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Bernardi - E se toccasse a te?

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PROFESSOR BERNARDI<br />

27/03/09<br />

INTRODUZIONE<br />

A causa delle critiche ricevu<strong>te</strong> dagli studenti degli anni passati ho deciso di cambiare sis<strong>te</strong>ma: io preferivo usare la<br />

lavagna e il gesso, ma c‟è chi mi ha fatto notare ripetutamen<strong>te</strong> che da dietro non si vede ed altri problemi, quindi sto<br />

met<strong>te</strong>ndo tutto su POWER POINT (e li ho fatti come <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> una lavagna) e ve li met<strong>te</strong>rò in re<strong>te</strong> sul mio <strong>se</strong>rver di<br />

laboratorio (ftp://147.162.168.220/), in modo che ve li possia<strong>te</strong> scaricare (ma sarà tra qualche giorno), anche perché a me<br />

piacerebbe che voi li abbia<strong>te</strong> prima della lezione. Li numererò, ma non è che il numero coincide con la lezione perché<br />

dipende anche da voi. Gli argomenti ve li comunico prima.<br />

Negli anni ho oscillato un po‟ sui consigli dei libri da dare:<br />

1. La mia prima scelta è l‟HARRISON, perché è il libro che u<strong>se</strong>re<strong>te</strong> per fare la medicina in<strong>te</strong>rna, e quindi vi<br />

accompagnerà per tutto il corso di studi clinico, ed iniziare già a studiare su questo vi facilita molto. Il problema è<br />

che non è strutturato come un libro di fisiopatologia generale e uno deve andarsi a cercare le co<strong>se</strong>, deve avere un<br />

metodo di studio ed un‟in<strong>te</strong>lligenza analitica particolare. Io mi preparo sul‟Harrison, ma non l‟ultima edizione<br />

(ho la mia preferita, e non cambiano tantissimo dall‟una all‟altra), ma comunque mi aggiorno. Volevo darvi le<br />

fotocopie o il pdf delle parti dove io metto insieme le lezioni: il pdf non lo metto in linea perché sarebbe un guaio<br />

(problemi di copyright);<br />

2. Il PONTIERI, che non è un buon libro ma ha dei vantaggi: è conciso e quindi c‟è tutto, e non lascia buchi nella<br />

preparazione. Però per molti versi è superficiale e contiene degli errori: io vi dirò dove sono gli errori . Alla fine<br />

vengo col libro e vi dico che cosa va bene, che cosa meno, e magari anche le parti.<br />

Comunque avere un libro è meglio che non averlo, perché c‟è una certa <strong>te</strong>ndenza a basarsi solo sugli appunti, dato che<br />

sono prevedibile negli esami (mi pare il minimo che posso fare visto che abbiamo tutti un sacco di problemi), e vi<br />

consiglio di NON STUDIARE SOLO DAGLI APPUNTI, altrimenti vi manca la visione d‟insieme del problema. A me<br />

non piace fare il ripetitore di <strong>te</strong>sti, anche perché sintomi, <strong>se</strong>gni, li trova<strong>te</strong> sul libro.<br />

In definitiva ave<strong>te</strong> bisogno di un <strong>te</strong>sto, e <strong>se</strong> veni<strong>te</strong> <strong>se</strong>mpre a lezione credo sare<strong>te</strong> in grado di studiare sull‟Harrison, perché<br />

<strong>se</strong>lezionere<strong>te</strong> gli argomenti; non ho pre<strong>te</strong><strong>se</strong> di fare tutto, so che ci saranno ripetizioni (ci sono <strong>se</strong>mpre), ma non credia<strong>te</strong><br />

siano le s<strong>te</strong>s<strong>se</strong> co<strong>se</strong>, ci vuole molto <strong>te</strong>mpo per capire; l‟unità e la preparazione l‟ave<strong>te</strong> solo voi con lo studio che fa<strong>te</strong> a<br />

casa.<br />

Ho <strong>se</strong>lezionato argomenti che ri<strong>te</strong>ngo importanti per lo studio della pratica clinica e che Dio ce la mandi buona a tutti!<br />

Se veni<strong>te</strong> a lezione, e prepara<strong>te</strong> l‟esame sull‟uno o sull‟altro libro, l‟esame lo fa<strong>te</strong>, ma l‟approfondimento che avre<strong>te</strong><br />

dipende da voi.<br />

La mia ultima lezione sarà il 30 aprile: ci sarà la valutazione della didattica, prende il <strong>te</strong>mpo che prende, e quando ave<strong>te</strong><br />

finito parliamo dei libri.<br />

FISIOPATOLOGIA DELL’EQUILIBRIO IDROSALINO<br />

Secondo voi qual è l‟ormone più importan<strong>te</strong> nella regolazione della sodiemia? Non è l‟aldos<strong>te</strong>rone, e l‟argomento della<br />

mia lezione sarà “perché non è vero che l‟aldos<strong>te</strong>rone regola la sodiemia”.<br />

Se vi avessi chiesto qual è l‟ormone che regola l‟osmolarità che mi avres<strong>te</strong> detto? L‟ADH.. e non è la s<strong>te</strong>ssa cosa,<br />

sodiemia ed osmolarità?<br />

Il sodio è l‟osmolita principale circolan<strong>te</strong>, quindi sodiemia ed osmolarità sono lo s<strong>te</strong>sso concetto, alla fine!<br />

Ho rappre<strong>se</strong>ntato come un quadrato l‟acqua totale di un organismo medio,<br />

maschio di 70 Kg, e corrisponde a circa 40 L. Questa è suddivisa in due<br />

grandi comparti<br />

I. Lo Spazio Intracellulare, di circa 27 L, in cui il catione principale è<br />

il POTASSIO;<br />

II. Lo spazio extracellulare, circa 13 L, in cui il catione principale è il<br />

SODIO. Questo a sua volta è suddiviso in<br />

Spazio in<strong>te</strong>rstiziale, di circa 10 L;<br />

Spazio del sis<strong>te</strong>ma vascolare, di 3 L. Questi sono par<strong>te</strong><br />

dei 5 L del sangue che sono divisi in: 2 L che è il<br />

volume dei globuli rossi (che fa par<strong>te</strong> dello spazio<br />

intracellulare) e 3 L di plasma (volume extracellulare).<br />

Il di<strong>se</strong>quilibrio tra sodio e potassio dipende dall‟attività della Na + /K + ATPasi, straordinariamen<strong>te</strong> efficace ed importan<strong>te</strong>,<br />

che sta in membrana, all‟in<strong>te</strong>rfaccia tra la cellula e lo spazio in<strong>te</strong>rstiziale.


Tutti questi spazi hanno la s<strong>te</strong>ssa osmolarità (un po‟ sotto ai 290 mOsm/L): c‟è quindi un‟alta permeabilità all‟acqua, tale<br />

che il movimento dei soluti viene rapidamen<strong>te</strong> equilibrato dal movimento dell‟acqua.<br />

Il sodio fuori dalle cellule vale circa 142 mM, che trasformati in milliosmoli corrispondono a 284 mOsm/L (per la<br />

trasformazione conta l‟attività osmotica: ogni particella vale 1, ma dato che vi è anche l‟anione principale che è il cloruro,<br />

che si distribuisce <strong>se</strong>guendo il sodio, si moltiplica per 2 la concentrazione del sodio. Quindi <strong>se</strong> la concentrazione è 142<br />

mM…), su 290 mOsm/L che è l‟osmolarità totale. E‟ quindi il sodio che de<strong>te</strong>rmina l‟osmolarità del plasma. L‟osmolarità<br />

all‟in<strong>te</strong>rno delle cellule è uguale (287 mOsm/L circa), perché la permeabilità all‟acqua è più elevata della permeabilità ai<br />

soluti, quindi il trasporto dei soluti mi fa equilibrare l‟acqua. Ciò non vale dove c‟è una bassa permeabilità all‟acqua, o<br />

dove la permeabilità è regolata, cioè nella midollare del rene.<br />

Lo studio dell‟equilibrio idrosalino ha due facce da approfondire:<br />

Da una par<strong>te</strong> il come si fa a man<strong>te</strong>nere l‟osmolarità nei liquidi corporei in un range molto limitato. Ciò avviene<br />

regolando l‟assunzione e la perdita di acqua;<br />

Dall‟altra il come si fa a man<strong>te</strong>nere costanti i rapporti relativi tra questi spazi, che sono distinti. E‟ importan<strong>te</strong><br />

perché man<strong>te</strong>nere il volume circolan<strong>te</strong> è il presupposto per man<strong>te</strong>nere un‟adeguata pressione di perfusione e, allo<br />

s<strong>te</strong>sso <strong>te</strong>mpo, man<strong>te</strong>nere costan<strong>te</strong> il comparto in<strong>te</strong>rstiziale presuppone il ricambio di liquidi, nutrienti e gas tra<br />

cellule. Questo <strong>se</strong>condo problema, che è legato al rapporto ionico, è il man<strong>te</strong>nimento del rapporto tra gli spazi,<br />

perché <strong>se</strong> perdo dal circolan<strong>te</strong> e aumento nell‟in<strong>te</strong>rstizio ho uno squilibrio, questo è il grande capitolo degli edemi<br />

(si espande l‟in<strong>te</strong>rstizio a spe<strong>se</strong> del volume circolan<strong>te</strong>).<br />

Come si fa a man<strong>te</strong>nere costan<strong>te</strong> l‟acqua dell‟organismo? Man<strong>te</strong>nendo costan<strong>te</strong> l‟osmolarità.<br />

Le perdi<strong>te</strong> di acqua e sali sono dovu<strong>te</strong>:<br />

Flusso urinario;<br />

Evaporazione;<br />

Una piccola quota nelle feci;<br />

ques<strong>te</strong> tre insieme sono circa 2,5 L.<br />

Acqua e sali sono rein<strong>te</strong>grati con:<br />

Ingestione;<br />

Processi ossidativi legati alla respirazione cellulare.<br />

I due grandi meccanismi che permettono il bilancio tra assunzione e<br />

perdita sono:<br />

Il centro della <strong>se</strong><strong>te</strong>;<br />

l‟ADH, che regola la par<strong>te</strong> di acqua persa con le urine.<br />

Il turnover dell‟acqua totale è circa il 6% del totale (che è 40 L), cioè circa<br />

2,4 L in soggetti che vivono in un clima <strong>te</strong>mperato, perché l‟evaporazione<br />

può cambiare moltissimo con la <strong>te</strong>mperatura ambien<strong>te</strong>: <strong>se</strong> infatti<br />

l‟evaporazione aumenta, par<strong>te</strong> un meccanismo che fa perdere meno urine.<br />

L‟osmolarità dei fluidi corporei è regolata molto strettamen<strong>te</strong>, cioè <strong>se</strong> si<br />

supera il 2% di variazione (sia in positivo che in negativo) varia la<br />

<strong>se</strong>crezione dell‟ADH a livello ipotalamico. L‟ADH funziona a livello<br />

renale: <strong>se</strong> ce n‟è molto recupero più acqua, <strong>se</strong> ne ho poco ne recupero<br />

meno (vale quindi nei 2 <strong>se</strong>nsi), così facendo fa variare l‟H2O libera e<br />

quindi modula la sodiemia, cioè l‟osmolarità.<br />

Perché deve es<strong>se</strong>re man<strong>te</strong>nuta in quel range? Non è per il man<strong>te</strong>nimento<br />

della volemia, perché per variazioni anche del 10% non cambiano i volumi circolanti, ma il trasporto (si vedrà ciò<br />

trattando gli edemi). Neppure per la cellula è importan<strong>te</strong>, ad e<strong>se</strong>mpio la midollare renale è for<strong>te</strong>men<strong>te</strong> ipertonica, ma né le<br />

cellule pre<strong>se</strong>nti, le endo<strong>te</strong>liali, le in<strong>te</strong>rstiziali, né i globuli rossi di passaggio ne ri<strong>se</strong>ntono (a meno che non ci siano altre<br />

patologie pre<strong>se</strong>nti). Quindi perché <strong>se</strong> l‟osmolarità scende sotto ai 120 mOsm/L uno muore? Il problema ha a che fare con<br />

la trasmissione dell‟impulso elettrico delle cellule del centro respiratorio e dei centri autonomi bulbari, che scaricano o si<br />

bloccano a <strong>se</strong>conda della variazione del loro volume: l‟ipotonicità è grave perché uno rischia il blocco cardio-respiratorio<br />

a causa di al<strong>te</strong>razioni bulbari, mentre la disidratazione, cioè la concentrazione estrema, comporta gravi problemi<br />

circolatori, perché aumentano le resis<strong>te</strong>nze periferiche in modo esponenziale quando aumenta la viscosità.<br />

C‟è quindi una componen<strong>te</strong> emodinamica nella disidratazione estrema (ha a che fare più con la concentrazione dei globuli<br />

rossi che con l‟iposodiemia), mentre l‟ipotonicità è dannosa per i centri bulbari e quindi per la sopravvivenza (non perché<br />

le cellule in generale non possono tollerare variazioni osmotiche ampie).<br />

Il volume varia in modo inverso all‟osmolarità: <strong>se</strong> l‟osmolarità aumenta il volume di liquido cala, inoltre c‟è l‟effetto<br />

Donnan, con la cellula che si restringe e viceversa.<br />

Piccole variazioni dell‟osmolarità sono in grado di innescare questo meccanismo autosufficien<strong>te</strong>, infatti non beviamo in


continuazione, ma solo quando abbiamo <strong>se</strong><strong>te</strong>, cioè quando si è superato il limi<strong>te</strong> del compenso dell‟ADH (anche perché<br />

l‟evaporazione c‟è <strong>se</strong>mpre e anche la diuresi obbligatoria di 0,5 L/die). Il centro della <strong>se</strong><strong>te</strong> è in <strong>se</strong>rie con l‟ADH<br />

(in<strong>te</strong>rviene, cioè, quando l‟ADH ha già dato il massimo) e porta all‟ingestione volontaria di acqua. Ci sono anche<br />

influenze locali, ad e<strong>se</strong>mpio la <strong>se</strong>cchezza delle fauci è uno stimolo all‟ingestione. Esistono comunque anche afferenze<br />

volontarie e automatiche abbastanza <strong>se</strong>para<strong>te</strong> (di solito non si beve l‟aperitivo perché si ha <strong>se</strong><strong>te</strong>!). Ad e<strong>se</strong>mpio nel caso in<br />

cui uno si beva un litro di birra avrà una transien<strong>te</strong> ipotonicità, smet<strong>te</strong>rà di esprimere ADH e la diuresi aumen<strong>te</strong>rà, sono<br />

cioè due sis<strong>te</strong>mi che si parlano attraverso l‟osmolarità.<br />

A regolare la <strong>se</strong>crezione di ADH sono:<br />

Volume. Il sis<strong>te</strong>ma di ricezione è l‟atrio sinistro: variazioni del volume del più e meno 10%, percepi<strong>te</strong> dall‟atrio<br />

sinistro, sono stimoli efficienti per l‟increzione di ADH, ed è un‟afferenza indipenden<strong>te</strong> dall‟osmolarità, pur<br />

convergendo sullo s<strong>te</strong>sso sis<strong>te</strong>ma;<br />

Pressione (trami<strong>te</strong> i barocettori carotidei ed aortici). Anche in questo caso le variazioni vanno insieme<br />

all‟increzione, ma non <strong>se</strong>mpre;<br />

Osmolarità.<br />

N.B: Ho quindi lo s<strong>te</strong>sso effetto attraverso il circuito pressione-volume e attraverso il sis<strong>te</strong>ma di ingestione e recupero di<br />

acqua.<br />

Quindi nella deplezione di volume (ad e<strong>se</strong>mpio un pazien<strong>te</strong> con edema grave, o che comunque ha perso volume isotonico)<br />

avrò uno stimolo all‟increzione di ADH e quindi al recupero di acqua. Questo però porta ad una emodiluizione: posso<br />

causare una iponatremia per compensare l'ipovolemia.<br />

Finché gli stimoli sono congrui va tutto bene, quando gli stimoli diventano incongrui il sis<strong>te</strong>ma di compenso può causare<br />

una patologia <strong>se</strong>condaria, che non si deve mai confondere con la causa sca<strong>te</strong>nan<strong>te</strong>.<br />

Iponatriemia, quindi, può es<strong>se</strong>re causata da:<br />

Carenza di sodio;<br />

Difetto del sis<strong>te</strong>ma ADH;<br />

Ipovolemia in atto di compenso.<br />

Quando c‟è molto ADH il flusso urinario è piccolo (minimo 0,5 L), quando ce n‟è poco il flusso urinario è grande<br />

(massimo 20 L).<br />

CONSEGUENZE DELL’ECCESSO E DELLA MANCANZA DI ADH<br />

La carenza provoca diabe<strong>te</strong> insipido: il diabe<strong>te</strong> è una malattia metabolica che dipende da uno squilibrio sia del<br />

glucosio che degli acidi grassi legato a carenza di insulina o glucagone, con passaggio di zucchero nelle urine, che<br />

diventavano dolci (diabe<strong>te</strong> mellito, con glicosuria e poliuria, perché il glucosio attira acqua nelle urine, con<br />

con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> aumento dello stimolo della <strong>se</strong><strong>te</strong>). In questo caso si dice diabe<strong>te</strong> poiché è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> poliuria (legata<br />

alla carenza di ADH) e polidipsia (individuo deve bere molto frequen<strong>te</strong>men<strong>te</strong> per man<strong>te</strong>nere il turnover<br />

dell‟acqua) e c‟è la <strong>se</strong><strong>te</strong>; è insipido perché le urine non sono dolci, poiché l‟aumento di urina non è provocato dal<br />

passaggio di glucosio.<br />

Questa triade (poliuria, polidipsia e <strong>se</strong><strong>te</strong>) è causata dalla mancata <strong>se</strong>crezione di ADH:<br />

- ci sono le forme centrali, lega<strong>te</strong> a carenze di produzione dell‟ormone da par<strong>te</strong> della neuroipofisi, causa<strong>te</strong> da<br />

tumori, da lesioni anche traumatiche (è spesso una complicazione anche transitoria di un grave trauma<br />

cranico, e al pazien<strong>te</strong> bisogna <strong>se</strong>mpre controllare la diuresi e fare l‟analisi delle urine e rischia molto <strong>se</strong> non<br />

viene idratato correttamen<strong>te</strong>). [Per le altre cau<strong>se</strong> vedere il libro, in cui sono scrit<strong>te</strong>.]<br />

- C‟è poi la forma renale (di cui si parlerà tra qualche lezione), in cui l‟ADH viene increto ma il rene non<br />

risponde.<br />

L‟eccesso dà una sindrome opposta, cioè intossicazione da acqua, molto grave perché con l‟ipotonicità si ha<br />

dilatazione dei neuroni dei centri bulbari e rischio di arresto cardiorespiratorio<br />

per blocco delle afferenze. Può succedere anche al di<br />

fuori di patologie primarie. Può es<strong>se</strong>re causata da tumori <strong>se</strong>cernenti,<br />

spesso ectopici, e sono sindromi da inappropriata <strong>se</strong>crezione di ADH<br />

(SIAD)<br />

C‟è una relazione tra l‟osmolarità plasmatica e l‟osmolarità urinaria (curva<br />

normale). Se aumenta l‟osmolarità del plasma aumenta l‟osmolarità urinaria,<br />

questo meccanismo agisce già in un range molto stretto (poiché difficilmen<strong>te</strong><br />

si superano le 296 mOsm nel plasma), per effetto dell‟ADH e/o della <strong>se</strong><strong>te</strong> che<br />

portano al recupero di acqua diluendo il plasma e concentrando le urine, che<br />

possono es<strong>se</strong>re concentra<strong>te</strong> fino a 1200 mOsm.<br />

4 CASI DI DIABETE INSIPIDO CENTRALE (vedi nel grafico le curve numera<strong>te</strong>) (c‟è spesso all‟esame questa<br />

domanda)


1. Il pazien<strong>te</strong> non è in grado di concentrare le urine a nessuna osmolarità, infatti <strong>se</strong> aumenta l‟ingestione di sodio gli<br />

aumenta drammaticamen<strong>te</strong> l‟osmolarità. E‟ causato da carenza assoluta di ADH;<br />

2. Il pazien<strong>te</strong> è in grado di concentrare le urine, però lo fa a valori di osmolarità più alti del normale (la curva è<br />

sposata a destra). Ciò perché i recettori centrali sono tarati a valori di osmolarità più alti del normale (il valore<br />

“normale” è valutato in modo statistico). C‟è comunque una <strong>se</strong>nsibilità individuale dell‟osmocezione, inoltre la<br />

risposta “standard” al variare del 2% è modulabile ad e<strong>se</strong>mpio dal cortisolo, da farmaci e il pazien<strong>te</strong> può cambiare<br />

il range di risposta (non nel fatto <strong>se</strong> risponde o meno), anche nell‟arco della giornata. Nel caso del morbo di<br />

Cushing (ipercortisonismo) ci può es<strong>se</strong>re in<strong>te</strong>rferenza nell‟osmocezione. La <strong>se</strong>nsibilità centrale, quindi, è<br />

modulabile anche da fattori psicologici ed emotivi (che possono provocare rilascio di cortisolo);<br />

3. Questo soggetto è tarato giusto, ma met<strong>te</strong> poco ADH in circolo: concentra meno, ma <strong>se</strong>cerne ADH già alle<br />

osmolarità normali per la sua <strong>se</strong>crezione (<strong>se</strong>ttaggio corretto) vi è però una <strong>se</strong>crezione quantitativamen<strong>te</strong><br />

inadeguata;<br />

4. Questo prima non risponde, poi si met<strong>te</strong> ad urinare all‟improvviso. Il soggetto non risponde all‟osmolarità (non ha<br />

l‟osmocezione), infatti è piatto, ma poi risponde al calo della volemia dovuto all‟eccessiva perdita di urina in<br />

as<strong>se</strong>nza di ADH. I recettori atriali, infatti, possono sovrastare la risposta degli osmocettori, ed attraverso ques<strong>te</strong><br />

afferenze si ha una produzione 10 vol<strong>te</strong> maggiore di ADH rispetto alla risposta all‟osmolarità (le afferenze atriali<br />

infatti sono indipendenti dall‟osmocezione). Si può immaginare la situazione come <strong>se</strong> la cellula che dovrebbe<br />

es<strong>se</strong>re <strong>se</strong>nsibile all‟osmolarità aves<strong>se</strong> una pare<strong>te</strong> come quella bat<strong>te</strong>rica, che non si dis<strong>te</strong>nde, o probabilmen<strong>te</strong> non<br />

ha i canali di stretch, canali che si attivano quando le loro estremità vengono tira<strong>te</strong> dalla dis<strong>te</strong>nsione della pare<strong>te</strong><br />

attivando la <strong>se</strong>crezione.<br />

L‟ADH risponde quindi ad afferenze di pressione e di volume che sono<br />

coordina<strong>te</strong> con l‟osmolarità, ma non solo. Si può infatti avere patologia con<br />

osmolarità corretta, perché le afferenze atriali e di osmocezione sono<br />

assolutamen<strong>te</strong> <strong>se</strong>para<strong>te</strong>.<br />

L‟ACTH è un fattore permissivo, ma non regola la <strong>se</strong>crezione di<br />

aldos<strong>te</strong>rone; <strong>se</strong> uno non ha il corticosurrene, invece, non può mandare in<br />

circolo l‟aldos<strong>te</strong>rone. Il controllo dell‟aldos<strong>te</strong>rone è quindi un fatto<br />

periferico.<br />

L‟increzione dell‟aldos<strong>te</strong>rone è regolata non dalla sodiemia, ma dalla<br />

kaliemia: all‟aumentare del potassio aumenta l‟aldos<strong>te</strong>rone. Il potassio di<br />

solito sta tra 4 e 5 mM ed è proprio in questo range che si può far variare di<br />

molto la concentrazione dell‟aldos<strong>te</strong>rone (che è <strong>se</strong>creto soprattutto vicino ai<br />

valori normali di kaliemia).<br />

Questo ormone agisce promuovendo:<br />

Perdita di potassio a livello renale (regola quindi la potas<strong>se</strong>mia);<br />

Perdita di idrogenioni;<br />

Ri<strong>te</strong>nzione di sodio (ma non regola la sodiemia).<br />

Importan<strong>te</strong>: l‟aldos<strong>te</strong>rone è regolato dal potassio, e regola la potas<strong>se</strong>mia, non la sodiemia. Questo perché la sodiemia<br />

oscilla molto poco, e non esis<strong>te</strong> un sis<strong>te</strong>ma enzimatico così <strong>se</strong>nsibile da lavorare a 140 mM±1 (considerando sis<strong>te</strong>mi che<br />

lavorano a saturazione, si definisce come kM la concentrazione di substrato a cui ho il 50% della velocità della reazione, e<br />

di solito i substrati oscillano, esistono, intorno a valori della kM. Es<strong>se</strong>ndo le oscillazioni del sodio così scar<strong>se</strong> non è strano<br />

che sia la potas<strong>se</strong>mia a regolare la concentrazione dell‟aldos<strong>te</strong>rone)<br />

Aldos<strong>te</strong>rone è regolato da:<br />

Potassio;<br />

Sis<strong>te</strong>ma Renina-Angio<strong>te</strong>nsina, a sua volta regolato da<br />

o Pressione;<br />

o Flusso di sodio a livello della macula densa, cioè quando scende il sodio tubulare aumenta la renina (c‟è<br />

un‟edizione dell‟Harrison che dice il contrario, ed è sbagliato);<br />

o Sis<strong>te</strong>ma nervoso simpatico;<br />

o Volemia, grazie alle cellule iuxtaglomerulari, che <strong>se</strong>ntono lo stato di riempimento del circolo, proprio come i<br />

recettori situati nell‟atrio destro, il quale è dotato di alta compliance. La volemia, comunque, è uno stimolo<br />

utile per la <strong>se</strong>crezione di ADH (anche chiamato vasopressina proprio per questo motivo).<br />

E‟ solo l‟effetto combinato di aldos<strong>te</strong>rone ed ADH che ci permet<strong>te</strong> di ot<strong>te</strong>nere la ri<strong>te</strong>nzione di sodio, mediato<br />

dall‟aldos<strong>te</strong>rone, e di acqua, mediato dall‟ADH (è quindi una ri<strong>te</strong>nzione di liquido isotonico) che <strong>se</strong>rve a correggere<br />

l‟ipovolemia; viceversa nell‟ipervolemia ci sarà inattivazione dell‟aldos<strong>te</strong>rone e dell‟ADH.<br />

Se avessi aldos<strong>te</strong>rone <strong>se</strong>nza ADH allora potrei avere ipersodiemia, devono quindi agire entrambi, deve es<strong>se</strong>rci uno stimolo


congruo che porta all‟increzione con<strong>te</strong>mporanea di ADH e aldos<strong>te</strong>rone.<br />

L‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo primitivo (soprattutto dovuto a tumori <strong>se</strong>cernenti) dà:<br />

o Ipokaliemia;<br />

o Alcalosi metabolica;<br />

o Tendenza all‟iper<strong>te</strong>nsione (poiché <strong>se</strong> c‟è troppo sodio l‟acqua aumenta in parallelo).<br />

L‟ipoaldos<strong>te</strong>ronismo primitivo (non molto comune) dà:<br />

o Iperkaliemia;<br />

o Acidosi metabolica;<br />

o Tendenza all‟ipo<strong>te</strong>nsione (non c‟è scritta nell‟Harrison);<br />

Primitivo significa che non è causato da un compenso fisiologico, quindi non può es<strong>se</strong>re che un tumore <strong>se</strong>cernen<strong>te</strong>.<br />

Diventa più complicato <strong>se</strong> lo stimolo primitivo è un‟ipovolemia: <strong>se</strong> creo un iperaldos<strong>te</strong>ronismo per compensare, ho come<br />

effetto colla<strong>te</strong>rale un‟ipokaliemia e un‟alcalosi metabolica. Infatti le reti di azione sono comples<strong>se</strong> ed in<strong>te</strong>gra<strong>te</strong> in modo<br />

automatico, quindi per sis<strong>te</strong>mare un difetto c‟è il rischio di crearne un altro, il medico deve capire qual è la vera causa del<br />

sintomo, cioè <strong>se</strong> il problema è proprio quello, oppure <strong>se</strong> è stato causato da un meccanismo di compenso.<br />

Se una persona normale ingerisce più sale la sua sodiemia non cambia<br />

(relazione tra sodio ingerito e sodio plasmatico è piatta); comunque <strong>se</strong> una<br />

persona ingerisce molto sale rischia un‟iper<strong>te</strong>nsione (ma non si vede nel<br />

grafico della sodiemia, <strong>se</strong>mmai sul volume circolan<strong>te</strong>); <strong>se</strong> blocco il sis<strong>te</strong>ma<br />

dell‟aldos<strong>te</strong>rone, la sodiemia varia molto poco; invece <strong>se</strong> ad es<strong>se</strong>re<br />

compromesso è il sis<strong>te</strong>ma dell‟ADH, la concentrazione del sodio aumenta<br />

linearmen<strong>te</strong> al sodio ingerito.<br />

Se una persona normale ingerisce più potassio la sua potas<strong>se</strong>mia non varia,<br />

perché ho l‟aldos<strong>te</strong>rone; <strong>se</strong> blocco il sis<strong>te</strong>ma dell‟aldos<strong>te</strong>rone si ha una<br />

relazione lineare tra il potassio ingerito e la potas<strong>se</strong>mia, dato che non posso<br />

perderlo; invece <strong>se</strong> ad es<strong>se</strong>re compromesso è il sis<strong>te</strong>ma dell‟ADH, la potas<strong>se</strong>mia varia molto poco.<br />

Si ha quindi ipernatriemia nel diabe<strong>te</strong> insipido, e iponatremia nei tumori <strong>se</strong>cernenti ADH; iperkaliemia<br />

nell‟ipoaldos<strong>te</strong>ronismo, ipokaliemia nell‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo.<br />

Sindromi che possono insorgere per disturbo di questi sis<strong>te</strong>mi in pazienti normali, cioè condizioni estreme che possono<br />

portare all‟iper o all‟ipoidratazione, sono ad e<strong>se</strong>mpio evaporazione eccessiva o mancata ingestione di acqua (come nei<br />

naufragi o <strong>se</strong> ci si perde nel de<strong>se</strong>rto), casi estremi in cui il compenso non è sufficien<strong>te</strong> e il soggetto poi si disidrata come <strong>se</strong><br />

non aves<strong>se</strong> più la capacità di recuperare acqua. Esis<strong>te</strong> anche un caso di disidratazione legato all‟ingestione di soluzioni<br />

saline ipertoniche, come il naufrago che beve acqua di mare, peggiorando la situazione.<br />

Ques<strong>te</strong> conoscenze sui fenomeni osmotici possono es<strong>se</strong>re sfrutta<strong>te</strong> in <strong>te</strong>rapia: ad e<strong>se</strong>mpio l‟infusione di mannitolo, uno<br />

zucchero non riassorbibile, nell‟edema cerebrale (è l‟espansione di un organo in una scatola non espansibile, ed è<br />

particolarmen<strong>te</strong> <strong>te</strong>mibile perché può portare ad erniazione dei bulbi della ba<strong>se</strong> e quindi blocco cardio-respiratorio).<br />

Indipenden<strong>te</strong>men<strong>te</strong> dalla causa (trauma, tumore..) devo cercare di in<strong>te</strong>rvenire presto facendo contrarre il cervello, <strong>se</strong>nnò<br />

uno muore: questa soluzione ipertonica sottrae acqua al cervello e si può così controllare la situazione.<br />

All‟estremo opposto c‟è l‟iperidratazione, con diminuzione della sodiemia, che può es<strong>se</strong>re con<strong>se</strong>guenza di una<br />

sudorazione eccessiva, o di una eccessiva ingestione di acqua. (porta ad e<strong>se</strong>mpio una storia vera che riassumo: canade<strong>se</strong><br />

che decide di andare a fare il giro del Messico in bicicletta, dopo qualche giorno si <strong>se</strong>n<strong>te</strong> poco bene, scende e perde<br />

conoscenza. In questo stato ha avuto delle allucinazioni, una specie di dormiveglia, e gli è venuto l‟istinto di mangiare<br />

sale; poco dopo averlo fatto è stato bene ed è ripartito, e il problema non si è più ripre<strong>se</strong>ntato. Stava per morire per<br />

intossicazione d‟acqua: sudava moltissimo e beveva solo acqua, oltre a non introdurre abbastanza sali con gli alimenti,<br />

quindi ha avuto una perdita netta di sali, cioè iponatriemia estrema che non po<strong>te</strong>va compensare perché lo stimolo della<br />

disidratazione, combinato alla <strong>te</strong>ndenza all‟ipovolemia, continuava a fargli <strong>se</strong>cernere ADH e quindi a con<strong>se</strong>rvare l‟acqua<br />

che po<strong>te</strong>va, dato che le afferenze atriali (volume) sono più forti delle afferenze osmotiche. Ora infatti la gen<strong>te</strong> beve<br />

soluzioni saline, soprattutto <strong>se</strong> fa sport in<strong>te</strong>nsi.<br />

Vedere sul libro la par<strong>te</strong> di sis<strong>te</strong>matica, perché per quello che mi riguarda, <strong>se</strong> sape<strong>te</strong> la fisiologia le domande che farò<br />

saranno abbastanza prevedibili su questa <strong>te</strong>matica.<br />

Spunto per la lezione successiva:<br />

EFFETTO GLOMERULO-TUBULARE<br />

Met<strong>te</strong>ndo in relazione la GFR (velocità di filtrazione glomerulare, dall‟ingle<strong>se</strong><br />

glomerular filtration ra<strong>te</strong>) e la [Na + ] (in realtà è cloruro, probabilmen<strong>te</strong>) nel tubulo,<br />

non solo non è vero che all‟aumentare del flusso aumenta il sodio perso, ma c‟è una<br />

contro reazione di compenso, più for<strong>te</strong> ancora, che <strong>te</strong>nde a far risparmiare il sodio<br />

(è un sis<strong>te</strong>ma di sicurezza che dice al singolo nefrone “guarda che stai facendo


passare troppo sodio”), provocando una no<strong>te</strong>vole vasocostrizione dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong>, e in questo modo si “chiude il<br />

rubinetto”. E‟ un problema perché <strong>se</strong> ho una perdita di volume <strong>te</strong>nderà a diminuire la GFR, quindi calerà la [Na + ] filtrato,<br />

quindi la risposta sarà l‟aumento della GFR e quindi la maggiore perdita di acqua. In definitiva non riesco a liberarmi di<br />

un‟espansione di volume e non riesco a recuperare il volume quando lo perdo. Questo meccanismo funziona <strong>se</strong> sto bene,<br />

perché mi permet<strong>te</strong> di non perdere il sodio, perché la macula densa dice al singolo nefrone di provocare vasocostrizione<br />

dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong>, ma <strong>se</strong> ho una deplezione di volume la peggioro e basta, <strong>se</strong> ho un‟espansione non faccio altro che<br />

continuare a man<strong>te</strong>nerla. La spiegazione nella prossima lezione.<br />

30/03/09<br />

Riporto qui di <strong>se</strong>guito i commenti del professore riguardo all‟articolo con<strong>se</strong>gnato in aula.<br />

THE MACULA DENSA IS WORTH HIS SALT (tratto da The journal of Clinical Investigation,ottobre 1999)<br />

L‟in<strong>te</strong>ro articolo è trovabile e stampabile da PubMed:<br />

http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=408<br />

877<br />

Commento alla figura 1 dell‟articolo:<br />

In questa immagine è possibile apprezzare i rapporti tra macula densa e<br />

glomerulo, la prima è quella porzione di tubulo distale che entra in contatto<br />

con il glomerulo a livello dell‟ingresso dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong> e dell‟uscita<br />

dell‟afferen<strong>te</strong>.<br />

La macula densa “<strong>se</strong>n<strong>te</strong>” la [NaCl] (concentrazione del cloruro di sodio).<br />

Se cala la filtrazione glomerulare cala anche la [NaCl], viceversa <strong>se</strong><br />

aumenta la filtrazione aumenta anche la [NaCl].<br />

La macula densa manda un feedback (feedback glomerulo-tubulare o TGF)<br />

all‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong>: <strong>se</strong> arriva troppo sale il TGF induce vasocostrizione<br />

dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong>. Per il singolo nefrone tale meccanismo è<br />

convenien<strong>te</strong>, però lo s<strong>te</strong>sso meccanismo pone dei <strong>se</strong>ri problemi quando<br />

l‟in<strong>te</strong>ro organismo si trova in una condizione di deplezione o eccesso<br />

salino: il singolo nefrone è regolato da TGF, ma per noi ciò che è<br />

importan<strong>te</strong> è l‟in<strong>te</strong>grazione di tutti i nefroni. Il problema che si pone questo<br />

articolo è proprio questo.<br />

Grafici accanto:<br />

Il flusso in ascissa equivale alla [NaCl].<br />

Pallino bianco : <strong>se</strong>t point.<br />

Grafico 1: Un abbassamento della GFR porta a un abbassamento della [NaCl] tubulare<br />

che causa una risposta vasodilatativa dovuta al TGF, che aumenta la velocità di<br />

filtrazione glomerulare (GFR).<br />

Grafico 2: Un innalzamento della GFR porta a un innalzamento della [NaCl] che causa<br />

una risposta vasocostrittiva dovuta al TGF, che diminuisce la velocità di filtrazione<br />

glomerulare (GFR).<br />

E‟ un sis<strong>te</strong>ma correttivo che a livello sis<strong>te</strong>mico esagera e che fa accadere il contrario di<br />

ciò che uno si aspet<strong>te</strong>rebbe!<br />

Passiamo al <strong>te</strong>sto di cui sono trascritti solo i commenti più importanti del prof, si tralascia<br />

quindi la traduzione e l‟in<strong>te</strong>rpretazione di ba<strong>se</strong>:<br />

Nota 1 [paragrafo 1,riga 10]<br />

“The entire extracellular fluid volume is fil<strong>te</strong>red through the renal glomeruli 15 times per<br />

day…”<br />

Prof: “in 10 minuti tutto il sangue viene filtrato più di una volta!Questo è importan<strong>te</strong> per<br />

la funzione propria dei reni di regolazione della volemia e dell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong>.”<br />

Nota 2 [paragrafo 2,riga 1]<br />

“Wha<strong>te</strong>ver the evolutionary…the ra<strong>te</strong> of ultrafiltration and tubular absorbition.”<br />

Prof: “Tutti i compartimenti sono in collegamento quindi, o si reintroduce esattamen<strong>te</strong> quello che si perde oppure si va in<br />

una condizione di al<strong>te</strong>razione dell‟equilibrio idro-salino.”<br />

Nota 3 [paragrafo 2,riga 10]


“Catastrophic salt los<strong>se</strong>s…”<br />

Prof: “vedi diabe<strong>te</strong> insipido.”<br />

Nota 4 [paragrafo 3,riga 4]<br />

“…defects in major renal salt and fluid transpor<strong>te</strong>rs…”<br />

Prof: “Il rene è un mosaico di sis<strong>te</strong>mi di trasporto. Ha no<strong>te</strong>voli capacità di recupero e di compensazione.”<br />

(NHE3= Na+-H+ scambiatore)<br />

Nota 5 [paragrafo 4,riga 20]<br />

“Functionally, the macula densa <strong>se</strong>rves as a <strong>se</strong>nsor of luminal NaCl.”<br />

Prof: “Non ci sono recettori per il sodio nel nostro organismo. Ma vi è un‟eccezione! La midollare renale: è una zona<br />

ipertonica. Essa è l‟unica zona dell‟organismo dove NaCl varia la sua concentrazione in funzione della GFR e della<br />

velocità di riassorbimento. Tutto ciò è reso possibile dalla pre<strong>se</strong>nza di <strong>se</strong>gmenti impermeabili all‟acqua. La [NaCl] cambia<br />

perché vi è l‟assorbimento indipenden<strong>te</strong> e regolato dell‟acqua.<br />

Nota 6 [paragrafo 5,riga 2]<br />

N.B. “A fixed relationship between GFR and distal salt concentration….in body fluid volume.”<br />

Nota 7 [paragrafo 5,riga 9]<br />

“Expansion of the extracellular fluid volume…in volume depletion.”<br />

Prof: “ Una deplezione di volume porta a calo del flusso glomerulare e quindi il TGF agisce causando vasodilatazione<br />

dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong> e quindi riaumentando il flusso glomerulare e quindi mi fa perdere ancora più fluido!<br />

Una espansione di volume porta a un aumento del flusso glomerulare, il TGF agisce vasocostringendo l‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong><br />

e ciò diminuisce il flusso glomerulare portando a una espansione ul<strong>te</strong>riore del volume!<br />

Come si può notare vi deve es<strong>se</strong>re una no<strong>te</strong>vole discrepanza tra la situazione globale dell‟organismo e ciò che il singolo<br />

nefrone cerca di compensare, che è ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora (situazione molto eviden<strong>te</strong> in condizioni<br />

patologiche).<br />

Nota 8 [paragrafo 6,riga 23]<br />

“The hyperfiltration and the pat<strong>te</strong>rn of TGF re<strong>se</strong>tting…”<br />

Prof: “L‟adattamento fa portare in alto a destra il TGF e lo inattiva, cioè lo<br />

neutralizza portando la risposta fuori range.<br />

Con un‟espansione di volume devo inattivare il TGF, ovvero lo ri<strong>se</strong>tto in modo da<br />

man<strong>te</strong>nere la GFR ed espellere fluido.”<br />

Nota 9 [paragrafo 6,riga 40]<br />

“It is more difficult…carbonic anhydra<strong>se</strong> inhibitor.”<br />

Prof: “<strong>se</strong> io prevengo il riassorbimento di Na + , non ho solo la risposta della macula<br />

densa la quale darà una vasocostrizione, ma avrò anche un carico di acqua<br />

aumentato nei <strong>se</strong>gmenti distali. Quindi come meccanismo non esis<strong>te</strong> solo quello del<br />

TGF.”<br />

Nota 10 [paragrafo 7,riga 19]<br />

“Becau<strong>se</strong> exposure of macula densa cells…NaCl to the re<strong>se</strong>tting of the TGF.”<br />

Prof: “Sia TGF sia l‟organismo vogliono recuperare volume: non c‟è più incongruenza!”<br />

Nota 11<br />

Prof: “Inibitori NOS-I→ vasodilatazione sulle cellule muscolari lisce dell‟ar<strong>te</strong>riola afferen<strong>te</strong>.”<br />

AQUAPORINE<br />

Le aquaporine sono sta<strong>te</strong> scoper<strong>te</strong> da Pe<strong>te</strong>r Agre (che nel 2004 ha vinto il premio Nobel per la<br />

Chimica). Agre studiava da lungo <strong>te</strong>mpo l‟antigene Rh e notò che <strong>se</strong> si purifica il complesso Rh,<br />

lo si fa correre su gel di acrilamide e poi si utilizzano anticorpi per identificarlo, si può notare<br />

una pro<strong>te</strong>ina a basso peso molecolare (28kDa, che tutti pensavano fos<strong>se</strong> un prodotto di<br />

degradazione del complesso Rh). Agre creò un anticorpo tagliando la banda del complesso Rh,<br />

fece un Wes<strong>te</strong>rn Blot e notò che questa piccola pro<strong>te</strong>ina non si marcava. Capì che si trattava<br />

probabilmen<strong>te</strong> di una pro<strong>te</strong>ina in<strong>te</strong>grale di membrana associata al complesso. Allora, Agre<br />

iniziò a fare immunoistochimica in tutti i <strong>te</strong>ssuti e trovò questa pro<strong>te</strong>ina, oltre che nel globulo<br />

rosso, nel nefrone (precisamen<strong>te</strong> nel tubulo prossimale e nella porzione sottile del tubulo<br />

distale). Agre notò poi dall‟analisi della <strong>se</strong>quenza aminoacidica che vi era una buona omologia di <strong>se</strong>quenza con alcuni<br />

canali di membrana pre<strong>se</strong>nti nei bovini. Pensò quindi che questa pro<strong>te</strong>ina (che aveva chiamato CHIP28) fos<strong>se</strong> legata in<br />

qualche modo al trasporto di acqua. Furono così scoperti i canali dell‟acqua! Questi canali possiedono dei domini ripetuti<br />

che attraversano <strong>se</strong>i vol<strong>te</strong> la membrana.


cellule del dotto collettore<br />

Per dimostrare che si trattava di un canale dell‟acqua Agre pre<strong>se</strong> degli oociti di<br />

rana (Xenopus) i quali hanno la carat<strong>te</strong>ristica di es<strong>se</strong>re poco permeabili<br />

all‟acqua. In questi oociti furono iniettati gli mRNA di CHIP28.<br />

Successivamen<strong>te</strong>, oociti con CHIP28 e oociti <strong>se</strong>nza CHIP28 furono immersi in<br />

un liquido ipotonico, dopo 5 minuti appena gli ovociti con CHIP28<br />

scoppiarono.<br />

Si deci<strong>se</strong> quindi di studiare il meccanismo di azione dei diuretici su questo<br />

canale. I diuretici mercuriali (tossici) furono i primi diuretici ad es<strong>se</strong>re usati in<br />

medicina. Questi ultimi agiscono su delle cis<strong>te</strong>ine pre<strong>se</strong>nti sulle aquaporine<br />

inibendo il trasporto di acqua dal tubulo verso l‟in<strong>te</strong>rstizio renale. Mutando<br />

una alla volta le quattro cis<strong>te</strong>ine pre<strong>se</strong>nti su CHIP28 posso notare che in<br />

as<strong>se</strong>nza della cis<strong>te</strong>ina 198 il canale permet<strong>te</strong> il passaggio dell‟acqua anche <strong>se</strong><br />

somministro il diuretico mercuriale, mentre mutando le altre cis<strong>te</strong>ine e nel<br />

canale wild type la permeabilità, in pre<strong>se</strong>nza del trattamento, è diminuita. Se<br />

ne deduce che la cis<strong>te</strong>ina in posizione 198 è quella legata dal diuretico duran<strong>te</strong><br />

la sua azione iniben<strong>te</strong>.<br />

AQP1 (CHIP28) è stata la prima ad es<strong>se</strong>re stata scoperta; si trova<br />

abbondan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> distribuita nella corticale renale del ratto, nella<br />

midollare la sua distribuzione è, invece, <strong>se</strong>gmentale. AQP1 si trova<br />

lungo l‟orletto apicale e lungo la membrana basola<strong>te</strong>rale: questa<br />

disposizione permet<strong>te</strong> il trasporto transcellulare di acqua, che<br />

accompagna quello di soluti.<br />

Nel tubulo prossimale vi è un‟alta espressione di AQP1 e AQP7<br />

(che cooperano al trasporto transcellulare di acqua).<br />

Nella porzione sottile del tubulo discenden<strong>te</strong> (altamen<strong>te</strong> permeabile<br />

all‟acqua) è espressa solo AQP1, che permet<strong>te</strong> il passaggio<br />

isoosmotico di acqua.<br />

N.B. La porzione sottile del tubulo ascenden<strong>te</strong> e il tubulo distale non<br />

esprimono aquaporine! Infatti sono impermeabili.<br />

Nel dotto collettore (che è la par<strong>te</strong> che risponde all‟ADH)<br />

sono espres<strong>se</strong> AQP2, AQP3, AQP4.<br />

In condizioni basali, AQP1 e AQP7 sono<br />

costitutivamen<strong>te</strong> attive e attuano il cosiddetto<br />

riassorbimento obbligatorio dell‟80-85% dell‟acqua<br />

filtrata. L‟aquaporina che risponde all‟ADH è AQP2. Le<br />

AQP3 e AQP4 si trovano sul lato basola<strong>te</strong>rale della<br />

cellula tubulare, sono quindi regola<strong>te</strong> indirettamen<strong>te</strong><br />

dall‟attività della AQP2.<br />

La AQP2 infatti quando è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> l‟ADH si localizza a<br />

livello di orletto apicale. Ciò è dimostrato dal confronto<br />

fatto tra le microscopie elettroniche di preparati renali<br />

(effettua<strong>te</strong> utilizzando anticorpi anti-AQP2 coniugati con<br />

oro colloidale) prima e dopo la somministrazione di<br />

ADH. Prima della somministrazione si<br />

no<strong>te</strong>rà la pre<strong>se</strong>nza di AQP2 a livello di<br />

vescicole intracellulari, dopo aver<br />

fornito l‟ADH si registrerà una fusione<br />

di ques<strong>te</strong> vescicole con la membrana<br />

con la con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> esposizione del<br />

canale AQP2. Non si registra lo s<strong>te</strong>sso<br />

meccanismo per le AQP3 e 4 che sono<br />

invece espres<strong>se</strong> a livello di lato<br />

basola<strong>te</strong>rale.<br />

Meccanismo d‟azione dell‟ADH sulle


L‟ADH lega, a livello di membrana basola<strong>te</strong>rale delle cellule tubulari del<br />

dotto collettore, un recettore di tipo 7TMS (con cioè 7 α-eliche trans<br />

membrana). Questo a sua volta cau<strong>se</strong>rà il cambiamento di conformazione<br />

della subunità α della pro<strong>te</strong>ina G trimerica a esso associata da GDP-bound a<br />

