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valutazione e monitoraggio respiratorio di uso più comune in terapia intensiva respiratoria che non in anestesia. Si discuteranno pertanto di seguito le indicazioni per le varie scelte ventilatorie, basate su una classica ventilazione a volume controllato con flusso inspiratorio costante. PEEP. Per cercare di limitare l’azione pro-atelettasia determinata dall’aumento della pressione addominale, è indicata l’applicazione di una PEEP di almeno 5 cmH2O. Livelli di PEEP superiori, fino a 10 cmH2O o oltre, sarebbero sicuramente più efficaci, ma non vengono comunemente utilizzati, se non in presenza di disturbi dell’ossigenazione tali da dover richiedere una compensazione con una FiO2 superiore a 0.6. La limitazione nel livello di PEEP applicato discende da problemi, effettivi o potenziali, di interferenza emodinamica. Sarebbe sicuramente auspicabile poter disporre, in futuro, di maggiori dati sperimentali sugli effetti della PEEP nel contesto qui considerato, perché un livello di PEEP insufficiente potrebbe risultare, in linea teorica, un fattore lesionale significativo per il parenchima polmonare. Volume Corrente La riduzione della compliance del sistema respiratorio legata direttamente e indirettamente all’aumento della pressione addominale comporta vincoli stretti nella scelta del volume corrente. Lo stesso volume di 8-10 ml/Kg che, nella fase precedente al pneumoperitoneo, coincideva con una pressione alveolare di picco sicuramente non pericolosa, potrebbe associarsi, nella fase di pneumoperitoneo, a una pressione alveolare di picco meno tranquillizzante. Questo argomento presenta tuttavia un margine di incertezza per la mancanza di dati certi su quale sia il vero limite di sicurezza per la pressione alveolare di picco, in particolare in un contesto in cui la riduzione di compliance del sistema respiratorio discende essenzialmente da una riduzione della compliance toracica, piuttosto che di quella polmonare. Volendo mantenere un certo margine di sicurezza, si potrebbe dire che bisogna scegliere un volume corrente sufficientemente piccolo da consentire una pressione alveolare possibilmente non superiore ai 25 cmH2O, e comunque mai superiore ai 30 cmH2O. In pratica questo significa che, nella fase di pneumoperitoneo, non potremo pensare di fronteggiare l’aumento della richiesta di ventilazione alveolare da assorbimento di CO2 con un aumento di volume corrente al di sopra del valore basale di 8-10 ml/Kg. Anzi, in alcuni casi, al fine di garantire la sicurezza meccanica della ventilazione, sarà necessario apportare una riduzione del volume corrente basale, eventualmente anche al di sotto degli 8 ml/Kg, nonostante un pattern respiratorio a volume corrente ridotto coincida necessariamente con una riduzione di efficienza in termini di eliminazione di CO2. Se, come è auspicabile, l’apparato per anestesia dispone di mezzi per la valutazione della pressione alveolare di picco (cioè della funzione di occlusione manuale di fine inspirazione), e/o della possibilità di lavorare in ventilazione a pressione controllata, saranno semplici l’individuazione del massimo volume corrente teoricamente sicuro, e quindi la scelta individualizzata di un volume corrente che abbia un buon margine di sicurezza senza però penalizzare l’eliminazione di CO2. Se invece l’apparecchiatura non dispone di queste funzioni, sarà giocoforza optare per una riduzione di volume corrente essenzialmente alla cieca, operando una scelta di 60

sicurezza meccanica che però potrebbe rendere molto più difficoltoso il controllo ottimale della capnia. Frequenza respiratoria L’aumento della frequenza respiratoria nella fase di pneumoperitoneo rappresenta il meccanismo fondamentale di compensazione dell’aumentata richiesta di ventilazione alveolare, e dovrà essere tanto più marcato quando i vincoli di sicurezza meccanica del sistema respiratorio abbiano imposto un volume corrente ridotto. I comuni apparecchi per anestesia non sono molto tolleranti nei confronti di una frequenza respiratoria elevata, in quanto la via espiratoria presenta una struttura piuttosto complessa e quindi una discreta resistenza al flusso. In presenza di un tempo espiratorio ridotto, l’alta resistenza può comportare facilmente una iperinflazione polmonare dinamica, con un effetto di PEEP intrinseca che può sfuggire all’operatore, quando manchino i mezzi idonei di verifica (funzione di occlusione manuale di fine espirazione) e monitoraggio (rappresentazione grafica del segnale di flusso-tempo e/o del loop flusso-volume). La PEEP intrinseca così generata può compromettere sia l’emodinamica che la sicurezza meccanica del setting ventilatorio prescelto. Fortunatamente la ridotta compliance del sistema respiratorio legata al pneumoperitoneo velocizza considerevolmente l’espirazione, rendendo meno probabili l’iperinflazione dinamica e la PEEP intrinseca. Pertanto, con l’instaurarsi del pneumoperitoneo, dopo avere eventualmente riaggiustato al basso il volume corrente, bisognerà semplicemente aumentare la frequenza respiratoria tanto da mantenere adeguati valori di PaCO2, con i seguenti accorgimenti: verificare l’assenza di iperinflazione dinamica sul tracciato di flusso-tempo, e/o sul loop flusso-volume, e meglio ancora con una manovra di occlusione di fine espirazione; ricordare che le alterazioni indotte dal pneumoperitoneo a CO2 possono modificare la relazione tra ETCO2 e PaCO2, e che quindi non ci si potrà fidare ciecamente del dato non invasivo di ETCO2, ma bisognerà procedere a un controllo emogasanalitico; ricordare che la sospensione anche temporanea dell’insufflazione peritoneale (in particolare in caso di laparotomia di servizio) immediatamente ripristina le condizioni meccaniche antecedenti al pneumoperitoneo: l’espirazione risulterà rallentata, e quindi l’elevata frequenza respiratoria genererà immediatamente iperinflazione dinamica e PEEP intrinseca. A seconda del grado di assorbimento di CO2, delle scelte operate sul volume corrente, e della compromissione dell’efficienza del polmone come scambiatore, l’aumento necessario in frequenza respiratoria può essere considerevole. Rapporto Inspirazione-Espirazione (I:E) La necessità di aumentare la frequenza respiratoria e i limiti meccanici dei sistemi per anestesia sconsigliano di scostare il rapporto I:E dal valore “normale” di 1:2, tanto in aumento quanto in riduzione. Manovre di reclutamento 61

