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La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini

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sostituzione della “Piemontese alpina” con la Biellese la consistenza <strong>di</strong> quest’ultima<br />

non sia <strong>di</strong> fatto molto aumentata e che quin<strong>di</strong> la valutazione del DASSAT (come altre<br />

effettuate in seguito) peccasse <strong>di</strong> un evidente eccesso <strong>di</strong> ottimismo. <strong>La</strong> scarsa<br />

consistenza numerica delle biellese è riconosciuta anche dai suoi estimatori tanto da<br />

far affermare che “nei primi anni ’60 si sfiorò concretamente il rischio <strong>di</strong> estinzione”<br />

(TEMPIA, 1988). Questa situazione ha inevitabilmente portato in <strong>di</strong>verse occasioni ad<br />

utilizzare arieti bergamaschi. ASTORI (1942) elencando le numerose destinazioni dei<br />

soggetti bergamaschi comprende anche Biella. Nel dopoguerra alla Mostra <strong>di</strong><br />

Clusone il BELOTTI (1947) osservava la presenza <strong>di</strong> piemontesi tra gli acquirenti dei<br />

soggetti da riproduzione. Sicuramente non sono mancati casi inversi. Dal momento<br />

che la minor taglia rappresentava, in passato, un carattere <strong>di</strong>stintivo della Biellese<br />

l’eventuale influsso <strong>di</strong> questa od altre razze avrebbe dovuto tradursi in <strong>una</strong> riduzione<br />

della taglia della Gigante Bergamasca. Fino al 1985, però, la taglia me<strong>di</strong>a dei soggetti<br />

appartenenti ai greggi iscritti al Libro genealogico non risultava <strong>di</strong>minuita rispetto al<br />

1968 ed al 1930 (BALDUZZI, 1985). Ciò in<strong>di</strong>ca che pur in presenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> mo<strong>di</strong>fica<br />

della conformazione (aumento dei <strong>di</strong>ametri trasversali) la Bergamasca sino a 15 anni<br />

fa manteneva uno dei suoi principali caratteri <strong>di</strong>stintivi.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista etnologico, inoltre, l’influenza recente della Biellese (nell’ambito<br />

beninteso <strong>di</strong> scambi incrociati) deve essere considerata alla luce dei processi <strong>di</strong><br />

formazione nei secoli passati delle popolazioni da cui sono state estratte le attuali<br />

razze Biellese e Bergamasca. Innanzitutto è verosimile ritenere che le razze alpine a<br />

lana bianca (relativamente fine rispetto alle razze più primitive), acorni e ad orecchi<br />

pendenti si siano <strong>di</strong>ffuse a partire da un area con baricentro lombardo-veneto (ve<strong>di</strong><br />

Cap.5) ci limitiamo a considerare come nel ‘700 e probabilmente anche nel secolo<br />

prededente vi fosse <strong>una</strong> massiccia presenza delle greggi bergamaschi in Valsesia.<br />

Essa è documentata da documenti dell’inizio dell’800 1 nei quali emerge il <strong>di</strong>sappunto<br />

dei lanaioli <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no per il fatto che, in base ad antichi accor<strong>di</strong> tra Venezia e<br />

Torino, 18.000 pecore bergamasche utilizzavano da aprile a S.Michele i pascoli della<br />

Valsesia dove contribuivano con le loro lane a rifornire il lanificio biellese. Gli<br />

accor<strong>di</strong> prevedevano, infatti, che esse potessero lasciare il Piemonte solo dopo la tosa.<br />

Nel 1774 un industriale <strong>di</strong> Biella propose al Re <strong>di</strong> Sardegna, in <strong>una</strong> relazione sulla<br />

crisi della pastorizia biellese, <strong>di</strong> proibire l’entrata delle pecore bergamasche, stimate<br />

in 12.000 capi, suggerendo misure a favore dei pastori locali. (TEMPIA, 1988). Nella<br />

relazione non si manca <strong>di</strong> sottolineare che la qualità della lana delle pecore locali era<br />

superiore a quella delle bergamasche, fatto peraltro contraddetto dal MAIRONI DA<br />

PONTE (1803) nelle sue “Osservazioni su <strong>di</strong>partimento del Serio” dove lamenta che le<br />

lane delle pecore bergamasche “Le quali sono assai perfette (…) le fanno con<br />

ingegnosi raggiri passare in altri paesi” (tra cui il Dipartimento dell’Agogna,<br />

corrispondente alla provincia <strong>di</strong> Vercelli). Resta il fatto che le pecore biellesi erano<br />

anche a quei tempi in numero ridotto e che la presenza massiccia delle bergamasche<br />

non poteva determinare un’influenza sulle pecore locali. Se è vero infatti che anche in<br />

tempi recenti il pastore bergamasco ha ricercato nei tipi identificati come “biellesi”<br />

1 ASM fondo commercio p.m., cart.

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