GTP-bound, con il con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> distacco dalle subunità β e γ e l‟innesco<br />

dell‟attività dell‟Adenilato Ciclasi. L‟aumento intracellulare di cAMP attiverà<br />

la Pro<strong>te</strong>in Kinasi cAMP dipenden<strong>te</strong> (PKA), che va a fosforilare AQP2 nella<br />

sua porzione intracitoplasmatica<br />

provocando la fusione delle vescicole<br />

alla membrana dell‟orletto trami<strong>te</strong> un<br />

meccanismo simile alla neuro<strong>se</strong>crezione (la cellula <strong>se</strong> può ricicla i meccanismi utili<br />

ad altri scopi!). Questo infatti coinvolge le pro<strong>te</strong>ine VAMP-2 (detta anche<br />

Sinaptobrevina), NSF e la Sintaxina-4.<br />

L‟effetto <strong>se</strong>mi-massimale dell‟ADH di ottiene dopo circa 8 minuti con un non<br />

indifferen<strong>te</strong> aumento della permeabilità all‟acqua; dopo 12 minuti circa dalla<br />

sospensione del trattamento l‟effetto viene perso con il ritorno a valori normali.<br />

Diabe<strong>te</strong> insipido “di tipo non centrale”<br />

E‟ una forma di diabe<strong>te</strong> insipido di origine renale, con trasmissione ereditaria autosomica, non X-linked. E‟ causata da una<br />

mutazione del gene che codifica per AQP2, che porta a una mancata traslocazione di questa, che rimane confinata a livello<br />

di reticolo endoplasmatico.<br />

Lo studio di questa patologia si basa su un modello murino knock-in per la pro<strong>te</strong>ina mutata, che nell‟uomo pre<strong>se</strong>nta a<br />

livello del codone 126 una metionina al posto di un triptofano (T126M) che causa una mancata risposta all‟ADH. I topi<br />

sono invece trasfettati con pro<strong>te</strong>ine muta<strong>te</strong> oltre che T126M anche H122S, N124S e A125T per far sì che sia pre<strong>se</strong>rvato un<br />

sito di N-linked glycosylation della pro<strong>te</strong>ina umana, che non sarebbe riconosciuto e modificato nel topo.<br />

I topi knock-in risultano normali alla nascita e nei primi 2-3 giorni dopo di essa, ma solitamen<strong>te</strong> muoiono entro il <strong>se</strong>sto<br />

giorno di vita, <strong>se</strong> non gli si somministra un quantitativo di fluidi<br />

supplementare. Dalle analisi si riscontrano un difetto nella capacità<br />

di concentrare le urine (ipoosmolarità) e una iperosmolarità<br />

plasmatica. Questa bassa osmolarità urinaria risulta es<strong>se</strong>re<br />

migliorata dalla somministrazione di agonisti della vasopressina.<br />

1 Aprile 2009<br />

EDEMA<br />

La Legge di Starling definisce in maniera fisica gli scambi di fluido tra vasi,<br />

in<strong>te</strong>rstizio e sis<strong>te</strong>ma linfatico. Bisogna immaginarsi la dinamica dei fluidi, ci sono un<br />

fluido dentro a un tubo <strong>se</strong>mipermeabile, che è il vaso sanguigno, l'in<strong>te</strong>rstizio, che è<br />

uno spazio non virtuale di 10 L di volume e la membrana che <strong>se</strong>para il sangue<br />

dall'in<strong>te</strong>rstizio, che è costituita dall'endo<strong>te</strong>lio capillare e dalla membrana basale di<br />

questo. Dall'in<strong>te</strong>rstizio inoltre attingono le radici del linfatico. Ci sono quindi tre<br />

sis<strong>te</strong>mi in<strong>te</strong>rfacciati. Il flusso di liquido dipenderà naturalmen<strong>te</strong> dalla pressione, ma<br />

non solo. La risultan<strong>te</strong> del flusso linfatico (ϕ) è la differenza fra la pressione<br />

idrostatica nel capillare (PC) e nel fluido in<strong>te</strong>rstiziale (PFI) sottratta della differenza di pressione oncotica di questi due<br />

compartimenti (πPL-πFI), le due grandi forze che fanno uscire o fanno rientrare il fluido a livello di circolo e microcircolo.<br />

Nell'equazione c'è anche una costan<strong>te</strong> K. Infatti <strong>se</strong> si prende in considerazione un tubo ad alta pressione completamen<strong>te</strong><br />

impermeabile, come un oleodotto, fatto perché non venga trafugato il fluido, la differenza di pressione <strong>se</strong>rve a spostare il<br />

liquido da un punto all'altro, <strong>se</strong> invece il tubo è permeabile o <strong>se</strong> ci si aprono dei bypass per rubare il liquido una par<strong>te</strong> della<br />

pressione viene usata per far uscire il fluido e quanto ne esce dipende da quanto è permeabile il tubo. In un tubo con una<br />

membrana <strong>se</strong>mipermeabile il flusso è proporzionale alla differenza di pressione in quel caso, ma anche a quanto è<br />

permeabile la membrana. Quindi per trasformare le forze, che sono differenze di pressione, in flussi di liquido bisogna<br />

<strong>te</strong>nere conto di un coefficien<strong>te</strong> di permeabilità, che trasformerà le pressioni in flussi in ml/minuto o ml/ora (N.B. la<br />

permeabilità non è la s<strong>te</strong>ssa nell'albero circolatorio e non è la s<strong>te</strong>ssa in vari momenti fisiologici e patologici).<br />

- K è la conduttanza idraulica che è proporzionale alla superficie (più grande è la superficie esposta alle pressioni,<br />

maggiore sarà la conduttanza idraulica e quindi il flusso) e inversamen<strong>te</strong> proporzionale allo spessore (più spessa è la<br />

membrana da attraversare, meno conduttanza idraulica avrò a parità di differenza di pressione).<br />

- Pc e PFI sono le pressioni idrostatiche medie nel capillare e nel fluido in<strong>te</strong>rstiziale, quindi la differenza mi darà un<br />

risultato che <strong>se</strong> sarà positivo <strong>te</strong>nderà a far uscire il liquido o a muoverlo lungo il tubo naturalmen<strong>te</strong>.


- πPL e πFI stanno per pressione oncotica nel capillare e pressione oncotica nel fluido in<strong>te</strong>rstiziale. PL sta per plasma<br />

naturalmen<strong>te</strong>, il plasma sta dentro il capillare, per cui questa espressione mi da il flusso linfatico.<br />

- σ è il coefficien<strong>te</strong> di riflessione delle macromolecole. La permeabilità dell'endo<strong>te</strong>lio alle pro<strong>te</strong>ine è bassa normalmen<strong>te</strong>,<br />

allora le particelle vengono rifles<strong>se</strong>, non lo attraversano. Se il coefficien<strong>te</strong> di riflessione è 1, vuol dire che non c'è<br />

assolutamen<strong>te</strong> permeabilità per quella specie, i sali passano liberamen<strong>te</strong>, l'acqua passa liberamen<strong>te</strong>, le pro<strong>te</strong>ine no. Per<br />

esprimere quanto passano le pro<strong>te</strong>ine si usa l'inverso della permeabilità, cioè quanto vengono rifles<strong>se</strong>, ciò è comodo<br />

perché <strong>se</strong> il coefficien<strong>te</strong> di riflessione fos<strong>se</strong> 0, si annullerebbe l'espressione differenziale della pressione oncotica tra<br />

plasma e in<strong>te</strong>rstizio, e si avrebbe in realtà la s<strong>te</strong>ssa concentrazione di pro<strong>te</strong>ine ai due lati della membrana e quindi non<br />

potremmo utilizzare quella forza per riassorbire il fluido. In realtà σ non è precisamen<strong>te</strong> 1, è qualcosa di meno. Inoltre non<br />

è un parametro omogeneo perché più piccola è la pro<strong>te</strong>ina, più bassa sarà la sua σ, ciò è da notare poiché il grosso della<br />

pressione oncotica del plasma è rappre<strong>se</strong>ntato dall'albumina, che è infatti la pro<strong>te</strong>ina quantitativamen<strong>te</strong> più rilevan<strong>te</strong>, ma è<br />

anche una pro<strong>te</strong>ina piccola.<br />

Nella figura si nota superiormen<strong>te</strong> versan<strong>te</strong> ar<strong>te</strong>riolare (sangue<br />

ar<strong>te</strong>rioso in rosso) e inferiormen<strong>te</strong> quello venulare (sangue venoso in<br />

blu). Si vede anche la caduta pressoria nel capillare che li met<strong>te</strong> in<br />

comunicazione, le radici del linfatico (che poi ritorna nel sis<strong>te</strong>ma<br />

venoso) e una specie di griglia che è la matrice extracellulare.<br />

NB Uno dei problemi principali nello studio della fisiologia è che<br />

questa non <strong>se</strong>mpre tiene conto del fatto che l'in<strong>te</strong>rstizio non è lo s<strong>te</strong>sso<br />

nei vari organi, l'in<strong>te</strong>rstizio del sottocu<strong>te</strong> è diverso da quello del<br />

fegato, l'in<strong>te</strong>rstizio del muscolo è diverso da quello dell'occhio,<br />

l'in<strong>te</strong>rstizio cerebrale è una cosa molto particolare, una cosa virtuale.<br />

Allora studiare gli scambi capillari <strong>se</strong>nza <strong>te</strong>nere conto di questo fattore<br />

è fon<strong>te</strong> di confusione e di co<strong>se</strong> che non si capiscono bene quando si<br />

studia la patologia.<br />

L'in<strong>te</strong>rstizio in realtà è dove sono le cellule, che non sono bagna<strong>te</strong> direttamen<strong>te</strong> dal sangue, c'è una barriera che fa da filtro.<br />

Poi la composizione dell'in<strong>te</strong>rstizio è molto importan<strong>te</strong> perché permet<strong>te</strong> la diffusione di macromolecole e gas nutrienti, ma<br />

allo s<strong>te</strong>sso <strong>te</strong>mpo è abbastanza resis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> da permet<strong>te</strong>re il flusso linfatico. È abbastanza porosa da fare passare tutto, ma<br />

abbastanza resis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> da non dis<strong>te</strong>ndersi con grande facilità, altrimenti ogni differenza di flusso darebbe edema, cioè<br />

aumento del volume dell'in<strong>te</strong>rstizio. L'in<strong>te</strong>rstizio, che è composto dalla matrice extracellulare, deve es<strong>se</strong>re una maglia<br />

acquosa strutturata, ma tutto sommato possibile da attraversare, cioè come muoversi in una foresta. Varie cellule per<br />

po<strong>te</strong>rsi muovere si attaccano alla superficie cellulare dei vasi per poi passare nell'in<strong>te</strong>rstizio, è questo il caso della<br />

sorveglianza immune ovvero l'extravasazione dei linfociti nelle venule a alto endo<strong>te</strong>lio. Quindi l‟in<strong>te</strong>rstizio è abbastanza<br />

resis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> alla dis<strong>te</strong>nsione, ma allo s<strong>te</strong>sso <strong>te</strong>mpo è poroso abbastanza da permet<strong>te</strong>re appunto il passaggio di cellule per la<br />

sorveglianza.<br />

Tornando alla figura la pressione sul <strong>te</strong>rminale ar<strong>te</strong>rioso è 100 (i numeri sono un po' approssimati, bisogna sapere gli<br />

ordini di grandezza ovviamen<strong>te</strong>, però trovere<strong>te</strong> discrepanze tra <strong>te</strong>sto e <strong>te</strong>sto), la pressione alle estremità del capillare è<br />

30mmHg sull'ar<strong>te</strong>riolare e 15 mmHg sulla venulare, circa 20-17 mmHg è la pressione capillare media (anche qui ha un<br />

<strong>se</strong>nso molto relativo perché dipende molto dalla differenza tra le estremità) e poi naturalmen<strong>te</strong> siamo intorno a 0 nei<br />

grandi vasi venosi e alla confluenza nell'atrio. Quindi c'è una caduta pressoria, che è quella che poi fa muovere il liquido<br />

lungo l'albero vascolare.<br />

Per quanto riguarda la pressione in<strong>te</strong>rstiziale, <strong>se</strong> legge<strong>te</strong> un libro di fisiologia dice che è negativa (-3, -6, -4mmHg), per<br />

adesso diciamo che è negativa (negativa relativa, non assoluta, uno deve pensare all'inspirazione quando si espande la<br />

cassa toracica per e<strong>se</strong>mpio, uno crea una pressione negativa relativa, che porta a un risucchio vero e proprio).<br />

La pressione oncotica (pressione delle pro<strong>te</strong>ine plasmatiche) è circa 28 mmHg, dentro al vaso, nell'in<strong>te</strong>rstizio è 5mmHg,<br />

ma non è importan<strong>te</strong> (5,4,3), l'importan<strong>te</strong> è ricordare che questa dipende dalla la concentrazione pro<strong>te</strong>ica dell'in<strong>te</strong>rstizio,<br />

quindi dal coefficien<strong>te</strong> di riflessione, che non sarà 1, ma 0.95-0.9 mediamen<strong>te</strong>, quindi fa passare un po' di pro<strong>te</strong>ine, quindi<br />

dipende indirettamen<strong>te</strong> dallo spessore e dalla superficie del vaso, tanto che sul versan<strong>te</strong> venulare il coefficien<strong>te</strong> di<br />

filtrazione è maggiore che sul versan<strong>te</strong> ar<strong>te</strong>riolare.<br />

Per cui il punto di equilibrio non è necessariamen<strong>te</strong> dove la pressione idrostatica media equilibra la pressione oncotica<br />

differenziale. Se da una par<strong>te</strong> ho mol<strong>te</strong> pro<strong>te</strong>ine concentra<strong>te</strong> e dall'altra ne ho pochissime vuol dire che ne passano poche,<br />

quindi <strong>se</strong> il flusso è limitato dalla diffusione non fa questa enorme differenza che io nel capillare ne abbia 1 mg/ml o 100<br />

mg/ml. In più nell‟in<strong>te</strong>rstizio non c'è un comparto stazionario, dall'altra par<strong>te</strong> c'è un tubo aperto che va verso il linfatico,<br />

quindi la concentrazione è bassa anche perché il flusso linfatico lava via le pro<strong>te</strong>ine in<strong>te</strong>rstiziali. Quindi <strong>se</strong> ho un flusso di<br />

liquido superiore al flusso della pro<strong>te</strong>ina ne avrò pochissima nell‟in<strong>te</strong>rstizio. Il quantitativo di pro<strong>te</strong>ina che ho in un certo


momento certamen<strong>te</strong> dipende dal coefficien<strong>te</strong> di filtrazione, ma anche dalla velocità del flusso linfatico, questa è la<br />

situazione di stato.<br />

Sul versan<strong>te</strong> ar<strong>te</strong>riolare la pressione idrostatica 30 mmHg è maggiore dei 23 mmHg, che risultano da 28-5 mmHg, della<br />

pressione oncotica, che è <strong>se</strong>mpre positiva, la pressione idrostatica <strong>se</strong> è positiva va usata come positiva nel calcolo della<br />

differenziale, <strong>se</strong> è negativa come negativa, tant'è vero che facendo 20-(-6) si ottiene 26 che è la differenza vera di<br />

pressione idrostatica che c'è ai due lati del capillare (spesso i libri cambiano i <strong>se</strong>gni facendo una confusione <strong>te</strong>rribile). In<br />

realtà, è algebra, meno per un negativo, diventa un positivo e si sommano, quindi qui la differenza di pressione idrostatica<br />

è 26, che è <strong>se</strong>mpre favorevole all'uscita. Infatti la quantità di liquido totale nell'organismo che lascia il sis<strong>te</strong>ma circolatorio<br />

per l‟in<strong>te</strong>rstizio è circa 1,2 litri/ora, che è non è poco come filtrazione. Non è vero quindi che solo il rene ha questa<br />

capacità di filtraggio, questa è una vera e propria ultrafiltrazione del plasma che avviene in continuazione, di entità minore<br />

rispetto a quanto avviene nel rene, perché il flusso complessivo dipenderà dall'apporto ematico e dalla permeabilità<br />

capillare, però le forze in gioco sono quelle e in fondo il rene ha specializzato una forma di filtrazione che hanno tutti i<br />

<strong>te</strong>ssuti e tutti gli organi. La maggior par<strong>te</strong> di questo flusso non va per il linfatico, ma rientra nel <strong>te</strong>rminale del capillare<br />

venoso e anche nella par<strong>te</strong> iniziale delle venule, che hanno permeabilità e conduttanza idraulica eleva<strong>te</strong>.<br />

L'aorta ha conduttanza idraulica pari a 0, non è fatta per fare uscire il liquido, è l'oleodotto che deve portare il più lontano<br />

possibile quello che contiene. Lo s<strong>te</strong>sso discorso vale anche per l'ar<strong>te</strong>riola muscolare, anche lei deve trasferire in maniera<br />

pulsatile il suo con<strong>te</strong>nuto. In aorta duran<strong>te</strong> la sistole vi sono 120-140 mmHg , <strong>se</strong> la conduttanza idraulica fos<strong>se</strong> maggiore<br />

di 0, sotto tale pressione uscirebbe il sangue dall'aorta invece che andare ai <strong>te</strong>ssuti attraverso le ar<strong>te</strong>rie. Invece nei<br />

capillari, la conduttanza idraulica aumenta improvvisamen<strong>te</strong> e rimane elevata nelle venule, questo è fondamentale per gli<br />

scambi di fluido. Ci sono dei <strong>se</strong>gmenti a bassissima conduttanza idraulica e dei <strong>se</strong>gmenti che devono avere una altissima<br />

conduttanza idraulica o non verrebbero mai filtrati metaboliti e gas. Siccome la conduttanza idraulica è molto elevata<br />

anche sul versan<strong>te</strong> venulare, il grosso del flusso risulta es<strong>se</strong>re un bel lavaggio e uno scambio molto rapido di gas nutrienti<br />

tra sangue e <strong>te</strong>ssuto. La risultan<strong>te</strong> di Starling sul versan<strong>te</strong> venoso è un po‟ meno ovviamen<strong>te</strong>, anche <strong>se</strong> il coefficien<strong>te</strong><br />

idraulico è superiore, perché la caduta pressoria idrostatica si traduce in una probabilità maggiore di ri<strong>te</strong>nzione del liquido,<br />

per cui la differenza è 15+5mmHg per risultan<strong>te</strong> idrostatica, ma rimane costan<strong>te</strong> il 28-5=23mmHg che agisce in <strong>se</strong>nso<br />

opposto, che è la componen<strong>te</strong> oncotica (quando la pressione osmotica è generata da pro<strong>te</strong>ine si dice oncotica, che è un<br />

<strong>te</strong>rmine storico, non è diverso da pressione osmotica), quindi questo mi garantisce un rapidissimo scambio di gas e<br />

nutrienti tra il mio vaso e l'in<strong>te</strong>rstizio dove stanno le cellule, con il rientro del liquido nel vaso.<br />

Ci si potrebbe chiedere, allora, a cosa <strong>se</strong>rva il sis<strong>te</strong>ma linfatico. Il sis<strong>te</strong>ma linfatico ha mol<strong>te</strong> funzioni, <strong>se</strong>rve per una<br />

questione immunitaria fondamentale (extravasazione e poi rientro in circolo dei linfociti, questi escono dal sis<strong>te</strong>ma<br />

linfatico, percorrono i <strong>te</strong>ssuti e rientrano nel grande circolo attraverso i vasi linfatici); ha funzione idrodinamica, perché<br />

ques<strong>te</strong> forze possono modificarsi e in caso di squilibrio tra l'ingresso e l'uscita, potrebbero es<strong>se</strong>rci delle con<strong>se</strong>guenze sul<br />

circolo e sull'emodinamica. Allora il flusso linfatico porta il liquido dalle radici fino ai grandi vasi, succlavia, vene cave,<br />

vicino all'atrio. NB Anche <strong>se</strong> lo spessore delle pareti dei vasi linfatici è più piccolo rispetto a quello di una venula,<br />

<strong>se</strong>mbrerebbe che la maggior par<strong>te</strong> del flusso venga riassorbita attraverso le venule (per le venule il flusso è di 1080 ml/hr e<br />

120ml/hr per i vasi linfatici). Infatti non bisogna pensare alla singola venula, qui si parla di superficie complessiva, non è<br />

questione di spessore. Se si prende il glomerulo, nel quale c'è una matassa lunghissima in cui la superficie esposta in un<br />

volume piccolo è piuttosto elevata, si vede come siano la superficie totale e la conduttanza idraulica a contare, viceversa le<br />

radici dei capillari linfatici sono altamen<strong>te</strong> fenestrati, partono cellule, partono pro<strong>te</strong>ine, diventano vasi soltanto quando<br />

raggiungono un certo calibro (i tronchi linfatici) e sono lontane dall‟origine. La conduttanza idraulica è la permeabilità<br />

della pare<strong>te</strong> e indica quanto liquido fa passare per unità di <strong>te</strong>mpo.<br />

Come fa il flusso linfatico (120ml/hr) ad andare da una pressione negativa(-6 mmHg) nell‟in<strong>te</strong>rstizio ad una pressione<br />

maggiore(0mmHg, <strong>se</strong> non positiva), pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> nei grandi vasi venosi? Non è possibile muovere un liquido da un punto più<br />

basso ad uno più alto (sarebbe come <strong>se</strong> una cascata po<strong>te</strong>s<strong>se</strong> andare alla rovescia). C'è solo una possibilità, cioè che non sia<br />

vero che la pressione in<strong>te</strong>rstiziale è negativa. Ma <strong>se</strong> la pressione in<strong>te</strong>rstiziale fos<strong>se</strong> positiva, verrebbe meno tutto il<br />

discorso fatto sulla legge di Starling e non si capirebbe più perché ci sia uscita di liquido sul versan<strong>te</strong> in<strong>te</strong>rstiziale<br />

dell'unità capillare (<strong>se</strong> questa fos<strong>se</strong> +6 potrei fare 30-6 e ot<strong>te</strong>nere 24 mmHg, che sono inferiori ai 28 mmHg della<br />

pressione oncotica e non permet<strong>te</strong>rebbero la fuoriuscita). La verità è che la pressione in<strong>te</strong>rstiziale non può es<strong>se</strong>re<br />

costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> a -6. La pressione in<strong>te</strong>rstiziale non è negativa o positiva, è variabile. Per e<strong>se</strong>mpio, <strong>se</strong> un soldato sta in piedi<br />

tutto il giorno a un certo momento improvvisamen<strong>te</strong> sviene perché la stazione eretta prolungata con le forze di Starling<br />

porta a un ristagno, perché il liquido esce, rientra meno e il linfatico non lo recupera tutto. Ma non è che <strong>se</strong> io mi metto in<br />

piedi svengo subito, perché il flusso attraverso il linfatico normalmen<strong>te</strong> è lento e il grosso lo recupero attraverso il<br />

<strong>te</strong>rminale venoso, la perdita è molto piccola in quel distretto, però nel <strong>te</strong>mpo si accumula. Di solito gli edemi non li ho <strong>se</strong><br />

mi muovo, infatti muovendomi spremo i capillari linfatici anche dall'es<strong>te</strong>rno (è come mungere) e questo fa muovere il<br />

linfatico. Duran<strong>te</strong> la spremitura la pressione in<strong>te</strong>rstiziale è positiva, la pressione in<strong>te</strong>rstiziale a riposo sarà -3 o -4. Se<br />

sollevassi 100kg la pressione in<strong>te</strong>rstiziale sarebbe così elevata da fermare la circolazione ar<strong>te</strong>riosa, sarebbe tanto positiva,


e <strong>se</strong> continuassi ben presto mi verrebbe un crampo e dovrei mollare il peso perché il blocco del flusso ar<strong>te</strong>rioso mi farebbe<br />

andare in anaerobiosi, con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> accumulo di acido lattico. La pressione in<strong>te</strong>rstiziale varia a <strong>se</strong>conda degli organi.<br />

Nell‟in<strong>te</strong>rstizio del polmone la pressione varia da molto negativa, duran<strong>te</strong> gli inspiri, a molto positiva, duran<strong>te</strong> gli espiri,<br />

infatti c'è un flusso linfatico con ques<strong>te</strong> oscillazioni periodiche (alto nell‟espirio, basso o nullo nell‟inspirio). Inoltre il<br />

liquido linfatico va dalla par<strong>te</strong> giusta perché ci sono le valvole nelle venule e nei vasi linfatici, non le ho nelle ar<strong>te</strong>rie<br />

perché la pressione ar<strong>te</strong>riosa è tale che la direzione è obbligata. Se ho bisogno delle valvole per il linfatico, è assoluto il<br />

bisogno anche per i vasi venosi, soprattutto per quelli superficiali e per quelli sottocutanei che non sono compressi dal<br />

muscolo, lì è più facile anche il ristagno e la dilatazione (quindi la mancata <strong>te</strong>nuta delle valvole). Quindi la pre<strong>se</strong>nza delle<br />

valvole è particolarmen<strong>te</strong> importan<strong>te</strong> per i vasi che non hanno tonaca muscolare e soprattutto che non hanno questo aiuto<br />

funzionale da par<strong>te</strong> del muscolo circostan<strong>te</strong>. Sappiamo che alcune donne e uomini si fanno togliere le vene <strong>se</strong> si dilatano<br />

moltissimo (vene varico<strong>se</strong>), ciò non è dovuto solo a un fatto es<strong>te</strong>tico, infatti possono dare ulcerazioni e fenomeni<br />

<strong>se</strong>condari; la circolazione non ri<strong>se</strong>n<strong>te</strong> della loro mancanza in quanto ci sono circoli colla<strong>te</strong>rali.<br />

Allora, <strong>se</strong> la pressione in<strong>te</strong>rstiziale è fondamentale per far muovere il liquido nel linfatico, dobbiamo sapere che relazione<br />

c'è tra flusso linfatico e pressione in<strong>te</strong>rstiziale, non basta dire che <strong>se</strong> è positiva aumenta, o <strong>se</strong> è negativa diminuisce; è<br />

necessario sapere quanto è, questa è la chiave per capire qual è la differenza fra fisiologia e patologia. Nella figura il<br />

flusso linfatico in ordinata è in ml/hr, in ascissa c'è la pressione<br />

in<strong>te</strong>rstiziale “in<strong>te</strong>rna” (non è un <strong>te</strong>rmine rigoroso, è tra virgolet<strong>te</strong> perché<br />

si capisca che è un ausilio didattico, in<strong>te</strong>rno non si trova nei trattati). Al<br />

centro c'è 0, a sinistra -2, -4, -6, e a destra +2, +4, +6, e questa è la scala<br />

di valori di cui parliamo, e parliamo di pressioni relative molto bas<strong>se</strong>,<br />

positive o negative, ma di pochi mmHg, eppure ha una grande<br />

importanza poi per gli scambi in<strong>te</strong>rstiziali e per la genesi degli edemi.<br />

Una curva nera, da sinistra verso destra fa vedere come varia il flusso a<br />

<strong>se</strong>conda della pressione, par<strong>te</strong> molto basso e aumenta lentamen<strong>te</strong>,<br />

attorno allo 0 arriva a saturazione e poi già a valori di pressione positiva<br />

molto piccoli a scompenso. Questa curva funziona, ma è un riferimento<br />

per ragionare, infatti si parla del <strong>te</strong>ssuto complessivo, ci sono differenze<br />

in tutto e per tutto, però grossomodo è ovvio che mano a mano che si<br />

riduce la pressione negativa, aumenta il flusso. Una pressione media negativa aumenta (si riduce la negatività) vuol dire<br />

che la pressione media è un po' più alta, meno negativa, più positiva. Qui (curva rossa) vediamo invece come varia il<br />

volume dell'in<strong>te</strong>rstizio.<br />

I comparti liquidi dell'organismo sono quello circolan<strong>te</strong> (circa 5 L), in<strong>te</strong>rstizio (10 L), volume intracellulare (23 L),<br />

costanti, quindi vuol dire che il liquido che entra nell'in<strong>te</strong>rstizio esce nel linfatico, non dilata l'in<strong>te</strong>rstizio. Se aumenta la<br />

pressione, il volume non dovrebbe cambiare di molto perché l‟in<strong>te</strong>rstizio si comporta come un tubo abbastanza rigido,<br />

quindi la differenza di pressione diventa una differenza di flusso. In rosso è <strong>se</strong>gnato quanto è il volume per ogni pressione,<br />

infatti vede<strong>te</strong> che è ragionevolmen<strong>te</strong> poco e poi improvvisamen<strong>te</strong> succede qualcosa, come l'in<strong>te</strong>rstizio va a pressioni<br />

positive succede una cosa drammatica, anziché aumentare il flusso aumenta il volume. E' la differenza fra il compenso,<br />

cioè la condizione in cui l'aumento di pressione fa aumentare il flusso, e lo scompenso. La differenza fra il compenso e<br />

l'insorgenza di edema, perché l'edema è una condizione in cui si verifica un'espansione del volume in<strong>te</strong>rstiziale. In quel<br />

punto brusco di transizione cambierà naturalmen<strong>te</strong> la forma dei <strong>te</strong>ssuti. Quello che varia è la compliance (un concetto<br />

importantissimo in medicina, per la fisiologia polmonare è tutto) che è la dis<strong>te</strong>ndibilità di un organo, è quanto aumenta di<br />

volume quando gli applico una differenza di pressione, non vale solo per il<br />

polmone che è l'organo dis<strong>te</strong>ndibile per eccellenza, ma anche per tanti altri<br />

casi compreso questo. Allora quando la compliance è bassa, l'aumento di<br />

pressione si traduce in un aumento di flusso linfatico e l'in<strong>te</strong>rstizio si<br />

comporta come <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> un tubo rigido (oleodotto). La spinta si traduce<br />

quindi in un aumento di flusso che si può misurare. Su questa scala così<br />

espansa la curva del volume <strong>se</strong>mbra piatta in realtà un po' aumenta, è<br />

ma<strong>te</strong>riale biologico dis<strong>te</strong>ndibile. Le maglie di matrice extracellulare<br />

resistono fino a pressioni vicine allo 0. E si può misurare una compliance di<br />

0,4 L/mmHg, misure che mi danno l'idea della bassa dis<strong>te</strong>ndibilità. Quando<br />

si ha l'aumento della compliance questa passa bruscamen<strong>te</strong> a 10 L/mmHg.<br />

L'in<strong>te</strong>rstizio si trasforma in un palloncino es<strong>te</strong>nsibile. Si stira per il<br />

superamento delle sue capacità virtuoelastiche, da quel momento in poi è<br />

come un palloncino gonfiabile. Questo vale per e<strong>se</strong>mpio nelle complicanze<br />

dell'infarto miocardico, in caso di necrosi di una par<strong>te</strong> della pare<strong>te</strong>, questa


non si contrae più, comincia a dis<strong>te</strong>ndersi, aumenta la compliance di quella <strong>se</strong>zione del cuore, le forze sape<strong>te</strong> sono<br />

proporzionali con la <strong>te</strong>rza po<strong>te</strong>nza del raggio di una sfera, quello diventa un luogo in cui può avere rottura di cuore per<br />

l'aumento della compliance in un pezzettino della pare<strong>te</strong>. Per questo si era parlato di “pressione in<strong>te</strong>rstiziale in<strong>te</strong>rna”,<br />

perché è chiaro che <strong>se</strong> la compressione è dall'es<strong>te</strong>rno posso sopportare pressioni molto maggiori, parlavo della pressione<br />

di occlusione del sollevatore di pesi, un grande sforzo anaerobico del muscolo, la pressione deve es<strong>se</strong>re superiore alla<br />

pressione ar<strong>te</strong>riosa media in quel distretto, quindi parliamo di centinaia di mmHg. C'è differenza fra pressione di spinta<br />

dall'in<strong>te</strong>rno e ab extrin<strong>se</strong>co. Lo stato dell'acqua (notare la zigrinatura diversa sulla figura) nell'in<strong>te</strong>rstizio non è acqua<br />

libera, è acqua di idratazione, idratazione di questo gel poroso fatto da fibrille di matrice, collagene I, VI, IV. Invece in<br />

caso di eccesso dipende dalla capacità di legame per l'acqua delle pro<strong>te</strong>ine che ci sono. Al di sopra del volume dell'acqua<br />

di idratazione c'è un piccolo margine di aumento (di compenso), sopra<br />

di esso l'acqua è acqua libera, si muove rapidamen<strong>te</strong>, infatti nell'edema<br />

conclamato di vede un quasi movimento dell'acqua, “che forma come<br />

dei canali attorno e si sposta molto rapidamen<strong>te</strong> a costituire una<br />

situazione declive nella stazione eretta”. Si è detto che il volume<br />

normale dell'in<strong>te</strong>rstizio è 10 L approssimativamen<strong>te</strong>. Studiando come<br />

varia il livello di edema all'aumentare del volume in<strong>te</strong>rstiziale in questa<br />

fa<strong>se</strong>, qui (0mmHg) abbiamo scompenso, prima aumenta di poco, un<br />

aumento del 50% del volume in<strong>te</strong>rstiziale complessivo, una ri<strong>te</strong>nzione di<br />

5 L di fluido, supera di poco il livello dell'idratazione compensata, la<br />

quantità di acqua da accomodare nell'organismo nel suo insieme è di<br />

circa 3 L, e <strong>se</strong> l'edema è generalizzato ovviamen<strong>te</strong>, perché parliamo di<br />

volumi importanti, questo dal punto di vista clinico può es<strong>se</strong>re<br />

considerato un edema trascurabile. Nel <strong>se</strong>nso che quando fa<strong>te</strong> il classico<br />

<strong>se</strong>gno della fovea, cioè quando si comprime un sottocutaneo edematoso<br />

rimane impresso il dito, si vede un piccolo avvallamento, perché non si schiaccia acqua libera, ma acqua di idratazione<br />

eccessiva, la sposto e quella pian piano torna a posto (veniva utilizzato per distinguerlo dall'ipotiroidismo, dal mixedema,<br />

che dà una distrofia del sottocu<strong>te</strong> che somiglia all'edema, ma non ha ri<strong>te</strong>nzione di acqua quindi non ha ri<strong>te</strong>nzione della<br />

fovea, si chiama fovea proprio perché ricorda il fondo dell'occhio). Se un pazien<strong>te</strong> ha una malattia edemigena, una<br />

insufficienza cardiaca cronica ad e<strong>se</strong>mpio, o uno scompenso cardiaco, <strong>se</strong> ha già <strong>se</strong>gni di edema nell'in<strong>te</strong>rstizio sta già<br />

andando nello scompenso, questo è il punto di scompenso (0mmHg). Anche <strong>se</strong> apparen<strong>te</strong>men<strong>te</strong> l'edema è modesto il<br />

soggetto ha già esaurito tut<strong>te</strong> le sue capacità di compenso e ha già espanso il volume extracellulare in modo tale da avere<br />

una ri<strong>te</strong>nzione supplementare del 50% del volume. Il modo migliore per sapere <strong>se</strong> il pazien<strong>te</strong> con insufficienza cardiaca<br />

sta andando in scompenso, a par<strong>te</strong> l'esame clinico riferendosi all'equilibrio idrosalino, è pesarlo. Questi infatti sono 5 kg di<br />

acqua trat<strong>te</strong>nuti, perché c'è iperaldos<strong>te</strong>roidismo <strong>se</strong>condario e quindi il liquido che lascia il vaso viene recuperato<br />

automaticamen<strong>te</strong> e contribuisce a man<strong>te</strong>nere il volume circolan<strong>te</strong>. Se però sta espandendo l'in<strong>te</strong>rstizio, aumenta di peso.<br />

Quindi si spiegano variazioni di peso molto rapide, (infatti non crede<strong>te</strong> alle die<strong>te</strong> “perde<strong>te</strong> un chilo in un giorno”, 1kg di<br />

grasso sono circa 9000 Kcal, <strong>se</strong> uno consuma solo grasso e ha bisogno di 3000 Kcal al giorno, ci vogliono 3 giorni di<br />

digiuno totale, a 0 Kcal, il massimo che perde<strong>te</strong> è 3 etti al giorno, <strong>se</strong>nza fare e<strong>se</strong>rcizio solo controllando la dieta) . Dal<br />

punto di vista clinico <strong>se</strong>mbra un edema modesto, non è una cosa grossolana, il nostro in<strong>te</strong>rstizio può con<strong>te</strong>nere un volume<br />

no<strong>te</strong>vole prima che questo dia <strong>se</strong>gno di sé, l'edema appare grave quando siamo già a 25 L cioè 15 litri di espansione del<br />

volume extracellulare. Per quanto riguarda il problema del compenso degli edemi, la capacità di compenso della matrice<br />

extracellulare è di 2 litri circa, come dire che in quel range la compliance rimane bassa, si potrebbe chiamare quasi<br />

oscillazione fisiologica in ragione del compenso. Finché la compliance rimane bassa, c'è un po' di idratazione in più, ma<br />

ciò non si riflet<strong>te</strong> in maniera grossolana né sul volume circolan<strong>te</strong> né sugli scambi in<strong>te</strong>rstiziali. L'edema si ha soltanto<br />

quando si sono esauri<strong>te</strong> le possibilità di compensarlo, in fondo l'edema è l'altra faccia degli scambi in<strong>te</strong>rstiziali, ha una<br />

grande operatività funzionale, posso cambiare, aumentare, diminuire in ba<strong>se</strong> alle forze di Starling, purché la pressione<br />

in<strong>te</strong>rstiziale non aumenti a valori positivi. Quando vedo l'edema ho già esaurito il compenso quindi il mio pazien<strong>te</strong> sta<br />

andando verso una situazione che devo assolutamen<strong>te</strong> <strong>te</strong>mere, meglio <strong>se</strong> riesco a capirlo prima, che è una situazione<br />

edemigena (che favorisce l'insorgenza degli edemi).<br />

Allora edema può insorgere per 4 cau<strong>se</strong> (a differenza della<br />

patologia i meccanismi non sono mai infiniti). L'edema si<br />

chiama idrostatico (1) quando nella sua genesi si ha<br />

un'al<strong>te</strong>razione dell'equilibrio fra pressione idrostatica, capillare<br />

e in<strong>te</strong>rstiziale (sono commisti, però si possono classificare in ba<strong>se</strong> al meccanismo prevalen<strong>te</strong>). Seconda forma di edema è<br />

l'edema tossico (2), è la condizione in cui varia il coefficien<strong>te</strong> di riflessione, che a sua volta influenzerà una <strong>se</strong>rie di co<strong>se</strong>.<br />

Terza forma è l'edema ipopro<strong>te</strong>ico (3), il motore principale è un al<strong>te</strong>razione del differenziale della pressione oncotica tra


plasma e in<strong>te</strong>rstizio. Infine l'edema linfatico (4), i primi tre hanno carat<strong>te</strong>ristiche fisiopatologiche tutto sommato non tanto<br />

dissimili, l'edema linfatico è veramen<strong>te</strong> speciale perché in questo caso viene meno il compenso per definizione e vedremo<br />

quello che succede a bloccare il linfatico, in modo da capire anche la funzione del sis<strong>te</strong>ma linfatico.<br />

L'edema idrostatico è un'espansione del volume in<strong>te</strong>rstiziale dovuto ad un<br />

aumento della pressione capillare media, l'aumento del flusso linfatico nella<br />

par<strong>te</strong> del compenso porta ad una diminuzione della pressione oncotica del<br />

fluido in<strong>te</strong>rstiziale. Questa è la situazione di par<strong>te</strong>nza. Facciamo un e<strong>se</strong>mpio<br />

di una condizione in cui aumenta la pressione idrostatica capillare media, ed è<br />

un e<strong>se</strong>mpio facile perché è la trombosi venosa. Si forma un trombo venoso,<br />

occluden<strong>te</strong> o parzialmen<strong>te</strong> occluden<strong>te</strong>, non ha molta importanza. Le<br />

con<strong>se</strong>guenze sono che, innanzitutto diminuisce il flusso regolare, questo si<br />

ripercuo<strong>te</strong> sulla pressione e infatti è 30 dappertutto (valore arbitrario). Questa<br />

cosa comporta una riduzione del riassorbimento sul versan<strong>te</strong> venulare, perché<br />

adesso questo è come <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> un capillare ar<strong>te</strong>rioso, e quindi un aumento del<br />

flusso linfatico, perché tutto il liquido che non si scarica più dalla par<strong>te</strong> della<br />

vena, che è la maggior par<strong>te</strong>, non ha che da scaricarsi attraverso il linfatico.<br />

Naturalmen<strong>te</strong> qui stiamo parlando di flussi che aumentano improvvisamen<strong>te</strong><br />

di 10 vol<strong>te</strong>, perché <strong>se</strong> era 1080mL quello che io riassorbivo, e deve scaricarsi<br />

dall'altra par<strong>te</strong>, si capisce che è un brutto passaggio dalla zona del compenso,<br />

brutto <strong>se</strong> è brutta la disfunzione naturalmen<strong>te</strong>, a quella dello scompenso, mi<br />

sto spostando a destra sulla curva pressione-volume, lì non c'è nien<strong>te</strong> da fare,<br />

la pressione di liquido è talmen<strong>te</strong> dirompen<strong>te</strong> che passa nella fa<strong>se</strong> dello<br />

scompenso. Però duran<strong>te</strong> la fa<strong>se</strong> che precede l'edema, quella a bassa<br />

compliance, si vede che la concentrazione pro<strong>te</strong>ica nell'in<strong>te</strong>rstizio diminuisce,<br />

è un effetto di lavaggio (sto lavando le vie). Questo è così importan<strong>te</strong> perché diminuisce la pressione colloido-osmotica<br />

in<strong>te</strong>rstiziale e quindi è un meccanismo di difesa perché aumen<strong>te</strong>rebbe la forza che lo fa uscire. For<strong>se</strong> questo è l'e<strong>se</strong>mpio<br />

meno azzeccato per spiegarlo, proprio perché qui è venuto meno il riassorbimento venoso, quindi qui non aiuta molto,<br />

però una con<strong>se</strong>guenza dell'aumento del flusso, è che aumenta il margine di sicurezza che allontana l'insorgenza<br />

dell'edema, perché la venula che tira dentro più liquido perché aumenta il differenziale oncotico (non in questo caso,<br />

perché l‟aumento di pressione idrostatica agisce in <strong>se</strong>nso opposto). Se questa barriera rimane poco permeabile alle<br />

pro<strong>te</strong>ine con un flusso di 120ml/ora, si avrà una concentrazione pro<strong>te</strong>ica tale da dare una pressione oncotica di 5 mmHg.<br />

Siccome questa permeabilità rimane bassa, ma sta aumentando il flusso, deve es<strong>se</strong>re lavato via con un liquido che<br />

contiene pochissime pro<strong>te</strong>ine, <strong>se</strong> aumenta il flusso cala la pressione colloido-osmotica dell‟in<strong>te</strong>rstizio e quindi<br />

aumen<strong>te</strong>rebbe la facilità con cui il liquido ritornerebbe nella venula, ma non in questo caso. Ripe<strong>te</strong>ndo, una con<strong>se</strong>guenza<br />

dell'aumentato flusso linfatico è una diminuzione della pressione colloido-osmotica dell'in<strong>te</strong>rstizio, che aiuta a evitare<br />

l'insorgenza dell'edema, espande la possibilità di non avere edema, compensando non col flusso linfatico ma con quello<br />

venoso. Adesso supponiamo invece di avere un insufficienza cardiaca, diminuito ritorno venoso e questo si ripercuo<strong>te</strong> su<br />

tutto l'albero vascolare come un aumento della pressione capillare media, la s<strong>te</strong>ssa cosa di prima, ma adesso il problema è<br />

generalizzato. Non ho più un edema per e<strong>se</strong>mpio della gamba, cioè dell'arto in<strong>te</strong>ressato dalla trombosi profonda, ma<br />

in<strong>te</strong>res<strong>se</strong>rà tutti i distretti dell'organismo. Il meccanismo è analogo, aumenta il flusso linfatico, abbiamo raggiunto il<br />

massimo del riassorbimento venoso, cala anche qui la pressione colloido-osmotica in<strong>te</strong>rstiziale, ma ho sviluppo di edema<br />

quando passo nella fa<strong>se</strong> a pressione positiva. Quindi edema idrostatico è quello legato all'aumento della pressione<br />

capillare media, <strong>te</strong>nendo pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> che l'aumento del flusso linfatico porta ad un compenso in<strong>te</strong>rno che è questo calo della<br />

pressione oncotica dell‟in<strong>te</strong>rstizio.<br />

Edema tossico è dovuto a diminuzione del coefficien<strong>te</strong> di riflessione con aumento<br />

della permeabilità alle pro<strong>te</strong>ine, <strong>se</strong>guito da diminuzione della pressione colloidoosmotico<br />

plasmatica e aumento della pressione colloido-osmotica in<strong>te</strong>rstiziale. La<br />

pare<strong>te</strong> diventa più permeabile alle pro<strong>te</strong>ine.<br />

