La pecora bergamasca. Storia e presente di una razza ... - Ruralpini
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“le fabbriche <strong>di</strong> pannine sono delle più cospicue e oltre che hanno formato la ricchezza<br />
<strong>di</strong> molte riguardevoli famiglie che vi si contano e che mantiene in uno stato <strong>di</strong> agiatezza<br />
generale la popolazione del Cantone, offrono, mezzi <strong>di</strong> sussistenza anche a molti altri” 1<br />
MAIRONI DA PONTE nelle sue “Osservazioni” citava le numerose produzioni del<br />
lanificio gan<strong>di</strong>nese “panni <strong>di</strong> varia finezza e <strong>di</strong> vario uso, peluzzi, mollettoni,<br />
spagnolette bianche finissime, mezzane e or<strong>di</strong>narie, rattine <strong>di</strong> varia finezza e altezza,<br />
mezzi pani e saglie <strong>di</strong> molte sorti (…) e certa robba detta volgarmente peina perché<br />
primitivamente fabbricata in un nostro villaggio <strong>di</strong> Pea”. Secondo dati del 1806 dalle<br />
142 fabbriche bergamasche uscivano 1,2 milioni <strong>di</strong> m <strong>di</strong> stoffa, 12.000 m <strong>di</strong> fettucce<br />
e 2.200 paia <strong>di</strong> calze per un valore complessivo <strong>di</strong> 7,16 milioni. (COVA, 1988); Il<br />
MAIRONI DA PONTE in<strong>di</strong>viduava uno dei motivi della decadenza del lanificio nella<br />
forte contrazione del numero <strong>di</strong> pecore e quin<strong>di</strong> della lana grezza <strong>di</strong>sponibile in loco.<br />
Tale <strong>di</strong>minuzione sarebbe stata determinata dalla <strong>di</strong>minuzione dei pascoli e dall’<br />
“incarimento de’ fieni” dovuti ai progressi dell’agricoltura ed in particolare alla<br />
grande <strong>di</strong>ffusione della piantumazione con gelsi per provvedere<br />
all’approvvigionamento del setificio. Che la materia prima “nazionale” fosse<br />
elemento importante per il rilancio del lanificio è <strong>di</strong>mostrato dal fatto che tra le varie<br />
misure invocate al Governo dai fabbricanti <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no figuravano oltre alla creazione<br />
<strong>di</strong> <strong>una</strong> Camera <strong>di</strong> Commercio e al miglioramento delle misure stradali la revisione<br />
degli antichi accor<strong>di</strong> tra Venezia e Torino che, in cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> pascolo in<br />
Valsesia tra aprile e ottobre, prescrivevano la tosa delle pecore prima del rientro. Ma<br />
il Piemonte allora faceva parte dell’Impero francese e accon<strong>di</strong>scendere a questa<br />
richiesta voleva <strong>di</strong>re ledere gli interessi “imperiali” con timore <strong>di</strong> ritorsioni conto il<br />
vassallo Regno Italico. Non si ravvisò infatti opportuno “proibire <strong>di</strong>rettamente<br />
l’estrazione delle lane, né (…) impe<strong>di</strong>re le <strong>di</strong>visate tosature”, ma ci si limitò a<br />
suggerire <strong>di</strong> imporre <strong>una</strong> misura “meno provocante” e cioè un Dazio che rendesse<br />
non conveniente ad alcuni tale “estrazione”. Posizione come si vede del tutto<br />
pretestuosa dal momento che avrebbe dovuto sortire lo stesso effetto. Di fatto non se<br />
ne fece nulla. Il Rapporto della Sezione dell’Interno al Consiglio Legislativo del 6<br />
agosto 1803 si esprimeva nei termini seguenti 1<br />
“L’uscita dal Territorio della Repubblica delle lane, che nate nel nostro paese nelle<br />
manifatture del nostro paese pare pur ragionevole , che a preferenza debban essere<br />
adoperate forma il principale soggetto delle lagnanze <strong>di</strong> detti Fabbricanti, ed insieme<br />
l’unico oggetto delle <strong>di</strong>verse loro rappresentanze necessariamente esigente il freno<br />
d’<strong>una</strong> legge. Al <strong>di</strong>re dei medesimi ha luogo tale estrazion per due parti principalmente<br />
<strong>una</strong> cioè per il Piemonte, e l’altra per gli Stati Ex Veneti ora Imperiali. Quella , che<br />
succede per il Piemonte la vostra Sezione ha esplorato essere antichissima, e procedere<br />
da <strong>una</strong> misura politica del Governo Piemontese, già sovrano <strong>di</strong> tutta la Vallesesia, il<br />
quale ne’ concedere ai Pastori Bergamaschi, allora Sud<strong>di</strong>ti della Repubblica <strong>di</strong> Venezia,<br />
la facoltà <strong>di</strong> pascolare dall’aprile sino a S.Michele d’ogni anno più <strong>di</strong> 18 mila pecore<br />
sopra i gioghi de’ Monti <strong>di</strong> quella Valle, prescrisse la con<strong>di</strong>zione assoluta, che tali<br />
greggie dovessero all’uscire, come tosate vi venivano dal Terrritorio Bergamasco con<br />
1 da: COVA (1988)<br />
1 ASM Commercio p.m. cart. 185