valutazione e monitoraggio respiratorio di uso più comune in terapia intensiva respiratoria<br />

che non in anestesia.<br />

Si discuteranno pertanto di seguito le indicazioni per le varie scelte ventilatorie, basate su<br />

una classica ventilazione a volume controllato con flusso inspiratorio costante.<br />

PEEP.<br />

Per cercare di limitare l’azione pro-atelettasia determinata dall’aumento della pressione<br />

addominale, è indicata l’applicazione di una PEEP di almeno 5 cmH2O. Livelli di PEEP<br />

superiori, fino a 10 cmH2O o oltre, sarebbero sicuramente più efficaci, ma non vengono<br />

comunemente utilizzati, se non in presenza di disturbi dell’ossigenazione tali da dover<br />

richiedere una compensazione con una FiO2 superiore a 0.6. La limitazione nel livello<br />

di PEEP applicato discende da problemi, effettivi o potenziali, di interferenza<br />

emodinamica. Sarebbe sicuramente auspicabile poter disporre, in futuro, di maggiori<br />

dati sperimentali sugli effetti della PEEP nel contesto qui considerato, perché un livello<br />

di PEEP insufficiente potrebbe risultare, in linea teorica, un fattore lesionale<br />

significativo per il parenchima polmonare.<br />

Volume Corrente<br />

La riduzione della compliance del sistema respiratorio legata direttamente e<br />

indirettamente all’aumento della pressione addominale comporta vincoli stretti nella<br />

scelta del volume corrente. Lo stesso volume di 8-10 ml/Kg che, nella fase precedente<br />

al pneumoperitoneo, coincideva con una pressione alveolare di picco sicuramente non<br />

pericolosa, potrebbe associarsi, nella fase di pneumoperitoneo, a una pressione<br />

alveolare di picco meno tranquillizzante.<br />

Questo argomento presenta tuttavia un margine di incertezza per la mancanza di dati<br />

certi su quale sia il vero limite di sicurezza per la pressione alveolare di picco, in<br />

particolare in un contesto in cui la riduzione di compliance del sistema respiratorio<br />

discende essenzialmente da una riduzione della compliance toracica, piuttosto che di<br />

quella polmonare. Volendo mantenere un certo margine di sicurezza, si potrebbe dire<br />

che bisogna scegliere un volume corrente sufficientemente piccolo da consentire una<br />

pressione alveolare possibilmente non superiore ai 25 cmH2O, e comunque mai<br />

superiore ai 30 cmH2O.<br />

In pratica questo significa che, nella fase di pneumoperitoneo, non potremo pensare di<br />

fronteggiare l’aumento della richiesta di ventilazione alveolare da assorbimento di CO2<br />

con un aumento di volume corrente al di sopra del valore basale di 8-10 ml/Kg. Anzi, in<br />

alcuni casi, al fine di garantire la sicurezza meccanica della ventilazione, sarà<br />

necessario apportare una riduzione del volume corrente basale, eventualmente anche<br />

al di sotto degli 8 ml/Kg, nonostante un pattern respiratorio a volume corrente ridotto<br />

coincida necessariamente con una riduzione di efficienza in termini di eliminazione di<br />

CO2.<br />

Se, come è auspicabile, l’apparato per anestesia dispone di mezzi per la valutazione<br />

della pressione alveolare di picco (cioè della funzione di occlusione manuale di fine<br />

inspirazione), e/o della possibilità di lavorare in ventilazione a pressione controllata,<br />

saranno semplici l’individuazione del massimo volume corrente teoricamente sicuro, e<br />

quindi la scelta individualizzata di un volume corrente che abbia un buon margine di<br />

sicurezza senza però penalizzare l’eliminazione di CO2.<br />

Se invece l’apparecchiatura non dispone di queste funzioni, sarà giocoforza optare per<br />

una riduzione di volume corrente essenzialmente alla cieca, operando una scelta di<br />

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