Partiamo dalla s<strong>te</strong>ssa situazione di prima, adesso<br />

aumen<strong>te</strong>rà la permeabilità e quindi aumen<strong>te</strong>rà il<br />

passaggio, ci sono anche le righine per far<br />

vedere che è aumentata la permeabilità,<br />

pas<strong>se</strong>ranno più pro<strong>te</strong>ine, diminuirà la pressione<br />

colloido-osmotica del plasma per le pro<strong>te</strong>ine che sono usci<strong>te</strong> e aumen<strong>te</strong>rà quella<br />

in<strong>te</strong>rstiziale. Quindi le pressioni idrostatiche restano le s<strong>te</strong>s<strong>se</strong>, ma diminuisce la forza<br />

traen<strong>te</strong> per il liquido con aumento del flusso linfatico compensatorio, in questo caso


naturalmen<strong>te</strong> non è possibile il compenso di prima perché la causa dell'edema è proprio l'aumentato passaggio delle<br />

pro<strong>te</strong>ine. Quindi ora bisogna capire cosa fa aumentare la permeabilità dell'endo<strong>te</strong>lio. La flogosi è una delle cau<strong>se</strong> più<br />

comuni di edema infiammatorio di tipo tossico (tossico è un <strong>te</strong>rmine un po' antico, è un sinonimo). La prima fa<strong>se</strong> della<br />

flogosi è dilatazione ar<strong>te</strong>riolare con iperafflusso e questo potrebbe es<strong>se</strong>re una componen<strong>te</strong> di edema emodinamico, quello<br />

legato all'aumento della pressione capillare media, però questo di per sé non bas<strong>te</strong>rebbe. Subito dopo invece si ha la<br />

diminuzione del coefficien<strong>te</strong> di riflessione legata a liberazione di istamina, contrazione delle cellule endo<strong>te</strong>liali, aumento<br />

di permeabilità, attivazione fondamentale dell'istamina del complemento nell'in<strong>te</strong>rstizio, questo innesca 2 co<strong>se</strong>: reazioni<br />

locali e soprattutto rilascio di citochine C3a e C5a chemotattiche che induce adesione, extravasazione, ecc.. Ma è<br />

importan<strong>te</strong> perché c'è un passaggio brusco da una fa<strong>se</strong> ad alto flusso, quella della dilatazione ar<strong>te</strong>riolare, ad una a basso<br />

flusso, perché <strong>se</strong> ho formazione di edema diminuisce la componen<strong>te</strong> liquida nel vaso, aumenta l'ematocrito intracapillare,<br />

fa rallentare la circolazione. E' una <strong>se</strong>quenza di eventi emodinamici. Quindi la vasopermealizzazione ha una <strong>se</strong>rie di<br />

con<strong>se</strong>guenze importanti anche sul resto, naturalmen<strong>te</strong> <strong>se</strong>rvono citochine, bisogna attivare le cellule endo<strong>te</strong>liali che<br />

espongono delle pro<strong>te</strong>ine di adesione per le cellule infiammatorie, che devono po<strong>te</strong>r riconoscere un <strong>te</strong>ssuto infiammato,<br />

devono po<strong>te</strong>r attraversare l‟endo<strong>te</strong>lio, ma <strong>se</strong> si man<strong>te</strong>nes<strong>se</strong> un flusso rapido difficilmen<strong>te</strong> avremmo questi fenomeni, prima<br />

di affinità poco elevata e poi alta affinità con l'adesione. L'e<strong>se</strong>mpio è dell'infiammazione classica dove l'insulto è<br />

moderato grave, ma non gravissimo, possiamo avere flogosi per un danno fisico-chimico, in quel caso naturalmen<strong>te</strong> i<br />

fenomeni si sovrappongono, ci può es<strong>se</strong>re il danno vascolare diretto, ci può es<strong>se</strong>re necrosi emorragica, permeabilizzazione<br />

del vaso non legata a questi. Quindi ricordiamo che parliamo di una gamma di possibilità e noi stiamo parlando della<br />

flogosi (per e<strong>se</strong>mpio da dermati<strong>te</strong> da staffilococco quindi la fa<strong>se</strong> iniziale di un infezione cutanea). Altre cau<strong>se</strong> di<br />

infiammazione sono la necrosi tissutale con liberazione di fattori vasoattivi (qui i confini in un certo <strong>se</strong>nso si toccano),<br />

l'infiammazione estrema può es<strong>se</strong>re causa di necrosi, le ustioni gravi (c'è una componen<strong>te</strong> sicuramen<strong>te</strong> di<br />

vasopermealizzazione nelle ustioni), le tossine bat<strong>te</strong>riche (streptolisina, cioè fattori pro<strong>te</strong>olitici, traumi endogeni), e le<br />

anafilotossine,che sono C3a e C5a, il loro compito è quello di far liberare istamina da mastociti e basofili.<br />

Che differenza c'è tra una reazione anafilattica e una generalizzata da C3a e C5a (anafilotossine)? Se io inietto duran<strong>te</strong><br />

una trasfusione sangue incompatibile (la chiede <strong>se</strong>mpre all'esame!!!), supponiamo che il pazien<strong>te</strong> A con anticorpi antiB<br />

per errore riceva una trasfusione incompatibile di sangue B, si comincia a fargli la trasfusione, pochissimo <strong>te</strong>mpo dopo<br />

quello comincia ad avere pallore, <strong>se</strong>nso di svenimento, broncospasmo, sta malissimo diventa pallido, tachicardico, e<br />

muore <strong>se</strong> continuo a fargli la trasfusione. Quello che va incontro a emolisi è il sangue trasfuso, quello si diluisce, si libera<br />

un po' di emoglobina, quello non è assolutamen<strong>te</strong> il punto rilevan<strong>te</strong>. Il punto rilevan<strong>te</strong> è il meccanismo della citolisi in<br />

questo caso che è dovuto a anticorpi naturali clas<strong>se</strong> IgM pre<strong>se</strong>nti nel riceven<strong>te</strong> ad altissimo titolo, questi immediatamen<strong>te</strong><br />

attaccano il globulo rosso, attivano il complemento fino in fondo, si formano complessi di attacco e arrivano fino alla<br />

formazione dei pori e all‘emolisi. Il problema però non è l'emolisi, è l'attivazione massiccia del complemento in circolo, a<br />

causa di ciò, si libera indirettamen<strong>te</strong> istamina dai basofili e uno ha uno shock, un calo critico della pressione e muore.<br />

Quella è attivazione generalizzata del complemento in circolo, non è IgE attivata e non presuppone una <strong>se</strong>nsibilizzazione.<br />

Questo succede a tut<strong>te</strong> le persone normali, perché tut<strong>te</strong> le persone normali hanno sangue o A, o B, o 0, e o sono donatori<br />

universali o riceventi universali <strong>se</strong> hanno o non hanno anticorpi antiA o antiB, poi c'è il problema dell'Rh ma quello di<br />

solito non da problemi trasfusionali la prima volta. Quindi ci sono condizioni di vasopermealizzazione generalizzata da<br />

anafilotossine, da liberazione del complemento in circolo. Viceversa l'anafilassi è legata alla produzione di IgE invece<br />

che IgG perché spesso è un problema individuale, che uno si <strong>se</strong>nsibilizza e uno no. La <strong>se</strong>nsibilizzazione è proprio la<br />

produzione di anticorpi IgE, detti anche shocking. Il problema delle IgE è che si attaccano attraverso le Fc alle cellule<br />

basofile e quando reincontrano l'antigene fanno liberare istamina e ad al<strong>te</strong> concentrazioni in circolo uno ha uno shock,<br />

detto anafilattico, perché su ba<strong>se</strong> di IgE. Non è la s<strong>te</strong>ssa cosa, <strong>se</strong> si vuole il meccanismo di vasopermealizzazione è lo<br />

s<strong>te</strong>sso. Infatti quelle non vengono studia<strong>te</strong> tanto fra gli edemi quanto fra gli shock, l'edema è l'altra faccia dello shock,<br />

perché il liquido lascia il vaso e non riesco a recuperarlo, oltre all'edema avrò un calo pressorio, ecc.<br />

Edema ipopro<strong>te</strong>ico, questo invece è dovuto a diminuzione della concentrazione<br />

delle pro<strong>te</strong>ine plasmatiche con diminuzione della pressione oncotica del plasma.<br />

Anche in questo caso, visto che la pare<strong>te</strong> è normale, l'aumento del flusso<br />

linfatico nella fa<strong>se</strong> di scompenso porta a<br />

una diminuzione della pressione oncotica<br />

del flusso in<strong>te</strong>rstiziale. La situazione di<br />

par<strong>te</strong>nza è questa, meno pro<strong>te</strong>ine nel<br />

plasma, qui sono dimezza<strong>te</strong>, diminuisce il<br />

ritorno venulare, perché ricorda<strong>te</strong>vi che un<br />

de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong> importantissimo del riassorbimento venulare è la differenza di<br />

pressione oncotica, c'è una massiccia stimolazione del flusso linfatico e quando passa<br />

a pressioni positive c'è dilatazione dell‟in<strong>te</strong>rstizio. Anche qui si tratta di variazioni di


parametri nel plasma e quindi sono edemi generalizzati. Anche qui l'aumento del flusso porta ad una diminuzione della<br />

pressione oncotica in<strong>te</strong>rstiziale, che è un elemento di difesa. L'e<strong>se</strong>mpio classico di edema ipopro<strong>te</strong>ico è la sindrome<br />

nefrosica, dovuta ad un aumento della permeabilità del glomerulo renale alle pro<strong>te</strong>ine plasmatiche, in particolare<br />

all'albumina. Quando la perdita urinaria di pro<strong>te</strong>ine è superiore alla capacità epatica di compensare, si ha una <strong>te</strong>ndenza al<br />

calo della pressione colloido-osmotica del plasma e quindi dà aumento del flusso linfatico. Si può andare avanti nella fa<strong>se</strong><br />

del compenso, ma il flusso non aumenta oltre un certo livello, naturalmen<strong>te</strong> tutto è aggravato dal fatto che il liquido che<br />

rientra nella venula diminuisce perché diminuisce la forza traen<strong>te</strong> e questo porta a edemi generalizzati. Si vede quindi che<br />

cau<strong>se</strong> completamen<strong>te</strong> diver<strong>se</strong> portano allo s<strong>te</strong>sso epifenomeno, e questo è <strong>se</strong>gno che il linfatico è il sis<strong>te</strong>ma di compenso<br />

del sis<strong>te</strong>ma cardio-circolatorio, e visto che la legge di Starling è vera, deve ri<strong>se</strong>ntire dell'equilibrio fra fattori osmoticioncotici<br />

e fattori pressori. La causa più diffusa di edemi al mondo è la ipoalimentazione, ipopro<strong>te</strong>inemia da fame, si<br />

chiamano edemi da fame, non si vedono tanto in Italia, ma non dimentichiamoci che nel mondo la causa principale di<br />

mor<strong>te</strong> non è l'infarto, e neanche il diabe<strong>te</strong>, soprattutto nel periodo dello sviluppo l‟ipoalimentazione grave può portare a<br />

iponchia plasmatica, sinonimo di ipoosmolarità, iponchia è il calo di pro<strong>te</strong>ine nel sangue. La sindrome di solito fa par<strong>te</strong> di<br />

un marasma. Altra causa di edemi frequen<strong>te</strong> dalle parti nostre è l'anoressia, una forma volontaria di ipoalimentazione, con<br />

una componen<strong>te</strong> psichica dominan<strong>te</strong>. Con insufficienza epatica grave, ovviamen<strong>te</strong> il fegato è il maggiore produttore di<br />

albumina, anche l'unico, si ha sicuramen<strong>te</strong> una predisposizione all'edema però con un avver<strong>te</strong>nza, l'edema epatico di solito<br />

è preceduto o è soprattutto in forma di asci<strong>te</strong>, forma particolare di perdita di liquido dal torren<strong>te</strong> circolatorio. Poiché il<br />

liquido si raccoglie nella cavità peritoneale non si può considerare un edema, perché è liquido che non va nell'in<strong>te</strong>rstizio,<br />

ma che si versa in una cavità sierosa, però dal punto di vista patogenetico ha la s<strong>te</strong>ssa patogenesi degli edemi<br />

generalizzati, cioè sono dati dalla al<strong>te</strong>razione della forza di Starling perché è legata da ipopro<strong>te</strong>inemia. L'insufficienza<br />

epatica è però complicata dal fatto che, di solito, si accompagna anche a iper<strong>te</strong>nsione portale. Quindi quando la causa di<br />

insufficienza epatica è una malattia primitiva del fegato che si accompagna a iper<strong>te</strong>nsione portale, quasi <strong>se</strong>mpre epatiti<br />

croniche e attive che vanno verso la cirrosi, allora lì ho la concausa dell'aumento della pressione idrostatica media,<br />

altissima nel tronco portale, più eventualmen<strong>te</strong> il calo della pressione oncotica del plasma, per cui di solito prima di avere<br />

l'edema generalizzato ho asci<strong>te</strong>. È molto più raro vedere un edema generalizzato in <strong>se</strong>guito ad un'epati<strong>te</strong> fulminan<strong>te</strong> per<br />

e<strong>se</strong>mpio, perché prima il quantitativo delle albumine è piuttosto elevato (normale). Quindi <strong>se</strong> è una malattia epatica a<br />

decorso rapidissimo non ho il <strong>te</strong>mpo per avere iponchia plasmatica e quindi edema. Quindi non aspetta<strong>te</strong>vi di vedere<br />

edema nelle malattie epatiche gravi <strong>se</strong>mpre. Neanche nelle malattie croniche, ma quelle croniche hanno anche<br />

iper<strong>te</strong>nsione portale che lo favorisce.<br />

Ci può es<strong>se</strong>re una componen<strong>te</strong> epatica magari aggravan<strong>te</strong> di qualcos'altro però l'edema come <strong>se</strong>gno dell'insufficienza<br />

epatica non è comune quanto l'edema nella necrosi e nell'insufficienza cardiaca. Nelle ustioni gravi c'è ovviamen<strong>te</strong> la<br />

lesione diretta da calore e i capillari ustionati sono molto permeabili alle pro<strong>te</strong>ine per cui ho sì una componen<strong>te</strong> tossica,<br />

che rende l‟extravasazione più facile di pro<strong>te</strong>ine nell'in<strong>te</strong>rstizio più facile, ma anche perdita di pro<strong>te</strong>ine nella zona<br />

dell'ustione, la lesione diretta.<br />

Edema linfatico c'è un blocchetto nero dentro il vaso linfatico, questo è l'edema<br />

in cui si forma espansione del volume in<strong>te</strong>rstiziale perché manca il flusso<br />

linfatico. Quindi non c'è compenso, si ferma il flusso, aumenta la pressione<br />

idrostatica in<strong>te</strong>rstiziale e diventa uguale a quella media capillare inevitabilmen<strong>te</strong>.<br />

Avendo bloccato il flusso le pro<strong>te</strong>ine pian piano si equilibrano alle pro<strong>te</strong>ine<br />

plasmatiche fino a che la pressione colloido-osmotica va a 28, nonostan<strong>te</strong> il<br />

coefficien<strong>te</strong> di riflessione sia normale. Vede<strong>te</strong> l'effetto del flusso, l‟alto flusso<br />

linfatico fa calare la concentrazione pro<strong>te</strong>ica in<strong>te</strong>rstiziale; il basso flusso la<br />

aumenta perché non c'è lavaggio, quindi qua c'è il peggio del peggio. Quando ho<br />

esaurito la capacità di riassorbimento del <strong>te</strong>rminale venoso, che di fatto è <strong>se</strong>mpre<br />

al massimo quindi non è che aumenta di tanto, a questo punto c'è una espansione<br />

del volume in<strong>te</strong>rstiziale assolutamen<strong>te</strong> clamorosa. I casi di edema più grave sono<br />

la Philarialis, le larve della Philaria, le Philariae depongono le uova nelle radici<br />

dei capillari linfatici, poi le larve occupano il linfatico e bloccano completamen<strong>te</strong><br />

il flusso, <strong>se</strong> uno ha la Philarialis generalizzata questo problema ce l'ha dappertutto<br />

e si chiama elefantiasi, è l'edema più grave che possa venire dovuto al blocco del<br />

linfatico. Perché il riassorbimento venoso è garantito e il fenomeno si instaura<br />

molto lentamen<strong>te</strong> quindi non ho scompenso cardio-circolatorio per cui posso pian<br />

piano recuperare il volume e là si espande. La <strong>se</strong>conda causa che vi riporto è l'asportazione chirurgica dei linfonodi,<br />

questa naturalmen<strong>te</strong> è una <strong>te</strong>rapia dei tumori primitivi, tumore mammario neoplastico, ostacolo al deflusso linfatico quindi<br />

non è possibile alcun compenso, quindi è diverso da tutti gli altri perché è un edema a basso flusso, non è preceduto dal<br />

compenso. Questo è un e<strong>se</strong>mpio di edema generalizzato nella fa<strong>se</strong> subito prima della formazione, quindi abbiamo perdita


di liquido che rimane nell‟in<strong>te</strong>rstizio, c'è uno stato edemigeno (uno stato che porta<br />

all'edema), mano a mano che lo stato edemigeno peggiora e si trasforma in edema<br />

avrò che la correzione indotta dall'aldos<strong>te</strong>rone comincia a non bastare e quindi si<br />

crea un ipovolemia che non viene corretta in <strong>te</strong>mpi ragionevoli. Il liquido che<br />

lascia il vaso oltre un certo livello comincia a creare problemi di ipovolemia<br />

questo aumen<strong>te</strong>rà l'increzione di renina e altri stimoli convergenti, da simpatico,<br />

cellule iuxtaglomerulari e macula densa, che por<strong>te</strong>ranno alla <strong>se</strong>crezione di<br />

angio<strong>te</strong>nsina, che aumen<strong>te</strong>rà l'aldos<strong>te</strong>rone e l'ADH, e questo por<strong>te</strong>rà alla ri<strong>te</strong>nzione<br />

di sodio e di acqua, però questo continua ad alimentare l'edema invece di dare<br />

compenso, quindi il circuito non si chiude, con<strong>se</strong>guenza, il potassio <strong>te</strong>nde ad<br />

es<strong>se</strong>re <strong>se</strong>creto e avrò una <strong>te</strong>ndenza al calo della potassiemia, l‟abbassamento del potassio <strong>te</strong>nta di met<strong>te</strong>re il freno<br />

all'aldos<strong>te</strong>rone ma non ce la fa, perché continua a rimanere lo stimolo ipovolemico. Quindi questo è il quadro<br />

dell'iperaldos<strong>te</strong>roidismo <strong>se</strong>condario. Ci sarà anche alcalosi metabolica <strong>se</strong>mpre a causa dell‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo <strong>se</strong>condario<br />

(l‟aldos<strong>te</strong>rone infatti provoca anche escrezione di ioni H + ). È detto <strong>se</strong>condario perché è innescato dallo stato edemigeno e<br />

da una malattia completamen<strong>te</strong> diversa dall'iperaldos<strong>te</strong>ronoidismo primitivo.<br />

02/04/2009<br />

Abbiamo discusso degli edemi in generale capendo quali sono le forze in<br />

gioco e quali elementi concorrono al compenso e allo scompenso con<br />

aumento del volume del liquido in<strong>te</strong>rstiziale definito edema. Tuttavia non è<br />

possibile applicare lo schema generale a qualsiasi situazione, trat<strong>te</strong>remo nel<br />

dettaglio due casi particolari: il polmone e il cervello.<br />

Edema polmonare<br />

in<strong>te</strong>rstizio<br />

L‟in<strong>te</strong>rstizio del polmone (in figura tra l‟alveolo e il capillare, delimitato<br />

dalle cellule di questi) pre<strong>se</strong>nta uno spessore estremamen<strong>te</strong> ridotto, ma<br />

un‟es<strong>te</strong>nsione molto ampia. Esso è costituito dalla membrana basale<br />

dell‟endo<strong>te</strong>lio capillare e dell‟epi<strong>te</strong>lio alveolare strettamen<strong>te</strong> contrappos<strong>te</strong>.<br />

Le pressioni sono diver<strong>se</strong> da quelle del circolo generale:<br />

-La pressione idrostatica del capillare polmonare è generalmen<strong>te</strong> più bassa<br />

con un valore medio di 7 mmHg.<br />

-La permeabilità alle pro<strong>te</strong>ine è più elevata, portando quindi a un maggiore passaggio di pro<strong>te</strong>ine porta al fatto che -La<br />

differenza di pressione osmotica tra capillare e in<strong>te</strong>rstizio è inferiore al solito valore di 23mmHg<br />

-La differenza di pressione idrostatica tra capillare e in<strong>te</strong>rstizio varia con la fa<strong>se</strong> del respiro.<br />

Nel calcolo della pressione osmotica differenziale tra capillare e in<strong>te</strong>rstizio, normalmen<strong>te</strong> si prende in considerazione<br />

solamen<strong>te</strong> la differenza nella concentrazione di pro<strong>te</strong>ine, perché i sali possono diffondere liberamen<strong>te</strong> man<strong>te</strong>nendo la loro<br />

concentrazione uguale tra i due lati della membrana.<br />

Poiché nell‟alveolo polmonare, oltre all‟aria e al surfattan<strong>te</strong>, è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> solamen<strong>te</strong> un sottile velo di H2O, i sali pre<strong>se</strong>nti<br />

nell‟in<strong>te</strong>rstizio in questo caso invece contribuiscono largamen<strong>te</strong> alla pressione osmotica differenziale tra alveolo e<br />

in<strong>te</strong>rstizio che raggiunge i 5000mmHg, e<strong>se</strong>rcitando una forza aspiran<strong>te</strong> di ben 5000mmHg<br />

6,<br />

6atm<br />

1<br />

760mmHg<br />

atm<br />

.<br />

<br />

<br />

Il flusso linfatico polmonare è infatti uno dei più alti dell‟organismo.<br />

La forza di aspirazione è tale che <strong>se</strong> un soggetto annega in acqua dolce (soluzione ipotonica), l‟acqua aspirata dagli alveoli<br />

nell‟in<strong>te</strong>rstizio provoca una massiccia lisi osmotica dei globuli rossi in circolo. Al contrario, nell‟annegamento in acqua<br />

salata, il liquido negli alveoli sarà ipertonico e quindi e<strong>se</strong>rci<strong>te</strong>rà una for<strong>te</strong> pressione osmotica che si opporrà<br />

all‟aspirazione e non si verificherà emolisi.<br />

Le condizioni di edema polmonare possono es<strong>se</strong>re distin<strong>te</strong> in:<br />

edema polmonare cardiogeno;<br />

edema polmonare non cardiogeno.<br />

A) Edema polmonare cardiogeno<br />

E‟ legato a un‟insufficienza cardiaca che si ripercuo<strong>te</strong> sul circolo capillare polmonare. Si sviluppa in tre fasi:<br />

1. Fa<strong>se</strong> precoce<br />

tachipnea (aumento della frequenza respiratoria), legata alla pre<strong>se</strong>nza di recettori di stiramento nell‟in<strong>te</strong>rstizio<br />

del polmone che in<strong>te</strong>rpretano l‟aumento di spessore dell‟in<strong>te</strong>rstizio come un ostacolo alla diffusione dei gas<br />

respiratori e stimolano l‟aumento della ventilazione<br />

aumenta anche il flusso linfatico, rappre<strong>se</strong>nta così un elemento di compenso.<br />

2. Fa<strong>se</strong> in<strong>te</strong>rmedia<br />

Edema in<strong>te</strong>rstiziale che si manifesta con <strong>se</strong>gni radiologici;


Allargamento degli spazi in<strong>te</strong>rendo<strong>te</strong>liali, questo favorisce il passaggio di liquido e provoca un<br />

peggioramento degli scambi gassosi. Infatti, il coefficien<strong>te</strong> idraulico dell‟equazione di Starling è direttamen<strong>te</strong><br />

proporzionale alla superficie (gli scambi gassosi si verificano attraverso tutto il letto capillare polmonare che<br />

rimane invariato), mentre è indirettamen<strong>te</strong> proporzionale allo spessore che è aumentato, pertanto la diffusione<br />

dei gas respiratori tra i capillari e gli alveoli è diminuita.<br />

3. Fa<strong>se</strong> conclamata: edema alveolare<br />

Pre<strong>se</strong>nza di liquido isotonico negli spazi alveolari normalmen<strong>te</strong> occupati dall‟aria;<br />

Ipossia dell‟epi<strong>te</strong>lio alveolare che non può più es<strong>se</strong>re ossigenato direttamen<strong>te</strong> dall‟aria come normalmen<strong>te</strong><br />

avviene e con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> danno cellulare e tissutale;<br />

Aumento della permeabilità dell‟epi<strong>te</strong>lio lesionato e passaggio di liquido con<strong>te</strong>nen<strong>te</strong> pro<strong>te</strong>ine plasmatiche e<br />

globuli rossi che de<strong>te</strong>rmina un espettorato carat<strong>te</strong>risticamen<strong>te</strong> schiumoso (<strong>te</strong>nsione superficiale ridotta dalla<br />

pre<strong>se</strong>nza di pro<strong>te</strong>ine plasmatiche) e ro<strong>se</strong>o (eritrociti);<br />

Si verificano di con<strong>se</strong>guenza ipercapnia che porta a acidosi, che assieme all‟ipossia possono portare fino<br />

all‟arresto del centro respiratorio.<br />

B) Edema polmonare non cardiogeno<br />

Le cau<strong>se</strong> di edema polmonare oltre all‟insufficienza cardiaca possono es<strong>se</strong>re:<br />

1. Ipoalbuminemia, che <strong>se</strong> isolata causa raramen<strong>te</strong> edema polmonare, tuttavia le sindromi nefrosiche, l‟iponutrizione<br />

e la cachessia dei pazienti oncologici in fa<strong>se</strong> <strong>te</strong>rminale aumentano il rischio di sviluppare edema polmonare in<br />

pazienti cardiopatici;<br />

2. Improvviso aumento della negatività della pressione del fluido in<strong>te</strong>rstiziale per:<br />

a. svuotamento troppo rapido di pneumotorace con espansione repentina del polmone;<br />

b. grave crisi asmatica.<br />

3. Compromissione della membrana alveolo-capillare con al<strong>te</strong>razione del coefficien<strong>te</strong> di permeabilità con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> a:<br />

a. Infezioni;<br />

b. shock <strong>se</strong>ttico;<br />

c. pancreati<strong>te</strong> emorragica con rilascio in circolo di enzimi pro<strong>te</strong>olitici.<br />

C) Altre forme di edema polmonare:<br />

1. Overdo<strong>se</strong> di eroina per via endovenosa che dà un aumento di σ e può portare a danno valvolare cardiaco;<br />

2. Soggiorno ad alta quota accoppiato a e<strong>se</strong>rcizio fisico in<strong>te</strong>nso: l‟ipossia da alta quota provoca costrizione<br />

ar<strong>te</strong>riolare, che causa aumento della pressione idrostatica capillare mentre l‟e<strong>se</strong>rcizio fisico de<strong>te</strong>rmina l‟aumento<br />

della velocità del circolo con iperafflusso ematico polmonare e si può così instaurare una condizione di edema<br />

prear<strong>te</strong>riolare ad alta pressione in un organismo altrimenti sano.<br />

Compare in particolare nei soggetti di età inferiore ai 25 anni. Risponde all‟ossigeno <strong>te</strong>rapia;<br />

3. Neurogeno: patogenesi complessa dovuta a vasopermeabilizzazione per azione del Sis<strong>te</strong>ma Nervoso Autonomo.<br />

King LS, Niel<strong>se</strong>n S, Agre P, Brown RH. Decrea<strong>se</strong>d<br />

pulmonary vascular permeability in aquaporin-1-null<br />

humans. Proc Natl Acad Sci U S A. 2002 Jan<br />

22;99(2):1059-63.http://www.pnas.org/con<strong>te</strong>nt/99/2/1059<br />

Abstract<br />

The molecular de<strong>te</strong>rminants of wa<strong>te</strong>r permeability in the<br />

human lung are incomple<strong>te</strong>ly defined. Aquaporins (AQP)<br />

are wa<strong>te</strong>r-specific membrane channel pro<strong>te</strong>ins. AQP1 is<br />

pre<strong>se</strong>nt in endothelial cells in the lung, including tho<strong>se</strong> in<br />

the vascular plexus around the airways. Rare individuals<br />

have been identified who are deficient in AQP1. Highresolution<br />

compu<strong>te</strong>d tomography scans of the lung were<br />

u<strong>se</strong>d to evalua<strong>te</strong> the respon<strong>se</strong> to i.v. fluid challenge in<br />

two unrela<strong>te</strong>d AQP1-null individuals and five normal<br />

controls. The airways and pulmonary ves<strong>se</strong>ls were<br />

measured at ba<strong>se</strong>line and af<strong>te</strong>r i.v. administration of 3<br />

li<strong>te</strong>rs of saline. Increa<strong>se</strong>s in airway wall thickness af<strong>te</strong>r<br />

fluid administration reflect peribronchiolar edema<br />

formation. Both control and AQP1 null subjects had<br />

approxima<strong>te</strong>ly a 20% increa<strong>se</strong> in pulmonary ves<strong>se</strong>l area<br />

in respon<strong>se</strong> to saline infusion, suggesting similar degrees


of volume loading. Control subjects had a 44% increa<strong>se</strong> in the thickness of the airway wall, consis<strong>te</strong>nt with<br />

peribronchiolar edema formation. In marked contrast, airway wall thickness did not change in AQP1-null subjects in<br />

respon<strong>se</strong> to saline infusion. The<strong>se</strong> studies indica<strong>te</strong> that AQP1 is a de<strong>te</strong>rminant of vascular permeability in the lung, and<br />

demonstra<strong>te</strong> a role for aquaporins in human pulmonary physiology.<br />

Edema celebrale<br />

Jung JS, Bhat RV, Preston GM, Guggino WB, Baraban JM, Agre P. Molecular charac<strong>te</strong>rization of an aquaporin cDNA<br />

from brain: Candida<strong>te</strong> osmoreceptor and regulator of wa<strong>te</strong>r balance. Proc Natl Acad Sci U S A. 1994 Dec<br />

20;91(26):13052-6.<br />

http://www.pnas.org/con<strong>te</strong>nt/91/26/13052<br />

Abstract<br />

The aquaporins transport wa<strong>te</strong>r through membranes of numerous tissues, but the<br />

molecular mechanisms for <strong>se</strong>nsing changes in extracellular osmolality and<br />

regulating wa<strong>te</strong>r balance in brain are unknown. We have isola<strong>te</strong>d a brain aquaporin<br />

by homology cloning. Like aquaporin 1 (AQP1, also known as CHIP, channelforming<br />

in<strong>te</strong>gral membrane pro<strong>te</strong>in of 28 kDa), the deduced polypeptide has six<br />

putative transmembrane domains but lacks cys<strong>te</strong>ines at the known mercury-<strong>se</strong>nsitive<br />

si<strong>te</strong>s. Two initiation si<strong>te</strong>s were identified encoding polypeptides of 301 and 323<br />

amino acids; expression of each in Xenopus oocy<strong>te</strong>s conferred a 20-fold increa<strong>se</strong> in<br />

osmotic wa<strong>te</strong>r permeability not blocked by 1 mM HgCI2, even af<strong>te</strong>r substitution of<br />

cys<strong>te</strong>ine at the predic<strong>te</strong>d mercury-<strong>se</strong>nsitive si<strong>te</strong>. Northern analysis and RNa<strong>se</strong><br />

pro<strong>te</strong>ction demonstra<strong>te</strong>d the mRNA to be abundant in mature rat brain but only weakly<br />

de<strong>te</strong>ctable in eye, kidney, in<strong>te</strong>stine, and lung. In situ hybridization of brain localized the<br />

mRNA to ependymal cells lining the aqueduct, glial cells forming the edge of the<br />

cerebral cor<strong>te</strong>x and brains<strong>te</strong>m, vasopressin-<strong>se</strong>cretory neurons in supraoptic and<br />

paraventricular nuclei of hypothalamus, and Purkinje cells of cerebellum. Its distinctive<br />

expression pat<strong>te</strong>rn implica<strong>te</strong>s this fourth mammalian member of the aquaporin wa<strong>te</strong>r<br />

channel family (designa<strong>te</strong>d gene symbol, AQP4) as the osmoreceptor which regula<strong>te</strong>s<br />

body wa<strong>te</strong>r balance and media<strong>te</strong>s wa<strong>te</strong>r flow within the central nervous sys<strong>te</strong>m.<br />

A differenza di ciò che avviene negli altri <strong>te</strong>ssuti, l‟encefalo non si può espandere<br />

perché con<strong>te</strong>nuto nella scatola cranica. Per questo motivo la compliance del sis<strong>te</strong>ma è<br />

zero e non sono tollerati aumenti di volume del liquido in<strong>te</strong>rstiziale che de<strong>te</strong>rminano<br />

<strong>se</strong>mpre l‟aumento della pressione intracranica la quale spinge il con<strong>te</strong>nuto endocranico<br />

verso i punti di minor resis<strong>te</strong>nza quali i forami. Le estreme con<strong>se</strong>guenze dell‟edema<br />

cerebrale non sono le al<strong>te</strong>razioni emodinamiche ma l‟erniazione del bulbo attraverso il<br />

forame occipitale, che porta a mor<strong>te</strong> immediata per blocco dei centri vegetativi, e la<br />

compressione dei tronchi ar<strong>te</strong>riosi.<br />

Nel caso di edema incipien<strong>te</strong> si può utilizzare il Mannitolo, un soluto non permean<strong>te</strong><br />

che provoca l‟aumento della pressione osmotica nel plasma richiamando liquido nei<br />

vasi con l‟effetto palliativo di decomprimere l‟encefalo.<br />

Non trat<strong>te</strong>remo degli edemi dovuti a emorragie subaracnoidee, spesso con<strong>se</strong>guenti a traumi, in cui l‟aumento della<br />

pressione endocranica è par<strong>te</strong> di una sindrome carat<strong>te</strong>rizzata da un versamento di sangue che comprime il <strong>se</strong>tto. Questo<br />

causa edema, aggravato successivamen<strong>te</strong> dalla flogosi <strong>se</strong>condaria che coinvolge i vasi dell‟encefalo.<br />

Parleremo invece dei meccanismi di insorgenza dell‟edema cerebrale correlati a quelli dell‟edema generale.<br />

Ne esistono due tipi<br />

A) Edema Citotossico<br />

Il capillare celebrale è completamen<strong>te</strong> rivestito dai pedicelli dell‟astroglia che lo<br />

racchiudono completamen<strong>te</strong>. L‟aquaporin-4 è particolarmen<strong>te</strong> abbondan<strong>te</strong> sulla<br />

superficie dell‟astroglia e tra le cellule endo<strong>te</strong>liali ci sono giunzioni <strong>se</strong>rra<strong>te</strong><br />

rappre<strong>se</strong>ntando l‟equivalen<strong>te</strong> anatomico della barriera emato-encefalica.<br />

L‟edema citotossico è legato al rigonfiamento cellulare che riguarda principalmen<strong>te</strong> le cellule dell‟astroglia, molto<br />

eviden<strong>te</strong> nei processi pedicellari (foot proces<strong>se</strong>s) degli astrociti pericapillari.<br />

Tipico delle fasi precoci dell‟ictus cerebrale su ba<strong>se</strong> ischemica e della<br />

iponatriemia in cui aumenta il flusso.<br />

B) Edema Vasogenico<br />

In questo caso il liquido si accumula nello spazio extracellulare del parenchima<br />

cerebrale a causa di aumento di permeabilità della barriera ematoencefalica;


<strong>se</strong>gno carat<strong>te</strong>ristico è l‟apertura delle giunzioni <strong>se</strong>rra<strong>te</strong> (tight junction) dell‟endo<strong>te</strong>lio capillare. Tipico dei tumori cerebrali<br />

e delle fasi tardive dell‟ictus.<br />

Manley GT, Fujimura M, Ma T, Noshita N, Filiz F, Bollen AW, et al. Aquaporin-4 deletion in mice reduces brain<br />

edema af<strong>te</strong>r acu<strong>te</strong> wa<strong>te</strong>r intoxication and ischemic stroke. Nat Med. 2000 Feb;6(2):159-63.<br />

http://www.nature.com/nm/journal/v6/n2/full/nm0200_159.html<br />

Abstract<br />

Cerebral edema contribu<strong>te</strong>s significantly to morbidity and death associa<strong>te</strong>d with many common neurological disorders.<br />

However, current treatment options are limi<strong>te</strong>d to hyperosmolar agents and surgical decompression, therapies introduced<br />

more than 70 years ago. Here we show that mice deficient in aquaporin-4 (AQP4), a glial membrane wa<strong>te</strong>r channel, have<br />

much bet<strong>te</strong>r survival than wild-type mice in a model of brain edema cau<strong>se</strong>d by acu<strong>te</strong> wa<strong>te</strong>r intoxication. Brain tissue wa<strong>te</strong>r<br />

con<strong>te</strong>nt and swelling of pericapillary astrocytic foot proces<strong>se</strong>s in AQP4deficient<br />

mice were significantly reduced. In another model of brain edema,<br />

focal ischemic stroke produced by middle cerebral ar<strong>te</strong>ry occlusion, AQP4deficient<br />

mice had improved neurological outcome. Cerebral edema, as<br />

measured by percentage of hemispheric enlargement at 24 h, was decrea<strong>se</strong>d by<br />

35% in AQP4-deficient mice. The<strong>se</strong> results implica<strong>te</strong> a key role for AQP4 in<br />

modulating brain wa<strong>te</strong>r transport, and suggest that AQP4 inhibition may<br />

provide a new therapeutic option for reducing brain edema in a wide variety of<br />

cerebral disorders.<br />

L‟acqua distillata iniettata introperitonealmen<strong>te</strong> con<strong>te</strong>neva Vasopressina (DDAVP) in<br />

modo da uniformare le differenze in<strong>te</strong>rindividuali nella risposta pressoria e po<strong>te</strong>r<br />

riferire l‟evento os<strong>se</strong>rvato solo alla diversa espressione di Aquaporin-4 cerebrale.<br />

model of brain edema with focal ischemic stroke produced by middle cerebral<br />

ar<strong>te</strong>ry occlusion<br />

Papadopoulos MC, Verkman AS. Aquaporin-4 gene disruption in mice<br />

reduces brain swelling and mortality in pneumococcal meningitis. J Biol<br />

Chem. 2005 Apr 8;280(14):13906-12.<br />

http://www.jbc.org/cgi/con<strong>te</strong>nt/full/280/14/13906<br />

Questo studio analizza il coinvolgimento dell‟Aquaporin-4 nell‟edema cerebrale citotossico.<br />

Abstract<br />

The astroglial wa<strong>te</strong>r channel aquaporin-4 (AQP4) facilita<strong>te</strong>s wa<strong>te</strong>r movement into and out of brain parenchyma. To<br />

investiga<strong>te</strong> the role of AQP4 in meningitis-induced brain edema, Streptococcus pneumoniae was injec<strong>te</strong>d into<br />

cerebrospinal fluid (CSF) in wild type and AQP4 null mice. AQP4-deficient mice had remarkably lower intracranial<br />

pressure (9 ± 1 versus 25 ± 5 cm H2O) and brain wa<strong>te</strong>r accumulation (2 ± 1 versus 9 ± 1 µl) at 30 h, and improved survival<br />

(80 versus 0% survival) at 60 h, through comparable CSF bac<strong>te</strong>rial and whi<strong>te</strong> cell counts. Meningitis produced marked<br />

astrocy<strong>te</strong> foot process swelling in wild type but not AQP4 null mice, and slowed diffusion of an inert macromolecule in<br />

brain extracellular space. AQP4 pro<strong>te</strong>in was strongly up-regula<strong>te</strong>d in meningitis, resulting in a 5-fold higher wa<strong>te</strong>r<br />

permeability (Pf) across the blood-brain barrier compared with non-infec<strong>te</strong>d wild type mice. Mathematical modeling using<br />

measured Pf and CSF dynamics accura<strong>te</strong>ly simula<strong>te</strong>d the eleva<strong>te</strong>d lower intracranial pressure and brain wa<strong>te</strong>r produced by<br />

meningitis and predic<strong>te</strong>d a beneficial effect of prevention of AQP4 upregulation. Our findings provide a novel molecular<br />

mechanism for the pathogenesis of brain edema in acu<strong>te</strong> bac<strong>te</strong>rial meningitis, and suggest that inhibition of AQP4 function<br />

or up-regulation may dramatically improve clinical outcome.<br />

L‟upregolazione di AQP4 <strong>se</strong>mbra es<strong>se</strong>re sfavorevole nella fa<strong>se</strong> precoce dell‟infezione mentre la totale as<strong>se</strong>nza di AQP4<br />

<strong>se</strong>mbra es<strong>se</strong>re dannosa nella fa<strong>se</strong> tardiva. Sarebbe utile po<strong>te</strong>rne ridurre l‟upregolazione <strong>se</strong>nza modificarne l‟espressione<br />

basale.


(Immagine a sx) Inizialmen<strong>te</strong> è stato necessario dimostrare che la <strong>te</strong>cnica di<br />

inoculo del meningococco permet<strong>te</strong> la diffusione omogenea dello s<strong>te</strong>sso, sia<br />

negli animali normali che in quelli privi di AQP4. Per fare questo è stato fatto<br />

uno studio preliminare con un traccian<strong>te</strong> che ha dimostrato una distribuzione<br />

omogenea in tutto il sis<strong>te</strong>ma<br />

liquorale.<br />

(Immangine a dx)<br />

Successivamen<strong>te</strong> è stata<br />

accertata l‟omogeneità della<br />

distribuzione dell‟infezione e<br />

della risposta infiammatoria tra<br />

gli animali normali e quelli privi di AQP4.<br />

E‟ in<strong>te</strong>ressan<strong>te</strong> notare che la meningi<strong>te</strong> provoca una sovraespressione della<br />

AQP4 negli animali che ne possiedono il gene.<br />

(Immagine a sx) Nonostan<strong>te</strong> il<br />

trattamento con antibiotico, gli<br />

animali normali muoiono, al contrario gli animali privi di AQP4 mostrano un tasso<br />

di sopravvivenza rilevan<strong>te</strong>. Questo fatto è stato associato all‟aumento della<br />

pressione intracranica che si verifica<br />

solo negli animali normali.<br />

(Immagine a dx) La microfotografia<br />

elettronica (B) dimostra la permanenza<br />

delle giunzioni stret<strong>te</strong> (frecce bianche),<br />

escludendo così ogni componen<strong>te</strong><br />

vasoattiva. In questo modello l‟edema<br />

è causato solo dalla dilatazione dell‟astroglia.<br />

Sono sta<strong>te</strong> evidenzia<strong>te</strong> anche condizioni patologiche in cui l‟AQP4 favorisce<br />

attivamen<strong>te</strong> la fuoriuscita di liquido dal cervello anziché causarne la<br />

ri<strong>te</strong>nzione.<br />

Quindi nella meningi<strong>te</strong> meningococcica avrò edema citotossico e la AQP4<br />

avrà un ruolo “negativo” nella patogenesi. Negli edemi di origine vasogenica invece AQP4 ha un ruolo “positivo”.<br />

03/04/09<br />

Martina Previato<br />

Domanda: dagli appunti della lezione scorsa risulta che l‟edema polmonare da overdo<strong>se</strong> da eroina aumenti sigma; non è<br />

un contro<strong>se</strong>nso? Non dovrebbe es<strong>se</strong>re un fattore pro<strong>te</strong>ggen<strong>te</strong> l‟aumento dell‟impermeabilità alle pro<strong>te</strong>ine?<br />

Risposta: dipende. Nel polmone l‟in<strong>te</strong>rfaccia è tra in<strong>te</strong>rstizio e alveolo polmonare (che ha una pressione pari a quella<br />

atmosferica). Quando supero il limi<strong>te</strong> della capacità di compenso del linfatico, per il passaggio ul<strong>te</strong>riore di pro<strong>te</strong>ine<br />

nell‟in<strong>te</strong>rstizio, la pressione del liquido in<strong>te</strong>rstiziale aumenta e di con<strong>se</strong>guenza si ha un aumento della quantità di liquido<br />

che si riversa negli alveoli. La membrana basale è comune all‟endo<strong>te</strong>lio e all‟epi<strong>te</strong>lio. Se aumenta la permeabilità della<br />

membrana basale quello che passa attraverso la membrana nell‟in<strong>te</strong>rstizio si riversa poi nel polmone.<br />

Domanda: non mi è ancora chiaro il concetto di sigma, cioè <strong>se</strong> sigma è uguale a 1 vuol dire che la superficie che prendo in<br />

considerazione è impermeabile alle pro<strong>te</strong>ine…<br />

Risposta: <strong>se</strong> aumenta la permeabilità quello che passa nell‟in<strong>te</strong>rstizio passa poi nell‟alveolo. Il fatto che l‟eroina dia un<br />

aumento di permeabilità è un dato di fatto ma non vi so spiegare il perché (nelle slides è scritto aumenta sigma, quindi<br />

dovrebbe diminuire la permeabilità, non è chiaro).<br />

Domanda: <strong>se</strong>mpre riguardo all‟eroina, si era detto che rovina gli apparti valvolari del cuore e può quindi dare insufficienza<br />

cardiaca. Come mai?<br />

Risposta: la tossicologia degli stupefacenti è un argomento che conosco poco; dovres<strong>te</strong> chiedere ai tossicologi (ad<br />

e<strong>se</strong>mpio il Dott. Lotti, for<strong>se</strong> nostro futuro docen<strong>te</strong>) o ai medici legali.<br />

SHOCK<br />

Lo shock è molto importan<strong>te</strong> nella pratica clinica; è <strong>se</strong>gno di qualcosa che non va e sta ad indicare un calo di pressione.<br />

Lo shock è la sindrome clinica che dipende dall‟inadeguata perfusione <strong>te</strong>ssutale, cioè da uno squilibrio tra fornitura di<br />

ossigeno e necessità dei <strong>te</strong>ssuti.


