bergamasca, dal resto<br />

della provincia. In Valcamonica troviamo in un areale limitato la <strong>pecora</strong> <strong>di</strong> Corteno,<br />

<strong>di</strong> taglia nettamente inferiore alla Bergamasca, con orecchie semi pendenti e profilo<br />

fronto-nasale solo leggermente montonino. L’altezza al garrese delle pecore adulte è<br />

pari a 73 cm, il peso a 57 kg. (BRAMBILLA ET AL. 1994), <strong>La</strong> <strong>pecora</strong> <strong>di</strong> Corteno non si<br />

presenta omogenea dal punto <strong>di</strong> vista morfologico e l’influenza <strong>bergamasca</strong> si è<br />

gradualmente accentuata; è allevata in piccoli allevamenti stanziali con alpeggio<br />

estivo.<br />

Pecore bresciane. Il BENEDINI (1976) descrivendo le con<strong>di</strong>zioni dei conta<strong>di</strong>ni nella<br />

prima metà del secolo XIX si riferisce alla provincia <strong>di</strong> Brescia (con l’esclusione<br />

della Valcamonica allora unita a Bergamo) e ci informa che:<br />

“L’allevamento degli animali ovini ha luogo in Valle Trompia e sui monti del<br />

Mandamento <strong>di</strong> Iseo. <strong>La</strong> <strong>razza</strong> deriva dalla Bergamasca, sicché può <strong>di</strong>rsi <strong>una</strong> sotto-<strong>razza</strong><br />

<strong>di</strong> questa, ed è molto feconda. Scopo principale dell’allevamento è la lana. In Valle<br />

Trompia l’allevamento si esegue al pascolo; le pecore non si fanno trasmigrare al piano;<br />

l’estate se ne riuniscono molte sulle cime dei monti ove non possono accedere le<br />

bovine. Nel Mandamento d’Iseo invece la pastorizia è più nomade che stazionaria. Al<br />

piano scendono per svernare specialmente pastori tirolesi, esercitando la pastorizia<br />

errante, ma il loro numero <strong>di</strong>minuisce sempre <strong>di</strong> più, essendo ormai pochissimi i<br />

proprietarii che loro voglion dare ricetto, poiché il vantaggio del concime che resta <strong>di</strong><br />

loro proprietà, non compensa i danni campesti arrecati da quelli armenti”<br />

Appare da questo resoconto che la popolazione ovina bresciana era stata nell’800<br />

ormai largamente influenzata dalla <strong>bergamasca</strong> con la quale, peraltro, almeno <strong>una</strong>

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