Per fare un discorso completo dobbiamo rivedere alcuni elementi fondamentali<br />

della fisiologia del circolo (<strong>se</strong>nza entrare troppo nei dettagli, ques<strong>te</strong> conoscenze<br />

si danno per sconta<strong>te</strong>). Schema preso dal Pontieri: met<strong>te</strong> in relazione la velocità<br />

del flusso (in ordinata) con la <strong>se</strong>zione dell‟albero circolatorio in<strong>te</strong>ressata. La<br />

velocità del flusso diminuisce man mano che aumenta la superficie o meglio il<br />

volume perfuso, e torna ad aumentare man mano che ci si allontana dal<br />

microcircolo.<br />

Il flusso dipende dalla resis<strong>te</strong>nza e dal gradien<strong>te</strong> pressorio (dato dalla differenza<br />

tra la pressione sviluppata al momento della sistole e la pressione a cui avviene il<br />

ritorno venoso che è vicina allo zero o addirittura leggermen<strong>te</strong> negativa).<br />

Os<strong>se</strong>rviamo lo schema più in basso: il flusso in aorta <strong>se</strong>rve a man<strong>te</strong>nere la<br />

pressione nell‟albero circolatorio, le ar<strong>te</strong>rie sono delle condutture <strong>se</strong>condarie che<br />

portano il flusso ai vasi periferici, le ar<strong>te</strong>riole controllano il flusso di sangue<br />

negli organi. Questo aspetto è molto in<strong>te</strong>ressan<strong>te</strong> poiché sottolinea che anche <strong>se</strong> è<br />

di fondamentale importanza man<strong>te</strong>nere un‟adeguata pressione centrale (funzione<br />

svolta da aorta e ar<strong>te</strong>rie che posso paragonare ad un acquedotto: mi danno la disponibilità di pescare il sangue che mi<br />

<strong>se</strong>rve) il vero de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong> della perfusione <strong>te</strong>ssutale è l‟ar<strong>te</strong>riola precapillare (che posso paragonare ad un rubinetto che<br />

può regolare il flusso in ba<strong>se</strong> alle necessità dell‟organo a valle). Poi abbiamo il flusso nel capillare, e il ritorno venoso<br />

nella venula, nella vena e poi nel sis<strong>te</strong>ma delle vene cave. Il microcircolo costituisce la porzione permeabile dell‟albero<br />

circolatorio, mentre la distribuzione centrale minimizza le perdi<strong>te</strong> (aorta, ar<strong>te</strong>rie, vene e vene cave sono relativamen<strong>te</strong><br />

impermeabili al loro con<strong>te</strong>nuto); l‟obbiettivo quindi è portare il sangue a livello dei capillari dove possono avvenire lo<br />

scambio respiratorio, lo scambio di metaboliti e l‟assorbimento di CO2 e di sostanze tossiche, come vari prodotti<br />

catabolici.<br />

Per un efficace perfusione è necessaria un‟adeguata pressione e un‟impedenza non elevata del sis<strong>te</strong>ma ar<strong>te</strong>rioso in modo<br />

che l‟onda sfigmica si propaghi e dia origine ad un moto continuo di sangue negli organi. L‟area totale di scambio<br />

naturalmen<strong>te</strong> è massima a livello dei capillari e minima a livello del grande circolo. Il man<strong>te</strong>nimento della pressione<br />

ar<strong>te</strong>riosa è una funzione vitale perché permet<strong>te</strong> di far arrivare il sangue agli organi.<br />

NB: le considerazioni che verranno fat<strong>te</strong> riguardo lo shock sono di carat<strong>te</strong>re generale; potranno poi es<strong>se</strong>rci variazioni nei<br />

diversi tipi di shock, a <strong>se</strong>conda delle cau<strong>se</strong> e dei meccanismi d‟insorgenza (che de<strong>te</strong>rminano l‟andamento di un dato tipo<br />

di shock).<br />

Lo shock è un calo pressorio (che verrà definito meglio quantitativamen<strong>te</strong> più avanti) che porta a lungo <strong>te</strong>rmine a danno<br />

cellulare; lo shock può es<strong>se</strong>re reversibile nelle fasi iniziali. Discu<strong>te</strong>ndo in <strong>te</strong>rmini generali è abbastanza intuitivo che una<br />

condizione fisiopatologica di calo pressorio possa es<strong>se</strong>re transitoria. Di con<strong>se</strong>guenza quando poi si torna alla<br />

normo<strong>te</strong>nsione lo shock che consideriamo reversibile non avrà lasciato danni organici. Quello che invece deve<br />

preoccuparci è il passaggio dello shock dalla fa<strong>se</strong> reversibile alla fa<strong>se</strong> irreversibile, che è carat<strong>te</strong>rizzata da danno organico<br />

e porta a mor<strong>te</strong>; l‟obiettivo del medico è quello di identificare lo shock, capirne l‟evoluzione e cercare di man<strong>te</strong>nerlo nella<br />

fa<strong>se</strong> reversibile, che non dà danno organico.<br />

Da anni nelle mie lezioni ho deciso di <strong>se</strong>guire la classificazione patogenetica dello shock che è diversa da quella clinica<br />

nel <strong>se</strong>nso stretto, poiché nella clinica si ha una classificazione in ba<strong>se</strong> alla causa sca<strong>te</strong>nan<strong>te</strong>. Io cerco di in<strong>se</strong>gnarvi i<br />

meccanismi generali che portano all‟instaurarsi di una condizione di shock, che vi permet<strong>te</strong>ranno poi di in<strong>se</strong>rire il<br />

problema dello shock nei vari ambiti clinici in cui andre<strong>te</strong> ad operare.<br />

Dallo shock deriva danno cellulare e di con<strong>se</strong>guenza infiammazione e al<strong>te</strong>razioni dei vasi che aggravano l‟ipoperfusione.<br />

Il problema è proprio l‟instaurarsi di un circolo vizioso: l‟ipoperfusione dà un danno che a sua volta aggrava<br />

l‟ipoperfusione (median<strong>te</strong> il processo flogistico che si instaura a causa del danno cellulare). Questo circolo vizioso porta<br />

infine al danno d‟organo multiplo. Le manifestazione cliniche sono lega<strong>te</strong> alle al<strong>te</strong>razioni emodinamiche e alle disfunzioni<br />

d‟organo che insorgono.<br />

FISIOPATOLOGIA GENERALE DELLO SHOCK<br />

Se la distribuzione è caren<strong>te</strong> arrivano nei <strong>te</strong>ssuti meno O2 e meno substrati e quindi ho una condizioni di deficit<br />

metabolico per cui le cellule devono lavorare in condizioni di ipossia, relativa o assoluta. Uno dei primi problemi (fatta<br />

eccezione per lo shock <strong>se</strong>ttico) è l‟instaurarsi di un metabolismo anaerobio con produzione di acido lattico; questo por<strong>te</strong>rà<br />

a una disfunzione cellulare (che consis<strong>te</strong> nell‟al<strong>te</strong>razione dei gradienti ionici con depolarizzazione, variazioni del<br />

gradien<strong>te</strong> di pH transmembrana…) che culminerà nella mor<strong>te</strong> cellulare per necrosi o per apoptosi a <strong>se</strong>conda della<br />

concentrazione di ossigeno locale, di quanto perdura il danno ecc. Questo porta ad una sindrome detta MSOF<br />

(Multisys<strong>te</strong>m Organ Failure): inevitabilmen<strong>te</strong> il danno è generalizzato e sarà rapportabile a tutti gli organi e <strong>te</strong>ssuti<br />

ipoperfusi, cioè tutti poiché <strong>se</strong> il problema è centrale (cioè un calo della pressione di perfusione) siamo in una condizione<br />

in cui, indipenden<strong>te</strong>men<strong>te</strong> dal grado di vasodilatazione dei diversi distretti vascolari, la perfusione non è adeguata.


Non si arriva immediatamen<strong>te</strong> al danno d‟organo perché l‟organismo met<strong>te</strong> in atto dei meccanismi di compenso; la<br />

perfusione dipende dal man<strong>te</strong>nimento della pressione centrale adeguata, quindi dalla pressione ar<strong>te</strong>riosa.<br />

Definizione di shock data dall‟Harrison :“Si parla di shock quando la pressione ar<strong>te</strong>riosa media scende sotto i 60mmHg”.<br />

Bisogna fare però at<strong>te</strong>nzione nella scelta del valore pressorio soglia poiché questo è soggetto a variazioni nei diversi<br />

soggetti e va valutato nel con<strong>te</strong>sto del quadro clinico complessivo; sarà ad e<strong>se</strong>mpio più elevato in pazienti iper<strong>te</strong>si e<br />

viceversa sarà più basso in pazienti ipo<strong>te</strong>si.<br />

Oltre all‟ipo<strong>te</strong>nsione (che è lo shock!) <strong>se</strong>gni comuni sono:<br />

- tachicardia: fa par<strong>te</strong> del compenso quando è possibile;<br />

- oliguria: questo perché il rene è un <strong>se</strong>nsore della portata cardiaca in quanto è escluso dalla risposta<br />

vasospastica che di solito compensa un calo pressorio. Il flusso plasmatico renale è man<strong>te</strong>nuto costan<strong>te</strong> in<br />

condizioni fisiologiche. Quindi in as<strong>se</strong>nza di una modulazione a livello locale del flusso, <strong>se</strong> si ha una<br />

diminuzione del FPR sarà dovuta in<strong>te</strong>ramen<strong>te</strong> ad un calo pressorio a livello centrale. La diuresi è un<br />

indicatore della perfusione renale in quanto direttamen<strong>te</strong> correlata al FPR;<br />

- obnubilamento del <strong>se</strong>nsorio: dovuto ad al<strong>te</strong>razioni della perfusione dell‟encefalo;<br />

- estremità fredde e chiazza<strong>te</strong>;<br />

- altri <strong>se</strong>gni che dipendono dal meccanismo d‟insorgenza dei diversi tipi di shock.<br />

Per capire lo shock nelle sue componenti patogenetiche è necessario avere ben<br />

chiari i de<strong>te</strong>rminanti della pressione ar<strong>te</strong>riosa. Il professore ha preparato uno<br />

schema generale di questi de<strong>te</strong>rminanti; è disponibile tra le diapositive e a<br />

questo farà riferimento nella spiegazione di tutti i diversi tipi di shock. La<br />

pressione ar<strong>te</strong>riosa è data dalla gittata cardiaca e dalle resis<strong>te</strong>nze periferiche ( P<br />

= QxR ).<br />

L‟albero circolatorio non è un sis<strong>te</strong>ma a calibro costan<strong>te</strong> e quindi le resis<strong>te</strong>nze<br />

periferiche possono variare. Un‟ar<strong>te</strong>riola può dilatarsi o costringersi e questo<br />

de<strong>te</strong>rminerà una variazione della resis<strong>te</strong>nza al flusso poiché la resis<strong>te</strong>nza<br />

obbedisce ad una legge che dice che R è direttamen<strong>te</strong> proporzionale alla<br />

lunghezza del vaso e alla viscosità ematica ed è inversamen<strong>te</strong> proporzionale al<br />

raggio elevato alla quarta.<br />

Il de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong> principale della resis<strong>te</strong>nza al flusso nell‟albero vascolare (questo discorso non riguarda i capillari, che<br />

prenderemo in considerazione più avanti) è quindi il calibro: piccole variazioni di calibro portano a grandi variazioni della<br />

pressione.<br />

La lunghezza dell‟albero circolatorio di un dato soggetto non è costan<strong>te</strong>. Se si aves<strong>se</strong> l‟apertura con<strong>te</strong>mporanea di tutti gli<br />

sfin<strong>te</strong>ri precapillari questo por<strong>te</strong>rebbe alla mor<strong>te</strong> dell‟organismo poiché il cuore non è in grado di man<strong>te</strong>nere il flusso<br />

massimale di perfusione in tutti gli organi con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong>. Solo il cervello e il rene pre<strong>se</strong>ntano una perfusione<br />

costan<strong>te</strong> mentre per tutti gli altri organi la perfusione varia anche di molto, ad e<strong>se</strong>mpio a <strong>se</strong>conda del loro grado di attività<br />

(come avviene per i muscoli o nell‟in<strong>te</strong>stino). Quindi in un certo <strong>se</strong>nso anche la lunghezza dell‟albero circolatorio può<br />

cambiare e questo fa par<strong>te</strong> dei meccanismi di compenso. Se ci riferiamo al grande circolo (quello in cui il flusso è veloce)<br />

però, la lunghezza rimane costan<strong>te</strong> e dal momento che è soprattutto questo livello dell‟albero circolatorio ad es<strong>se</strong>re<br />

importan<strong>te</strong> nel man<strong>te</strong>nimento di un‟efficace pressione di perfusione, possiamo dire che la lunghezza è un de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong><br />

trascurabile.<br />

Domanda: ma nel reclutare altri capillari, non si ha una variazione del calibro complessivo, più che della lunghezza?<br />

Risposta: sono vere entrambe! Prevale talmen<strong>te</strong> la variazione del diametro che quella della lunghezza è molto poco<br />

rilevan<strong>te</strong>.<br />

La viscosità del sangue è importan<strong>te</strong> nel de<strong>te</strong>rminare la resis<strong>te</strong>nza, soprattutto a livello del microcircolo. Il de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong><br />

principale della viscosità del sangue è l‟ematocrito; una variazione dall‟ematocrito dal 45 al 50% fa aumentare le<br />

resis<strong>te</strong>nze in maniera esponenziale nel microcircolo.<br />

La gittata cardiaca a sua volta dipende da due co<strong>se</strong>: frequenza e volume di eiezione. Variazioni di una di ques<strong>te</strong> due co<strong>se</strong><br />

danno variazione della GC e quindi della pressione ar<strong>te</strong>riosa.<br />

Il volume di eiezione dipende a sua volta da due co<strong>se</strong>: le dimensioni del ventricolo e il grado di accorciamento delle<br />

miofibre (proprietà intrin<strong>se</strong>ca e in par<strong>te</strong> de<strong>te</strong>rminata dal volume <strong>te</strong>lediastolico). Il grado di accorciamento delle miofibre è<br />

de<strong>te</strong>rminato da tre co<strong>se</strong>: il precarico, la contrattilità e il postcarico. (Nello schema del professore i <strong>se</strong>gni + stanno ad<br />

indicare quello che facilita l‟accorciamento delle miofibre e che quindi contribuisce a man<strong>te</strong>nere la pressione, mentre i<br />

<strong>se</strong>gni – stanno ad indicare ciò che si oppone all‟eiezione di sangue e quindi al man<strong>te</strong>nimento della pressione.) Il precarico<br />

facilita l‟accorciamento delle miofibre. La contrattilità è una proprietà intrin<strong>se</strong>ca su cui agiscono le ca<strong>te</strong>colamine. Il<br />

postcarico aumenta all‟aumentare delle dimensioni del ventricolo, mentre un aumento di spessore del ventricolo<br />

diminuisce il postcarico ed è quindi un fattore favoren<strong>te</strong> (anche <strong>se</strong> l‟ipertrofia ventricolare è un meccanismo di compenso


un po‟ ambiguo). (In questo punto dello schema i <strong>se</strong>gni + o – si riferiscono all‟azione delle dimensioni e dello spessore del<br />

ventricolo sul postcarico.) La pressione ar<strong>te</strong>riosa si oppone all‟eiezione quindi all‟aumentare della P ar<strong>te</strong>riosa aumenta il<br />

postcarico. Ognuno di questi elementi può es<strong>se</strong>re causa di calo pressorio, cioè di shock.<br />

Precarico<br />

Il precarico è la <strong>te</strong>nsione cui la miofibra viene sottoposta prima della contrazione, cha a sua volta controlla la forza della<br />

contrazione che <strong>se</strong>guirà. Questa è la legge di Frank Starling, molto importan<strong>te</strong> in cardiologia.<br />

La <strong>te</strong>nsione dipende da:<br />

- volemia (poiché de<strong>te</strong>rmina il ritorno venoso);<br />

- tono venoso;<br />

- pressione intratoracica e intrapericardica;<br />

- dal ritmo atriale di sistole/diastole.<br />

Dalle diapositive: schema preso dall‟Harrison che met<strong>te</strong> in relazione il volume<br />

<strong>te</strong>lediastolico ventricolare (indicatore più diretto di quanto si dis<strong>te</strong>ndono le fibre<br />

del miocardio) e la performance ventricolare. Sull‟as<strong>se</strong> orizzontale sono <strong>se</strong>gna<strong>te</strong><br />

anche la soglia di dispnea (respiro faticoso e accelerato di cui il soggetto è ben<br />

coscien<strong>te</strong>, mentre soggetti privi di dispnea non hanno la percezione del loro<br />

respiro) e di edema polmonare (su ba<strong>se</strong> emodinamica, cioè dovuto ad aumento<br />

pressorio). Si os<strong>se</strong>rva il variare della curva di performance ventricolare al<br />

variare del volume <strong>te</strong>lediastolico in condizioni di riposo (A), di e<strong>se</strong>rcizio<br />

moderato (B) e di sforzo massimale (C). La curva andrà da un minimo, che non<br />

può es<strong>se</strong>re zero, ad un massimo, che dipenderà dal soggetto.<br />

La curva di una persona normale è sotto la soglia della dispnea sia a riposo che<br />

duran<strong>te</strong> un e<strong>se</strong>rcizio moderato (es. una pas<strong>se</strong>ggiata); sotto sforzo invece la curva si sposta in alto e a sx, in <strong>se</strong>guito ad<br />

aggiustamenti emodinamici (aumento del ritorno venoso) ed azione delle ca<strong>te</strong>colamine sulla frequenza e sulla contrattilità.<br />

Nel passaggio dal riposo all‟e<strong>se</strong>rcizio lo spostamento della curva in alto a sx comporta un allontanamento dalla soglia<br />

della dispnea pur avendo aumentato la risposta del ventricolo. Nel punto C dello schema ho lo sforzo massimo dato dalla<br />

massima dis<strong>te</strong>nsione della fibra, dal massimo stimolo adrenergico e dalla massima frequenza; oltre questo punto la curva<br />

<strong>te</strong>nde a calare poiché oltre una certa frequenza ho un <strong>te</strong>mpo di riempimento insufficien<strong>te</strong>. In condizioni normali anche<br />

sotto sforzo la curva è ancora al di sotto della soglia di edema polmonare.<br />

Il pazien<strong>te</strong> con insufficienza cardiaca ha una diminuita risposta della performance a riposo; a <strong>se</strong>conda della gravità della<br />

condizione del soggetto questa curva si sposta <strong>se</strong>mpre più a dx fino ad arrivare ad una condizione in cui già per un<br />

e<strong>se</strong>rcizio moderato diventa eviden<strong>te</strong> l‟incapacità del cuore di rispondere con una contrazione efficace; il pazien<strong>te</strong> è ai<br />

limiti della dispnea già a riposo. Questo può dipendere da una diminuita contrattilità intrin<strong>se</strong>ca o da una <strong>se</strong>rie di fattori che<br />

compromettono il riempimento cardiaco. Una depressione cardiaca fatale è quella che de<strong>te</strong>rmina una portata centrale<br />

inadeguata a perfondere gli organi vitali anche in condizioni di riposo.<br />

Contrattilità: Mi da la forma della curva e come questa si muove.<br />

Postcarico<br />

Viene anche detto impedenza, poiché è la forza che agisce sul ventricolo sx duran<strong>te</strong> l‟eiezione opponendosi<br />

all‟accorciamento delle fibre; è la resis<strong>te</strong>nza contro cui il cuore deve pompare il sangue. Ha tre componenti principali:<br />

- la compliance ar<strong>te</strong>riosa, cioè la dis<strong>te</strong>nsibilità alla pressione; l‟impedenza aortica è quindi un fattore che si<br />

oppone all‟eiezione;<br />

- resis<strong>te</strong>nze periferiche;<br />

- picco di pressione endoventricolare: il ventricolo comprime in modo concentrico il sangue che contiene,<br />

quindi è sottoposto esso s<strong>te</strong>sso ad una pressione dall‟in<strong>te</strong>rno che si oppone all‟accorciamento delle miofibre.<br />

I clinici usano il <strong>te</strong>rmine stress di pare<strong>te</strong>, che comprende tut<strong>te</strong> ques<strong>te</strong> componenti. La pressione ar<strong>te</strong>riosa sistolica è un<br />

indice indiretto del postcarico.<br />

MECCANISMI DI COMPENSO<br />

I meccanismi fisiologici che prevengono cali pressori saranno<br />

attivati a maggior ragione nello shock (ad eccezione ovviamen<strong>te</strong><br />

della causa sca<strong>te</strong>nan<strong>te</strong>). In condizioni fisiologiche tutti gli elementi<br />

visti finora contribuiscono al man<strong>te</strong>nimento di un‟adeguata<br />

pressione di perfusione. Quando uno di questi fattori viene meno<br />

può es<strong>se</strong>re causa si shock; gli altri meccanismi <strong>te</strong>nderanno a<br />

compensare.<br />

Rivediamo brevemen<strong>te</strong> la risposta fisiologica ad un calo pressorio.<br />

1-Riflesso barocettivo (risposta efficace a breve <strong>te</strong>rmine):


arocettori mandano impulsi afferenti che convergono nell‟ipotalamo; il braccio efferen<strong>te</strong> è una risposta simpatica e<br />

parasimpatica che modula la frequenza cardiaca e il grado di costrizione, soprattutto delle ar<strong>te</strong>riole. Un calo della<br />

pressione ar<strong>te</strong>riosa comporta una diminuzione della frequenza di scarica dei barocettori, a livello dell‟ipotalamo si ha<br />

inibizione del centro parasimpatico (vagale inibitore) ed eccitazione del centro simpatico (acceleratore); questo comporta<br />

un aumento della frequenza cardiaca, della contrattilità e della vasocostrizione che nel loro insieme hanno come effetto un<br />

aumento della pressione ar<strong>te</strong>riosa.<br />

2-Sis<strong>te</strong>ma renina-angio<strong>te</strong>nsina: correzione dell‟ipovolemia percepita<br />

quando c‟è una diminuita pressione di riempimento; in questo sis<strong>te</strong>ma<br />

agiscono gli atri (soprattutto il destro) e il complesso juxtaglomerulare; è<br />

basato sugli enzimi che attivano renina e angio<strong>te</strong>nsina (e aldos<strong>te</strong>rone).<br />

3-Corticosurrene: <strong>se</strong>cerne adrenalina e cortisolo. Manca nel quadro di<br />

compenso cronico dell‟ipovolemia ma poiché parlando dello shock<br />

facciamo riferimento a variazioni pressorie acu<strong>te</strong> è opportuno <strong>te</strong>nere in<br />

considerazione anche la componen<strong>te</strong> adrenergica.<br />

Sia il sis<strong>te</strong>ma renina angio<strong>te</strong>nsina che la componen<strong>te</strong> adrenergica dei<br />

meccanismi che regolano la pressione sono dei fenomeni di tipo<br />

ormonale.<br />

L‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo primitivo è una<br />

delle cau<strong>se</strong> dell‟iper<strong>te</strong>nsione ar<strong>te</strong>riosa ed è un esaltazione di uno di questi meccanismi<br />

ormonali.<br />

Scala <strong>te</strong>mporale di ques<strong>te</strong> rispos<strong>te</strong>:<br />

-nel giro di pochi <strong>se</strong>condi si ha la risposta mediata dai barocettori (e chemocettori);<br />

-nel giro di 8-10 minuti si ha lo spostamento di fluidi a livello capillare, tra liquido<br />

in<strong>te</strong>rstiziale e fluido circolan<strong>te</strong>, dovuto a variazioni della P ar<strong>te</strong>riosa media<br />

(meccanismo molto importan<strong>te</strong> che con<strong>se</strong>n<strong>te</strong> in caso di for<strong>te</strong> calo pressorio il recupero<br />

nel sis<strong>te</strong>ma circolatorio di circa 10 litri!);<br />

-dopo qualche ora si ha la risposta ormonale (aldos<strong>te</strong>rone);<br />

-nei giorni successivi si ha adattamento dei barocettori e controllo a livello renale dei<br />

fluidi.<br />

FATTORI LOCALI PARACRINI<br />

Il vero problema dello shock non è solo il mancato man<strong>te</strong>nimento della pressione di perfusione centrale, ma anche<br />

l‟incapacità a livello locale di perfondere organi e <strong>te</strong>ssuti. Il paradosso dello shock infatti è che la risposta di compenso si<br />

basa sulla vasocostrizione (tranne che in alcuni distretti, come rene ed encefalo). Questa risposta vasocostrittrice<br />

fisiologica può es<strong>se</strong>re così imponen<strong>te</strong> da dare ridotta o insufficien<strong>te</strong> perfusione di alcuni distretti tanto che può dare per<br />

e<strong>se</strong>mpio necrosi <strong>se</strong>condaria nell‟in<strong>te</strong>stino. Per un periodo si è cercato di curare lo shock con farmaci vasodilatatori, che<br />

<strong>se</strong>mbra una contraddizione in <strong>te</strong>rmini, ma è indicativo del problema che ci si trova ad affrontare: come man<strong>te</strong>nere la<br />

perfusione degli organi in condizioni di ipo<strong>te</strong>nsione? Cioè come man<strong>te</strong>nere aperti in maniera sufficien<strong>te</strong> gli sfin<strong>te</strong>ri<br />

precapillari (“i rubinetti”) nonostan<strong>te</strong> la risposta centrale che <strong>te</strong>nderebbe a farli chiudere? Bisogna <strong>te</strong>nere in<br />

considerazione quei fattori locali regolano il tono del microcircolo e quindi la perfusione degli organi:<br />

- Prostaglandine, istamina, ossido nitrico, acetilcolina, sono fattori vasodilatatori e quindi favoriscono la<br />

perfusione; questi fattori locali sono molto importanti poiché dovrebbero permet<strong>te</strong>rci di in<strong>te</strong>rvenire sulla<br />

perfusione degli organi vitali.<br />

- Vasopressina, adrenalina, uro<strong>te</strong>line, endo<strong>te</strong>lina danno vasocostrizione.<br />

- L‟acidosi (lattico acidosi) è un altro fattore importan<strong>te</strong> e fa par<strong>te</strong> di un circolo vizioso che aggrava le sindromi<br />

d‟organo poiché da vasospasmo, che si somma a quello adrenergico.<br />

A questo punto dovrebbe es<strong>se</strong>re chiaro come i meccanismi di compenso possano diventare un problema in condizioni<br />

estreme; in questo caso la vasocostrizione compromet<strong>te</strong> la perfusione degli organi nonostan<strong>te</strong> contribuisca al<br />

man<strong>te</strong>nimento della pressione centrale.<br />

MECCANISMI DI COMPENSO<br />

(a questo punto il professore ha letto molto<br />

velocemen<strong>te</strong> l‟elenco dei vari meccanismi di<br />

compenso così come sono scritti sulla<br />

diapositiva; dalla registrazione non si riescono a<br />

capire perché <strong>Bernardi</strong> si è mangiato le parole)<br />

MECCANISMI DI INSORGENZA DELLO<br />

SHOCK


1-SHOCK CARDIOGENO<br />

E‟ una condizione di ipo<strong>te</strong>nsione critica che dipende da un‟al<strong>te</strong>rata<br />

funzionalità cardiaca. Insorge median<strong>te</strong> tre meccanismi principali:<br />

1a)- problema di contrattilità (depressione dell‟attività cardiaca intrin<strong>se</strong>ca) =<br />

shock cardiogeno miopatico; la depressione dell‟attività cardiaca è<br />

carat<strong>te</strong>ristica anche dello shock <strong>se</strong>ttico (tipo molto complicato di shock che ha<br />

anche una componen<strong>te</strong> miopatica)<br />

e<strong>se</strong>mpi: infarto, miocardiosclerosi, miocardi<strong>te</strong> virale, variazioni della<br />

concentrazione di calcio, diminuzione di ca<strong>te</strong>colamine, tossina dif<strong>te</strong>rica.<br />

1b)- volume di eiezione (problemi della meccanica cardiaca) = shock<br />

cardiogeno meccanico<br />

e<strong>se</strong>mpi: valvulopatie, s<strong>te</strong>nosi aortica, insufficienza mitralica, aneurisma ventricolare.<br />

1c)- variazioni della frequenza = shock cardiogeno aritmico<br />

e<strong>se</strong>mpi: aritmie importanti (soprattutto ventricolari; possono es<strong>se</strong>re da<strong>te</strong> da infarto che in<strong>te</strong>ressi il <strong>te</strong>ssuto di conduzione).<br />

2-SHOCK OSTRUTTIVO EXTRACARDIACO<br />

C‟è chi lo descrive nella s<strong>te</strong>ssa ca<strong>te</strong>goria dello shock cardiogeno. E‟ una<br />

condizione data da eventi es<strong>te</strong>rni alla meccanica cardiaca che influenzano il<br />

precarico e/o la gittata cardiaca.<br />

Cau<strong>se</strong> di riduzione del precarico (del ventricolo sx):<br />

- Tamponamento cardiaco che si verifica ad es. nelle pericarditi<br />

acu<strong>te</strong> (tamponamento cardiaco su ba<strong>se</strong> flogistica); c‟è un<br />

accumulo di liquido tra i foglietti pericardici che crea un<br />

ostacolo al riempimento.<br />

- Pericardi<strong>te</strong> costrittiva: condizione che si sviluppa nel <strong>te</strong>mpo da<br />

pericarditi croniche, si forma una “camicia” fibrosa che <strong>te</strong>nde<br />

ad impedire l‟espansione del cuore duran<strong>te</strong> la diastole.<br />

- Embolia polmonare massiva: può de<strong>te</strong>rminare riduzione critica<br />

del ritorno venoso.<br />

- Iper<strong>te</strong>nsione polmonare grave.<br />

Cau<strong>se</strong> di aumento del postcarico (riduzione della gittata):<br />

- Coartazione aortica: ridotto calibro dell‟arco aortico su ba<strong>se</strong> congenita che dal punto di vista funzionale da<br />

effetti molto simili a quelli della s<strong>te</strong>nosi delle valvole aortiche.<br />

Domanda: qual è il meccanismo per cui l‘iper<strong>te</strong>nsione polmonare grave dà shock?<br />

Risposta: è un ostacolo all‘azione del ventricolo dx e indirettamen<strong>te</strong> diminuisce il ritorno venoso nel ventricolo sx.<br />

3- SHOCK IPOVOLEMICO<br />

Agisce sul precarico poiché comporta una diminuzione del ritorno venoso.<br />

Possibili cau<strong>se</strong> di shock ipovolemico:<br />

- Emorragia profusa che si stabilisce rapidamen<strong>te</strong> (es. traumi,<br />

sanguinamento gastroin<strong>te</strong>stinale, rottura di un aneurisma).<br />

- Grave deplezione idrosalina (es. ustioni, vomito incorreggibile,<br />

diarrea estrema, iatrogena = data da farmaci, ad e<strong>se</strong>mpio per un<br />

eccesso di diuretici).<br />

Proviamo a vedere in dettaglio quello che succede ad un pazien<strong>te</strong> in stato di<br />

shock ipovolemico causato da un‟emorragia: analisi delle variazioni di<br />

alcuni parametri (velocità del polso, pressione centrale, frequenza<br />

respiratoria, output urinario, pre<strong>se</strong>nza di sintomi correlabili a ipoperfusione<br />

dell‟encefalo) sulla ba<strong>se</strong> della % di perdita di sangue (dalla rivista “Critical<br />

care”):<br />

- Fino al 15% del sangue circolan<strong>te</strong> (meno di 750ml):<br />

il battito cardiaco si mantiene al di sotto di 100bpm,<br />

la pressione ematica è normale, la frequenza<br />

respiratoria (FR) è tra 14 e 20 atti/minuto, l‟output<br />

urinario si mantiene al di sopra dei 30ml/ora<br />

(normale = 60 ml/ora), non ci sono sintomi<br />

correlabili a ipoperfusione dell‟encefalo. Questo vuol<br />

dire che i sis<strong>te</strong>mi di recupero del volume stanno


funzionando bene: ho vasocostrizione periferica e stimolo adrenergico che comporta un aumento della<br />

frequenza cardiaca; quindi riesco a compensare alla mancanza del veicolo dell‟ossigeno (sangue) aumentando<br />

la velocità del circolo. Non è necessaria una trasfusione; dopo l‟arresto dell‟emorragia si ha un aumento<br />

dell‟eritropoietina che stimola la produzione di elementi cellulari del sangue, fino ad un ripristino delle<br />

condizioni fisiologiche iniziali.<br />

- Tra il 15% e il 30% (da 750ml a 1500ml): si esaltano i meccanismi di compenso, si ha tachicardia, dispnea,<br />

calo pressorio, l‟output urinario scende sotto i 30ml/ora. Questa situazione può portare ad uno shock grave.<br />

- Tra il 30% e 40% (circa 2 litri): la frequenza cardiaca è aumentata ai suoi valori massimi, l‟ipo<strong>te</strong>nsione, la<br />

dispnea e il calo dell‟output urinario si aggravano, il soggetto è in uno stato confusionale.<br />

- Oltre il 40%: la FC supera i 140bpm, si ha ipo<strong>te</strong>nsione gravissima, anuria, il pazien<strong>te</strong> è letargico. Questa è la<br />

fa<strong>se</strong> che precede il coma.<br />

Lo shock ipovolemico su ba<strong>se</strong> emorragica è il tipo di shock più studiato; è facile da riprodurre nelle cavie ed è stato molto<br />

utile nello studio dei meccanismi di compenso, di scompenso e di recupero.<br />

4-SHOCK DISTRIBUTIVO<br />

E‟ dovuto ad un calo delle resis<strong>te</strong>nze periferiche, quindi vasodilatazione<br />

con riduzione del postcarico, e può es<strong>se</strong>re associato ad un aumento della<br />

gittata cardiaca. Se la causa è una vasodilatazione viene meno il<br />

meccanismo primario della risposta all‟ipo<strong>te</strong>nsione; in questo caso quindi<br />

non avrò il vasospasmo che si riscontra in tutti gli altri tipi di edema.<br />

La vasodilatazione generalizzata ha come effetto un aumento del ritorno<br />

venoso eppure l‟output cardiaco non è sufficien<strong>te</strong> a garantire la perfusione<br />

di tutti gli organi e <strong>te</strong>ssuti. Se l‟agen<strong>te</strong> che ha dato la vasodilatazione<br />

(come può avvenire nel caso di uno shock <strong>se</strong>ttico) dà anche depressione<br />

del miocardio il pazien<strong>te</strong> è esposto ad un rischio di ipoperfusione ancora<br />

più grave. Nello shock <strong>se</strong>ttico si riscontra anche un mancato utilizzo<br />

dell‟ossigeno da par<strong>te</strong> dei <strong>te</strong>ssuti, nonostan<strong>te</strong> la perfusione. Anche<br />

infiammazioni sis<strong>te</strong>miche possono dare vasodilatazione generalizzata es.<br />

la sindrome da shock tossico. Altri tipi di shock distributivo: shock anafilattico, shock neurogeno spinale, shock endocrino<br />

(= crisi addisoniana).<br />

6 Aprile „09<br />

CHIARIMENTI PERSONALI PRE-LEZIONE<br />

. Si suppone il caso che <strong>se</strong> in una persona ipovolemica si abbassa la VFG (o GFR), di con<strong>se</strong>guenza si attiva tutto il<br />

meccanismo di compenso per cui la VFG si rialza, e questo è negativo per l‘ipovolemia perché ciò causa una maggior<br />

perdita di liquidi. Ma per l'equilibrio tubulo-glomerulare, <strong>se</strong> aumenta la filtrazione non dovrebbe aumentare anche il<br />

riassorbimento?<br />

Aumenta anche il riassorbimento ma non i proporzione, infatti c'è <strong>se</strong>mpre formazione di urina a flussi ―normali‖. Il<br />

problema è che non c‗è il 100% di riassorbimento; tanto è vero che una anuria o una oliguria vera e propria ci sono<br />

soltanto quando l'ambien<strong>te</strong> gira a zero. Perché il passaggio di un fluido c'è <strong>se</strong>mpre e comunque; per meccanismi<br />

fisiologici la portata urinaria non si azzera mai, per cui anche nella <strong>se</strong><strong>te</strong> estrema si continua ad avere un flusso urinario<br />

minimo ma comunque esis<strong>te</strong>n<strong>te</strong>. Non si può sopprimere a zero.<br />

. Il danno endo<strong>te</strong>liale è un fattore molto importan<strong>te</strong>. Ricordo quanto importanti sono anche i fattori locali per garantire la<br />

perfusione d'organo: non basta avere una pressione centrale adeguata, <strong>se</strong> poi c'è una vaso costrizione nelle ar<strong>te</strong>riole di<br />

accesso. Il vasospasmo infatti è un fattore che peggiora la perfusione tissutale e può creare ipoperfusione tale da dare<br />

necrosi tissutale, e una volta che il danno comincia ad instaurarsi riguarda anche l'endo<strong>te</strong>lio. Seconda cosa da ricordarsi<br />

è che nell'infiammazione: la fa<strong>se</strong> iniziale iperemica è molto fugace, in realtà la flogosi conclamata (quella con la<br />

extravasazione) è una flogosi a basso flusso; l'edema è sì un‘espansione del volume in<strong>te</strong>rstiziale, ma avviene nella fa<strong>se</strong> in<br />

cui il compenso linfatico ha dato il massimo, nella fa<strong>se</strong> a basso flusso le due co<strong>se</strong> si applicano, cioè il flusso può<br />

diminuire nonostan<strong>te</strong> l'edema, soprattutto in quello tossico infiammatorio. Quindi non c'è contraddizione tra le due co<strong>se</strong>.<br />

. La differenza tra edema a basso flusso e ad alto flusso: per immaginarlo, nella fa<strong>se</strong> che precede l'edema, tranne quello<br />

linfatico, il flusso è aumentato: nella fa<strong>se</strong> di compenso si ha 1 litro all'ora anzi che 100 ml all'ora, quello è ad alto flusso.<br />

Quando aumenta la compliance diminuisce anche il flusso linfatico.<br />

ULTIME COSE SULLO SHOCK<br />

Riparto da questo (slide shock n13) schema generale, abbiamo imparato a conoscere i de<strong>te</strong>rminanti della pressione<br />

ar<strong>te</strong>riosa e gli elementi patogenetici per i vari tipi di shock che, come vedremo, si possono combinare. Nello shock,<br />

naturalmen<strong>te</strong>, non si muore istantaneamen<strong>te</strong> a causa un'ipo<strong>te</strong>nsione acuta, ma gli s<strong>te</strong>ssi fattori patogenetici dello shock<br />

reversibile sono quelli che permanendo creano uno shock irreversibile e quindi le lesioni tissutali.


Dobbiamo imparare a riconoscere i <strong>se</strong>gni del compenso nello shock compensato (prescindendo dalle cau<strong>se</strong> dello shock);<br />

questi <strong>se</strong>gni saranno una combinazione di tachicardia e di risposta centrale vaso costrittrice.<br />

. SHOCK COMPENSATO<br />

COMPENSO CON BASSO PRE CARICO:<br />

Variando la resis<strong>te</strong>nza con la quarta po<strong>te</strong>nza del raggio basta una minima diminuzione di calibro per garantire una<br />

perfusione adeguata, quindi non c'è danno endo<strong>te</strong>liale e la diminuzione della pressione ar<strong>te</strong>riosa rimane modesta: questo è<br />

il è compenso dello shock quando il precarico è basso, cioè quando c'è un diminuito ritorno venoso (come nella<br />

emorragia, come nella ipovolemia).<br />

COMPENSO CON BASSO POST CARICO<br />

Un caso particolare è invece quello dello shock distributivo: perché mentre in quello a basso precarico le cau<strong>se</strong> sono tut<strong>te</strong><br />

tranne la vasodilatazione (non potremmo avere compenso vasocostrittivo altrimenti, per quello le distinguiamo!), in quello<br />

con basso postcarico (quello distributivo che è dovuto ad una vasodilatazione eccessiva) avremo, <strong>se</strong> il cuore è a posto, un<br />

così detto stato in<strong>te</strong>r-dinamico: cioè abbiamo un compenso legato alla tachicardia con alta portata. Sembra una<br />

contraddizione in <strong>te</strong>rmini , ma non è così: “ad alta portata” vuol dire che ho aperto troppo i rubinetti, quindi l'acquedotto<br />

cerca di fare del suo meglio e la pressione cala a fron<strong>te</strong> di una funzione cardiaca normale.<br />

. FASI DELLO SHOCK<br />

1) PRE SHOCK<br />

- Lo shock compensato si chiama anche preshock (<strong>se</strong>mbra una contraddizione i <strong>te</strong>rmini) proprio perché il calo pressorio<br />

non è critico, non sono qui 60 mm Hg di media che vi ho detto, altrimenti sarebbe shock conclamato. La medicina ha<br />

ques<strong>te</strong> contraddizioni: che shock è <strong>se</strong> è compensato? E' importan<strong>te</strong> riconoscere la fa<strong>se</strong> del compenso appunto prima che<br />

precipiti in shock conclamato. Ora un'anticipazione di ciò che impareremo in clinica: come si fa a capire <strong>se</strong> lo shock è<br />

compensato? Basta met<strong>te</strong>re il pazien<strong>te</strong> sdraiato e vedere <strong>se</strong> quello ritorna a una pressione normale. Che differenza c'è tra la<br />

lipotimia e lo shock vero e proprio? La lipotimia è uno svenimento: quando uno sviene, lo si met<strong>te</strong> in posizione<br />

orizzontale e quello si riprende. Ciò è molto frequen<strong>te</strong>men<strong>te</strong> dato da una vasodilatazione su ba<strong>se</strong> vasomotoria, su ba<strong>se</strong><br />

psicogena, su ba<strong>se</strong> nervosa. Ci sono dei pazienti che reagiscono con una lipotimia anche grave dopo un prelievo di<br />

sangue per e<strong>se</strong>mpio (quando si fa un prelievo bisogna stare at<strong>te</strong>nti prima alla reazione simpatica vasocostrittrice, poi alla<br />

reazione vasodilatatrice quando abbiamo finito lo stimolo). Sono infatti rilevati dal prof a titolo e<strong>se</strong>mplificativo casi di<br />

crisi tonico-croniche simil-epilettiche avvenu<strong>te</strong> in <strong>se</strong>guito a prelievo di sangue, ques<strong>te</strong> sono chiaramen<strong>te</strong> crisi vasogeniche<br />

e in questi casi effettivamen<strong>te</strong> un pazien<strong>te</strong> ha un calo pressorio critico a livello cerebrale e la posizione clinostatica è un<br />

sis<strong>te</strong>ma risolutivo perché in quella posizione il sangue non deve es<strong>se</strong>re pompato contro la forza di gravità. Allora<br />

possiamo dire che un pazien<strong>te</strong> che ha i <strong>se</strong>gni che dicevamo prima: tachicardia e <strong>te</strong>ndenza al calo pressorio, <strong>se</strong> riprende la<br />

pressione, ma non lo <strong>te</strong>niamo dis<strong>te</strong>so, certamen<strong>te</strong> ha uno shock compensato.<br />

-domanda di uno studen<strong>te</strong>: ―quando si parla di ''sincope'' è un <strong>te</strong>rmine più generale di ''lipotimia''?‖<br />

-risposta: ―''sincope vaso vagale'' è la s<strong>te</strong>ssa cosa di ''lipotimia'', e cioè dello shock su ba<strong>se</strong> vasomotoria. Però ''sincope''<br />

è un <strong>te</strong>rmine che viene usato spesso in modo generico, anche fuori dal con<strong>te</strong>sto medico, per indicare mol<strong>te</strong> altre co<strong>se</strong>.‖<br />

Secondo voi la sincope vaso vagale (o lipotimia) può es<strong>se</strong>re una cosa grave? C'è un caso in let<strong>te</strong>ratura di una signora<br />

molto corpulenta e disagiata economicamen<strong>te</strong>, pertanto con un bagno piccolo, che ha avuto una crisi vasovagale in bagno<br />

ed è morta per danno <strong>se</strong>condario cerebrale perché è rimasta lì incastrata... questo per fare un e<strong>se</strong>mpio delle con<strong>se</strong>guenze<br />

dell' ipoperfusione cerebrale. –(Quando vede<strong>te</strong> uno svenuto non cerca<strong>te</strong> di tirarlo su a tutti i costi, lascia<strong>te</strong>lo dis<strong>te</strong>so e<br />

vede<strong>te</strong> la pressione da dis<strong>te</strong>so, occorre <strong>se</strong> mai alzare le gambe per favorire il ritorno venoso quando uno è in stato di<br />

incoscienza)-<br />

- La golden hour, per la <strong>te</strong>rapia, è la fa<strong>se</strong> in cui i meccanismi di compenso sono efficaci, è l'ora in cui uno può ancora<br />

in<strong>te</strong>rvenire bene prima che lo shock diventi irreversibile.<br />

2) SHOCK<br />

- Lo shock vero e proprio si riconosce perché il pazien<strong>te</strong> pre<strong>se</strong>nta ipo<strong>te</strong>nsione anche in clinostatismo, quindi in questo<br />

caso nonostan<strong>te</strong> la posizione sia favorevole dal punto di vista della forza di gravità, c'è qualche cosa che non va o nel<br />

cuore o nel ritorno venoso o nelle resis<strong>te</strong>nze periferiche (una delle varie cau<strong>se</strong> che abbiamo imparato nella patogenesi<br />

dello shock).<br />

- In situazione di shock compaiono i <strong>se</strong>gni di disfunzione d'organo. Uno dei <strong>se</strong>gni più precoci che può es<strong>se</strong>re preso in<br />

considerazione per valutare sia quanto grave è un pazien<strong>te</strong> incoscien<strong>te</strong> in stato di shock e sia <strong>se</strong> egli sta andando incontro<br />

ad un danno organico è la funzione urinaria; questa è una spia immediata di quanto è la portata ematica: rene e cervello<br />

hanno infatti portata costan<strong>te</strong> e non fanno par<strong>te</strong> della risposta simpatica generalizzata, tant'è vero che siccome la<br />

perfusione renale si mantiene costan<strong>te</strong> per ampie oscillazioni della pressione centrale, quando essa inizia a sfasare<br />

significa che la situazione si fa critica.<br />

3) SHOCK IRREVERSIBILE


La fa<strong>se</strong> dello shock irreversibile è quella dove compaiono i <strong>se</strong>gni di insufficienza d'organo non reversibili. ---precisazione<br />

puntigliosa del prof: la reversibilità di un <strong>se</strong>gno di insufficienza d'organo, nonostan<strong>te</strong> ci siano un sacco di indicatori che<br />

posso andare a misurare a proposito, è una cosa che <strong>te</strong>oricamen<strong>te</strong> posso stabilire solo a pos<strong>te</strong>riori. Parlando in <strong>te</strong>rmini<br />

pratici, uno fa quello che può per man<strong>te</strong>nere la pressione e per valutare la situazione dell'organo, ma <strong>se</strong> c'è stato danno o<br />

no lo so solo successivamen<strong>te</strong>, quando ho riparato il problema emodinamico.---<br />

. LO SHOCK CONCLAMATO<br />

I sintomi pre<strong>se</strong>ntati da un pazien<strong>te</strong> in stato di shock conclamato sono:<br />

. ipo<strong>te</strong>nsione: ossia la riduzione della pressione ar<strong>te</strong>riosa media sotto i 60mmHg. La pressione media preesis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> è un<br />

fattore importan<strong>te</strong> perché un pazien<strong>te</strong> iper<strong>te</strong>so può avere shock anche con pressione media superiore a 60 mmHg, e<br />

viceversa. Oppure, un'altra definizione di ipo<strong>te</strong>nsione: quando la sistolica è sotto i 90mmHg, ovviamen<strong>te</strong> quindi la media<br />

non può che es<strong>se</strong>re la metà di 90 o meno. Si ha ipo<strong>te</strong>nsione anche quando la differenziale tra pressione media ar<strong>te</strong>riosa e<br />

venosa supera i 40 mm Hg. Dunque non basta la pressione media ma occorre sapere anche le oscillazioni;<br />

. tachicardia: occorre precisare che <strong>se</strong> lo shock fos<strong>se</strong> cardiogeno, ad e<strong>se</strong>mpio <strong>se</strong> la patogenesi dello shock fos<strong>se</strong><br />

fibrillazione ventricolare, qui non c'è tachicardia! Quindi bisogna usare il cervello perché non si possono fare eccezioni<br />

per ogni voce;<br />

. tachipnea: come con<strong>se</strong>guenza dell'ipossia;<br />

. acidosi metabolica: per aumentato metabolismo anaerobico;<br />

. oliguria: sintomo costan<strong>te</strong> dell'ipo<strong>te</strong>nsione;<br />

. cu<strong>te</strong> fredda ed umida (non nello shock distributivo o nelle fasi <strong>te</strong>rminali): la cu<strong>te</strong> è fredda ed umida per via della risposta<br />

simpatica vasocostrittiva che fa anche aumentare la sudorazione. Ciò non avviene né nello shock distributivo, perché esso<br />

è causato da vasodilatazione, né nelle fasi <strong>te</strong>rminali perché in questa fa<strong>se</strong> si ha paralisi del centro simpatico vaso motore;<br />

. iniziano i <strong>se</strong>gni di danno d'organo;<br />

. IL DANNO D'ORGANO<br />

Torniamo sul problema del danno d'organo, esso, dipendendo dall'ipossia, è inevitabilmen<strong>te</strong> multi sis<strong>te</strong>mico: riguarderà<br />

per tanto il rene, il cervello, e vari organi a <strong>se</strong>conda della pressione di O2 a cui essi sono abituati. Quindi si avrà:<br />

. encefalopatia ischemica;<br />

. necrosi miocardica (<strong>se</strong>condaria all'ipossia): il cuore è un grande consumatore di O2 e le coronarie non fanno par<strong>te</strong> della<br />

risposta vasocostrittrice generalizzata. Si può capire come si inneschino circoli viziosi: <strong>se</strong> il cuore, che è par<strong>te</strong> del<br />

compenso dello shock, è compromesso dall'ischemia comincerà a perdere contrattilità, per tanto si scende in basso a destra<br />

lungo la curva di Starling;<br />

. danno alveolare diffuso: è raro nello shock ipovolemico <strong>se</strong>mplice;<br />

. en<strong>te</strong>ropatia emorragica: la risposta compensatoria vasospastica allo shock estremo può es<strong>se</strong>re così grave da dare necrosi<br />

delle an<strong>se</strong> in<strong>te</strong>stinali. La vasocostrizione del <strong>te</strong>rritorio splancnico è una grande risorsa di sangue nelle condizioni di<br />

bisogno, ma pone il rischio di andare incontro a quello che è l'estremo patologico di una risposta fisiologica<br />

vasocostrittiva: la vasoocclusione. Ecco quindi un e<strong>se</strong>mpio importan<strong>te</strong> di cosa vuol dire una risposta vasocostrittrice come<br />

un meccanismo difensivo: <strong>se</strong> io man<strong>te</strong>ngo la pressione centrale, ma chiudo completamen<strong>te</strong> il rubinetto quel distretto va in<br />

necrosi ischemica, quando questo avviene si ottiene danno tissutale, danno endo<strong>te</strong>liale grave, rottura dell'endo<strong>te</strong>lio,<br />

addirittura necrosi emorragica delle an<strong>se</strong> in<strong>te</strong>stinali (e questo sarebbe un compenso!!). Abbiamo esaltato al massimo i<br />

meccanismi fisiopatologici del recupero del volume, nella fa<strong>se</strong> del compenso tutto va bene, nella fa<strong>se</strong> in cui comincio ad<br />

avere lo scompenso le co<strong>se</strong> vanno peggio (almeno per l'in<strong>te</strong>stino). Ciò è un fatto inevitabile che bisogna conoscere, ecco<br />

perché qualche anno fa' si è cercato di curare lo shock con i farmaci vasodilatatori, è chiaro che sarebbe meglio evitare la<br />

necrosi emorragica dell'in<strong>te</strong>stino, ma <strong>se</strong> per fare questo si rischia di peggiorare la necrosi ischemica cerebrale allora non<br />

conviene.<br />

. degenerazione grassa e necrosi epatica: anche il fegato soffre. Esso è un po' speciale come situazione circolatoria: è<br />

in<strong>te</strong>rcalato tra due circoli venosi. I due <strong>te</strong>rzi del sangue arrivano dalla vena porta e non dall'ar<strong>te</strong>ria epatica per cui la<br />

pressione d'ossigeno dei <strong>te</strong>ssuti del fegato è di gran lunga inferiore rispetto a quella dei <strong>te</strong>ssuti del cervello, del rene, ecc..<br />

Esso pertanto è abbastanza abituato a vivere in situazione di bassa pressione di ossigeno, naturalmen<strong>te</strong> quando questa<br />

arriva a gradi estremi avrò s<strong>te</strong>atosi epatica. Definizione di s<strong>te</strong>atosi: accumulo di grassi saturi all'in<strong>te</strong>rno di <strong>te</strong>ssuti non<br />

deputati ad accumularli. Il fegato ha un traffico di fosfolipidi impressionan<strong>te</strong>, ma non li accumula mai. Anzi, ci<br />

accorgiamo che ci sono dei problemi quando si rallenta un po‟ il flusso di fosfolipidi (che è elevatissimo) e quindi quelli si<br />

accumulano. Normalmen<strong>te</strong> essi non si vedono, <strong>se</strong>bbene il fegato sia una centrale di smistamento impressionan<strong>te</strong>: prende<br />

gli acidi grassi dal circolo, i trigliceridi dall'in<strong>te</strong>stino, li impacchetta nelle apolipopro<strong>te</strong>ine ed esporta ques<strong>te</strong> al <strong>te</strong>ssuto<br />

adiposo.<br />

. RISPOSTA INFIAMMATORIA<br />

C'è un'importan<strong>te</strong> risposta infiammatoria che innesca e aggrava il circuito “lesione-danno-lesione”, che è poi un circuito<br />

mortale che porta da una lesione reversibile ad una irreversibile. Essa prevede:


. attivazione dei macrofagi attraverso i TLR: produzione di citochine pro-infiammatorie come TNF-α (è molto importan<strong>te</strong><br />

per la reazione sis<strong>te</strong>mica), IL-1β, IL-6, espressione di iNOS (danno, vasodilatazione), chemochine (come IL8), attivazione<br />

di macrofagi;<br />

. attivazione dei fattori della coagulazione e del complemento: anafilotossine C3a e C5a (responsabili del rilascio di<br />

istamina e quindi della reazione vasoparalitica o anche vasodilatatrice nel primo istan<strong>te</strong>) e trombosi microvascolare<br />

<strong>se</strong>guita da fibrinolisi. Questo è un circuito che prevede una liberazione di mediatori esplosiva: una particolarità del<br />

complemento infatti è che alla fine la risposta è esponenziale. Per questo abbiamo in circolo inibitori piuttosto efficaci del<br />

complemento che prevengono un'attivazione inappropriata;<br />

. danno endo<strong>te</strong>liale: marginazione, attivazione neutrofili (burst ossidativo, danno tissutale), quindi né più né meno quello<br />

che avviene nella flogosi in generale; poi adesione-attivazione delle piastrine con possibile formazione di microtrombi, e<br />

quindi ul<strong>te</strong>riore compromissione del circolo; di nuovo attivazione dei macrofagi a partire dal danno endo<strong>te</strong>liale;<br />

Si può notare che il circolo vizioso inizia con un elemento e finisce con quello amplificandosi <strong>se</strong> non siamo noi in grado<br />

di in<strong>te</strong>rromperlo. Quando questo succede è tutto più difficile: ecco perché è bene riconoscere lo shock nella fa<strong>se</strong> di<br />

compenso e in<strong>te</strong>rvenire prima che ci sia il danno d'organo (per e<strong>se</strong>mpio dando i liquidi, monitorando la pressione centrale,<br />

cercando di man<strong>te</strong>nere la pressione di perfusione...ecc).<br />

. SHOCK IRREVERSIBILE<br />

Esso è <strong>se</strong>gnato da:<br />

. oligura fino alla anuria totale: ricordarsi che la portata plasmatica renale e quindi la diuresi è un indicatore molto<br />

efficacie della perfusione d'organo, proprio perché è meno soggetto a fattori di regolazione nervosi;<br />

. acidosi progressiva e riduzione della gittata cardiaca;<br />

. <strong>se</strong>gni legati al sis<strong>te</strong>ma nervoso centrale: come agitazione, confusione fino a coma.<br />

. insufficienza d'organo multisis<strong>te</strong>mica: essa sarà respiratoria, circolatoria, renale, epatica e ematologica. Avremo quindi<br />

uno shock prolungato, ipossia tissutale, iper-reninemia.<br />

-domanda di uno studen<strong>te</strong>: ―Cosa si in<strong>te</strong>nde per crisi ematologica?Risposta: ―Al<strong>te</strong>razione della crasi ematica: c'è una<br />

leucocitosi importan<strong>te</strong>, espansione dei globuli bianchi nel midollo, ipossia che stimola la eritropoietina (poi dipende da<br />

quanto dura lo shock)...sono al<strong>te</strong>razioni del quadro ematologico.‖<br />

EQUILIBRIO ACIDO-BASE<br />

L'equilibrio acido ba<strong>se</strong> è uno degli altri grandi circuiti della fisiopatologia che un medico deve sapere, capire, conoscere.<br />

. range normale delle variazioni di ph:<br />

il ph extracellulare è man<strong>te</strong>nuto tra 7,35 e 7,45 . Man<strong>te</strong>nere un livello di pH costan<strong>te</strong> è importan<strong>te</strong> per le funzioni<br />

enzimatiche, le attività delle pompe, per lo stato delle pro<strong>te</strong>ine (protonazione e deprotonazione di residui che hanno<br />

importanti ruoli funzionali ); siamo fatti per vivere in questo in<strong>te</strong>rvallo di pH, al di fuori di questo range abbiamo<br />

disfunzioni varie che l'organismo non tollera.<br />

. produzione di acidi quotidiana:<br />

la natura ci ha attrezzati molto bene contro l'acidosi, un po' meno contro l'alcalosi, perché il nostro metabolismo ossidativo<br />

produce acidi. L'ATP che ci <strong>se</strong>rve per vivere lo sin<strong>te</strong>tizziamo a fron<strong>te</strong> di una produzione di acido carbonico che è circa di<br />

20 moli al giorno. In oltre produciamo al giorno anche 80 mmol di acidi che chiameremo “non volatili”.<br />

. capacità tampone totale:<br />

la nostra capacità tampone totale è di circa 15 mmol di basi/kg, quindi in totale circa una mole di basi titolabili (cioè<br />

utilizzabili per neutralizzare l'acidità). Se divido: 1.050 mmol (ri<strong>se</strong>rva alcalina totale) per 80 mmol/giorno (produzione<br />

quotidiana di acido non volatile -ossia non acido carbonico-), ot<strong>te</strong>ngo 13 giorni; il che significa che avremmo circa 13<br />

giorni di autonomia <strong>se</strong> non ci fos<strong>se</strong> rigenerazione di bicarbonato (siamo come una bat<strong>te</strong>ria dal punto di vista dell'equilibrio<br />

acido ba<strong>se</strong>). L'Harrison dice tra i 10 e i 20 giorni, di fatto il numero è 13 (naturalmen<strong>te</strong> ci sono variazioni individuali).<br />

. ACIDI VOLATILI<br />

Cominciamo dagli acidi volatili : la CO2 prodotta dal metabolismo, diventa acido carbonico (H2CO3); questa reazione<br />

avviene spontaneamen<strong>te</strong> (come pure la reazione inversa), ma essa è anche catalizzata (e quindi resa più veloce) dalla<br />

anidrasi carbonica nei <strong>te</strong>ssuti dove è es<strong>se</strong>nziale (globuli rossi, rene, polmone). Una volta formatosi, l'acido carbonico,<br />

dissocia a ph fisiologico il suo protone, dando così H + e bicarbonato (che è la sua ba<strong>se</strong> coniugata). La reazione inversa,<br />

che avviene a livello polmonare sopratutto (ma non solo), è la disidratazione dell'acido carbonico; essa avviene <strong>se</strong>mpre ad<br />

opera dell'anidrasi carbonica e produce anidride carbonica, che viene sviluppata a livello polmonare e quindi espulsa. In<br />

realtà è noto che quello bicarbonato-acido carbonico non è un gran buon tampone perché ha una pK di 6.1. Di solito si<br />

utilizza un tampone nelle vicinanze del ph che si vuole man<strong>te</strong>nere: <strong>se</strong> io voglio una soluzione tampone a ph 7.2, in<br />

laboratorio, utilizzo un tampone fosfato e non un tampone bicarbonato; innanzi tutto perché mantiene ph di 6.1, e poi<br />

evapora e alcalinizza la soluzione di continuazione (perché togliere CO2 significa togliere acido!!). E' quindi il polmone<br />

che spostando a destra l'equilibrio mi mantiene il pH ematico più vicino a quello che voglio.<br />

. ACIDI NON VOLATILI (80mmol al giorno)


L'unico acido volatile è l'acido carbonico, viene dal metabolismo ossidativo quando i carboidrati o gli acidi grassi (suoi<br />

substrati) vengono ossidati completamen<strong>te</strong> dalla ca<strong>te</strong>na respiratoria. Gli acidi non volatili sono invece tutti gli altri e noi<br />

ne pre<strong>se</strong>ntiamo 4 ca<strong>te</strong>gorie:<br />

1) l'acido solforico: viene dal metabolismo di metionina e cis<strong>te</strong>ina, cioè degli aminoacidi solforati. E‟ noto che anche gli<br />

aminoacidi possono es<strong>se</strong>re usati come sostanza energetica, non è una cosa di grandissima rilevanza quantitativa e non<br />

dovrebbe es<strong>se</strong>rlo al di fuori del digiuno estremo;<br />

2) una <strong>se</strong>conda fon<strong>te</strong> molto importan<strong>te</strong> di acidi non volatili è costituita da tutti i casi di combustione incompleta di tutti i<br />

vari metaboliti che normalmen<strong>te</strong> darebbero CO2. Questi metaboliti hanno una carat<strong>te</strong>ristica comune: sono acidi organici<br />

(un composto organico è un composto del carbonio). Essi ad e<strong>se</strong>mpio sono acidi grassi, carboidrati, tutti gli acidi del ciclo<br />

di Krebs, ma anche chetoacidi, corpi chetonici, acido acetoacetico, acido β-idrossibutirrico; questi si formano sopratutto<br />

nel digiuno e nel diabe<strong>te</strong> compensato. Infatti si sa che il digiuno dà uno stato di chetosi che <strong>te</strong>nde verso un lato acido; nei<br />

bambini ciò è frequentissimo: hanno la febbre e gli viene l'acetone (<strong>te</strong>ndenza al calo del pH). Ogni qualvolta ci sia la<br />

combustione incompleta abbiamo la <strong>te</strong>ndenza all'acidosi, detta metabolica proprio perché origina dal metabolismo e non<br />

dalla respirazione. Un e<strong>se</strong>mpio di acidosi metabolica è appunto quella che si ha come con<strong>se</strong>guenza di una compromessa<br />

funzione d'organo che provochi metabolismo anaerobio e quindi accumulo di acidi organici;<br />

3) nucleo pro<strong>te</strong>ine: in <strong>se</strong>guito a catabolismo si ha produzione di acido urico, il quale genera il protone per dissociazione;<br />

4) composti organici del fosfato: l'acido fosforico, esso è un acido poliprotico e dà H+ + H2PO4ˉ con una pK molto bassa,<br />

(dunque a pH fisiologico è tutto dissociato), e dà H + + HPO4 2 ˉ con una pK di 7.2 circa (questa è molto vicina al pH<br />

fisiologico).<br />

In questi modi si ha dunque produzione di protoni, i quali fanno calare la ri<strong>se</strong>rva alcalina, consumando il bicarbonato. Se<br />

avessimo solo acido carbonico non ci sarebbe il problema della ri<strong>se</strong>rva alcalina, in quanto bas<strong>te</strong>rebbe il polmone ad<br />

eliminarlo o a trat<strong>te</strong>nerlo. A causa degli acidi non volatili, invece, noi ogni giorno dobbiamo produrre 80 mmol di<br />

bicarbonato al giorno. Se non le producessimo andremmo incontro ad acidosi metabolica nel corso del <strong>te</strong>mpo, perché<br />

quando avessimo esaurito la ri<strong>se</strong>rva alcalina avremmo anche esaurito la possibilità di compensare il ph legato alla<br />

produzione di acidi metabolici. Quindi il problema dell'equilibrio acido ba<strong>se</strong> non è soltanto come vengono prodotti e<br />

eliminati gli acidi, ma anche come vengono prodot<strong>te</strong> e man<strong>te</strong>nu<strong>te</strong> le basi in quantità corrisponden<strong>te</strong>.<br />

Si può così intuire quello che succede in condizioni patologiche (acidosi e alcalosi): c'è uno squilibrio tra produzioneescrezione,<br />

da una par<strong>te</strong>, e tra trat<strong>te</strong>nere il recupero-rigenerazione, dall'altra, di acidi e basi.<br />

Se un pazien<strong>te</strong> ingerisce accidentalmen<strong>te</strong> o magari a scopo suicida acido cloridrico, ho immediatamen<strong>te</strong> una<br />

neutralizzazione nei limiti del possibile, ma egli avrà bisogno di una ingen<strong>te</strong> do<strong>se</strong> di bicarbonato per neutralizzarlo.<br />

In un pazien<strong>te</strong> che ha un'acidosi metabolica cronica (es. bambino diabetico scompensato) si ha produzione di corpi<br />

chetonici talmen<strong>te</strong> elevata che egli esaurisce la sua ri<strong>se</strong>rva alcalina molto rapidamen<strong>te</strong> e deve fare più bicarbonato del<br />

normale. Quindi ancora una volta il valore delle 80 mmol al giorno è un valore medio per una persona normale e non è un<br />

valore assoluto: un pazien<strong>te</strong> con l'acidosi può produrne molti ma molti di più.<br />

L'equilibrio acido ba<strong>se</strong> si studia con un diagramma che è basato sull'equazione<br />

di Henderson Has<strong>se</strong>lbch. Esistono due modi di rappre<strong>se</strong>ntare l'equilibrio acido<br />

ba<strong>se</strong> sui <strong>te</strong>sti: uno met<strong>te</strong> in ordinata il bicarbonato e in ascissa la pressione di<br />

CO2 o l'acido carbonico (che sono la s<strong>te</strong>ssa cosa) (questo è quello preferito dal<br />

professore), l'altro met<strong>te</strong> in ascissa il ph e però dà una famiglia di curve a<br />

pressione di CO2 variabile. Il primo modo è quello preferito dal professore<br />

perché ha la forma grafica dell'equazione di H.H.: pH= pK + lg ([HCO3¯] /<br />

[H2CO3])<br />

Facendo un e<strong>se</strong>mpio, <strong>se</strong> la concentrazione di bicarbonato è di 25 mM, e la<br />

pressione di CO2 è di 40 mmHg (che corrisponde ad un valore di acido<br />

carbonico di 1,2 mM), con un pK di 6.1 ot<strong>te</strong>ngo un valore di pH di 7.4 (valore<br />

normale, fisiologico). In oltre <strong>se</strong> io vario la concentrazione di bicarbonato e di acido carbonico, in modo tale da <strong>te</strong>nerne<br />

costan<strong>te</strong> il rapporto (1,3), riesco ad ot<strong>te</strong>nere una famiglia di punti tutti a pH 7.4. In più dal grafico si capisce che tutti i<br />

punti che stanno a destra della linea di pH 7.4 avranno pH più basso (acidosi), e viceversa. Tra le due linee sottili è<br />

compresa l‟area corrisponden<strong>te</strong> a livelli di pH fisiologici (tra 7.35 a 7.45)<br />

Ma occorre fare at<strong>te</strong>nzione: per definire lo stato di salu<strong>te</strong> dell'equilibrio acido ba<strong>se</strong> di un pazien<strong>te</strong> non basta misurare il<br />

pH, bisogna anche sapere la concentrazione di bicarbonato e la pressione di CO2, in quanto, <strong>se</strong>bbene il loro rapporto possa<br />

portare a valori fisiologici di pH <strong>se</strong>condo la formula di H.H., valori di bicarbonato e di acido carbonico troppo elevati non<br />

sono fisiologici. Allora non solo devo sapere l'oscillazione del pH normale, ma devo anche conoscere quali sono i valori<br />

normali dell'oscillazione del bicarbonato e della pressione di CO2. Questi sono rappre<strong>se</strong>ntati in rosso<br />

(approssimativamen<strong>te</strong>) nello schema. Tali valori comunque oscillano in un ambito molto ristretto, centrati uno sui 40+4<br />

mmHg per la pressione di CO2 e sulle 25+3 mM per la concentrazione di bicarbonato (MEMORIZZARE QUESTI DUE


VALORI). Quindi in realtà la zona aurea dell'equilibrio acido ba<strong>se</strong> sono tutti i valori compresi nel quadratino rosso dello<br />

schema; <strong>se</strong> un pazien<strong>te</strong> ha valori che stanno al di fuori del quadratino devo sospettare che abbia un disturbo dell'equilibrio<br />

acido ba<strong>se</strong>. Come per quello idrosalino, come per lo shock, anche l‟equilibrio acido ba<strong>se</strong> è una cosa complicata e<br />

dipenden<strong>te</strong> dall'in<strong>te</strong>grazione di sis<strong>te</strong>mi che producono CO2 (metabolismo), che perdono la CO2 (polmone) e di un sis<strong>te</strong>ma<br />

tampone renale che trattiene, produce o perde basi. Quindi ancora una volta l'equilibrio acido-ba<strong>se</strong> non definisce una<br />

malattia, ma uno stato di al<strong>te</strong>razione di cui devo capire le cau<strong>se</strong>; la complicazione deriva proprio dall'esis<strong>te</strong>nza di<br />

meccanismi in<strong>te</strong>grati che compensano sia sostanze acide che sostanze basiche. Ecco perché la fisiopatologia diventa essa<br />

s<strong>te</strong>ssa una par<strong>te</strong> del problema quando esco dall'ambito del compenso.<br />

Nel grafico è rappre<strong>se</strong>ntato uno schema che dà i riferimenti, in modo da<br />

mostrare qual è il versan<strong>te</strong> dell'acidosi (rosso) e quello dell'alcalosi (blu). Il<br />

polmone muove questa relazione sull'as<strong>se</strong> dell'ascissa, regolando la pressione<br />

di CO2. Esso è rappre<strong>se</strong>ntato piccolo a destra e grande a sinistra per dire che<br />

quando ventilo di meno mi muovo verso una pressione di CO2 aumentata,<br />

quindi verso un'acidosi, quando ventilo di più mi muovo verso una<br />

diminuzione della pressione di CO2, e quindi verso un'alcalosi. Questo è un<br />

aggiustamento rapido. E<strong>se</strong>mpi di situazione patologiche lega<strong>te</strong> alla<br />

ventilazione:<br />

Acidosi respiratoria si ha in caso di edema polmonare conclamato,<br />

depressione del centro cardio-respiratorio, nell'edema cerebrale e in tutti i casi<br />

in cui respiro di meno. Iperventilazione, e quindi alcalosi respiratoria, si pre<strong>se</strong>nta quando lo stimolo ipossico porta ad<br />

ipocapnia <strong>se</strong>condaria (come il soggiorno ad alta quota che poi predispone all'edema polmonare pre-ar<strong>te</strong>riolare ad alta<br />

pressione); oppure quando si va a nuotare e si respira più del necessario perché il <strong>se</strong>nso di soffocamento porta a<br />

iperventilare (questa è ipocapnia da iperventilazione), in questo caso prevale la stimolazione ipossica <strong>se</strong>nza un respiro e la<br />

con<strong>se</strong>guenza è ipocapnia con <strong>se</strong>nso di vertigine. Insis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> allusione del prof: “ poi c'è l‟alcalosi respiratoria prima degli<br />

esami in cui uno iperventila, poi gli sudano le mani… anche questo è un caso di iperventilazione nervosa!!”.<br />

Ma si può avere acidosi-alcalosi anche nelle forme di dispnea: nella dispnea da insufficienza cardiaca ingravescen<strong>te</strong> si<br />

<strong>te</strong>nde a respirare molto per rispondere alla stimolazione ipossica del centro del respiro; la CO2 è più permeabile dell‟O2<br />

per cui quando iperventilo posso trat<strong>te</strong>nere l'ossigeno ma vado in ipocapnia.<br />

Quello che muove invece l'ordinata è il rene, in quanto a livello renale è possibile aumentare o diminuire il bicarbonato.<br />

Quindi i due organi più importanti per il man<strong>te</strong>nimento dell'equilibrio acido ba<strong>se</strong> sono i reni e il polmone.<br />

Data una situazione respiratoria che crei ipercapnia (un'ipoventilazione<br />

cronica, una malattia polmonare primitiva per e<strong>se</strong>mpio, o uno<br />

pneumotorace), qual è la risposta normale dell'organismo a questo calo del<br />

pH? Se fos<strong>se</strong> una situazione transitoria sarebbe la respirazione s<strong>te</strong>ssa a<br />

creare compenso, ma quando c'è un acidosi respiratoria permanen<strong>te</strong>, che i<br />

polmoni non riescono a compensare, succede che il compenso consis<strong>te</strong> nella<br />

produzione renale di bicarbonato; il punto chiave è che l'aumento del<br />

bicarbonato mi riporta il rapporto acido-ba<strong>se</strong> entro valori normali. E‟<br />

importan<strong>te</strong> <strong>te</strong>ner pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> che nell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> occorre saper<br />

distinguere uno scompenso metabolico: <strong>se</strong> ci sono problemi di bicarbonato,<br />

da uno scompenso respiratorio: <strong>se</strong> ci sono problemi di CO2. Il problema del<br />

compenso è che quando sono tornato ad una situazione di equilibrio è<br />

difficile dire <strong>se</strong> lo scompenso era iniziato, ad e<strong>se</strong>mpio, come un'alcalosi metabolica compensata da un'acidosi polmonare,<br />

o come un'acidosi polmonare compensata da un'alcalosi metabolica.<br />

Consideriamo ora l‟alcalosi respiratoria. Essa, appunto, si pre<strong>se</strong>nta ad e<strong>se</strong>mpio quando nuotando si respira troppo rispetto<br />

allo sforzo fisico necessario, oppure anche in gravidanza, a causa dal respiro frequen<strong>te</strong> e superficiale che porta ad<br />

espellere CO2 più rapidamen<strong>te</strong>; in questo caso l‟alcalosi è spesso associata ad un altro evento che la aggrava: il vomito<br />

(quindi perdita di valenze acide che si somma all'alcalosi respiratoria); diciamo pertanto che la gravidanza predispone ad<br />

alcalosi, sia respiratoria che metabolica soprattutto <strong>se</strong> è accompagnata da vomito.<br />

In questo caso il compenso renale funziona al contrario rispetto a prima: il rene perde più bicarbonati e/o ne produce di<br />

meno. Anche qui quando c‟è compenso è più difficile riconoscere la patogenesi, perché si fa fatica a distinguere <strong>se</strong> è<br />

un‟alcalosi respiratoria compensata dal rene o <strong>se</strong> è un‟insufficienza renale compensata da un calo dell‟attività respiratoria.<br />

Ultimo e<strong>se</strong>mpio: alcalosi metabolica, c‟è un aumento di bicarbonato, in genere perché uno <strong>se</strong> lo beve. Qui il compenso è<br />

polmonare, ma il problema è che l'alcalosi metabolica compensata assomiglia all'acidosi polmonare compensata,<br />

viceversa, l'alcalosi respiratoria compensata assomiglia al compenso polmonare dell'acidosi metabolica.


Nella slide c‟è uno schema preso dall'Harrison, esso rappre<strong>se</strong>nta l'equilibrio<br />

acido ba<strong>se</strong> e si ritrova sulle car<strong>te</strong>lle cliniche dei pazienti. Tale schema esprime<br />

che valori di CO2, di pH e di bicarbonato ha un pazien<strong>te</strong> che ha una specifica<br />

forma di disturbo dell'equilibrio acido ba<strong>se</strong>. L‟area rossa a destra à la zona<br />

dell‟acidosi respiratoria acuta (ac=acuta) (ac resp acid), questo vuol dire che il<br />

95 % dei pazienti che hanno un acidosi respiratoria acuta, diagnosticata<br />

correttamen<strong>te</strong>, hanno valori di pH compresi in questo range (7,4-7,1) e valori di<br />

bicarbonato pressoché normali (o appena aumentati); anzi, proprio perché il<br />

bicarbonato resta normale l‟acidosi respiratoria si fa acuta e non è subito<br />

cronica. Il meccanismo di compenso respiratorio è rapido istantaneo, quello<br />

renale è inevitabilmen<strong>te</strong> lento e richiede ore, giorni, per svilupparsi come<br />

risposta.<br />

In blu a sinistra è il range della alcalosi respiratoria acuta (ac resp alk) e anche qui, come nel range dell‟acidosi<br />

respiratoria acuta, vediamo che l‟area non è proprio orizzontale (pende verso il basso a sinistra). Anche qui il bicarbonato<br />

è abbastanza normale (o appena diminuito) e quello che varia molto è il pH (7,4-7,7), per la mancanza del compenso.<br />

Quella in alto a destra è la zona della acidosi respiratoria cronica (chr resp acid), e qui infatti si ha una normale risposta<br />

renale ad un'acidosi polmonare che non guarisce, quindi questo stato persis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> stimola i meccanismi renali di produzione<br />

del bicarbonato fino a riportare il pH a valori normali o poco diminuiti, quindi è un importan<strong>te</strong> meccanismo di compenso<br />

renale, che mi porta fuori dal range normale di bicarbonato, aumentandolo.<br />

Viceversa in basso a sinistra in blu c‟è il range della alcalosi respiratoria cronica (chr resp alc), quella cioè in cui la perdita<br />

di CO2 (per e<strong>se</strong>mpio in gravidanza) porta ad una risposta compensatoria con diminuita produzione o riassorbimento di<br />

bicarbonato, che quindi fa calare il numeratore e riporta il pH (equazione di H.H.) a valori nella norma. Così però<br />

diminuisce la ri<strong>se</strong>rva alcalina e mi espongo al paradosso del rischio di acidosi, perché ho meno capacità tampone.<br />

Quello in rosso in basso a sinistra è il range della acidosi metabolica sia acuta che cronica(ac & chr met acid), nel caso<br />

dell'acidosi metabolica il range è identico sia per quella acuta che per quella cronica perché il compenso polmonare è<br />

immediato. Invece, per l'acidosi e l'alcalosi respiratoria (acuta e cronica), ho 2 quadri diversi perché l'adattamento renale è<br />

lento. Il quadro pre<strong>se</strong>nta una piccola diminuzione del pH, con diminuzione sia di bicarbonati che di pCO2.<br />

In alto in blu è la regione della alcalosi metabolica (acuta e cronica) (ac & chr me talk), qui c‟è il problema simmetrico;<br />

anche in questo caso i valori del pH, del bicarbonato e della CO2 delle patogenesi ad alcalosi acuta e cronica coincidono<br />

perché il compenso polmonare è istantaneo. Quindi anche qui non mi posso fidare dei valori per dire qual è stato il<br />

moven<strong>te</strong> primitivo. Il pH sarà lievemen<strong>te</strong> aumentato e avrò aumento sia di bicarbonati che lievemen<strong>te</strong> di CO2.<br />

Notare che c'è una zona di sovrapposizione fra l'alcalosi metabolica (cronica e acuta) e l'acidosi respiratoria (cronica o<br />

acuta). Per il professore dire“ cronico” o dire “ compensato” è la s<strong>te</strong>ssa cosa. E un acidosi-alcalosi è cronica quando c'è il<br />

compenso da par<strong>te</strong> dell'organo che non è la causa primitiva (quindi l'acidosi polmonare è cronica quando c'è il compenso<br />

renale e viceversa nell'altro caso). Quindi non basta sapere i valori del pH, ma devo sapere i valori della coppia acido-ba<strong>se</strong><br />

coniugata.<br />

Ora prendiamo il caso di un pazien<strong>te</strong> che pre<strong>se</strong>nta una pressione di CO2 di 80mmHg e un bicarbonato sui 34mM (punto<br />

rosso nello schema), che cos'ha? Egli è al di fuori delle bande di confidenza sia dell‟acidosi respiratoria cronica che<br />

dell'acuta. Cos'ha?<br />

ipo<strong>te</strong>si: il pazien<strong>te</strong> aveva un‟acidosi respiratoria acuta e ora sta compensando, quindi il punto corrisponden<strong>te</strong> ai valori in<br />

cui si trova ora è un punto lungo la strada del compenso: sta andando verso il compenso renale di un'acidosi respiratoria<br />

acuta.(sta salendo)<br />

ipo<strong>te</strong>si: oppure è un pazien<strong>te</strong> che aveva un compenso renale di acidosi respiratoria cronica, che sta andando verso<br />

l'insufficienza renale.(sta scendendo) Sta venendo meno la funzione renale.<br />

Si capisce che è molto difficile in<strong>te</strong>rpretare l'equilibrio acido ba<strong>se</strong> <strong>se</strong> non si hanno la storia clinica e l'esame obbiettivo del<br />

pazien<strong>te</strong>. Questo infatti è proprio l'e<strong>se</strong>mpio che fa l'Harrison, dove appunto dice che non c'è nessun ragionamento a priori<br />

che permetta di distinguere tra ques<strong>te</strong> due ipo<strong>te</strong>si.<br />

08 Aprile 2009<br />

Dalla lezione preceden<strong>te</strong>:<br />

In alcuni casi un soggetto in acidosi potrebbe pre<strong>se</strong>ntare un pH ematico normale in quanto la situazione può es<strong>se</strong>re<br />

compensata trami<strong>te</strong> sis<strong>te</strong>mi tampone.<br />

Esistono vari sis<strong>te</strong>mi tampone del sangue, tuttavia il principale è quello dell‟acido carbonico/bicarbonato in quanto è il più<br />

abbondan<strong>te</strong>; a livello intracellulare invece i preponderanti sono il buffer fosfato con pK di 7,2 e l‟ Hb accoppiata all‟Hb<br />

protonata.<br />

La concentrazione ionica all‟in<strong>te</strong>rno della cellula viene poi man<strong>te</strong>nuta trami<strong>te</strong> scambiatori:<br />

- scambio Na + /H + ;


- scambio Na + /K + ;<br />

- scambio Na + /Cl - ( par<strong>te</strong> degli idrogenioni cellulari sono tamponati dallo ione cloro ).<br />

Controllo del sis<strong>te</strong>ma acido-ba<strong>se</strong><br />

Si può di<strong>se</strong>gnare un grafico in cui si pongono i polmoni sull‟as<strong>se</strong> delle ascis<strong>se</strong> mentre su quello delle ordina<strong>te</strong> si trovano i<br />

reni e in ba<strong>se</strong> a questo prevedere l‟eventuale compenso.<br />

Il livello di in<strong>te</strong>grazione tra i due sis<strong>te</strong>mi avviene a livello encefalico e per<br />

quel che riguarda i polmoni anche la cassa toracica assieme al diaframma.<br />

Il controllore è rappre<strong>se</strong>ntato dal sis<strong>te</strong>ma nervoso volontario trami<strong>te</strong> i<br />

muscoli respiratori e da quello autonomo, posto nel tronco encefalico, il<br />

quale esplica la sua attività sui muscoli trami<strong>te</strong> i nervi spinali.<br />

Lo stimolo efficace è costituito dall‟anidride carbonica e il comando<br />

raggiunge i muscoli trami<strong>te</strong> i nervi frenico e in<strong>te</strong>rcostali. Avviene<br />

l‟attivazione dei muscoli respiratori che si trovano a lavorare contro la<br />

resis<strong>te</strong>nza delle vie aeree, il ritorno elastico sia della cassa toracica che del<br />

<strong>te</strong>ssuto polmonare.<br />

Trami<strong>te</strong> il rapporto ventilazione/perfusione il polmone regola la frequenza<br />

che chiaramen<strong>te</strong> aumenta all‟aumentare della richiesta di ossigeno.<br />

A livello renale si attuano meccanismi di riassorbimento di ioni e di<br />

escrezione di idrogenioni al fine di acidificare le urine e recuperare ioni<br />

bicarbonato.<br />

Il riassorbimento avviene a due livelli, prossimale e distale, presso gli omonimi tubuli.<br />

Il motore del riassorbimento prossimale è costituito dallo scambiatore elettroneutro ione idrogeno/ione sodio il quale<br />

viene mosso dai gradienti di entrambi gli ioni.<br />

Concentrazione luminale di Na + = 150 mM<br />

Concentrazione luminale di H + = 5 mM<br />

Il gradien<strong>te</strong> di Na + è di 30 vol<strong>te</strong> quindi la forza traen<strong>te</strong> creata sarà pari a 1,5<br />

(log30) e questa genererà un‟acidificazione massima di 1,5. Il gradien<strong>te</strong> di<br />

pH sos<strong>te</strong>nuto è pari a 7,4-1,5= 5,9 nel lume<br />

Se si acidifica il filtrato, nel lume avviene uno spostamento dell‟equilibrio<br />

bicarbonato/acido carbonico verso la formazione di acido carbonico poiché<br />

il pH si porta vicino alla zona tampone di questa reazione (al pH di 5,9 si<br />

forma più del 50% di a. carbonico anche grazie all‟in<strong>te</strong>rvento dell‟anidrasi<br />

carbonica dell‟orletto che lo trasforma ul<strong>te</strong>riormen<strong>te</strong> in CO2 trascinando la<br />

reazione). La CO2 diffonderà all‟in<strong>te</strong>rno della cellula (è un gas) e qui<br />

incontrerà un pH più distan<strong>te</strong> dalla pK del bicarbonato che spos<strong>te</strong>rà<br />

l‟equilibrio nuovamen<strong>te</strong> verso la formazione di acido carbonico e quindi verso bicarbonato + H + .<br />

Esis<strong>te</strong> un sis<strong>te</strong>ma di cotrasporto sodio/bicarbonato che sposta il bicarbonato formatosi intracellularmen<strong>te</strong>, sfruttando il<br />

gradien<strong>te</strong> del bicarbonato, dall‟in<strong>te</strong>rno della cellula all‟in<strong>te</strong>rstizio, dove sarà riassorbito dai vasi, ciò ha come fine il<br />

recupero di bicarbonato <strong>se</strong>condario alla riescrezione di H + , derivato dalla CO2 formatasi nel tubulo, nuovamen<strong>te</strong> in questo,<br />

grazie allo scambiatore Na + /H + .<br />

Il riassorbimento prossimale quindi permet<strong>te</strong> largamen<strong>te</strong> di recuperare<br />

indirettamen<strong>te</strong> (la molecola non è la s<strong>te</strong>ssa, ma la reazione porta alla scomparsa<br />

di una molecola di bicarbonato dal tubulo e la comparsa di una equivalen<strong>te</strong><br />

nella cellula) il bicarbonato nel tubulo ed è di tipo obbligato in quanto par<strong>te</strong><br />

appena si forma un gradien<strong>te</strong> di idrogenioni ma soprattutto di sodio.<br />

Questo processo è regolato quindi dalla VFG poiché essa è proporzionale al<br />

flusso di sodio.<br />

Nel lume tubulare è anche pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> il fosfato il quale si può combinare con gli<br />

H + trami<strong>te</strong> una reazione di protonazione con formazione di HPO4 2- che viene<br />

ul<strong>te</strong>riormen<strong>te</strong> protonato a H2PO4 - .<br />

Un dettaglio molto importan<strong>te</strong> è che all‟in<strong>te</strong>rno della cellula tubulare si<br />

riscontra un‟attività ATPasica enorme, per cui si avrà CO2 in abbondanza<br />

(inoltre la si può ricavare anche dal sangue) la quale potrà es<strong>se</strong>re sfruttata per produrre H + e acido carbonico. Gli H +<br />

ot<strong>te</strong>nuti verranno poi utilizzati per es<strong>se</strong>re scambiati con Na + pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> nel tubulo e permet<strong>te</strong>ranno un ul<strong>te</strong>riore<br />

riassorbimento indiretto di bicarbonato pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> nel filtrato. Il bicarbonato neosin<strong>te</strong>tizzato (non provenien<strong>te</strong> dal tubulo)<br />

sarà spostato nell‟in<strong>te</strong>rstizio grazie allo scambiatore che sfrutta il gradien<strong>te</strong> di bicarbonato.


Inoltre, nel tubulo, qualsiasi ione idrogeno (ricavato dall‟anidride carbonica metabolica) venga tamponato con qualcosa<br />

che non sia ione bicarbonato genera una nuova molecola di quest‟ultimo. Infatti il tampone non bicarbonato legherà un<br />

protone ot<strong>te</strong>nuto dall‟anidride carbonica del metabolismo cellulare evitando la formazione dell‟anidride carbonica nel<br />

tubulo (che non entrerà nella cellula) e non vi ripor<strong>te</strong>rà il protone. Dalla CO2 avrò però ricavato anche una molecola di<br />

bicarbonato, che potrà es<strong>se</strong>re riassorbita nel sangue grazie allo scambiatore sodio/bicarbonato, questo bicarbonato sarà<br />

una nuova molecola, non corrisponden<strong>te</strong> a una preceden<strong>te</strong>men<strong>te</strong> nel tubulo.<br />

Per quanto riguarda il fosfato, il cui assorbimento è regolato dal paratormone, esso è in concentrazione troppo bassa (1,5-2<br />

mM) per es<strong>se</strong>re sfruttato a tale fine in modo quantitativamen<strong>te</strong> rilevan<strong>te</strong>. La ba<strong>se</strong> che viene sfruttata a tale proposito è<br />

NH3, la quale non è anch‟essa pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> in concentrazioni rilevanti (è as<strong>se</strong>n<strong>te</strong><br />

nel sangue) nel filtrato, ma viene <strong>se</strong>creta dalle cellule tubulari che la<br />

producono.<br />

La Glutaminasi nella cellula tubulare trasforma la Glutamina in NH3 e<br />

Glutamato. L‟NH3 passa nel lume tubulare e qui incontra l‟H + con cui forma<br />

lo NH4 + e produce <strong>se</strong>condariamen<strong>te</strong> uno ione bicarbonato, come nel caso del<br />

tampone fosfato, cioè ricavato dalla CO2 metabolica.<br />

Il principale sis<strong>te</strong>ma di tamponamento delle urine, che permet<strong>te</strong> l‟escrezione<br />

di un eccesso di acido è la produzione di ammoniaca a partire dalla<br />

glutamina ad opera della glutaminasi. La comparsa di acidosi metabolica<br />

cronica viene tamponata da un aumento dell‟attività di quest‟enzima anche<br />

di 10 vol<strong>te</strong>. È inoltre intuibile il fatto che più NH3 è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> nelle urine più<br />

posso introdurvi H + , evitando che ques<strong>te</strong> si acidifichino troppo.<br />

Perché questo sis<strong>te</strong>ma funzioni è tuttavia necessario il substrato della glutaminasi cioè la glutamina. La domanda da porsi<br />

è quindi quella sulla provenienza della glutamina in eccesso.<br />

Nel fegato l‟archi<strong>te</strong>ttura lobulare pre<strong>se</strong>nta la peculiarità di avere all‟in<strong>te</strong>rno<br />

del lobulo un gradien<strong>te</strong> di ossigeno che decresce avvicinandosi dalla<br />

periferia verso la vene centrolobulari; questo de<strong>te</strong>rmina l‟esis<strong>te</strong>nza di<br />

epatociti con carat<strong>te</strong>ristiche, anche metaboliche, diver<strong>se</strong> a <strong>se</strong>conda che<br />

siano periportali o perivenosi. Dal distretto in<strong>te</strong>stinale arriva al fegato<br />

sangue con<strong>te</strong>nen<strong>te</strong> glutamina, che negli epatociti periportali viene<br />

modificata con produzione di NH4 + (attraverso la glutaminasi) la quale<br />

deve es<strong>se</strong>re assolutamen<strong>te</strong> man<strong>te</strong>nuta al di fuori del circolo ematico in<br />

quanto è una ba<strong>se</strong> for<strong>te</strong>. Essa viene quindi convertita in carbamil-fosfato,<br />

che entra nel circolo dell‟urea combinandosi con l‟ornitina per formare<br />

citrullina, che fuoriuscendo dal mitocondrio procede nel ciclo a livello<br />

citoplasmatico.<br />

Gli epatociti perivenosi invece non sono provvisti degli enzimi del ciclo<br />

dell‟urea, sono invece forniti della glutamina sin<strong>te</strong>tasi (che coniuga glutamato e NH4 + ), che viene attivata ogni qualvolta si<br />

verifichi un sovraccarico di NH4 + al fine di garantire che dal fegato non esca ammoniaca e che al rene arrivi <strong>se</strong>mpre<br />

glutamina sufficien<strong>te</strong>.<br />

In questo modo viene garantito l‟aumento del substrato a livello renale, condizione <strong>se</strong>nza la quale l‟attivazione della<br />

glutaminasi sarebbe inutile.<br />

Il tubulo prossimale acidifica quindi la preurina fino ad un valore di pH moderato (5,9), tuttavia il pH finale è abbastanza<br />

ridotto, circa 4,5 (corrisponden<strong>te</strong> ad un‟acidificazione di mille vol<strong>te</strong>).<br />

Com‟è possibile tutto ciò? Se lo scambiatore prossimale arriva ad fino ad un‟acidificazione di 1,5 vol<strong>te</strong> bisogna<br />

presupporre che l‟ul<strong>te</strong>riore acidificazione avvenga a livello del tubulo distale per mezzo di una pompa che in questo caso<br />

consuma ATP.<br />

Ci sono due pompe:<br />

- ATPasi tipo V1-V0: vacuolare, ha un <strong>se</strong>gmento transmembrana<br />

V0 e un dominio ATPasico V1, è molto antica ed è<br />

con<strong>se</strong>rvatissima. È una pompa protonica che in risposta ad<br />

acidosi si in<strong>se</strong>risce in membrana grazie alla fusione del vacuolo<br />

alla membrana citoplasmatica. Accoppia direttamen<strong>te</strong> l‟idrolisi<br />

di ATP con il trasporto di H + verso il tubulo. È posta sulla<br />

membrana delle cellule in<strong>te</strong>rcalari dove si svolge il<br />

riassorbimento, <strong>se</strong>mpre indiretto, dello ione bicarbonato residuo<br />

(trami<strong>te</strong> la diffusione dentro la cellula della CO2 prodotta dalla


anidrasi carbonica, che agisce sull‟acido carbonico provenien<strong>te</strong> dall‟unione del protone pompato e il<br />

bicarbonato tubulare residuo). Terminato il bicarbonato gli ioni idrogeno restano nella preurina<br />

acidificandola.<br />

- ATPasi H + /K + che estrude il primo e recupera il <strong>se</strong>condo (l‟attività<br />

ATPasica è necessaria perché si agisce contro entrambi i gradienti<br />

ionici) su questa pompa ha effetto positivo lo scambiatore K + /Na +<br />

stimolato dall‟aldos<strong>te</strong>rone (porta a escrezione di K + e<br />

riassorbimento di Na + ). La perdita di K + è quindi limitata grazie a<br />

questo sis<strong>te</strong>ma di acidificazione con consumo di ATP in quanto la<br />

pompa lavora assolutamen<strong>te</strong> contro gradien<strong>te</strong> (somiglia nella sua<br />

attività alla pompa gastrica). Lo scambio e l‟acidificazione<br />

generano bicarbonato all‟in<strong>te</strong>rno della cellula, <strong>se</strong>mpre dalla CO2<br />

metabolica, che viene rapidamen<strong>te</strong> spostato nell‟in<strong>te</strong>rstizio.<br />

Per riassumere:<br />

Meccanismo prossimale: scambiatore<br />

sodio/idrogenioni + flusso;<br />

Meccanismo distale: pompe ATPasiche.<br />

L‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo causa alcalosi perché stimola dei meccanismi vascolari per<br />

l‟aumento del sis<strong>te</strong>ma prossimale e perché stimola anche la pompa di tipo gastrico.<br />

Il metabolismo di acidi e basi ha duplice componen<strong>te</strong>, respiratoria e metabolica che<br />

concorrono alla produzione di acidi volatili, cioè la CO2, e non volatili, cioè acidi<br />

organici.<br />

I <strong>se</strong>condi passano nel sangue generando H + che vengono prontamen<strong>te</strong> tamponati dal<br />

sis<strong>te</strong>ma del bicarbonato il quale viene poi recuperato e prodotto a livello renale.<br />

L‟anione dell‟eventuale acido for<strong>te</strong> viene eliminato a livello renale.<br />

Lo ione idrogeno invece viene espulso trami<strong>te</strong> urine oppure con la respirazione.<br />

Alcalosi e acidosi gravi sono pericolosissime, influenzano profondamen<strong>te</strong> qualsiasi apparato, causando ques<strong>te</strong><br />

con<strong>se</strong>guenze:<br />

Acidosi grave<br />

Cardiovascolari<br />

- Diminuzione della gittata cardiaca;<br />

- Aritmie;<br />

- Ipo<strong>te</strong>nsione;<br />

- Resis<strong>te</strong>nza ai farmaci iper<strong>te</strong>nsivi;<br />

- Costrizione venosa con aumento del volume circolan<strong>te</strong>;<br />

Metaboliche<br />

- Resis<strong>te</strong>nza all‟insulina;<br />

- Ridotta affinità dell‟Hb per l‟ossigeno;<br />

Gastroen<strong>te</strong>riche<br />

- Atonia gastrica;<br />

- Riduzione del flusso ematico al fegato per <strong>se</strong>questro centrale;<br />

Cerebrali<br />

- Compromissione del <strong>se</strong>nsorio;<br />

Alcalosi grave<br />

Cardiovascolari<br />

- Vasocostrizione ar<strong>te</strong>riosa;<br />

- Riduzione del flusso coronarico;<br />

- Riduzione della soglia per l‟angina;<br />

- Predisposizione ad aritmie refrattarie sopraventricolari e ventricolari;<br />

Respiratorie<br />

- Ipoventilazione con ipercapnia ed ipossiemia<br />

- Aumento della vasocostrizione polmonare ipossica con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> peggioramento del rapporto ventilazione<br />

alveolare/perfusione;<br />

Metaboliche<br />

- Glicolisi anaerobia e produzione di acidi organici;<br />

- Ipokaliemia;


- Diminuzione della concentrazione di calcio ionizzato nel plasma;<br />

- Ipomagnesiemia ed ipocalcemia con <strong>te</strong>tania;<br />

Cerebrali<br />

- Riduzione del flusso vascolare;<br />

- Crisi epilettiche, letargia, delirio e stupor;<br />

Acidosi respiratoria<br />

Al<strong>te</strong>razione dell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> con aumento primitivo dello pCO2 ar<strong>te</strong>riosa e causata da al<strong>te</strong>razioni della<br />

ventilazione.<br />

Le cau<strong>se</strong> sono mol<strong>te</strong>plici:<br />

Riduzione dello stimolo respiratorio (farmaci, alcool, trauma cranico, encefaliti…);<br />

Insufficienze della pompa respiratoria (insuff. Primaria dei mm. respiratori causata da farmaci tossici, es<strong>te</strong>ri<br />

organofosforici, sclerosi multipla o miopatie);<br />

Insufficienza <strong>se</strong>condaria della pompa ventilatoria (patologie che riducono l‟area di scambio, crisi asmatica, BPCO e<br />

ARDS);<br />

Patologie polmonari in cui si verifica una compromissione degli scambi (edema polmonare acuto e BPCO grave).<br />

Compenso: aumento della pCO2 causa riduzione del<br />

pH che viene compensato dal tampone bicarbonato.<br />

A breve <strong>te</strong>rmine si verifica un aumento della<br />

<strong>se</strong>crezione di H+ in associazione con l‟aumentata<br />

sin<strong>te</strong>si di NH4 renale.<br />

Inoltre si verifica un immediato incremento della<br />

pCO2 anche fino a 70-80 mmHg; con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong> anche la concentrazione di<br />

bicarbonato sale tuttavia prevale il processo di acidificazione dovuto agli<br />

idrogenioni.<br />

Più a lungo <strong>te</strong>rmine, nel giro di alcuni giorni quindi, si attiva il meccanismo di<br />

compenso renale che de<strong>te</strong>rmina il recupero di bicarbonato, la cui concentrazione<br />

sale, e la normalizzazione del pH.<br />

A parità di pH la produzione di ammoniaca è molto maggiore infatti l‟apporto ai reni<br />

di idrogenioni aumenta come quello del bicarbonato e quindi per <strong>se</strong>cernerne di più è<br />

necessario che aumentino anche le basi.<br />

- cefalea<br />

- al<strong>te</strong>razioni visus<br />

- tremori<br />

- agitazione, stato soporoso, coma<br />

- ipo<strong>te</strong>nsione<br />

• Cronica<br />

- dispnea<br />

- agitazione, stato soporoso, coma<br />

- <strong>se</strong>gni e sintomi della pneumopatia di ba<strong>se</strong><br />

- <strong>se</strong>gni e sintomi di cuore polmonare cronico<br />

Acidosi metabolica<br />

I sintomi dell‟acidosi sono mol<strong>te</strong>plici:<br />

• Acuta<br />

Al<strong>te</strong>razione dell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> successiva alla<br />

riduzione primitiva della concentrazione dei bicarbonati.<br />

Si verifica un aumento della concentrazione di idrogenioni,<br />

che per es<strong>se</strong>re tamponati consumano il bicarbonato<br />

pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong>. Il calo del pH causa l‟aumento della frequenza<br />

respiratoria con riduzione della pCO2 .<br />

A lungo <strong>te</strong>rmine invece in<strong>te</strong>rviene il compenso renale a<br />

meno che la causa dell‟acidosi non sia proprio<br />

un‟insufficienza renale. Il recupero dei bicarbonati dipende unicamen<strong>te</strong> dalla capacità renale di produrre NH3 e i due<br />

processi sono quantitativamen<strong>te</strong> proporzionali.


La causa principale dell‟acidosi metabolica è la formazione di acidi non volatili (endogeni come i chetoacidi che si<br />

formano in caso di prolungato digiuno o diabe<strong>te</strong> e l‟acido lattico oppure esogeni i quali compaiono per ingestione di<br />

sostanze tossiche acide di per sé o che generano acido come nel caso dell‟alcool etilico) o l‟incapacità di <strong>se</strong>cernere H + .<br />

Latto-acidosi da iperproduzione o da sottoutilizzo:<br />

Il maggior produttore di lattato è il globulo rosso (ha metabolismo solo glicolitico); questo acido crea un sovraccarico<br />

endogeno di idrogenioni, tuttavia esso è un ottimo substrato per la gluconeogenesi epatica e renale (ciclo di Cori). Il<br />

lattato ematico non è comunque dosabile (per la concentrazione bassissima) e deve restare tale, un suo aumento si<br />

riscontra solo in caso di malattie mitocondriali e shock.<br />

La glicolisi anaerobica aumenta in caso di malattie del DNA mitocondriale in quanto es<strong>se</strong> colpiscono il sis<strong>te</strong>ma nervoso<br />

ed il muscolo impedendo alle cellule di svolgere la fosforilazione ossidativa; l‟aumento nella <strong>se</strong>psi è dovuto alla<br />

deplezione di ossigeno con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> riduzione del suo consumo tissutale.<br />

La lattico acidosi è quindi dovuta a overproduzione (eccesso di metabolismo anaerobico o <strong>se</strong>psi) o a sottoutilizzo<br />

(insufficienza epatica grave)<br />

Cheto-acidosi:<br />

la cheto-acidosi è tipica dei pazienti diabetici (nel tipo I aumenta enormemen<strong>te</strong> l‟ossidazione epatica di acidi grassi, si<br />

perde il controllo sulla β-ossidazione già normalmen<strong>te</strong> poco regolata in quanto l‟unico blocco è a livello della CPT-1<br />

(carnitina palmitoil transferasi), che fa entrare i lipidi nel mitocondrio ed è inibita solo dal malonil-CoA), perché l‟entrata<br />

di glucosio nelle cellule è impedita e perché la produzione di acidi grassi è esagerata, il che causa un aumento della<br />

produzione di H + (enorme aumento della chetogenesi epatica in carenza di insulina).<br />

Il risultato finale è l‟aumento di acetato e di β-idrossibutirrato.<br />

L‟insulina blocca le lipasi e inoltre il fegato in pre<strong>se</strong>nza di un eccesso di acidi grassi produce molto citrato che blocca il<br />

consumo di acidi grassi s<strong>te</strong>ssi, con meccanismo a feed-back, per mezzo del Malonil-CoA, un metabolita degli zuccheri<br />

che blocca l‟importazione di acidi grassi nel mitocondrio.<br />

Per quel che riguarda l‟acidosi dovuta all‟ingestione di acidi non volatili esogeni:<br />

intossicazione da a. isopropilico→ genera direttamen<strong>te</strong> acetone per ossidazione;<br />

intossicazione da a. etilico→ produzione per ossidazione di acetaldeide che genera<br />

acetato in eccesso;<br />

intossicazione da a. metilico→ produzione di formaldeide che si fissa nel nervo<br />

ottico causando cecità e a. formico;<br />

intossicazione con etilene glicole→ produzione di a. ossalico che causa acidosi e<br />

nefropatia.<br />

La <strong>se</strong>conda ca<strong>te</strong>goria di cau<strong>se</strong> dell‟acidosi metabolica consis<strong>te</strong> nell‟incapacità di<br />

<strong>se</strong>cernere idrogenioni sotto forma di NH4 +<br />

Questo è dovuto alla mancanza del compenso renale a causa di un‟insufficienza.<br />

In questa ca<strong>te</strong>goria si può annoverare l‟ipoaldos<strong>te</strong>ronismo che causa la perdita sia<br />

dei meccanismi prossimali per la riduzione della VFG sia di quelli distali.<br />

Si può oltremodo instaurare acidosi metabolica con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong>men<strong>te</strong> alla perdita di ioni bicarbonato:<br />

- via gastroen<strong>te</strong>rica: diarrea, vomito incoercibile, fistole biliari, pancreatiche o in<strong>te</strong>stinali…)<br />

- via tubulare (genetiche, costitutiva incapacità di recuperare HCO3 - )<br />

Alcalosi respiratoria<br />

Al<strong>te</strong>razione dell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> carat<strong>te</strong>rizzata da diminuzione primitiva della PaCO2; è causata da al<strong>te</strong>razioni della<br />

ventilazione.<br />

Cau<strong>se</strong> di iperventilazione:<br />

-Sepsi→ causa acidosi metabolica e alcalosi respiratoria quindi il pH è normale ma l‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> è grandemen<strong>te</strong><br />

al<strong>te</strong>rato; prevale l‟acidosi. L‟iperventilazione è dovuta alla febbre a all‟aumento del ritorno venoso.<br />

-Anemia grave→ l‟ipossia porta ipercapnia che stimola la ventilazione;<br />

-Ipossia;<br />

-Intossicazione da salicilati→ stimolazione del centro respiratorio;<br />

-Pneumopatie;<br />

-Insufficienza epatica→ comparsa di asci<strong>te</strong> che porta a respirazione superficiale:<br />

Un compenso possibile, oltre a quello renale, è costituito dall‟induzione di ipoventilazione che de<strong>te</strong>rmina un aumento<br />

della PaCO2.<br />

Alcalosi metabolica<br />

Al<strong>te</strong>razione dell‟equilibrio acido-ba<strong>se</strong> carat<strong>te</strong>rizzata da aumento primitivo della concentrazione di bicarbonato; si genera<br />

attraverso perdita di H + o guadagno di basi.<br />

Il compenso è dovuto ad ipoventilazione che aumenta la pCO2.


Una delle principali cau<strong>se</strong> è la perdita di fluido gastrico:<br />

il vomito protratto fa perdere HCl (che causa direttamen<strong>te</strong> alcalosi metabolica)<br />

in associazione ad Na + , K + e Cl - e ciò de<strong>te</strong>rmina ipovolemia con innesco della<br />

<strong>se</strong>crezione di aldos<strong>te</strong>rone il quale a sua volta porta ad ipokaliemia. La situazione<br />

di diminuita concentrazione del potassio ematico causa l‟aumento<br />

dell‟escrezione di protoni a livello renale, che aggrava l‟alcalosi metabolica la<br />

quale dovrebbe es<strong>se</strong>re tamponata con la riduzione dell‟ammonigenesi.<br />

È la deplezione del volume che causa l‟alcalosi metabolica.<br />

La bicarbonemia è man<strong>te</strong>nuta elevata dall‟ipovolemia che de<strong>te</strong>rmina stimolo<br />

adrenergico con re<strong>se</strong>tting del flusso glomerulare e del TGF, ma anche da effetti<br />

diretti del Cl - che induce <strong>se</strong>crezione di bicarbonato.<br />

Le al<strong>te</strong> concentrazioni di bicarbonato sono tali anche a causa dell‟instaurarsi di<br />

iperaldos<strong>te</strong>ronismo, che de<strong>te</strong>rmina la stimolazione della H + -ATPasi del tubulo<br />

collettore e della pompa H + /K + nefrone distale, che permettono la creazione di<br />

nuove molecole di bicarbonato.<br />

Altre cau<strong>se</strong> dell‟alcalosi respiratoria sono:<br />

- eccesso di diuretici<br />

- alcalosi postipercapnica→il compenso renale all‟ipercapnia causa eccesso di HCO3 - da eliminare. Siccome<br />

l‟aggiustamento polmonare è troppo rapido allora si accumula bicarbonato.<br />

- eccesso di attività mineralcorticoide.<br />

Le prime tre (perdita fluido gastrico, eccesso di diuretici e alcalosi postipercapnica) sono volume <strong>se</strong>nsibili e cloro<br />

responsive mentre l‟ultima non lo è.<br />

Per comprendere l‟importanza clinica di tali al<strong>te</strong>razioni basta pensare che la mortalità in caso di pH compreso tra 7,55 e<br />

7,65 è del 41%, che sale all‟80% nel caso il pH superi il valore di 7,65.<br />

16 Aprile 2009<br />

GLI ORMONI<br />

La classificazione pre<strong>se</strong>ntata dal prof si basa sul tipo di ormone e sul loro meccanismo di azione.<br />

Gli ormoni agiscono attraverso due tipi di recettori:<br />

- recettori di membrana: agiscono trami<strong>te</strong> una via intracellulare di trasduzione del <strong>se</strong>gnale e hanno <strong>te</strong>mpi di<br />

attivazione più brevi (pochi minuti) come ad e<strong>se</strong>mpio l‟ADH;<br />

- recettori nucleari intracellulari (in nucleo o in citoplasma –legati a heat-shock pro<strong>te</strong>ins-): hanno <strong>te</strong>mpi di risposta<br />

più lunghi di ore o giorni;<br />

La classificazione in ba<strong>se</strong> alla loro struttura invece distingue:<br />

- ormoni che derivano da aminoacidi (dopamina e ca<strong>te</strong>colamine con recettori di membrana e ormoni tiroidei con<br />

recettori nucleari);<br />

- piccoli neuropeptidi (GnRH, TRH, somatostatina e ADH tutti con recettore di membrana);<br />

- pro<strong>te</strong>ine di grandi dimensioni (insulina, LH e PTH tutti con recettore di membrana);<br />

- s<strong>te</strong>roidei che hanno recettori “nucleari”;<br />

- derivati di vitamine (retinoidi e vitamina D entrambi con recettori nucleari).<br />

Ci sarebbe inoltre una <strong>se</strong>rie di fattori che da un certo punto di vista sono ormoni da un altro punto di vista no. Ormone è<br />

una sostanza che agisce a distanza su altri organi bersaglio: in questo <strong>se</strong>nso i fattori di crescita peptidici ad effetto locale<br />

che agiscono tutti attraverso recettori di membrana, come GM-CFS per i macrofagi, possono es<strong>se</strong>re considerati degli<br />

ormoni anche <strong>se</strong> agiscono a livello locale.<br />

RECETTORI DI MEMBRANA<br />

1- Recettori a <strong>se</strong>t<strong>te</strong> <strong>se</strong>gmenti transmembrana il cui signaling è accoppiato a pro<strong>te</strong>ine G (G-Pro<strong>te</strong>in Coupled Receptor<br />

family).<br />

2- Recettori tirosin-chinasici come quelli per l‟insulina e i fattori di crescita che agiscono attraverso Ras, Raf e MAP<br />

chinasi.<br />

3- Recettori per citochine che agiscono trami<strong>te</strong> JAK-STAT.<br />

4- Recettori <strong>se</strong>rin-chinasici che agiscono attraverso la SMADs.


Alla fine il risultato è una soppressione o attivazione della trascrizione di geni bersaglio (anche <strong>se</strong> non è <strong>se</strong>mpre così<br />

perché l‟ADH agisce direttamen<strong>te</strong> sull‟esocitosi di vescicole<br />

preforma<strong>te</strong> oltre ad attivare la trascrizione per la produzione di<br />

nuove acquaporine).<br />

TABELLA 332-1 dell‟Harrison<br />

1- Recettori accoppiati a pro<strong>te</strong>ine G<br />

I recettori -adrenergici, LH, FSH, TSH e glucagone possono agire<br />

attraverso la via attivatrice di Ras con produzione di cAMP e PKA.<br />

Hanno anche un altro modo di trasdurre il <strong>se</strong>gnale che prevede il<br />

legame ad un‟altra subunità (inibitoria) della pro<strong>te</strong>ina G, che<br />

inibisce la formazione di cAMP, cosa che accade con i recettori adrenergici.<br />

Gli ormoni sotto controllo ipofisario invece utilizzano<br />

la via del Ca 2+ e calmodulina mentre gli ormoni come GnRH e TRH<br />

usano la via della fosfolipasi C del DAG, IP3, PKC e/o canali Ca 2+<br />

dipendenti.<br />

2- Tirosin-chinasi<br />

I recettori per l‟insulina e i recettori per EGF e NGF utilizzano la<br />

via Ras, Raf , MAPk.<br />

3-Recettori legati alle citochine citochine<br />

Utilizzano la via di JAK-STAT e anche MAPk.<br />

4- Serin-chinasi<br />

Per la activine e il TGF e utilizzano le SMADs.<br />

RECETTORI NUCLEARI<br />

Sono quelli per gli ormoni s<strong>te</strong>roidei e sono recettori modulari che<br />

pre<strong>se</strong>ntano tipicamen<strong>te</strong> un dominio che lega il DNA, uno che lega<br />

l‟ormone e un dominio ipervariabile N-<strong>te</strong>rminale.<br />

1- Omodimeri: sono formati da due recettori identici che si<br />

associano quando c‟è il ligando (estrogeni, androgeni,<br />

progestinici e glucocorticoidi), traslocano nel nucleo e<br />

attraverso i DNA binding domain fanno una ricognizione fino<br />

a quando trovano <strong>se</strong>quenze palindrome che riconoscono<br />

(det<strong>te</strong> Hormon Responsive Elements) e attivano i geni.<br />

Questa clas<strong>se</strong> attiva la trascrizione trami<strong>te</strong> l‟associzione con il<br />

coattivatore. La pre<strong>se</strong>nza dell‟ormone attiva la trascrizione, la<br />

sua as<strong>se</strong>nza la blocca (meccanismo di tipo ON-OFF).<br />

2- E<strong>te</strong>rodimeri: il legame del ligando (ormone tiroideo,<br />

vitamina D, acido retinoico e attivatori dei perossisomi –gli<br />

ultimi non sono dei veri e propri recettori nucleari-) al suo<br />

recettore causa l‟associazione di quest‟ultimo con un<br />

recettore diverso, in genere, per l‟acido retinoico. Questo<br />

complesso agisce su HRE complessi perché in as<strong>se</strong>nza<br />

dell‟ormone questi possono legare fattori diversi e quindi a<br />

<strong>se</strong>conda del partner danno soppressione o attivazione della<br />

trascrizione genica (vedi commento su articolo di Pierce e<br />

Yamamoto); posso avere attività basale in as<strong>se</strong>nza<br />

dell‟ormone e l‟ormone può attivare o inibire la<br />

trascrizione. Questa particolarità permet<strong>te</strong> quindi di avere<br />

un‟es<strong>te</strong>sa possibilità di modulazione.<br />

3- Orfani: sono recettori a cui non sappiamo dare un ligando. Possono es<strong>se</strong>re attivi nelle cellule perché <strong>se</strong> transfettati<br />

attivano la trascrizione e sono <strong>se</strong>mpre attivatori. Agiscono come monomeri, ma spesso entrano nella formazione<br />

degli e<strong>te</strong>rodimerici.<br />

Il percorso generale che coinvolge i recettori nucleari prevede l‟arrivo dell‟ormone, il suo legame al recettore, il blocco<br />

del co-repressore e l‟attivazione della trascrizione trami<strong>te</strong> il legame al DNA, viene prodotto mRNA (c‟è quindi sin<strong>te</strong>si<br />

pro<strong>te</strong>ica).


La struttura dei recettori nucleari pre<strong>se</strong>nta un dominio che lega l‟ormone vicino al<br />

dominio C-<strong>te</strong>rminale, un dominio che lega il DNA unito al preceden<strong>te</strong> da una regione<br />

cerniera e una regione N <strong>te</strong>rminale. La ricostruzione tridimensionale mostra la tipica<br />

struttura con -eliche e -sheets.Quando il ligando si lega induce una modificazione<br />

conformazionale nella regione che lega il DNA; questa regione ha dei domini a dita di<br />

Zn, stabilizzati da legami tra lo Zn e 4 Cys (regolarmen<strong>te</strong> espos<strong>te</strong> in modo da creare<br />

un ripiegamento a dito che scorre sul DNA fino a quando trova le <strong>se</strong>quenze di<br />

riconoscimento, che spesso sono palindrome). Gli HRE <strong>se</strong>mplici del DNA però non<br />

sono specifici, infatti progestinici e glucocorticoidi hanno lo s<strong>te</strong>sso HRE, così come<br />

estrogeni e ormoni<br />

tiroidei. Si può pensare che il <strong>te</strong>ssuto bersaglio esprima<br />

solamen<strong>te</strong> i recettori per l‟ormone di in<strong>te</strong>res<strong>se</strong> e non quelli<br />

per l‟ormone che usa gli s<strong>te</strong>ssi HRE, in modo da ot<strong>te</strong>nere<br />

solo l‟effetto del primo, ma è stato dimostrato che non è<br />

così. Infatti <strong>se</strong> nel fegato si fanno esprimere recettori per<br />

progestinici (che non ci sono di norma!) si attivano<br />

esattamen<strong>te</strong> gli s<strong>te</strong>ssi geni che si attivano con il cortisone.<br />

Con la scoperta dei recettori e<strong>te</strong>rodimerici e di HRE<br />

complessi si è arrivati a spiegare l‟alta specificità e la<br />

<strong>se</strong>lettività nelle rispos<strong>te</strong>.<br />

Le identità tra i diversi recettori nucleari per gli ormoni s<strong>te</strong>roidei sono<br />

no<strong>te</strong>voli: prendendo come riferimento il recettore per gli androgeni, si<br />

può notare che quello per i progestinici pre<strong>se</strong>nta l‟80% di identità (non<br />

omologia!) a livello del dominio che lega il DNA, mentre a livello del<br />

sito per il ligando il 53% e nella regione N-<strong>te</strong>rminale un‟identità<br />

inferiore al 15%(questa infatti è la regione che conferisce la specificità<br />

per i progestinici rispetto agli androgeni). Il tamoxifen è un ligando dei<br />

recettori per gli estrogeni che ha effetti diametralmen<strong>te</strong> opposti: è<br />

utilizzato per bloccare la crescita di tumori ormono-dipendenti<br />

stimolati dagli estrogeni in modo <strong>se</strong>lettivo. Anche il recettore per i<br />

glucocorticoidi pre<strong>se</strong>nta un‟identità elevata con hAR, così come i<br />

mineralcorticoidi. Quindi la clas<strong>se</strong> di ormoni che riconosce lo s<strong>te</strong>sso<br />

HRE ha un‟identità nel DNA binding domain che arriva al 70%, ma passando ad e<strong>se</strong>mpio all‟estrogeno si vede che si<br />

dimezza l‟identità nel DNA binding domain con l‟hAR.<br />

DOMANDE<br />

E‘ stata chiesta la struttura del DNA binding domain. Questo dominio pre<strong>se</strong>nta<br />

due Zn fingers piuttosto corti che sono spesso coperti in as<strong>se</strong>nza del ligando.<br />

I recettori orfani? Per quanto riguarda i recettori orfani eviden<strong>te</strong>men<strong>te</strong> non sono stati<br />

<strong>te</strong>ntati tutti i ligandi (vedi scoperta di acido retinoico).<br />

ASSI ENDOCRINI – MECCANISMI DI REGOLAZIONE A FEEDBACK-<br />

Il meccanismo generale prevede l‟attivazione in<br />

<strong>se</strong>quenza di: ipotalamo fattori di<br />

rilascioadenoipofisi e neuroipofisiormoni<br />

trofici che stimolano la produzione di ormoni in<br />

corticosurrene, tiroide e gonadiprodotto<br />

ormonale agisce a feedback negativo sia su<br />

ipofisi che su ipotalamo.<br />

ASSI IPOFISARI<br />

I fattori trofici sono:<br />

ACTH corticosurrene (agisce su tutto il corticosurrene ma il feedback è<br />

regolato soltanto dal cortisolo, perché la regolazione della produzione di<br />

aldos<strong>te</strong>rone dipende da altri fattori);<br />

TSH tiroide (feddback svolto da T3 e T4 un e<strong>se</strong>mpio eviden<strong>te</strong> del fatto che non<br />

sono solo attivatori del metabolismo, ma possono anche inibire);<br />

LH e FSH gonadi (feedback regolato da <strong>te</strong>stos<strong>te</strong>rone e inibina per il <strong>te</strong>sticolo ed<br />

estrogeni, progestinici e inibina per l‟ovaio);


PRL ghiandola mammaria;<br />

GH fegato IGF-1 è circuito dell‟ormone della crescita (feedback attraverso IGF-1);<br />

Da notare che si tratta di recettori di membrana in tutti i casi citati mentre i prodotti degli organi sono tutti fattori agenti a<br />

livello nucleare.<br />

N.B.: per capire a che livello è il deficit si vanno a misurare sia l‟ormone che il suo fattore di rilascio: <strong>se</strong> ho soppressione<br />

di TSH c‟è adenoma tiroideo, invece ho eccesso di TSH <strong>se</strong> l‟organo non risponde allo stimolo per atrofia primitiva.<br />

ASSE TIROIDEO<br />

L‟ipotalamo rilascia il fattore di rilascio del TRH, che stimola l‟adenoipofisi a<br />

produrre TSH, che va a stimolare le cellule della tiroide a produrre T3 e T4.<br />

Questi s<strong>te</strong>ssi ormoni vanno poi ad inibire la produzione di TRH e TSH. Nella<br />

cellula tiroidea a livello della membrana sul versan<strong>te</strong> ematico si trova un<br />

meccanismo di simporto Na + /I -, che capta con grande efficienza lo ioduro<br />

circolan<strong>te</strong> e lo accumula utilizzando il gradien<strong>te</strong> del Na + . Il trasportatore dello<br />

ioduro è inibito da perclorato (ClO4 - ) e tiocianato (SCN - ) che sono infatti detti<br />

composti gozzigeni (esistono popolazioni che consumano cavolo nero in<br />

grande quantità, che contiene questi composti, in cui il gozzo è endemico;<br />

infatti c‟è un‟elevata produzione di TSH, ma la tiroide non può produrre<br />

abbastanza ormone, non importandolo iodio, e si ipertrofizza). Lo I - viene<br />

trasportato sul versan<strong>te</strong> della colloide dove trova una perossidasi di membrana<br />

che introduce I - in residui di Tyr (organificazione dello iodio). Il<br />

propiltiouracile è usato per il trattamento dell‟ipertiroidismo perché è in grado<br />

di bloccare la perossidasi. Il TSH in circolo si lega a recettori pre<strong>se</strong>nti sulla<br />

membrana del versan<strong>te</strong> vascolare e attiva<br />

la sin<strong>te</strong>si della tireoglobulina, che è la pro<strong>te</strong>ina che viene <strong>se</strong>creta all‟in<strong>te</strong>rno della colloide (iodinata in Tyr) e de<strong>te</strong>rmina<br />

anche l‟uptake di porzioni di colloide, che entrano nei lisosomi e all‟in<strong>te</strong>rno dei quali vengono scis<strong>se</strong> in T3 e T4, liberati<br />

poi in circolo; esce soprattutto T4, ma poi a livello delle cellule bersaglio viene convertito in T3, che è più po<strong>te</strong>n<strong>te</strong>. E‟<br />

possibile che colloide sia tutta T3 e T4? No, infatti si generano anche monoiodotirosina e diiodotironina, che non hanno<br />

effetti ormonali e farebbero perdere il 30% di I - . La cellula però possiede una dealogenasi che riconosce soltanto la<br />

monoiodo- e la diodotirosina e recupera gli I - .<br />

La tiroxina (T4) è iodinata in 3,5,3 I ,5 I e quando arriva nelle cellule una<br />

deiodinasi-1 (più lenta e con affinità minore) e una deiodinasi-2 (più attiva e<br />

con affinità maggiore) staccano I - al<br />

5 I trasformandola in T3 (3,5,3 I ), ma<br />

può anche es<strong>se</strong>re inattivata da una<br />

deiodinasi-3, che è più attiva delle<br />

precedenti e genera il rever<strong>se</strong> T3<br />

(3,3 I ,5 I ). Il T3 entra nel nucleo e<br />

trova il suo recettore, un e<strong>te</strong>rodimero con un recettore per l‟acido retinico,<br />

libera il co-repressore e lega il co-attivatore che attiva o sopprime la<br />

trascrizione genica.


Le cau<strong>se</strong> di ipotiroidismo sono riporta<strong>te</strong> nella tabella:<br />

Quando si parla di cau<strong>se</strong> iatrogene ci si riferisce a casi in cui diventa necessaria l‟asportazione o il trattamento con Iodio<br />

radioattivo come adenoma o adenocarcinoma. L‟eccesso di iodio probabilmen<strong>te</strong> sopprime il trasportatore. Può es<strong>se</strong>re<br />

anche transitoria come ad e<strong>se</strong>mpio nel post partum, dove probabilmen<strong>te</strong> dipende da fattori di inibizione prodotti duran<strong>te</strong> la<br />

gravidanza o over-lap progestinici. Può es<strong>se</strong>re <strong>se</strong>condario a tumori di adenoipofisi, alla sindrome di Sheehan, traumi, TSH<br />

inattivo, disordini ipotalamici (basta pensare al circuito e si possono trovare tut<strong>te</strong> le cau<strong>se</strong>).<br />

SEGNI E SINTOMI<br />

- Stanchezza e debolezza<br />

- Pelle asciutta<br />

- Sensazione di freddo<br />

- Perdita capelli<br />

- Difficoltà di concentrazione<br />

- Stipsi<br />

- Aumento di peso con scarso appetito dovuto a distrofia del sottocu<strong>te</strong> che <strong>te</strong>nde a trat<strong>te</strong>nere quantità di liquidi<br />

superiori alla norma –mixedema- e si distingue da vero edema perché qui manca il <strong>se</strong>gno della fovea (non rimane<br />

impronta del dito <strong>se</strong> premo sulla cu<strong>te</strong>).<br />

- Dispnea<br />

- Voce rauca<br />

- Oligomenorrea<br />

- Pares<strong>te</strong>sia<br />

- Udito diminuito<br />

Vedremo quindi: faccia gonfia, estremità fredde, bradicardia, riflessi <strong>te</strong>ndinei rallentati, effetti su fasce muscolari,<br />

aumento di problemi al tunnel carpale.<br />

Le cau<strong>se</strong> di TIREOTOSSICOSI (ipertiroidismo) sono invece:<br />

Il morbo di Graves è l‟iper<strong>se</strong>crezione di T3 e T4. Il gozzo nodulare tossico è un adenoma <strong>se</strong>cernen<strong>te</strong> e c‟è lo svincolo dal<br />

controllo, dovuto ad una mutazione attivatrice del recettore per il TSH, che lo mantiene attivo anche quando non c‟è il<br />

ligando.


Tra le cau<strong>se</strong> di tireotossicosi <strong>se</strong>nza ipertiroidismo ci sono amiodarone, radiazioni e infarto di adenoma che portano a<br />

tireotossicosi <strong>se</strong>nza ipertiroidismo per un rilascio improvviso di tutta la colloide accumulata a causa di un danno cellulare<br />

della tiroide. La <strong>se</strong>condaria ha il TSH basso, ma non quando dovuta a danno centrale come in un adenoma che fa perdere<br />

il controllo sulla sua regolazione.<br />

SINTOMI E SEGNI:<br />

Iperattività, irritabilità, sbalzi di umore, intolleranza al caldo, <strong>te</strong>ndenza a sudorazione, palpitazione, affaticabilità e<br />

stanchezza, perdita di peso con aumento di appetito, diarrea, poliuria, oligomenorrea e perdita della libido.<br />

Vedo tachicardia e aritmie benigne come fibrillazione striale, gozzo è possibile, pelle calda e umida, debolezza muscolare,<br />

ginecomastia e retrazione della palpebra.<br />

ASSE IPOTALAMO-IPOFISI-CORTICOSURRENE<br />

Il cortisolo è molto importan<strong>te</strong> perché regola la <strong>se</strong>crezione dell‟ACTH. La par<strong>te</strong> non<br />

s<strong>te</strong>roidea (la midollare) produce adrenalina e noradrenalina ma non sarà trattata. Molto<br />

importanti sono i rapporti dei corticos<strong>te</strong>roidi e del sis<strong>te</strong>ma immune (all‘esame potrebbe<br />

dare la tabella sotto riportata con i – e + da in<strong>se</strong>rire).<br />

La produzione ipotalamica dei<br />

fattori di rilascio fa produrre<br />

ACTH all‟adenoipofisi e<br />

l‟ACTH stimola la<br />

corticosurrene a produrre<br />

cortisolo. Il cortisolo agisce a<br />

feedback sull‟adenoipofisi<br />

inibendo la produzione di ACTH<br />

e sull‟ipotalamo. Il cortisolo<br />

agisce anche sulla produzione<br />

dei mediatori “tardivi” della flogosi (che entrano in azione nella<br />

<strong>se</strong>conda fa<strong>se</strong> dell‟infiammazione, l‟istoflogosi, prodotti da<br />

neutrofili e macrofagi attivati – eicosanoidi (prostaglandine,<br />

prostacicline, trombossani), <strong>se</strong>rotonina, PAF e bradichinina). Si<br />

pensi ad e<strong>se</strong>mpio alla risposta immune contro un bat<strong>te</strong>rio o in una<br />

malattia sis<strong>te</strong>mica in cui c‟è attivazione dei macrofagi; questi<br />

producono citochine infiammatorie: IL-1, TNF, IL-6, che<br />

agiscono sull‟ipotalamo stimolando la produzione di ACTH (trami<strong>te</strong> adenoipofisi) e questo contrasta l‟inibizione che<br />

viene dal cortisolo. La risposta antiflogistica è importan<strong>te</strong> per permet<strong>te</strong>re la guarigione spontanea delle piccole infezioni.<br />

Le citochine infiammatorie agiscono anche sui centri di <strong>te</strong>rmoregolazione ipotalamici innescando la febbre. Il cortisolo<br />

quindi agisce sui macrofagi e sopprime la risposta infiammatoria ed è sfruttato nelle infiammazioni croniche, ma con il<br />

rischio di un calo della produzione di ACTH e una con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> ipotrofia del corticosurrene (che coinvolge quindi anche<br />

l‟aldos<strong>te</strong>rone e gli altri ormoni del corticosurrene).<br />

Le relazioni tra neuroipofisi e adenoipofisi aiutano a ricordare le cau<strong>se</strong> dell‟insufficienza adenoipofisaria che sono<br />

suddivisibili in ca<strong>te</strong>gorie (slide 1 pagina 14 file 7):<br />

- difetti strutturali o legati allo sviluppo (mas<strong>se</strong> endocerebrali, malattie ipotalamiche congeni<strong>te</strong>, displasia <strong>se</strong>ptoottica,<br />

sindrome di Prader-Willi,..)<br />

- traumatiche (già tratta<strong>te</strong> in diabe<strong>te</strong> insipido che può complicare situazione di pazien<strong>te</strong> con trauma cranico, ma<br />

comprendono anche re<strong>se</strong>zione chirurgica e danno da radiazioni,..)<br />

- neoplasie (mas<strong>se</strong> para<strong>se</strong>llari, cisti del 3ventricolo, craniofaringioma,..)<br />

- su ba<strong>se</strong> infiltrativa o infiammatoria<br />

- vascolare che comprende anche condizioni lega<strong>te</strong> alla gravidanza in diabetiche e al post partum e anche falcemia<br />

- infezioni da funghi e parassiti<br />

Le con<strong>se</strong>guenze sulla neuroipofisi hanno a che fare con l‟ADH e sono sta<strong>te</strong> tratta<strong>te</strong> con l‟equilibrio idro-salino.<br />

INSUFFICIENZA GLOBALE DELL’ADENOIPOFISI<br />

Nell‟adulto prende il nome di morbo di Simmonds ed è con<strong>se</strong>guenza della distruzione dell‟adenoipofisi per una delle<br />

cau<strong>se</strong> sopra elenca<strong>te</strong>. Una varian<strong>te</strong> particolare dell‟insufficienza globale è detta malattia di Sheehan che avviene nel<br />

periodo del post partum (su ba<strong>se</strong> ormonale o vasomotoria?) e di fatto è una necrosi acuta dell‟adenoipofisi in persone<br />

perfettamen<strong>te</strong> sane fino ad un momento prima. Dà una <strong>se</strong>rie di sintomi e <strong>se</strong>gni:<br />

- pallore cutaneo (ormone che stimola melanociti MSH)<br />

- ipotiroidismo acuto (TSH)<br />

- no lattazione (fattore di rilascio della prolattina)


- insufficienza corticosurrenalica globale (ACTH)<br />

- insufficienza delle gonadi (FSH)<br />

E‟ una sindrome endocrina grave complessa e soprattutto imprevedibile.<br />

Se l‟insufficienza globale avviene nella fa<strong>se</strong> dello<br />

sviluppo il risultato è il nanismo perché manca<br />

fattore della crescita.<br />

Gli adenomi <strong>se</strong>cernenti causano<br />

un‟iperproduzione del prodotto delle cellule<br />

coinvol<strong>te</strong>:<br />

<strong>se</strong> sono cromofobe ↑prolattinalattazione<br />

inappropriata<br />

somatotropogigantismo e acromegalia<br />

basofilomorbo di Cushing (trattato più avanti)<br />

<strong>se</strong>gni e sintomi sono simili in iperplasia<br />

adenoipofisaria e iper<strong>se</strong>crezione<br />

corticosurrenalica a par<strong>te</strong> i livelli di ACTH e per<br />

questo ormai si parla solo dell‟iper<strong>se</strong>crezione. Il<br />

Morbo di Cushing dipende da adenoma ipofisario<br />

e ha aumento di ACTH svincolato dalla<br />

soppressione, la sindrome di Cushing invece dipende da iperplasia del corticosurrene e non dipende da iper<strong>se</strong>crezione di<br />

ACTH (può es<strong>se</strong>re iatrogena). Ad e<strong>se</strong>mpio la <strong>se</strong>crezione ectopica di ACTH è classificata come morbo.<br />

16 aprile 2009<br />

Gli ormoni corticosurrenalici originano dal coles<strong>te</strong>rolo.<br />

Lo schema mostra la via dei mineralcorticoidi dei glucocorticoidi e degli<br />

androgeni a partire dal pregnenolone. Spostare il pregnenolone in basso a<br />

sinistra (vedi slides) e poi tutti gli altri a cascata in modo che<br />

l‟aldos<strong>te</strong>rone stia nella riga sotto da solo. In questo modo ci si trova il<br />

coles<strong>te</strong>rolo in cima, con la via dei mineralcorticoidi, degli androgeni e dei<br />

glucocorticoidi, e tut<strong>te</strong> le tappe che vanno in giù e quelle che vanno verso<br />

destra sono catalizza<strong>te</strong> dallo s<strong>te</strong>sso enzima. Il pregnenolone viene<br />

idrossilato in posizione 17 da una 17-α-idrossilasi per dare 17-αidrossipregnenolone,<br />

il proges<strong>te</strong>rone viene idrossilato in posizione 17 da<br />

una 17-α-idrossilasia 17-α-idrossiproges<strong>te</strong>rone; questo enzima che<br />

catalizza il passaggio dalla prima alla <strong>se</strong>conda colonna è <strong>se</strong>mpre una 17α-idrossilasi,<br />

quindi basta ricordarsi come è fatto il pregnenolone e<br />

aggiungerci un idrossile in posizione 17. Da questo si formeranno<br />

glucocorticoidi e mineralcorticoidi. Per il passaggio da glucocorticoidi a<br />

androgeni c‟è una liasi che toglie CH3CO in posizione 17; nella <strong>te</strong>rza<br />

colonna avremo gli androgeni che sono carat<strong>te</strong>rizzati da un cheto gruppo<br />

in posizione 17 al posto del CH3CO. Quindi a partire dal pregnenolone<br />

arrivo al precursore degli androgeni per azione della idrossilasi e della<br />

liasi e da questo in tre passaggi si possono ricostruire tutti. In sin<strong>te</strong>si, dal<br />

pregnenolone si forma il 17-α-idrossipregnenolone con l‟idrossilazione, e<br />

con la liasi più la trasformazione eno-cheto ho il<br />

deidrossiepiandros<strong>te</strong>rone ,che è il precursore degli androgeni. Tutti e tre<br />

(appar<strong>te</strong>nenti alla prima riga dello schema modificato) hanno un idrossile<br />

in posizione tre, sul quale agisce la 3-beta-idrossi-s<strong>te</strong>roide-deidrogenasi.<br />

Le tappe successive (<strong>se</strong>conda riga) sono rispettivamen<strong>te</strong> il proges<strong>te</strong>rone,<br />

il 17-α-idrossiproges<strong>te</strong>rone e il Δ4-andros<strong>te</strong>nedione. Quindi dal<br />

proges<strong>te</strong>rone, attivando la 17-α-idrossilasi, posso produrre un precursore<br />

glucocorticoide (17-α-idrossiproges<strong>te</strong>rone) da cui trami<strong>te</strong> la liasi ricaverò<br />

ancora un androgeno (Δ4-andros<strong>te</strong>nedione), quindi la via va sia in<br />

verticale che in orizzontale a <strong>se</strong>conda della cinetica enzimatica. Il<br />

proges<strong>te</strong>rone è un precursore di un precursore dell‟androgeno.


Quindi perché ho il proges<strong>te</strong>rone nella via dei mineralcorticoidi? Il<br />

proges<strong>te</strong>rone è l‟ormone della gestazione (duran<strong>te</strong> la gestazione ne avrò<br />

un‟iperproduzione). La tappa successiva è un‟idrossilazione in C21<br />

catalizzata dal citocromo P450(in<strong>se</strong>risce atomi di O2), il CH3 in posizione<br />

21 diventa un idrossimetile CH2OH (non avviene negli androgeni che da<br />

adesso <strong>se</strong>guono una propria, dando il <strong>te</strong>stos<strong>te</strong>rone in due tappe).<br />

L‟idrossilazione in C21 genera 11deossicorticos<strong>te</strong>rone e<br />

11deossicortisolo. Deossi perché la tappa successiva è un‟ossigenazione<br />

in quella s<strong>te</strong>ssa posizione, <strong>se</strong>mpre catalizzata dal citocromo P450: una<br />

C11-beta-idrossilasi in<strong>se</strong>risce l‟idrossile in posizione 11. Arriviamo<br />

quindi alla fine con il corticos<strong>te</strong>rone e il cortisolo. Quindi <strong>se</strong>rvono una<br />

deidrogenazione prima e due idrossilazioni poi per avere dal precursore il<br />

composto finale.<br />

Il cortisolo è il principale glucocorticoide (equivalen<strong>te</strong> al corticos<strong>te</strong>rone<br />

del ratto). L‟aldos<strong>te</strong>rone sin<strong>te</strong>tasi sta a valle del corticos<strong>te</strong>rone e introduce<br />

un‟aldeide in posizione C18 (qui ho CHO).<br />

Il processo avviene nella corticale, la quale è divisa in tre zone: la zona glomerulosa <strong>se</strong>rve per i mineralcorticoidi, la<br />

fascicolata per i glucocorticoidi e la reticolare per gli androgeni. Nella midollare viene invece prodotta l‟adrenalina. La<br />

s<strong>te</strong>roidogenesi avviene prevalen<strong>te</strong>men<strong>te</strong> nei mitocondri. Il pregnenolone è già una tappa avanzata, la sin<strong>te</strong>si degli s<strong>te</strong>roidi<br />

par<strong>te</strong> dallo squalene nel nucleo e poi altre trasformazioni enzimatiche avvengono nel citoplasma e nel mitocondrio.<br />

SINDROMI DA ECCESSO E CARENZA DI CORTISOLO<br />

Glucocorticoidi hanno effetto antiflogistico, antilinfocitario (inducono apoptosi nei linfociti, per questo sono il trattamento<br />

principe nelle malattie autoimmuni e sindromi allergiche), antiallergico (impediscono la degranulazione degli eosinofili,<br />

infatti sono usati per la <strong>te</strong>rapia dello shock anafilattico perché limitano il danno da liberazione di istamina).<br />

I glucocorticoidi hanno anche effetti metabolici. Si chiamano “gluco”<br />

perché l‟aspetto più visibile è quello iperglicemizzan<strong>te</strong>. In realtà sono<br />

importanti anche nel metabolismo lipidico (si vedrà nella cheto acidosi<br />

diabetica). Ha un effetto iperglicemizzan<strong>te</strong> anche <strong>se</strong> non regola<br />

direttamen<strong>te</strong> la glicemia, la quale è regolata da insulina/glucagone.<br />

Cortisolo aumenta la glicemia, ma in modo diverso dal glucagone che<br />

libera prima il glicogeno e poi induce gluconeogenesi. Ha effetto<br />

anabolico sul fegato: posso avere effetti contrastanti in diversi <strong>te</strong>ssuti<br />

perché hanno lo s<strong>te</strong>sso recettore ma corepressori e coattivatori sono<br />

diversi (in un <strong>te</strong>ssuto potrebbe indurre sin<strong>te</strong>si aumentata di pro<strong>te</strong>ine e<br />

nell‟altro di pro<strong>te</strong>asi). E‟ ciò che fa il cortisolo: ho meccanismi e recettori<br />

uguali, ma diversi <strong>te</strong>ssuti hanno diversa eucromatina. Nel fegato<br />

promuove la trascrizione di pro<strong>te</strong>ine come le transaminasi e quindi induce<br />

la sin<strong>te</strong>si di enzimi per la gluconeogenesi a partire da aminoacidi<br />

circolanti. Le transaminasi trasferiscono il gruppo aminico da un<br />

aminoacido a un chetoacido (non da qualsiasi aminoacido, importan<strong>te</strong> è<br />

ad e<strong>se</strong>mpio la coppia alanina/piruvato), favorendo l‟in<strong>te</strong>rconversione aminoacido/chetoacido. Alcuni aminoacidi sono<br />

substrati migliori perché generano in<strong>te</strong>rmedi del ciclo di Krebs: piruvato e ossalacetato ad e<strong>se</strong>mpio. Quando ho elevata<br />

concentrazione di aminoacidi e transaminasi il fegato trasforma l‟aminoacido nel chetoacido corrisponden<strong>te</strong> e ciò<br />

favorisce la gluconeogenesi, soprattutto in condizioni di iperglicemia. Quindi ho substrati in eccesso e ho glucosio in<br />

eccesso eppure faccio ancora più glucosio perché ho stimolato le vie che portano ai substrati di par<strong>te</strong>nza.<br />

Gli s<strong>te</strong>roidi fanno anche aumentare la sin<strong>te</strong>si di pro<strong>te</strong>ine da par<strong>te</strong> del fegato (albumina, pro<strong>te</strong>ine della coagulazione). E‟<br />

una risposta pletorica, <strong>se</strong>nza un particolare fine. Il cortisolo viene <strong>se</strong>creto nello stress per i <strong>te</strong>mpi molto rapidi di risposta:<br />

modula i centri ipotalamici, modula la risposta infiammatoria; quindi avere cortisolo nella risposta allo stress dà dife<strong>se</strong><br />

molto più rapide e qualche effetto colla<strong>te</strong>rale perché il cortisolo stimola la sin<strong>te</strong>si di pro<strong>te</strong>ine della coagulazione, ecc… il<br />

che non fa par<strong>te</strong> della risposta benefica.<br />

Quindi la glicemia aumenta perché aumenta la gluconeogenesi da aminoacidi, che non è la risposta al digiuno in cui<br />

invece si risparmiano aminoacidi ossidando i corpi chetonici. Nel muscolo vengono attiva<strong>te</strong> le pro<strong>te</strong>asi che demoliscono le<br />

pro<strong>te</strong>ine del muscolo le quali diventano una fon<strong>te</strong> di aminoacidi per la sin<strong>te</strong>si pro<strong>te</strong>ica epatica. Nelle cellule β pancreatiche<br />

aumenta la resis<strong>te</strong>nza all‟insulina e esce più insulina per effetto dell‟iperglicemia; infatti a lungo <strong>te</strong>rmine<br />

l‟ipercortisolinismo predispone al diabe<strong>te</strong> da esaurimento delle beta cellule pancreatiche. L‟iperglicemia non è dovuta a<br />

un calo di insulina e a un aumento del glucagone, ma è un aumento indipenden<strong>te</strong> del glucosio che stimola la risposta


insulinica. Con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong> c‟è resis<strong>te</strong>nza periferica al glucosio con soppressione della sin<strong>te</strong>si del trasportatore per il<br />

glucosio, quindi ho glucosio che non utilizzo, iperinsulinemia inutile perché la glicemia comunque non cala e che apre un<br />

circolo vizioso, anche perché c‟è attivazione della lipasi adipolitica e immissione di acidi grassi in circolo con <strong>te</strong>ndenza<br />

alla chetosi. Quindi avrò iperglicemia che non <strong>se</strong>rve e lipolisi che compensa la carenza energetica dovuta al fatto che non<br />

posso usare il glucosio. Questi sono gli effetti metabolici dell‟eccesso persis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> di glucocorticoidi.<br />

Quanto simili e quanto diversi sono gli effetti dei glucocorticoidi e dei mineralcorticoidi?Noi studiamo l‟aldos<strong>te</strong>rone<br />

nell‟ambito dell‟equilibrio idrosalino, non del metabolismo, al contrario del cortisolo.<br />

La tabella (vedi slides) met<strong>te</strong> in ordine<br />

composti naturali (cortisolo e aldos<strong>te</strong>rone)<br />

e di sin<strong>te</strong>si (cioè farmaci cortisonici) per<br />

quanto riguarda la po<strong>te</strong>nza relativa come<br />

glucocorticoidi e mineralcorticoidi: 1 è la<br />

po<strong>te</strong>nza glucocorticoide e in gradazione la<br />

po<strong>te</strong>nza mineralcorticoide a scendere;<br />

cioè, <strong>se</strong> il cortisolo vale 1 come<br />

glucocorticoide e 1 come<br />

mineralcorticoide (ha effetti anche<br />

mineralcorticoidi), l‟aldos<strong>te</strong>rone vale fino a 1000 vol<strong>te</strong> di più come mineralcorticoide ma solo un <strong>te</strong>rzo di meno come<br />

glucocorticoide; c‟è quindi una sovrapposizione degli effetti. Gli s<strong>te</strong>roidi di sin<strong>te</strong>si hanno po<strong>te</strong>nze crescenti come<br />

glucocorticoidi e nien<strong>te</strong> come effetto mineralcorticoide (sono infatti i farmaci per le <strong>te</strong>rapie della carenza di cortisolo),<br />

mentre altri, come il fluoro cortisone acetato, sono 200 vol<strong>te</strong> più po<strong>te</strong>nti del cortisolo come mineralcorticoide e solo 15<br />

vol<strong>te</strong> più po<strong>te</strong>nti come glucocorticoide. Ciò indica che ci sono de<strong>te</strong>rminanti molto simili nella struttura che<br />

de<strong>te</strong>rmineranno <strong>se</strong> hanno effetto gluco o mineralcorticoide. E‟ importan<strong>te</strong> perché l‟affinità del recettore per i<br />

mineralcorticoidi per il cortisone e l‟aldos<strong>te</strong>rone è la s<strong>te</strong>ssa, cioè il recettore dell‟aldos<strong>te</strong>rone non sa <strong>se</strong> lega l‟uno o l‟altro.<br />

Invece quello dei glucocorticoidi lega solo i glucocorticoidi. Secondo problema è che la concentrazione circolan<strong>te</strong> di<br />

cortisolo è molto più alta della concentrazione circolan<strong>te</strong> di aldos<strong>te</strong>rone. Come è possibile che si realizzi l‟effetto<br />

dell‟aldos<strong>te</strong>rone <strong>se</strong> il recettore è occupato dal cortisolo? Eppure ho un effetto mineralcorticoide che è 1000 vol<strong>te</strong> quello<br />

del cortisolo. Questo “mis<strong>te</strong>ro” trova soluzione in un articolo di Pearce e Yamamoto nel 1993 (non <strong>se</strong>rve leggere l‟articolo<br />

originale, ma solo il commento). I recettori s<strong>te</strong>roidei sono intracellulari e agiscono direttamen<strong>te</strong> sul DNA; in questo<br />

articolo si spiega come due recettori molto simili come quello per i gluco e i mineralcorticoidi possano es<strong>se</strong>re in realtà<br />

molto specifici per quanto riguarda i loro effetti sulla trascrizione. Questi recettori hanno tre domini: uno amino <strong>te</strong>rminale<br />

molto variabile, un DNAbinding-domain di lunghezza costan<strong>te</strong> e uno C-<strong>te</strong>rminale dove c‟è il ligand binding domain molto<br />

variabile. I recettori per mineralcorticoidi, glucocorticoidi, proges<strong>te</strong>rone e androgeni sono carat<strong>te</strong>rizzati da un‟elevata<br />

identità anche nel ligand binding domain. La <strong>se</strong>quenza di risposta (HRE hormone responsive element) si avvicina molto<br />

alla <strong>se</strong>quenza GCTACA-3 aminoacidi neutrali-TGTTGT che è la sua palindrome; le tre basi poi si accoppiano a formare<br />

una struttura a cui si lega il recettore attivato in forma di omodimero con un‟altra unità. HRE singoli o messi a due a due<br />

rispondono in modo analogo al recettore per i mineral, glucocorticoidi, progestinici e androgeni. Se veramen<strong>te</strong> così fos<strong>se</strong>,<br />

avrei che il cortisolo regolerebbe anche l‟equilibrio idrosalino, compito che spetta invece all‟aldos<strong>te</strong>rone, infatti il<br />

cortisolo è regolato dall‟ACTH, non dal potassio e dal sis<strong>te</strong>ma renina/angiotnesina. I recettori dei glucocorticoidi sono<br />

espressi da tut<strong>te</strong> le cellule che hanno un nucleo. Com‟è possibile ot<strong>te</strong>nere specificità di <strong>se</strong>gnale in un sis<strong>te</strong>ma che una via<br />

finale comune? Hanno dimostrato che anche <strong>se</strong> i recettori sono attivi in modo equivalen<strong>te</strong> quando in<strong>te</strong>ragiscono con<br />

HRE16, invece mediano rispos<strong>te</strong> diver<strong>se</strong> quando in<strong>te</strong>ragiscono con una <strong>se</strong>quenza, chiamata TLFC, che è una <strong>se</strong>quenza di<br />

25 nucleotidi, detta elemento di risposta composito, con<strong>te</strong>nen<strong>te</strong> sia un sito a bassa affinità per il dominio di legame<br />

dell‟ormone sia un sito a alta affinità per il complesso AP1. C‟è uno studio preceden<strong>te</strong> di Yamamoto sull‟effetto dei<br />

dimeri Jun e Fos(formano il complesso AP1 e modulano la trascrizione). Aveva dimostrato che a <strong>se</strong>conda del rapporto<br />

Jun/ Fos i glucocrticoidi davano soppressione o attivazione. A <strong>se</strong>conda di quello che lega come e<strong>te</strong>rodimero po<strong>te</strong>va<br />

sopprimere o attivare. Il fattore critico quindi è il rapporto Jun/Fos e la cellula po<strong>te</strong>va decidere come rispondere<br />

all‟ormone variando il corepressore o il coattivatore. Si sapeva quindi che il sito TLFC legava e<strong>te</strong>rodimeri di Jun e Fos.<br />

cFos e cJun sono proto-oncogeni espressi in <strong>se</strong>guito a vari stimoli con un enorme gamma di effetti regolatori. Un recettore<br />

con il glucocorticoide con il ligando, può bloccare la trascrizione reclutando Jun e Fos sugli elementi compositi, mentre il<br />

recettore con il mineralcorticoide no; quindi, a <strong>se</strong>conda del ligando, po<strong>te</strong>va avere o meno gli effetti con gli elementi<br />

compositi. Aveva dunque intuito che la chiave stava nell‟elemento composito.<br />

Studiando chimere e mutanti gli autori dimostrano che per questo effetto del recettore dei glucocorticoidi è necessaria una<br />

par<strong>te</strong> della porzione amino<strong>te</strong>rminale e speculano sul fatto che la specificità sia conferita dall‟in<strong>te</strong>razione fra questo<br />

<strong>se</strong>gmento della pro<strong>te</strong>ina e fattori accessori non legati al recettore. L‟ipo<strong>te</strong>si è stata confermata dalla storia dei coattivatori e<br />

corepressori (sono una <strong>se</strong>rie di fattori che si legano a <strong>se</strong>conda della conformazione del ligand binding domain e


dell‟ormone. Il tamoxifene, ad e<strong>se</strong>mpio, fa co<strong>se</strong> diver<strong>se</strong> dall‟estrogeno pur avendo modifiche minime perché anziché<br />

attivare, non spiazza i repressori, anzi li concentra e quindi sopprime). Noi siamo abituati a pensare all‟aldos<strong>te</strong>rone come<br />

ligando fisiologico del recettore dei mineralcorticoidi, ma nella maggior par<strong>te</strong> dei <strong>te</strong>ssuti i recettori per mineralcorticoidi<br />

sono occupati dai glucocorticoidi (cortisolo o corticos<strong>te</strong>rone nel ratto) perché la loro concentrazione circolan<strong>te</strong> è molto più<br />

elevata e hanno affinità maggiore. Si può ipotizzare in modo molto plausibile che la capacità di sin<strong>te</strong>tizzare aldos<strong>te</strong>rone<br />

sia emersa abbastanza tardi nell‟evoluzione, for<strong>se</strong> per duplicazione del gene codifican<strong>te</strong> per la 11-β-idrossilasi. Questo è<br />

l‟enzima che fa corticos<strong>te</strong>rone e cortisolo, specificando la sin<strong>te</strong>si dei glucocorticoidi nel corticosurrene. L‟enzima<br />

aldos<strong>te</strong>rone sin<strong>te</strong>tasi è quasi identico alla 11-beta-idrossi-s<strong>te</strong>roido-deidrogenasi (per questo l‟aldos<strong>te</strong>rone nello schema va<br />

messo nella riga da solo, perché è un enzima “in più”) e i due geni si trovano in posizione adiacen<strong>te</strong> sul cromosoma 8. I<br />

geni per i recettori, invece, sono su due cromosomi <strong>se</strong>parati, il 4 e il 5, e hanno molta meno omologia di <strong>se</strong>quenza a par<strong>te</strong><br />

il DNA binding domain rispetto a quella fra gli enzimi. Quindi la divergenza del recettore ha preceduto l‟esis<strong>te</strong>nza dei<br />

substrati (potrebbe valere la s<strong>te</strong>ssa cosa per i recettori orfani, cioè potrebbe es<strong>se</strong>re che questi non abbiano un ligando). Il<br />

ruolo fisiologico mineralcorticoide dell‟aldos<strong>te</strong>rone riflet<strong>te</strong> sia l‟attività dell‟aldos<strong>te</strong>rone sin<strong>te</strong>tasi, che aggiunge l‟aldeide<br />

in posizione18, sia della 11-beta-idrossi-s<strong>te</strong>roide-deidrogenasi. I <strong>te</strong>ssuti bersaglio dei mineralcorticoidi hanno la 11-betaidrossi-s<strong>te</strong>roide-deidrogenasi.<br />

Sono tutti 11idrossis<strong>te</strong>roidi, l‟enzima fa il chetone inattivandolo come mineralcorticoide.<br />

L‟aldos<strong>te</strong>rone non si inattiva perché l‟aldeide in C18 fa un composto<br />

ciclico con l‟idrossile in C11, per cui l‟idrossile non è più attaccabile<br />

dall‟enzima. I <strong>te</strong>ssuti bersaglio dell‟aldos<strong>te</strong>rone quindi inattivano il<br />

cortisolo ma non l‟aldos<strong>te</strong>rone. Quindi l‟effetto mineralcorticoide dei<br />

mineralcorticoidi dipende non solo dal legame al recettore, ma anche<br />

dal fatto che i <strong>te</strong>ssuti bersaglio hanno l‟enzima che inattiva il cortisolo<br />

e pro<strong>te</strong>gge l‟aldos<strong>te</strong>rone dall‟inattivazione. L‟aldos<strong>te</strong>rone così occupa i<br />

recettori nonostan<strong>te</strong> il recettore non sia <strong>se</strong>lettivo e la concentrazione<br />

del cortisolo sia più elevata. Nel resto dell‟articolo si ipotizza<br />

sull‟importanza di questa scoperta, su quanti recettori ci sono per il<br />

cortisolo e quanti per l‟aldos<strong>te</strong>rone.<br />

Dunque il cortisolo arriva e lega entrambi i recettori per i gluco e<br />

mineralcorticoidi; questo è un problema perché gli elementi di risposta<br />

non sanno quale è legato. Però l‟11idrossis<strong>te</strong>roideidrogenasi inattiva il<br />

cortisolo e permet<strong>te</strong> all‟aldos<strong>te</strong>rone che lega solo il suo recettore,<br />

quindi non c‟è più il problema dell‟effetto paradosso, e può agire sui<br />

GRE (glucocorticoid responsive elements) compositi a cui si lega anche AP1 e avrò attivazione o soppressione a <strong>se</strong>conda<br />

del gene responsivo e del rapporto Jun/Fos.<br />

SINDROME DA IPERSURRENALISMO E IPOSURRENALISMO GLOBALE<br />

Nell‟ipersurrenalismo si verifica un eccesso di glucocorticoidi, mineralcorticoidi e androgeni. Caso di una<br />

pazien<strong>te</strong> femmina. Ci sono sintomi riferibili al catabolismo aumentato delle pro<strong>te</strong>ine, alla ri<strong>te</strong>nzione idrosalina,<br />

agli androgeni corticosurrenalici e alla soppressione dell‟infiammazione. E‟ un caso di sindrome di Cushing in cui<br />

l‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo dipende da un adenoma ormono<strong>se</strong>cernen<strong>te</strong> dell‟ipofisi. Segni locali sono l‟allargamento <strong>se</strong>lla<br />

turcica perché l‟iperplasia dell‟ipofisi rimodella lo sfenoide. Altro <strong>se</strong>gno è l‟aumento della massa del<br />

corticosurrene, solo in caso di neoplasia del corticosurrene (non c‟è ovviamen<strong>te</strong> nella sindrome di Cushing<br />

iatrogena, legata all‟introduzione <strong>te</strong>rapeutica di cortisolo). Disturbi emotivi hanno a che fare con gli effetti del<br />

cortisolo sull‟umore. Faccia a luna piena è legata in par<strong>te</strong> a ri<strong>te</strong>nzione di liquido e in par<strong>te</strong> al rimodellamento delle<br />

pro<strong>te</strong>ine; os<strong>te</strong>oporosi legata al riassorbimento della componen<strong>te</strong> pro<strong>te</strong>ica dello scheletro; nel <strong>te</strong>ssuto adiposo c‟è<br />

lipolisi, ma non in modo omogeneo: lipolisi in alcuni distretti e deposito in altri (ad e<strong>se</strong>mpio nello spazio<br />

in<strong>te</strong>rscapolare si forma la cosiddetta gobba di bufalo e obesità a livello addominale per aumento del grasso<br />

viscerale); la cu<strong>te</strong> è sottile e grinzosa per rimodellamento della matrice extracellulare; formazione di strie<br />

addominali rossastre lega<strong>te</strong> <strong>se</strong>mpre alla distrofia del sottocu<strong>te</strong> e alla facilità di lesioni vascolari; atrofia muscolare<br />

per pro<strong>te</strong>olisi; porpora con <strong>te</strong>ndenza a pe<strong>te</strong>cchie; ulcere torpide (è una lesione soprattutto a livello degli arti<br />

inferiori che non guarisce a causa della distrofia del sottocu<strong>te</strong> e della carenza della risposta infiammatoria. Ciò fa<br />

capire l‟importanza della risposta infiammatoria nella riparazione dei <strong>te</strong>ssuti danneggiati, perché anche in risposta<br />

a traumi modesti si formano ulcerazioni). Poi ci sono tre <strong>se</strong>gni riferibili all‟eccesso di mineralcorticoidi:<br />

ri<strong>te</strong>nzione idrosalina, <strong>te</strong>ndenza all‟iper<strong>te</strong>nsione e ipertrofia cardiaca <strong>se</strong>condaria. Trattandosi di una pazien<strong>te</strong> c‟è<br />

anche amenorrea dipenden<strong>te</strong> dagli androgeni corticosurrenalici e <strong>te</strong>ndenza al virilismo (aumenta la peluria,<br />

retrazione dei capelli,…).<br />

Esistono anche le iper<strong>se</strong>crezioni isola<strong>te</strong> di aldos<strong>te</strong>rone, ad e<strong>se</strong>mpio l‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo: il primitivo è una<br />

malattia endocrina perché il motore è l‟aumento dell‟aldos<strong>te</strong>rone; ciò comporta ri<strong>te</strong>nzione idrosalina e


iper<strong>te</strong>nsione, aumento della volemia, calo della renina, che però non riesce a sopprimere l‟aldos<strong>te</strong>rone perché il<br />

problema è dato da un tumore <strong>se</strong>cernen<strong>te</strong> aldos<strong>te</strong>rone. Sono forme di iperaldos<strong>te</strong>ronismo iporeniniche e sono<br />

malattie endocrine che possono dare alla fine edema come evento <strong>se</strong>condario quando ci sarà insufficienza<br />

cardiaca, ma di per sé l‟innesco è l‟ormone s<strong>te</strong>sso. L‟iperaldos<strong>te</strong>ronismo <strong>se</strong>condario è innescato da un calo la<strong>te</strong>n<strong>te</strong><br />

o efficien<strong>te</strong> del volume che causa un aumento della renina; questa è la risposta fisiologica all‟iper<strong>se</strong>crezione di<br />

aldos<strong>te</strong>rone che causa ri<strong>te</strong>nzione idrosalina e con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> compensazione del volume quando va bene o<br />

man<strong>te</strong>nimento del circuito aperto quando c‟è edema che viene alimentato in continuazione. Quindi questo non è<br />

una malattia endocrina, ma una risposta fisiologica alla diminuzione di volume.<br />

L‟iposurrenalismo globale pre<strong>se</strong>nta sintomi correlati alla carenza di cortisolo, alodos<strong>te</strong>rone e androgeni. Per<br />

e<strong>se</strong>mpio insufficienza cronica da distruzione bila<strong>te</strong>rale causata da malattia autoimmune (prende il nome di morbo<br />

di Addison). E‟ carat<strong>te</strong>rizzata da debolezza muscolare, as<strong>te</strong>nia, ipo<strong>te</strong>nsione, ipoglicemia, <strong>te</strong>ndenza allo shock per<br />

infezioni o lesioni lievi (dimostra l‟importanza del cortisolo nella risposta allo shock), iperpigmentazione<br />

cutanea(questa malattia infatti viene chiamata anche diabe<strong>te</strong> bronzino per il colore della pelle, al contrario della<br />

sindrome di Sheehan, che ha pallore per carenza dei melanociti legata all‟ACTH). In forma acuta si chiama morbo<br />

di Wa<strong>te</strong>rhou<strong>se</strong>-Friederich<strong>se</strong>n e spesso con<strong>se</strong>gue a <strong>se</strong>tticemia da meningococco e può dare necrosi <strong>se</strong>condaria del<br />

corpo (?)e in questo caso il quadro è dominato da uno shock a rapida evoluzione.<br />

17 Aprile 2009<br />

Metabolismo fosfocalcico.<br />

Il calcio ha mol<strong>te</strong>plici funzioni: extracellularmen<strong>te</strong> è fondamentale per la mineralizzazione dell‟osso, per la coagulazione e<br />

per l‟eccitabilità neuromuscolare. Ha importanti effetti intracellulari quali attivazione neuronale, contrazioni muscolari,<br />

<strong>se</strong>crezioni di ormoni ecc… non c‟è nien<strong>te</strong> che il calcio non faccia e questa mol<strong>te</strong>plicità di azioni spiega la mol<strong>te</strong>plicità di<br />

effetti in condizioni di iper ed ipocalcemia per quanto riguarda la trasduzione del <strong>se</strong>gnale.<br />

Segni e sintomi di iper e ipocalcemia<br />

Le malattie che riguardano l‟equilibrio fosfocalcico sono complica<strong>te</strong>: possiamo avere fasi di iper e ipocalcemia che si<br />

succedono nel <strong>te</strong>mpo, e questi sono tutti correlabili con l‟eccitabilità neuromuscolare, la contrattilità liscia e striata e<br />

quindi avremo nell‟ipercalcemia una <strong>te</strong>ndenza alla soppressione del <strong>se</strong>gnale: letargia, depressione, stupor, coma, as<strong>te</strong>nia,<br />

miopatia prossimale, ipotrofia muscolare, ipotonia generalizzata, in<strong>te</strong>ressamento cardiovascolare, bradicardia e <strong>te</strong>ndenza<br />

iper<strong>te</strong>nsiva, in<strong>te</strong>ressamento renale, poliuria, nefrolitiasi, nefrocalcinosi, deposizione di sali di fosfato di calcio nel rene e<br />

<strong>te</strong>ssuti molli (in forme croniche), in<strong>te</strong>ressamento gastroin<strong>te</strong>stinale, nau<strong>se</strong>a e vomito, stipsi correlata alla diminuita motilità<br />

in<strong>te</strong>stinale, dispepsia, formazione di ulcera fino alla pancreati<strong>te</strong>, e possibile calcificazione dei <strong>te</strong>ssuti molli con prurito<br />

con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong>. I sintomi dipendono dal <strong>te</strong>mpo di persis<strong>te</strong>nza e dalla velocità di persis<strong>te</strong>nza dell‟ipercalcemia.<br />

Nell‟ipocalcemia si ha <strong>te</strong>ndenza all‟aumento dell‟eccitabilità neuromuscolare: tutti conoscono il <strong>se</strong>gno di Chvos<strong>te</strong>k, per<br />

l‟ipocalcemia la<strong>te</strong>n<strong>te</strong> (percussione mas<strong>se</strong><strong>te</strong>re provoca spasmi facciali) e <strong>se</strong>gno di Trous<strong>se</strong>au (spasmo carpale) e iperreflessia<br />

os<strong>te</strong>o<strong>te</strong>ndinea, aumento di riflessi legati ai circuiti os<strong>te</strong>o-nervosi fino alla <strong>te</strong>tania conclamata nei casi più gravi;<br />

in<strong>te</strong>ressamento del SNC: turbe comportamentali, ansia e depressione, <strong>se</strong>gni e sintomi generali di sofferenza del SNC e<br />

cataratta. Compromesso anche il sis<strong>te</strong>ma di calcificazione, sono quindi coinvol<strong>te</strong> unghie e denti, e sis<strong>te</strong>ma trofico di cu<strong>te</strong> e<br />

pelo. Segni cardiovascolari: allungamento tratto Q-T, insufficienza cardiaca congestizia; sindrome da malassorbimento<br />

gastroen<strong>te</strong>rico, che può peggiorare l‟ipocalcemia di con<strong>se</strong>guenza.<br />

Attori nell’equilibrio fosfocalcico (nell’adulto)<br />

Osso: deposito più importan<strong>te</strong> dal punto di vista quantitativo. La fon<strong>te</strong><br />

di assorbimento è il tubo gastroin<strong>te</strong>stinale, quella di perdita il rene e<br />

l‟in<strong>te</strong>stino, questi organi comunicano attraverso il fluido extracellulare<br />

che contiene una frazione di calcio di 1-2 grammi, frazione critica per<br />

eccitabilità neuromuscolare e signaling : naturalmen<strong>te</strong> questa quantità<br />

di calcio deve es<strong>se</strong>re posta in equilibrio con quella os<strong>se</strong>a.<br />

Lo scambio quotidiano osso-fluido extracellulare è di circa 0,25-0,5<br />

grammi, ed è la par<strong>te</strong> di calcio fosfato, “osso liquido”, che si può<br />

mobilitare velocemen<strong>te</strong> e può tamponare l‟ipocalcemia: ogni giorno si<br />

mobilitano e ri-depositano circa 0,5 grammi.<br />

Rene: tutto il fluido extracellulare viene filtrato dal rene, e il flusso è<br />

10 grammi, di cui la maggior par<strong>te</strong> viene riassorbito. Le perdi<strong>te</strong> renali<br />

fisiologiche si aggirano attorno a 0,15 – 0,3 grammi al giorno: c‟è una<br />

perdita “obbligata” di calcio a livello renale al giorno (anche<br />

minimamen<strong>te</strong> in<strong>te</strong>stinale, con desquamazione, fra 0,1-0,2 grammi).<br />

Quindi si necessita l‟introduzione giornaliera di calcio, per man<strong>te</strong>nere l‟omeostasi.


Se l‟introduzione quotidiana è 0,4-0,5 grammi si può compensare la carenza di calcio, ma si scende a 0,2-0,4 grammi, vi<br />

sarà un calo inesorabile del pool di calcio.<br />

Vi sono eccezioni: l‟età dello sviluppo, con tutto ciò che ne con<strong>se</strong>gue.<br />

Ormoni: PTH e Vitamina D (1,25 diidrossicolecalciferolo: D3). Il PTH agisce sul rene e sull‟osso, la vit.D agisce<br />

sull‟in<strong>te</strong>stino e sull‟osso, e ha effetti renali importanti. Curiosamen<strong>te</strong> invece patologie correla<strong>te</strong> alla calcitonina sono<br />

pressochè sconosciu<strong>te</strong>.<br />

N.B.: non scrivere, pena la bocciatura, che il PTH agisce sull‟in<strong>te</strong>stino.<br />

Fluido extracellulare: 1-2 g totali, cioè da 2,2 a 2,6 millimoli totali. Par<strong>te</strong> del calcio<br />

è legato, par<strong>te</strong> è ionizzato (50%) e oscilla: il 10% è legato a fosfato e bicarbonato, e<br />

per circa il 40% è legato a pro<strong>te</strong>ine, specie albumine, e questi due valori fluttuano a<br />

<strong>se</strong>conda della costan<strong>te</strong> di dissociazione e dal valore on-off della reazione. E‟<br />

tamponato dalle specie a cui si lega, quindi può variare, perché variano le specie<br />

con cui può complessare.<br />

Il calcio legato alle pro<strong>te</strong>ine è una quota importan<strong>te</strong>, anche <strong>se</strong> la concentrazione<br />

pro<strong>te</strong>ica non varia molto, tranne che in condizioni patologiche.<br />

Anche <strong>se</strong> la quota legata a fosfato e bicarbonato è piccola, ha un ruolo fondamentale nel man<strong>te</strong>nimento della<br />

concetrazione del calcio e nella sua rapida variazione.<br />

Importan<strong>te</strong> è il ruolo del bicarbonato: <strong>se</strong> si espande il pool di bicarbonato, una frazione crescen<strong>te</strong> di calcio viene legata dal<br />

bicarbonato, quindi si ha effetto diretto sulla calcemia, legato ad acidosi ed alcalosi. E‟ una piccola frazione, ma, <strong>te</strong>nendo<br />

conto che le fluttuazioni di concentrazione di calcio sono esigue, ha un ruolo critico.<br />

Ruolo del fosfato: <strong>se</strong> questo aumenta, il calcio cala, <strong>se</strong> diminuisce, il calcio ionizzato aumenta, e questo spiega mol<strong>te</strong><br />

strane contraddizioni che si potrebbero incontrare in fisiopatologia.<br />

Vitamina D (vedi schema a sx): non è una vitamina vera e propria: siamo in grado di<br />

sin<strong>te</strong>tizzarla, per irraggiamento cutaneo (7-idrossicoles<strong>te</strong>rolo darà origine a vitamina D)<br />

oppure introduzione con la dieta. Per formare la vitamina D si necessita l‟idrossilazione a<br />

livello epatico e renale per dare 1-25 diidrossicolecalciferolo. L‟irraggiamento è importan<strong>te</strong><br />

per l‟isomerizzazione della molecola.<br />

Paratiroidi: in<strong>te</strong>rvengono come regolatori del PTH. (Cfr. schema sotto, a destra)<br />

Immaginiamo uno stimolo<br />

ipocalcemizzan<strong>te</strong> qualsiasi. Con<br />

una perdita a livello renale<br />

(l‟ipocalcemia stimola il<br />

recettore per il calcio delle<br />

cellule delle paratiroidi, che<br />

stimolano l‟increzione del<br />

PTH). Agisce sul rene e<br />

sull‟osso. La prima risposta<br />

renale da PTH è la fosfaturia:<br />

L‟HPO4 2- è la specie trasportata dal tubulo prossimale. Il<br />

trasportatore in gioco è <strong>se</strong>nsibile al PTH, che non permet<strong>te</strong> più<br />

il riassorbimento di fosfato, è una risposta da spreco: porta alla<br />

perdita di fosfato. Se devo man<strong>te</strong>nere la calcemia costan<strong>te</strong>, la<br />

regolazione è molto fine, e questo sis<strong>te</strong>ma di regolazione ad<br />

alto flusso è ottimale. L‟altro effetto immediato è la mobilitazione del calcio os<strong>se</strong>o, trami<strong>te</strong> l‟”osso liquido”: la fosfaturia e<br />

la mobilitazione di calcio e fosfati ristabilisce la calcemia, man<strong>te</strong>nendo la fosfa<strong>te</strong>mia, avendo perso a livello renale fosfato<br />

e avendolo riacquisito dall‟osso. Ma vi è la contrazione di un debito, ma mentre il PTH svolge la sua azione di compenso<br />

a breve <strong>te</strong>rmine, iniziano le fasi di medio e lungo <strong>te</strong>rmine: la vitamina D3 viene sin<strong>te</strong>tizzata a livello renale a livello<br />

maggiore, e agisce sia sull‟osso che sull‟in<strong>te</strong>stino.<br />

Per l‟in<strong>te</strong>stino la vitamina D ha un recettore nucleare che aumenta la deposizione os<strong>se</strong>a, e quindi il riassorbimento del<br />

calcio, e impiega ore-giorni (medio <strong>te</strong>rmine).<br />

Nell‟istan<strong>te</strong> in cui metto in moto la vitamina D, devo fermare l‟increzione di PTH, poiché <strong>se</strong> continuas<strong>se</strong> ad agire ci<br />

sarebbe continua perdita renale e mobilitazione di calcio dall‟osso: la vitamina D3 inibisce l‟ul<strong>te</strong>riore increzione di PTH e<br />

la idrossilasi epatica (che sin<strong>te</strong>tizza il precursore della D3).<br />

Una volta spento il circuito del PTH, recupero il calcio e favorisco la rimineralizzazione os<strong>se</strong>a.<br />

La vitamina D3 agisce inibendo il PTH e favorendo il riassorbimento di calcio a livello in<strong>te</strong>stinale.<br />

Se non sopprimo il PTH non recupererò mai il calcio perso all‟inizio. <strong>Bernardi</strong> ripe<strong>te</strong>rebbe all‟infinito questo concetto.


Il rapporto PTH/D3 fa variare la concentrazione di calcio nell‘osso.<br />

Ruolo di PTH e D3 nel metabolismo os<strong>se</strong>o<br />

Nell‟osso vi sono cellule deputa<strong>te</strong> alla deposizione<br />

(os<strong>te</strong>oblasti) e altre deputa<strong>te</strong> invece al riassorbimento<br />

os<strong>se</strong>o (os<strong>te</strong>oclasti), che agiscono con rispos<strong>te</strong> diver<strong>se</strong> a<br />

diversi ormoni e fattori della crescita, ma anche ad altri<br />

fattori.<br />

Di derivazione me<strong>se</strong>nchimale, l‘os<strong>te</strong>oblasto si differenzia<br />

sotto l‟effetto di BMP e matura da precursore grazie a<br />

PTH, Vit.D, IGF, BMPs e Wnt. Il PTH agisce solo sugli<br />

os<strong>te</strong>oblasti.<br />

Gli os<strong>te</strong>oblasti non sono attori esclusivamen<strong>te</strong> della<br />

mineralizzazione: agiscono sia sulla deposizione che sul<br />

riassorbimento, a <strong>se</strong>conda delle condizioni. Gli os<strong>te</strong>oclasti<br />

non hanno recettori per PTH. Agendo sugli os<strong>te</strong>oblasti<br />

valori bassi e in<strong>te</strong>rmit<strong>te</strong>nti di PTH danno deposizione os<strong>se</strong>a, valori alti e persis<strong>te</strong>nti riassorbimento os<strong>se</strong>o. Il<br />

riassorbimento è un meccanismo squisitamen<strong>te</strong> indiretto.<br />

L‟attivazione comporta sin<strong>te</strong>si di collageno, fosfatasi alcalina, os<strong>te</strong>ocalcina, os<strong>te</strong>opontina, sialopro<strong>te</strong>ine os<strong>se</strong>e, che fanno<br />

da scaffold per la mineralizzazione dell‟osso.<br />

Il TSH ha un effetto diretto sugli os<strong>te</strong>oblasti e inibisce la mineralizzazione favorendo il riassorbimento os<strong>se</strong>o:<br />

nell‟ipertiroidismo c‟è aumento di riassorbimento os<strong>se</strong>o, viceversa l‟ipotiroidismo dà luogo ad iperostosi. Un knockout<br />

per recettori per TSH dimostra che il responsabile vero della demineralizzazione non è la triiodotironina (T3), come si<br />

potrebbe supporre, ma il TSH, con con<strong>se</strong>guenze importanti dal punto di vista <strong>te</strong>rapeutico.<br />

Gli os<strong>te</strong>oclasti derivano da una linea diversa e la loro maturazione dipende, fra gli altri fattori, dal ligando di Rank<br />

(induttore della differenziazione), che viene pre<strong>se</strong>ntato agli os<strong>te</strong>oclasti dagli os<strong>te</strong>oblasti. In stretta vicinanza, gli<br />

os<strong>te</strong>oblasti cooperano nell‟attivazione degli os<strong>te</strong>oclasti: non è vero dunque che l‟os<strong>te</strong>oblasto causa <strong>se</strong>mpre deposizione.<br />

L‟os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina inibisce invece la differenziazione os<strong>te</strong>oclastica legando il ligando di Rank (RankL), è una titolazione:<br />

<strong>se</strong> prevale il ligando di Rank l‟os<strong>te</strong>oclasto è attivo, <strong>se</strong> prevale la concentrazione di os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina (l‟os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina<br />

titola RankL), l‟os<strong>te</strong>olisi non avviene. Rank attiva anche TNF-α. Si tratta di un processo con molti check-ups e in parallelo<br />

a quello svolto dagli os<strong>te</strong>oblasti. Vari fattori de<strong>te</strong>rminano quindi riassorbimento, anche l‟uso di pompe, le s<strong>te</strong>s<strong>se</strong> renali.<br />

Attivazione/inibizione os<strong>te</strong>oclasti<br />

L‟os<strong>te</strong>oclasto lega Rank, ma Rank può es<strong>se</strong>re<br />

anche legato dall‟os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina. Se prevale<br />

Rank, l‟os<strong>te</strong>oclasto si attiva, e vi è attacco<br />

dell‟osso.<br />

Vi è un gioco di attivazione: si trova la vitamina<br />

D, il PTH e le prostaglandine fra i fattori di<br />

riassorbimento. I fibroblasti midollari<br />

producono os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina: <strong>se</strong> ne producono<br />

poca prevale la attivazione. I fibroblasti<br />

sinoviali producono RankL e c‟è un circuito di<br />

produzione che ha a che fare con macrofagi,<br />

linfociti T attivati e cellule dendritiche. Vi è<br />

insomma un vasto pool di cellule che producono o ligando di RANK o<br />

os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina e il concerto di ques<strong>te</strong> produzioni darà come risultato o<br />

deposizione o riassorbimento: ciò che è importan<strong>te</strong> è il rapporto fra ligando<br />

libero e ligando complessato, e quindi non più disponibile.<br />

Quindi, allo s<strong>te</strong>sso stimolo di PTH si può trovare l‟osso in condizione<br />

permissiva o refrattaria. In mancanza di ligando di Rank, (cioè con la<br />

maggior par<strong>te</strong> di os<strong>te</strong>opro<strong>te</strong>gerina che lo titola) l‟os<strong>te</strong>oclasto va in apoptosi.<br />

Ricon<strong>te</strong>stualizzando, vi sono con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong> os<strong>te</strong>oclasti che attaccano<br />

l‟osso, attraverso il processo di attivazione che richiede <strong>se</strong>ttimane, creando<br />

lacune os<strong>se</strong>e, e os<strong>te</strong>blasti che de<strong>te</strong>rminano la deposizione dell‟os<strong>te</strong>oide e alla<br />

mineralizzazione, e ciò porta al rimodellamento os<strong>se</strong>o.<br />

Fisiopatologia dell’equilibrio fosfocalcico<br />

Squilibri fosfocalcici nell‟insufficienza renale.


Il rene compensa efficacemen<strong>te</strong> la perdita di nefroni perfondendo maggiormen<strong>te</strong> quelli ancora buoni: ha una capacità di<br />

compensare fino a 5 vol<strong>te</strong> la massa renale mancan<strong>te</strong>. Un danno renale cronico può innescarsi per ba<strong>se</strong> vascolare, flogistica<br />

e glomerulonefritica ecc.<br />

Come si passa da glomerulo fisiologico a glomerulonefri<strong>te</strong><br />

cronica con sostituzione fibrosa del parenchima?<br />

Vi è una transizione epi<strong>te</strong>lio-me<strong>se</strong>nchimale, con formazione<br />

di sostanza fibrosa cicatriziale, e questa è la via finale<br />

comune di mol<strong>te</strong> patologie renali croniche.<br />

Un elemento è che la pro<strong>te</strong>inuria (passaggio di pro<strong>te</strong>ine<br />

attraverso il filtro renale) porta all‟attivazione di cellule<br />

mononuclea<strong>te</strong> che si acculmulano nel rene . La pro<strong>te</strong>inuria<br />

cronica, tipica di moltissime patologie croniche, porta<br />

all‟attivazione di cellule mononucleari.<br />

Il <strong>se</strong>condo passaggio è l‟attivazione di linfociti T, con<br />

cooperazione di B, nefritogenica, con l‟innesco di flogosi<br />

cronica in<strong>te</strong>rstiziale.<br />

Infine, la produzione di citochine infiammatorie che<br />

<strong>te</strong>nderanno a propagare ed amplificare la reazione,<br />

innescando una reazione flogistica cronica nella membrana<br />

basale dell‟endo<strong>te</strong>lio capillare, che si propagherà nell‟epi<strong>te</strong>lio renale. Questo, oltre a creare ialinosi a lungo <strong>te</strong>rmine, ha<br />

una ripercussione sull‟equilibrio fosfocalcico.<br />

Nell‟insufficienza renale cronica “iniziale”, la massa renale è<br />

ridotta del 75% circa: la prima con<strong>se</strong>guenza è la <strong>te</strong>ndenza a<br />

ri<strong>te</strong>nzione di fosfato poiché cala la fosfaturia a causa del calo<br />

della VFG. La ri<strong>te</strong>nzione di fosfato porta a calo della calcemia, il<br />

PTH agisce, porta al riassorbimento di calcio e la calcemia si<br />

rias<strong>se</strong>sta, ma vi è meno produzione di vitamina D3 a livello<br />

renale, ciò porta a diminuzione del riassorbimento in<strong>te</strong>stinale e<br />

dell‟inibizione per feedback del PTH, linearmen<strong>te</strong> vi è un calo<br />

della fosfaturia. Rispetto alla condizione normale riesco ad<br />

assorbire meno calcio a livello dell‟in<strong>te</strong>stino, e inibisco meno il<br />

PTH. Come risposta, <strong>se</strong> l‟ipocalcemia persis<strong>te</strong> e non si riesce a<br />

compensarla con la D3, aumenta la produzione di PTH.<br />

La transizione<br />

epi<strong>te</strong>lio<br />

me<strong>se</strong>nchimale continua, la GFR cala, il parenchima diminuisce del 20%, il<br />

fosfato aumenta, diminuisce il calcio, PTH aumenta ma non riesce ad agire<br />

propriamen<strong>te</strong>, quindi aumenta ancora di concentrazione e l‟insufficienza<br />

renale progredisce. Si arriva ad una fa<strong>se</strong> in cui il PTH non può più<br />

aumentare, e quindi si passa da una fa<strong>se</strong> normocalcemica ad un‟ipocalcemia<br />

franca.<br />

Nello s<strong>te</strong>sso <strong>te</strong>mpo<br />

nell‟osso si<br />

favorisce<br />

riassorbimento<br />

anziché<br />

deposizione, con effetti devastanti di deplezione os<strong>se</strong>a.<br />

Insufficienza renale “grave”: vi è un 5-10% di nefroni superstiti:<br />

vi è estrema ri<strong>te</strong>nzione di fosfato, calo enorme della calcemia, vi è<br />

uno stimolo massimale di PTH, ma non c‟è più azione di vitamina<br />

D3 perché manca il parenchima funzionan<strong>te</strong>, e l‟unico effetto è un<br />

massivo riassorbimento os<strong>se</strong>o.


Altre cau<strong>se</strong> comuni di malattie dell‟equilibrio fosfocalcico.<br />

Ipertiroidismo primitivo (grafico a sx): aumenta il PTH, ma non dipende<br />

da meccanismi di regolazione, come con<strong>se</strong>guenze si ha fosfaturia<br />

massiva, rilascio di calcio dall‟osso e <strong>se</strong>crezione della vitamina D3 che<br />

porta a assorbimento in<strong>te</strong>stinale, è come <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> calata la calcemia, ma<br />

non è così, ossia non funziona il feedback sul PTH (la D3), ma può<br />

funzionare sulla sin<strong>te</strong>si di D3 in<strong>te</strong>stinale, causando un quadro tipico con<br />

indebolimento os<strong>se</strong>o.<br />

Carenza di Vitamina D3 (grafico di dx):<br />

Molto importan<strong>te</strong> in geriatria, dopo un calo della calcemia aumenta il<br />

PTH (e di con<strong>se</strong>guenza la calcemia e la fosfa<strong>te</strong>mia per riassorbimento<br />

os<strong>se</strong>o), ma manca il meccanismo primario di compenso: non si ha<br />

riassorbimento di calcio in<strong>te</strong>stinale, e di con<strong>se</strong>guenza lo si perde solo<br />

dall‟osso, rachitismo nell‟età dello sviluppo ed os<strong>te</strong>omalacia<br />

nell‟adulto. L‟aumento della fosfa<strong>te</strong>mia e il PTH portano a fosfaturia<br />

elevata.<br />

Granulomatosi croniche (es: sarcoidosi) (grafico a sx).<br />

Ricordare che l‟esito della TBC è la calcificazione. Come mai? I<br />

macrofagi attivati producono D3, e non poca, tant‟è vero che si può<br />

avere intossicazione di D3. La D3 porta a assorbimento in<strong>te</strong>stinale di<br />

calcio, che porta a deposizione os<strong>se</strong>a e aumento della calcemia, inoltre<br />

blocca il PTH.<br />

23 Aprile 2009<br />

In breve riprendiamo gli squilibri dell‟iperparatiroidismo: si tratta<br />

es<strong>se</strong>nzialmen<strong>te</strong> di una <strong>se</strong>crezione di PTH svincolata dal controllo della<br />

calcemia (manca infatti l‟induzione a feedback sulla paratiroide). A<br />

livello clinico si associa a fosfaturia, riassorbimento os<strong>se</strong>o (un valore<br />

persis<strong>te</strong>n<strong>te</strong>men<strong>te</strong> alto di PTH è uno stimolo al riassorbimento os<strong>se</strong>o anche in pre<strong>se</strong>nza della vitamina D3 --- la <strong>se</strong>crezione<br />

fisiologica, in piccole dosi e in<strong>te</strong>rmit<strong>te</strong>nti favorisce la deposizione del calcio a livello os<strong>se</strong>o → quindi non bisogna pensare<br />

al PTH come ad un ormone “was<strong>te</strong>”, cioè che fa perdere calcio e fosfato perché, in condizioni fisiologiche, il PTH<br />

coopera con la vitamina D facendo quindi recuperare, a livello os<strong>se</strong>o e in<strong>te</strong>stinale, par<strong>te</strong> del calcio perso nel sito renale).<br />

In carenza di vitamina D l‟ipocalcemia de<strong>te</strong>rmina sicuramen<strong>te</strong> la risposta fosfaturica, perché il paratormone è normale,<br />

con riassorbimento os<strong>se</strong>o ma in as<strong>se</strong>nza del circuito della vitamina D3 abbiamo il massimo del riassorbimento del calcio.<br />

In questo caso il PTH risponde alla calcemia ma non si sopprime perché manca la vitamina D3 (è necessario quindi che la<br />

vitamina D venga somministrata al pazien<strong>te</strong> per ot<strong>te</strong>nere una risposta biologica); il quadro clinico è piuttosto complesso<br />

perché in esso rientrano malattie in<strong>te</strong>stinali, iponutrizione, scarsa esposizione a raggi solari, insufficienza renale…


Nella malattia granulomatosa cronica si ha un‟attivazione diffusa dei macrofagi con produzione di vitamina D <strong>se</strong>nza<br />

feedback con le paratiroidi (la calcemia domina l‟increzione delle paratiroidi, ma c‟è anche una soppressione del PTH da<br />

par<strong>te</strong> della vitamina D).<br />

Cau<strong>se</strong> di ipercalcemia:<br />

Paratiroidee<br />

1. Iperparatiroidismo primitivo (adenoma, neoplasie multiendocrine);<br />

2. Terapia con litio → il litio si usa come antidepressivo. Il re<strong>se</strong>tting del recettore può dare iperparatiroidismo;<br />

3. Familiare (ipocalciuria);<br />

Vitamina D3<br />

1. Intossicazione da vitamina D3 → l‟eccesso di vitamina D sopprime il PTH e de<strong>te</strong>rmina un massivo riassorbimento<br />

del calcio che si trova in condizioni favorevoli alla deposizione;<br />

2. Malattie granulomato<strong>se</strong> croniche;<br />

Alto turnover osso<br />

1. Ipertiroidismo (ed elevato TSH) → si tratta di forme ipercinetiche;<br />

2. Immobilizzazione → è importan<strong>te</strong> il movimento per il trofismo dell‟osso (l‟osso si rimodella in ba<strong>se</strong> alla<br />

direzione delle forze su di esso applica<strong>te</strong>-recenti studi hanno dimostrato l‟importanza della forza di gravità e della<br />

trazione sul processo di ristrutturazione);<br />

3. Tiazidi → sono dei diuretici;<br />

4. Intossicazione da vitamina A;<br />

Insufficienza renale: conflitto tra stimoli<br />

1. Ipercalcemizzanti (iperplasia delle paratiroidi);<br />

2. Ipocalcemizzanti (ri<strong>te</strong>nzione Pi, diminuito assorbimento in<strong>te</strong>stinale) → cala la VFG, si documenta ipocalcemia e<br />

aumenta il PTH. Per un breve in<strong>te</strong>rvallo di <strong>te</strong>mpo, l‟aumento del PTH innalza la fosfaturia dei nefroni superstiti<br />

poi però il quadro degenera verso l‟insufficienza renale.<br />

Riassumendo quindi lo stimolo ipercalcemizzan<strong>te</strong> è l‟iperplasia <strong>se</strong>condaria delle paratiroidi che compensa la calcemia ma<br />

crea PTH elevato e persis<strong>te</strong>n<strong>te</strong>, condizione per il riassorbimento os<strong>se</strong>o; con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong> ho stimoli ipocalcemizzanti<br />

perché la patologia renale primitiva comporta ri<strong>te</strong>nzione di fosfato che <strong>te</strong>nde ad abbassare la calcemia. La carenza di<br />

vitamina D3 diminuisce il riassorbimento in<strong>te</strong>stinale.<br />

N.B.: l‟insufficienza renale ha sia stimoli iper che ipocalcemizzanti !<br />

Cau<strong>se</strong> di ipocalcemia<br />

Carenza di PTH<br />

1. Ereditaria;<br />

2. Acquisita (rimozione chirurgica)→la rimozione può avvenire in corso di tiroidectomia per malattie primitive della<br />

tiroide come l‟adenoma <strong>se</strong>cernen<strong>te</strong>;<br />

3. Ipomagnesiemia→molti anti-acidi sono a ba<strong>se</strong> di magnesio e alluminio (naturalmen<strong>te</strong> l‟ipermagnesiemia <strong>te</strong>nde ad<br />

aumentare il PTH);<br />

Vitamina D<br />

1. Insufficienza renale cronica;<br />

2. carenza alimentare (e/o deficit di esposizione solare);<br />

3. malassorbimento;<br />

4. malattie ereditarie del recettore→esistono sindromi lega<strong>te</strong> a recettori difettivi per cui l‟in<strong>te</strong>stino non risponde alla<br />

vitamina D3 con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> rachitismo resis<strong>te</strong>n<strong>te</strong> alla somministrazione di vitamina D;<br />

Al<strong>te</strong>razione legame del calcio circolan<strong>te</strong><br />

1. Iperfosfa<strong>te</strong>mia→può es<strong>se</strong>re con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> ad insufficienza renale acuta;<br />

2. Insufficienza renale acuta.<br />

Domanda non concernen<strong>te</strong> gli argomenti sopra menzionati: si richiedono delucidazioni in merito alla pre<strong>se</strong>nza di una<br />

glicopro<strong>te</strong>ina, prodotta nel tubulo prossimale, (lo s<strong>te</strong>sso richieden<strong>te</strong> era incerto circa la localizzazione della s<strong>te</strong>ssa) che<br />

può as<strong>se</strong>mblarsi a formare delle maglie che possono bloccare gli eritrociti—un altro studen<strong>te</strong> chiede altre spiegazioni in<br />

merito alla possibilità che gli eritrociti possano passare nelle urine anche <strong>se</strong> non c‘è necessariamen<strong>te</strong> un danno alla<br />

struttura filtran<strong>te</strong>.<br />

Il professore confessa di non es<strong>se</strong>re uno specialista del campo…<br />

Il professore sostiene però che la micro ematuria è un <strong>se</strong>gno di allarme molto grave perché è un marker facilmen<strong>te</strong><br />

associato alla glomerulo-nefri<strong>te</strong> (aumento della permeabilità del glomerulo su ba<strong>se</strong> infiammatoria o autoimmune. Nella<br />

glomerulo-nefri<strong>te</strong> cala la VFG e anche il flusso intracapillare come con<strong>se</strong>guenza dell‘infiammazione, ma aumenta molto<br />

la permeabilità alle pro<strong>te</strong>ine con successiva diapedesi degli eritrociti→in questo caso si parla di macro ematuria perché


il pazien<strong>te</strong> vede le urine ros<strong>se</strong>. In altri casi è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> micro ematuria, cioè il pazien<strong>te</strong> non nota alcun versamento di<br />

sangue nelle urine, ma <strong>se</strong> si fa l‘indagine del <strong>se</strong>dimento urinario si può documentare la pre<strong>se</strong>nza di qualche eritrocita.<br />

Ricordiamo che la micro ematuria non è mai un sintomo innocen<strong>te</strong> perché significa che ci sono dei nefroni che<br />

man<strong>te</strong>ngono una permeabilità superiore alla norma da permet<strong>te</strong>re la diapedesi degli eritrociti.<br />

L‘8 % di tutta la popolazione degli USA ha un aumento della creatinina (utilizzata quale indicatore della funzionalità<br />

renale) anche in as<strong>se</strong>nza di sintomi → problema sociale importan<strong>te</strong> perché questi soggetti potrebbero avere, tra una<br />

decina di anni, un‘insufficienza renale trattabile solo con la dialisi o con il trapianto di rene, nei casi più gravi.<br />

Nella sindrome nefrosica si documenta un aumento primitivo alle pro<strong>te</strong>ine, soprattutto l‘albumina che ha un effetto<br />

tossico sulle cellule del tubulo prossimale. Quest‘ultime riassorbono più che possono ma oltre un certo limi<strong>te</strong> però si<br />

denota la pre<strong>se</strong>nza di pro<strong>te</strong>ine nelle urine con successiva formazione, nella s<strong>te</strong>ssa, di cilindri ialini in par<strong>te</strong> legati alla<br />

coagulazione delle pro<strong>te</strong>ine a ph acido e in par<strong>te</strong> al danno tubulare per desquamazione cellulare.<br />

Per lo studio sis<strong>te</strong>matico del quadro clinico associato a malattie renali primitive/insufficienza renale il professore<br />

consiglia di in<strong>te</strong>grare con il libro di <strong>te</strong>sto.<br />

ANEMIE<br />

Definizione: riduzione della capacità di trasporto dell‟ossigeno da par<strong>te</strong> del sangue per diminuzione del numero di globuli<br />

rossi e cioè della concentrazione di Hb circolan<strong>te</strong>.<br />

Da cosa dipende l‘ossigenazione di un <strong>te</strong>ssuto ?<br />

Flusso ematico (ml/min) – esso dipende a sua volta dalla gittata cardiaca…(vedi schema shock)<br />

Concentrazione di Hb (all‟incirca 15 g/100 ml sangue in<strong>te</strong>ro)<br />

Correlata a questa voce: condizioni di anemia che porta infine ad ipossia <strong>te</strong>ssutale- - Hb patologiche con al<strong>te</strong>rata<br />

affinità per l‟ossigeno<br />

Differenza tra saturazione ar<strong>te</strong>riosa e venosa dell’emoglobina (in ba<strong>se</strong> a questo parametro posso conoscere<br />

quanto ossigeno è stato estratto) – questa differenza è condizionata dal tipo di Hb (come prima ricordiamo<br />

l‟importanza delle Hb patologiche) ma anche dalla facilità di rilascio dell‟ossigeno che a sua volta dipende da ph<br />

<strong>te</strong>ssutale (condizionato dal metabolismo <strong>te</strong>ssutale/CO2 e dalla perfusione), <strong>te</strong>mperatura, 2,3bisfosfoglicerato.<br />

Cosa può causare un‟ipossia <strong>te</strong>ssutale ?<br />

Al<strong>te</strong>razioni della frequenza cardiaca, della quantità di Hb in circolo e della<br />

differenza ar<strong>te</strong>ro-venosa che può dipendere da una diminuzione della<br />

componen<strong>te</strong> ar<strong>te</strong>riosa (come nelle malattie cardio-polmonari che sono causa<br />

di ipossia non anemica) o da aumento di quella venosa.<br />

Diagnosi di anemia, valori normali nello schema a dx.<br />

Il sis<strong>te</strong>ma emopoietico può es<strong>se</strong>re considerato alla stregua di un<br />

organo, si parla di eritrone.<br />

Eritrone: organo che comprende le cellule staminali, i precursori degli<br />

eritrociti, i reticolociti midollari, i reticolociti circolanti e gli eritrociti<br />

circolanti (rappre<strong>se</strong>ntati nel di<strong>se</strong>gno come una massa cubica con 330 x<br />

10 9 globuli rossi /Kg).<br />

Questo è l‟unico sis<strong>te</strong>ma d‟organo in cui le cellule mature cioè gli<br />

eritrociti, sono fisicamen<strong>te</strong> <strong>se</strong>para<strong>te</strong> dal loro organo produttore →<br />

necessità di un meccanismo a feedback che informa il midollo in<br />

merito a quanti sono gli eritrociti circolanti.<br />

Indici eritrocitari:<br />

Volume corpuscolare medio (in sigla MCV) = volume di un globulo rosso in femtolitri – valore normale è 87+/-<br />

5;<br />

Come si misura il volume di un globulo rosso ? Ematocrito / numero globuli rossi<br />

L‟ematocrito è la frazione del sangue occupata da eritrociti (si pone il campione di sangue reso incoaugulabile in un<br />

tubo capillare, si centrifuga e si individua quanto alta è la “colonna rossa” rispetto a quella occupata dal plasma. In<br />

condizioni normali il valore di ematocrito è intorno al 45 %.<br />

45x10 -2 / (5x10 12 ) è un metodo di calcolo indiretto!<br />

Se l‟operatore meccanico utilizzato in laboratorio commet<strong>te</strong> un errore nel numero degli eritrociti o nel calcolo<br />

dell‟ematocrito, si ottiene un risultato al<strong>te</strong>rato (<strong>se</strong> c‟è emolisi in vitro ad e<strong>se</strong>mpio si possono ot<strong>te</strong>nere risultati al<strong>te</strong>rati e<br />

il plasma apparirà troppo “rosso” rispetto alle condizioni normali).<br />

Quando si ot<strong>te</strong>ngono valori non at<strong>te</strong>si è quindi consigliabile rifare l‟esame!


Con<strong>te</strong>nuto emoglobinico globulare medio (MCH), cioè quanta emoglobina c‟è nel globulo rosso, si misura<br />

picogrammi,<br />

Valore normale: 29+/-1;<br />

Come si calcola ? Hb totale del campione / numero dei globuli rossi;<br />

16g / 5x10 12 = Hb nel singolo eritrocita;<br />

↓ ↓<br />

Hb/100 ml Numero di eritrociti in 100 ml di sangue<br />

sangue<br />

Anche questo è un metodo di misurazione indiretta. Il valore normale di MCH è di 29 +/-1 picogrammi di Hb per globulo<br />

rosso<br />

Concentrazione emoglobinica globulare media (MCHC): non quanta Hb è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> in ciascun eritrocita ma<br />

quanto è concentrata.<br />

Valore normale: 34+/-2 si esprime in grammi %;<br />

Come si calcola? Hb pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> in 100 ml sangue / ematocrito;<br />

<strong>se</strong> 100ml di sangue con<strong>te</strong>ngono 45 ml di globuli rossi, <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> 50 la concentrazione emoglobinica media, essa<br />

sarebbe il doppio di quella plasmatica;<br />

Ricordiamo anche che la MCHC può es<strong>se</strong>re calcolata come MCH / MCV;<br />

Questi tre parametri menzionati sono utili per studiare la patogenesi delle anemie:<br />

la MCHC è il meno <strong>se</strong>nsibile alle malattie del sangue perché è ovvio che <strong>se</strong> l‟eritrocita è più grande la quantità<br />

dell‟emoglobina aumenta ma la sua concentrazione nel singolo globulo rosso non si modifica di molto (aumentano<br />

entrambi i <strong>te</strong>rmini del rapporto sopra riportato).<br />

Origine delle cellule del sangue a partire da in progenitore comune<br />

(a noi in<strong>te</strong>ressa lo sviluppo dell‟eritrocita)<br />

L‟idea che uno studen<strong>te</strong> può farsi del midollo os<strong>se</strong>o è che contiene molti più progenitori cellulari indifferenziati e<br />

pluripo<strong>te</strong>nti che cellule differenzia<strong>te</strong> ma, in realtà, non è così.<br />

Il medico, a partire dall‟affermazione dell‟os<strong>se</strong>rvazione istologica dei <strong>te</strong>ssuti, studia i precursori eritroidi riconoscibili<br />

morfologicamen<strong>te</strong> (quando si os<strong>se</strong>rva uno striscio di midollo os<strong>se</strong>o non si vede il common major progenitor, questo è un<br />

blasto e quindi non si può sapere esattamen<strong>te</strong> cos‟è, per la diagnostica sono invece molto utili i precursori che si possono<br />

riconoscere).<br />

Sequenza maturativa dei precursori<br />

eritroidi riconoscibili morfologicamen<strong>te</strong>:<br />

Proeritroblasto (17-18 μm di<br />

diametro)<br />

È es<strong>se</strong>nzialmen<strong>te</strong> la cellula che precede<br />

l‟eritroblasto, non ha ancora Hb, ha il<br />

citoplasma blu (in<strong>te</strong>nsamen<strong>te</strong> basofilo<br />

perché contiene una grande quantità di<br />

RNA soprattutto ribosomale, poco tRNA e<br />

pochissimo mRNA→la proporzione tra i<br />

tipi di RNA menzionati è 80-15-5).<br />

La cellula si sta preparando ad<br />

un‟importan<strong>te</strong> attività di sin<strong>te</strong>si pro<strong>te</strong>ica.<br />

Perché si può affermare, con una certa<br />

sicurezza, che questo è un proeritroblasto<br />

?<br />

Deve avere cer<strong>te</strong> carat<strong>te</strong>ristiche: la<br />

principale è che deve avere dei nucleoli<br />

molto evidenti (in attiva sin<strong>te</strong>si di RNA il<br />

nucleolo è evidentissimo).<br />

L‘altra cellula del sangue, oltre ai basofili (che assumono la loro tipica colorazione come con<strong>se</strong>guenza dell‘affinità<br />

cromatica tra il coloran<strong>te</strong> e il con<strong>te</strong>nuto dei granuli), con citoplasma colorato in<strong>te</strong>nsamen<strong>te</strong> di blu, in condizioni<br />

fisiologiche, è la plasmacellula→non a caso si tratta di una cellula che si trova in un‘in<strong>te</strong>nsa sin<strong>te</strong>si pro<strong>te</strong>ica<br />

Eritroblasto basofilo: cellula successiva, nel cammino di sviluppo, che posso riconoscere dopo il proeritroblasto<br />

diametro: 12-17 μm<br />

È <strong>se</strong>mpre basofilo con citoplasma blu, picco di sin<strong>te</strong>si di rRNA, nucleo comincia ad addensarsi e i nucleoli non si<br />

vedono più


Eritroblasto policromatofilo: policromatofilo perché al citoplasma blu, già evidenziato negli altri precursori,<br />

comincia ad associarsi la componen<strong>te</strong> eosinofila legata all‟aumento dell‟emoglobina.<br />

Si può documentare il massimo di mRNA, le dimensioni sono un po‟ cala<strong>te</strong> (12-15 μm), nucleo addensato inizia a<br />

diventare picnotico<br />

Eritroblasto ortocromatico: perché ha la colorazione giusta per un precursore degli eritrociti cioè il rosa.<br />

Massimo dell‟emoglobinizzazione, cominciano a calare sia RNA che DNA (gli acidi nucleici danno la<br />

colorazione blu alla cellula), perché questa è la fa<strong>se</strong> che precede la transizione a reticolocita<br />

Reticolocita: si ottiene dopo l‟enucleazione, ha poco RNA, <strong>se</strong> si colora si può scorgere la pre<strong>se</strong>nza di un<br />

“reticolo” in<strong>te</strong>rno ad esso costituito dalla precipitazione del RNA residuo.<br />

Il reticolocita viene immesso in circolo dove matura a dare il globulo rosso.<br />

La classificazione è abbastanza arbitraria, ci sarà infatti un continuum per quanto riguarda la progressione del nucleo e la<br />

rappre<strong>se</strong>ntazione del DNA ma è comunque utile dividere in stadi per facilitare la scansione degli eventi maturativi.<br />

Abbiamo già visto come insito nella definizione di anemia vi sia una riduzione della capacità di trasporto dell‟ossigeno da<br />

par<strong>te</strong> del sangue con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> alla riduzione della concentrazione di Hb nel sangue (e della massa dei globuli rossi<br />

circolanti).<br />

Diversi livelli di gravità dell’anemia<br />

Quadro clinico delle anemie → i sintomi e i <strong>se</strong>gni clinici<br />

dipendono dall‟entità della riduzione di concentrazione<br />

di Hb, dal meccanismo patogenetico che ne è alla ba<strong>se</strong> e<br />

dalla rapidità con cui la s<strong>te</strong>ssa si instaura.<br />

Riduzione della capacità di trasposto O2 → ipossia<br />

<strong>te</strong>ssutale → sintomi generali che dipendono dall‟ipossia<br />

Manifestazioni: riduzione della capacità di trasporto di ossigeno ai <strong>te</strong>ssuti<br />

Cau<strong>se</strong> di ipossia<br />

Le cau<strong>se</strong> di ipossia NON sono soltanto quelle anemiche<br />

Cau<strong>se</strong> di ipossia sis<strong>te</strong>mica:<br />

a) Ipossia ipossiemica: legata a caren<strong>te</strong> ossigenazione (altitudine, ipoventilazione con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> a<br />

malattie polmonari, questo non ha nien<strong>te</strong> a che fare con l‟anemia, ma con il <strong>te</strong>rzo elemento esaminato<br />

in precedenza circa l‟ossigenazione dei <strong>te</strong>ssuti cioè la differenza ar<strong>te</strong>ro-venosa nella saturazione<br />

dell‟emoglobina→in questo caso quindi la saturazione della Hb nel sangue ossigenato refluo dai<br />

polmoni è inferiore alla norma);<br />

b) Ipossia anemica: con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> alla diminuzione della concentrazione di Hb, ma anche <strong>se</strong>condaria<br />

all‟avvelenamento da CO (CO occupa il sito di legame dell‟O2 sulla Hb), anche la<br />

metaemoglobinemia che è una malattia congenita della Hb che comporta una diminuzione<br />

dell‟affinità per l‟ossigeno. N.B.: la metaemoglobina è un‟altra cosa ed è associata alla transizione del<br />

Fe della Hb da 2 + a 3 + , non confondere questo <strong>te</strong>rmine con metaemoglobinemia!<br />

c) Ipossia circolatoria: scompenso cardiaco, insufficienza circolatoria. Questi elementi dipendono<br />

principalmen<strong>te</strong> dalla “portata ematica”;<br />

d) Ipossia istotossica: avvelenamento da cianuro.<br />

Localizzata:<br />

a) Ostruzione ar<strong>te</strong>riosa: nella patogenesi dell‟infarto ad e<strong>se</strong>mpio<br />

b) Vasocostrizione: nello shock estremo si può documentare necrosi delle an<strong>se</strong> in<strong>te</strong>stinali con<br />

con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> mor<strong>te</strong> cellulare da vasocostrizione marcata<br />

Compenso generale dell‟ipossia<br />

Meccanismi rapidi di compenso (<strong>se</strong>condi /minuti):<br />

1. Centro respiratorio: aumento della ventilazione;<br />

2. Centro vasomotore: aumento della gittata cardiaca;<br />

3. Compenso metabolico: acidosi (meno ossigeno→ più glicolisi→più acido lattico→ vasodilatazione<br />

locale, shift a destra della curva di dissociazione della Hb e aumento del rilascio dell‟ossigeno);<br />

4. Shunt circolatorio da in<strong>te</strong>stino e cu<strong>te</strong>;<br />

Meccanismi lenti di compenso (giorni o <strong>se</strong>ttimane)<br />

1. Aumento dei globuli rossi: polici<strong>te</strong>mia <strong>se</strong>condaria TRANNE che nelle anemie. E‟ a tutti gli effetti il<br />

meccanismo principe di compenso per tut<strong>te</strong> le forme di ipossia;<br />

2. Aumento letto vascolare: neoangiogenesi;<br />

3. Ipertrofia cardiaca: da iperlavoro cardiaco (la tachicardia prolungata è un for<strong>te</strong> stimolo all‟ipertrofia<br />

cardiaca);


4. Non si hanno modificazioni strutturali del polmone ma l‟ipossia cronica, nel corso dello sviluppo,<br />

aumenta il volume della cassa toracica<br />

Regolazione genica nell‟ipossia<br />

Fattore di trascrizione ossigeno-<strong>se</strong>nsibile: HIF1 (hypoxia-inducible factor 1); fondamentale sicuramen<strong>te</strong> nelle<br />

anemie ma anche in oncologia<br />

1. Composto da 2 subunità (α e β)<br />

2. Una prolil-idrossilasi, cioè un enzima che attacca degli idrossili a residui di prolina, agisce da <strong>se</strong>nsore<br />

dell‟ossigeno ed idrossila P564 di HIF1α in pre<strong>se</strong>nza di O2;<br />

3. HIF1α idrossilato è ubiquitinato da VHL (E3 ubiquitina ligasi, che lo riconosce solo <strong>se</strong> ubiquitinato) e<br />

degradato ,VHL si trova mutato in alcuni tumori del rene;<br />

4. In as<strong>se</strong>nza di ossigeno HIF1α è stabilizzato e forma il dimero attivo;<br />

Bersagli di HIF<br />

1. Geni di enzimi glicolitici;<br />

2. Gene EPO (eritropoietina) nel rene;<br />

3. Gene VEGF (endo<strong>te</strong>lio);<br />

4. iNOS<br />

Nell‟ipossia si riduce progressivamen<strong>te</strong> la respirazione<br />

mitocondriale, ciò porta a un accumulo degli in<strong>te</strong>rmedi del<br />

ciclo di Krebs (la scoperta è stata fatta in primis per il<br />

succinato, ma in realtà anche l‟α chetoglutarato e gli altri<br />

metaboliti del ciclo di Krebs sono coinvolti). Il succinato<br />

lega la disfunzione del ciclo di Krebs all‟oncogenesi<br />

inibendo la prolil-idrossilasi di HIFα. L‟effetto mediato da<br />

HIF ha una la<strong>te</strong>nza breve nell‟ordine delle ore, sicuramen<strong>te</strong><br />

non nell‟ordine dei giorni.<br />

Quando PDH viene inibito, si ha attivazione di HIF con<br />

con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> angiogenesi e metabolismo.<br />

Compenso all‟ipossia NON anemica è anche la polici<strong>te</strong>mia<br />

cioè l‟aumento dei globuli rossi circolanti<br />

RELATIVA: <strong>se</strong>condaria ad emoconcentrazione (ad e<strong>se</strong>mpio la disidratazione grave come nel diabe<strong>te</strong> insipido);<br />

ASSOLUTA:<br />

1. Primaria: agisce indipenden<strong>te</strong>men<strong>te</strong> da stimoli ormonali come l‟adenoma delle paratiroidi, iperplasia del<br />

cortico-surrene. Nel morbo di Vaquez è associata carat<strong>te</strong>risticamen<strong>te</strong> a bassi livelli di EPO proprio perché<br />

è primaria (in realtà è una malattia tumorale derivan<strong>te</strong> da espansione neoplastica del clone eritroide)<br />

2. Secondarie: <strong>se</strong>condarie all‟aumento dell‟EPO. Si distinguono in:<br />

o Forme con ipossia: residenza in alta quota, malattie cardiache croniche, malattie polmonari<br />

croniche, emoglobinopatie ed obesità (obesità perché dà respirazione frequen<strong>te</strong> e superficiale e<br />

questo complessivamen<strong>te</strong> può portare ad ipossia)<br />

o Senza ipossia: tumori <strong>se</strong>cernenti eritropoietina, malattie endocrine, alcuni tipi di tumore,…<br />

Domanda: si può avere polici<strong>te</strong>mia anche <strong>se</strong> non elimino adeguatamen<strong>te</strong> gli<br />

eritrociti vecchi ?<br />

Il professore dice di non conoscere alcun tipo di polici<strong>te</strong>mia con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> a difetti<br />

nel processo di emoca<strong>te</strong>resi.<br />

Complicazioni derivanti dall‟aumento del<br />

numero di ematocrito<br />

La viscosità del sangue è funzione<br />

esponenziale dell‟ematocrito subito al di sopra<br />

dei valori fisiologici; questo è particolarmen<strong>te</strong><br />

vero all‟in<strong>te</strong>rno dei capillari per cui<br />

all‟aumento dell‟ematocrito il flusso relativo <strong>te</strong>nde a diminuire e non ad aumentare.<br />

I grossi vasi sono molto meno <strong>se</strong>nsibili all‟innalzamento dell‟ematocrito e quindi<br />

alla viscosità del sangue.<br />

Nell‟infiammazione ricordiamo l‟importanza della stasi ematica per la marginazione<br />

dei leucociti e loro successiva extravasazione.<br />

Come varia l‟ossigenazione dei <strong>te</strong>ssuti in funzione dell‟ematocrito ?


Se cala l‟ematocrito, cala il trasporto di ossigeno (condizione tipica delle anemie)<br />

ma la curva trasporto di ossigeno- ematocrito è perfettamen<strong>te</strong> simmetrica quindi<br />

quando si supera il pla<strong>te</strong>au centrale la relazione grafica è discenden<strong>te</strong>. Quando<br />

aumenta la massa eritrocitaria c‟è <strong>te</strong>ndenza all‟ipervolemia e nell‟ipervolemia la<br />

curva trasporto ossigeno-ematocrito si sposta in alto quindi è vero che aumenta il<br />

trasporto di ossigeno con l‟aumento dell‟ematocrito e si sposta a destra il valore di<br />

ematocrito a cui si può avere la performance massima.<br />

N.B.: Se non ci fos<strong>se</strong> l‟espansione del volume, di per sé l‟aumento dell‟ematocrito<br />

non darebbe alcun risultato positivo.<br />

In un soggetto con ematocrito 65, dopo in<strong>te</strong>nsa attività fisica ed es<strong>te</strong>sa<br />

sudorazione, la disidratazione porta ad un ul<strong>te</strong>riore aumento dell‟ematocrito<br />

verso 70-80 con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> probabile infarto acuto per aumentata resis<strong>te</strong>nza<br />

d‟organo.<br />

Da notare sicuramen<strong>te</strong> è la relazione su scala logaritmica che si viene a stabilire<br />

tra il valore di eritropoietina e quello di Hb→la risposta primaria all‟ipossia<br />

passa attraverso la produzione di eritrociti però bisogna ricordare che anche il<br />

compenso può avere effetti negativi perché con un ematocrito molto alto<br />

(malattie polmonari croniche) si può arrivare a dei paradossi.<br />

Il soggetto normale ha un certo livello di Hb man<strong>te</strong>nuto da un opportuno livello<br />

di eritropoietina.<br />

Nelle anemie: minimo di Hb e massimo di EPO;<br />

Nelle anemie da insufficienza renale:manca l‟EPO perché ne viene<br />

sin<strong>te</strong>tizzato <strong>se</strong>mpre meno;<br />

Nella polci<strong>te</strong>mia vera: immagne speculare dell‟anemia perché si documentano<br />

elevati livelli di Hb e bassi di EPO;<br />

Nella polici<strong>te</strong>mia <strong>se</strong>condaria: alti livelli di Hb man<strong>te</strong>nuti da alti livelli di EPO;<br />

Nei tumori renali <strong>se</strong>cernenti EPO: assomigliano alla polici<strong>te</strong>mia <strong>se</strong>condaria ad<br />

eccezione che non rispondono all‟ipossia perché è deregolato proprio il<br />

sis<strong>te</strong>ma che porta alla produzione di EPO.;<br />

Il professore rammenta che il compenso dell‟anemia non è un aumento del<br />

numero di globuli rossi.<br />

Cianosi<br />

È la colorazione bluastra (labbra,estremità) che si os<strong>se</strong>rva per aumento della<br />

[HHb] cioè della deossiemoglobina per valori superiori a 5 g/100 ml sangue.<br />

L‟organismo, in condizioni fisiologiche, non va incontro a cianosi dopo attività fisica (desaturo il più possibile la Hb),<br />

perché la deossiemoglobina non raggiunge il valore critico per la cianosi.<br />

Nel soggetto normale la soglia per avere cianosi (5 g/100 ml sangue considerando i 15 g/100 ml totali di Hb) è la<br />

desaturazione della Hb al 33%; questa soglia si trova sotto al corrisponden<strong>te</strong> valore di desaturazione dell‟emoglobina per<br />

40 mmHg di pO2.<br />

Nell‟insufficienza cardio-polmonare il pazien<strong>te</strong> diventa cianotico…<br />

In pre<strong>se</strong>nza di un pazien<strong>te</strong> polici<strong>te</strong>mico, la concentrazione totale di Hb non sarà più 15 g/100 ml sangue ma sicuramen<strong>te</strong><br />

superiore (ad e<strong>se</strong>mpio 25 g/100 ml sangue) e per avere cianosi, cioè 5 g di deossiemoglobina in 100 ml sangue dovrò<br />

desaturare l‟emoglobina al 20%. In questo caso la soglia per la cianosi si sposta verso il range di desaturazione fisiologica<br />

della Hb ed è quindi più <strong>se</strong>mplice che diventi cianotico un pazien<strong>te</strong> con la polici<strong>te</strong>mia rispetto ad uno con una<br />

normoci<strong>te</strong>mia.<br />

Pazien<strong>te</strong> anemico→ considerando una concentrazione di Hb pari a 8 g/100 ml sangue (cioè border line tra anemia<br />

moderata e grave) per raggiungere la cianosi dovrebbe desaturare la Hb al 62,5% (livello non raggiungibile).<br />

Considerazioni finali: è praticamen<strong>te</strong> impossibile avere cianosi nell‟anemia mentre è molto più <strong>se</strong>mplice averla nella<br />

polici<strong>te</strong>mia!<br />

24/04/2009<br />

Manifestazioni dell'anemia:<br />

1.Riduzione della capacita di trasporto del ossigeno ai <strong>te</strong>ssuti (Ipossia Anemica);<br />

- Debolezza ed Intolleranza all'e<strong>se</strong>rcizio fisico (as<strong>te</strong>nia);<br />

- Sintomi neurologici (vertigini, ronzii, cefalea, deficit cognitivi, sincope);<br />

- Aggravamento dell'insufficienza organo-specifica (es:Angina in sclerosi coronarica, o un pazien<strong>te</strong> con<br />

nefropatia cronica, in cui il calo di ossigenazione può comportare un aggravamento della sindrome);


2.Meccanismi di compenso generali:<br />

I tre fattori da cui dipende l'ossigenazione dei <strong>te</strong>ssuti sono: la gittata cardiaca, la differenza ar<strong>te</strong>ro-venosa e l'eritropoietina.<br />

L‟epo può es<strong>se</strong>re un meccanismo di compenso a <strong>se</strong>conda del tipo di anemia, perciò nelle malattie primitive del rene non<br />

abbiamo una risposta di Eritropoietina. I primi due fattori sono <strong>se</strong>mpre pre<strong>se</strong>nti e funzionanti, per cui dobbiamo aspettarci<br />

dei meccanismi di compenso che li riguardano.<br />

-Al<strong>te</strong>razioni emodinamiche (aggiustamenti cardiorespiratori);<br />

-Al<strong>te</strong>razioni ematochimiche (aggiustamento metabolico legato all‟aumentata estrazione dell‟ ossigeno, che fa partire<br />

anche una risposta all'acidosi lattica).<br />

Compenso Metabolico<br />

Si descrive la curva che met<strong>te</strong> in relazione la percentuale di<br />

saturazione dell'Hb con la pressione parziale del ossigeno. La<br />

curva puo es<strong>se</strong>re spostata a dx, e quindi Hb cede molto più<br />

ossigeno ai <strong>te</strong>ssuti, quando cala il pH, aumenta la <strong>te</strong>mperatura, e<br />

aumenta il 2,3 BPG.<br />

L'ipossia rallenta il flusso lungo la ca<strong>te</strong>na respiratoria<br />

mitocondriale (manca l‟accettore di e - , cioè l‟O2), e questo<br />

aumenta il rapporto NADH/NAD + . Questo perché la ca<strong>te</strong>na<br />

respiratoria prende elettroni dal NADH; invece <strong>se</strong> aumenta la<br />

respirazione, aumenta il NAD + .<br />

Diminuisce la produzione di ATP, che comporta de-repressione della fosfofruttochinasi, che è il collo di Bottiglia della<br />

glicolisi(effetto Pas<strong>te</strong>ur).<br />

In condizione di acidosi abbiamo dilatazione del piccolo circolo e delle ar<strong>te</strong>riole afferenti.<br />

Compenso Cardio-circolatorio<br />

- Vasocostrizione cutanea (pallore);<br />

- Stimolazione del centro vasomotore e respiratorio;<br />

▪Tachicardia, palpitazioni ;<br />

▪Dispnea;<br />

- Diminuzione della viscosità del sangue. Soffi sistolici che non si riferiscono a valvulopatia, ma alla circolazione<br />

iperdinamica.<br />

3.Segni dell‟accelerato catabolismo dell‟Hb (Iperbilirubinemia) nelle forme emolitiche:<br />

I globuli rossi <strong>se</strong>nescenti vengono captati dagli organi emoca<strong>te</strong>retici (milza, sis<strong>te</strong>ma reticolo endocitario epatico), dove<br />

l‟eme viene degradato e il ferro viene recuperato. Dal eme si produce la bilirubina, la quale entra in circolo veicolata<br />

all‟albumina, poi il fegato la trasforma attraverso la glucuronazione in una forma solubile che viene escreta nella bile. La<br />

concentrazione normale della bilirubina è 0,3-1 mg/100 ml. Una piccola par<strong>te</strong> di essa va nel circolo en<strong>te</strong>roepatico<br />

(bilirubina coniugata).<br />

Abbiamo due forme di bilirubina:<br />

-Bilirubina pre-epatica (formata dagli organi emoca<strong>te</strong>retici);<br />

-Bilirubina post-epatica (coniugata all‟acido glucuronico).<br />

It<strong>te</strong>ro:<br />

-è un <strong>se</strong>gno di malattia, non è una malattia in <strong>se</strong>.<br />

-è la colorazione giallastra delle sclere e della cu<strong>te</strong> os<strong>se</strong>rvabile quando [bilirubina]>2 mg/100 ml.<br />

Forme di it<strong>te</strong>ro:<br />

-Subit<strong>te</strong>ro: si verifica nelle sclere e nel frenulo della lingua.<br />

-It<strong>te</strong>ro franco: si verifica nella cu<strong>te</strong>.<br />

-It<strong>te</strong>ro verdinico: ri<strong>te</strong>nzione di bilirubina coniugata, dovuta ad ostruzione delle vie biliari.<br />

-It<strong>te</strong>ro rubinico: più bilirubina indiretta (pre-epatica). Questo è l‟it<strong>te</strong>ro delle anemie emolitiche.<br />

L‟it<strong>te</strong>ro diventa un malattia grave nel neonato, la bilirubina non coniugata (liposolubile) <strong>te</strong>nde a passare la barriera ematoencefalica<br />

ed a depositarsi nei nuclei della ba<strong>se</strong>.<br />

Cau<strong>se</strong> di it<strong>te</strong>ro:<br />

-Aumentata produzione (“pre-epatico”) es.:Anemie emolitiche;<br />

-Difetti di captazione/coniugazione;<br />

-Epatopatie (virali) (“epatocellulare”);<br />

-Ostruttivo (“extraepatico”);<br />

4.Segni e sintomi specifici della forma di anemia:<br />

-vasoocclusione (micro-macro infarti) nell‟anemia falciforme.<br />

-sintomi neurologici nella deficienza di B12.


-manifestazioni della patologia primaria nelle forme <strong>se</strong>condarie.<br />

Anemia falciforme: mutazione dell‟Hb dove β6 (gluval). Questa al<strong>te</strong>razione molecolare causa modifiche fisicochimiche,<br />

quando l‟Hb è deossigenata. La falcizzazione in vivo, avviene solo quando c‟è una estrema desaturazione del<br />

ossigeno.<br />

Quale è la concentrazione critica dell‟Hb per avere la transizione?<br />

Il pazien<strong>te</strong> e<strong>te</strong>rozigo<strong>te</strong>, nel eritrocita ha 8 gr/100 ml di Hb normale, e 8 gr/100 ml HbS.<br />

La soglia di HbS per la falcizzazione è di circa 10-12 gr/100 ml di emoglobina mutata.<br />

Il pazien<strong>te</strong> omozigo<strong>te</strong> va incontro a crisi di falcizzazione e sta <strong>se</strong>mpre sopra la soglia. Il pazien<strong>te</strong> e<strong>te</strong>rozigo<strong>te</strong> sta sotto la<br />

soglia. In condizioni estreme anche l‟e<strong>te</strong>rozigo<strong>te</strong> va incontro a crisi di falcizzazione. L‟ambien<strong>te</strong> ipertonico della<br />

midollare del rene, fa si che il globulo rosso si disidrati, la concentrazione di HbS aumenta e va incontro a crisi<br />

vasoocclusive. Le crisi vasoocclusive dipendono anche dal <strong>te</strong>mpo di permanenza del globulo rosso nel capillare che<br />

favorisce l‟ul<strong>te</strong>riore deossigenazione.<br />

Classificazione Patogenetica delle Anemie<br />

Nel adulto l‟organo ematopoietico è il midollo. Dal midollo originano gli<br />

eritrociti, tanti quanti vengono distrutti dagli organi emoca<strong>te</strong>retici.<br />

Il de<strong>te</strong>rminan<strong>te</strong> è la concentrazione di Hb, che in ba<strong>se</strong> alla perfusione del<br />

rene de<strong>te</strong>rmina l‟aumento o la diminuzione della concentrazione di<br />

eritropoietina.<br />

Il rene ipoossigenato rende possibile la produzione di eritropoietina che<br />

permet<strong>te</strong> la rigenerazione degli eritrociti, in proporzione a quelli che<br />

vengono distrutti.<br />

Tutti gli organi che contribuiscono alla P02 del rene, indirettamen<strong>te</strong><br />

contribuiscono al circuito di eritropoietina.<br />

Malattie primitive del polmone, cuore, vasi e l‟aumentato consumo di<br />

ossigeno sono fattori che convergono insieme alla concentrazione di Hb nel de<strong>te</strong>rminare la P02 del rene.<br />

Le anemie si suddividono in 4 gruppi:<br />

1)Ridotta eritroblastogenesi.<br />

Eritroblastogenesi: proeritroblasto -> eritroblasto basofilo -> eritroblasto policromatofilo –> eritroblasto ortocromatico -><br />

reticolocita -> eritrocita.<br />

Cosa de<strong>te</strong>rmina il momento in cui si inattiva il nucleo?<br />

La cellula si replica e si emoglobinizza con<strong>te</strong>mporaneamen<strong>te</strong>. Hb va ad inattivare il nucleo de<strong>te</strong>rminando un processo di<br />

picnosi fisiologica. Avviene condensazione, frammentazione e le endonucleasi tagliano tra un istone e l‟altro; questo è un<br />

sis<strong>te</strong>ma di apoptosi pro-nucleare.<br />

La differenza tra Anemie megaloblastiche (globuli rossi più grandi) e Anemia ferropriva (globuli rossi più piccoli)<br />

dipende da quando viene decisa l‟inattivazione del nucleo, quindi dal momento in cui viene raggiunta la concentrazione<br />

necessaria a questo meccanismo.<br />

2)Ridotta eritrogenesi<br />

Si deve differenziare l‟anemia blastica da carenza di cellule staminali, dalle anemie che in<strong>te</strong>rferiscono con la mitosi e la<br />

maturazione del proeritroblasto che può diventare globulo rosso.<br />

3)Ridotta sin<strong>te</strong>si di Hb (compromet<strong>te</strong> l‟eritroblastogenesi).<br />

4)Ridotta sopravvivenza eritrocitaria (l‟emolisi periferica è l‟evento principale, invece l‟emopoiesi midollare è<br />

con<strong>se</strong>rvata).<br />

1.Ridotta Eritroblastogenesi<br />

A.Difetto delle Staminali Multipo<strong>te</strong>nti<br />

-Aplastica, (in cui si esauriscono i precursori), non c‟è solo l‟anemia, avrò anche un calo dei granulociti,<br />

linfociti.<br />

-Displastica, (in cui le cellule non si differenziano lungo la via ematopoietica),<br />

-Infiltrativa, (il midollo può es<strong>se</strong>re colonizzato da cellule neoplastiche di origine diver<strong>se</strong>. Oppure in corso<br />

di leucemia l‟espansione dei precursori trasformati in neutrofili e macrofagi invade il midollo e le nicchie<br />

ematopoietiche).<br />

B.Difetto <strong>se</strong>lettivo delle cellule staminali unipo<strong>te</strong>nti Epo-<strong>se</strong>nsibili, e quindi avrò Anemia <strong>se</strong>lettiva:<br />

-pure red blood cell aplasia;<br />

-difetto di Epo (insufficienza renale).<br />

Cau<strong>se</strong> di:<br />

A.Difetto delle Staminali Multipo<strong>te</strong>nti:


-Irradiazione accidentale;<br />

-farmaci/tossine;<br />

-neoplasie (leucemie, MDS);<br />

-malattia autoimmune;<br />

-infezioni;<br />

-idiopatica;<br />

B.Difetto di precursori eritroidi:<br />

1)Pure Red Blood Cell Aplasia che può es<strong>se</strong>re:<br />

-Congenita (sindrome di Diamond-Blackfan)<br />

-acquisita<br />

▪primaria (autoimmune);<br />

▪<strong>se</strong>condaria (farmaci, infezioni, neoplasie).<br />

2)Ridotta stimolazione da Epo<br />

-Malattie renali<br />

▪8% della popolazione nel US hanno concentrazione elevata di creatinina ematica.<br />

▪23% dei pazienti con malattie renali croniche hanno l‟ematocrito abbassato.<br />

▪Correla con la mortalità.<br />

-Difetti endocrini (tiroide, ipofisi, surrene).<br />

▪Ipotiroidismo.<br />

▪Adattamento al ridotto metabolismo, cioè gli ormoni tiroidei, direttamen<strong>te</strong> o via EPO,<br />

stimolano la crescita dei precursori eritrocitari (BFU-E, CFU-E).<br />

▪Ridotto assorbimento di folati e B12 (Macrocitosi).<br />

2. Ridotta Eritrogenesi<br />

L‟anemia in carenza della vitamina B12 e/o Folati si chiama Anemia Megaloblastica, carat<strong>te</strong>rizzata da:<br />

-anemia con globuli rossi macrocitici;<br />

-bassa conta di reticolo citi;<br />

-il midollo os<strong>se</strong>o mostra in<strong>te</strong>nsa iperplasia eritroide con morfologia anomala.<br />

Il midollo nei pazienti con anemia megaloblastica è blu, poiché c‟è un grande stimolo eritropoietico, ma non riesco a<br />

produrre una quantità adeguata di eritrociti.<br />

-in circolo si rivelano:<br />

▪macroovalocti ed occasionalmen<strong>te</strong> megaloblasti.<br />

▪PMN iperpigmentati<br />

-è causata da difetti della sin<strong>te</strong>si del DNA per deficienza di Acido Folico e/o vitamina B12(Cobalamina).<br />

L‟Acido Folico è formato da: ac. glutamico + ac. paraaminobenzoico + p<strong>te</strong>ridina.<br />

L‟acido Folico <strong>se</strong>rve nel metabolismo delle unità monocarbonio<strong>se</strong> come per es: metile, metilene, metanile, formile,<br />

formimino.<br />

Le <strong>se</strong>guenti reazioni sono B12 dipendenti:<br />

-omocis<strong>te</strong>ina+N 5 metil FH4→metionina + FH4<br />

-metilmalonil CoA→succinil CoA.<br />

Il folato deve es<strong>se</strong>re ridotto a diidrofolato e poi a<br />

<strong>te</strong>traidrofolato. Reazioni che forniscono FH4 sono:<br />

- la reazione che trasforma l‟omocis<strong>te</strong>ina in metionina, e<br />

catalizzata dalla B12 ed trasforma N 5 metil FH4 in FH4.<br />

- N 5 N 10 me<strong>te</strong>nil FH4 si trasforma in FH4. Questa reazione è<br />

importan<strong>te</strong> per la sin<strong>te</strong>si delle purine.<br />

Reazioni in cui FH4 è accettore di qualcosa:<br />

-la reazione che trasforma il Formil Glutamico in Glutamico,<br />

usa come substrato FH4 e lo trasforma in N 5 formimino FH4.<br />

-FH4 si trasforma in N 5 N 10 Metilene FH4 (grazie alla <strong>se</strong>rina<br />

che diventa glicina). Questo <strong>se</strong>rve da substrato per la<br />

formazione di Acido Timidilico dall‟acido desossiuridilico,<br />

la reazione genera anche FH2.<br />

Il passaggio dell‟ acido uridilico ad acido desossiuridilico ha<br />

bisogno della B12 invece.<br />

Sia la B12 che il Folato sono cofattori es<strong>se</strong>nziali per la sin<strong>te</strong>si del DNA.


Il Metatoxano è una molecola che assomiglia al acido folico, ma che non è in grado di trasportare le unità<br />

monocarbonio<strong>se</strong>. Si sostituisce al folato e simula una condizione di Ipovitaminosi B. E‟ un farmaco usato ancora per<br />

trattare alcune neoplasie perché rallenta l`indice mitotico e perciò funziona solo nelle condizioni dove c‟è una elevata<br />

mitosi. Complicanze della <strong>te</strong>rapia con metatoxano sono l‟anemia da carenza di B12, sindromi gastroin<strong>te</strong>stinali (viene<br />

colpito l`epi<strong>te</strong>lio in<strong>te</strong>stinale che ha un alto turn-over). Quest‟ultimo aspetto può portare a malassorbimento <strong>se</strong>condario e<br />

quella che nasce da carenza di B12 diventa carenza di folato e magari anche di ferro. Abbiamo sia anemia megaloblastica<br />

(carenza di B12), che anemia microcitica (da carenza di ferro).<br />

La vitamina B12, cofattore della Mutasi, è implicata nella<br />

trasformazione di MetilmalonilCoA in SuccinilCoA, che poi permet<strong>te</strong><br />

la formazione di PropionilCoA, importan<strong>te</strong> per la sin<strong>te</strong>si della<br />

Mielina.<br />

La carenza della Vitamina B12 dà quindi anche sintomi neurologici,<br />

che quella di folato non dà.<br />

La B12 viene data in gravidanza, come fattore di prevenzione per<br />

malattie fetali come la spina bifida.<br />

Deficit di folato<br />

-dieta;<br />

-richies<strong>te</strong> aumenta<strong>te</strong> (gravidanza, infanzia, dialisi, neoplasie);<br />

-malassorbimento;<br />

-farmaci anti-proliferativi (anti-folici);<br />

Deficit di Vit.B12<br />

-dieta (raro);<br />

-malassorbimento;<br />

-ridotta produzione del Fattore intrin<strong>se</strong>co (anemia perniciosa, gastrectomia);<br />

-Malattie in<strong>te</strong>stinali;<br />

-competizione da parassiti in<strong>te</strong>stinali;<br />

Un deficit di folato può causare ed aggravarsi con un deficit di vitamina B12 e viceversa perché entrambi causano<br />

al<strong>te</strong>razioni della mucosa gastroen<strong>te</strong>rica e quindi mal assorbimento.<br />

L‟Anemia perniciosa:<br />

- è la causa più comune di deficienza di vitamina B12.<br />

- si pre<strong>se</strong>nta a tut<strong>te</strong> le età e tutti i gruppi etnici.<br />

- è associata ad altre malattie autoimmuni (tiroidi<strong>te</strong> autoimmune).<br />

- è una malattia sis<strong>te</strong>mica: coinvolge sia il sis<strong>te</strong>ma gastroin<strong>te</strong>stinale che neurologico.<br />

Meccanismo di assorbimento della Vitamina B12.<br />

1) La prima fa<strong>se</strong> avviene nello stomaco.<br />

L‟acidità gastrica permet<strong>te</strong> di liberare R-Cbl (Cbl =<br />

Cobalamina), che è in grado di legare il Fattore Intrin<strong>se</strong>co.<br />

2) Gli enzimi pancreatici-duodenali permettono<br />

la formazione del complesso cobalamina-fattore<br />

intrin<strong>se</strong>co.<br />

3) Il complesso Cbl-IF nel Ileo Distale viene<br />

riconosciuto dal recettore del IF, e la Cbl va in circolo.<br />

Se faccio uno striscio del midollo os<strong>se</strong>o, in pre<strong>se</strong>nza della carenza<br />

di B12 si vedono i Megaloblasti:<br />

Da analisi ematologiche invece no<strong>te</strong>rò che:<br />

-Hb diminuisce;<br />

-Cala l‟ematocrito, infatti l‟Hb sta negli eritrociti;<br />

-Aumenta il volume globulare medio;<br />

-Aumenta il con<strong>te</strong>nuto di Hb del singolo eritrocita. Ho un globulo rosso più grande, che contiene più Hb, ma il<br />

numero dei globuli rossi è calato. Abbiamo una Anemia Ipercromica e Macrocitica.<br />

-La sideremia aumenta, perché aumenta il turnover degli eritrociti, per l‟eritropoiesi inefficace.<br />

Perche i globuli Rossi sono più grandi?<br />

Il processo di produzione dei eritrociti è un Mix di Espansione (aumenta il numero) e di Differenziazione. Ad un certo<br />

<strong>te</strong>mpo le cellule smettono di dividersi, perché hanno inattivato il nucleo. La grandezza delle cellule dipende dal momento<br />

in cui è avvenuto l‟inattivazione del nucleo. Se l‟eritropoiesi è rallentata, la mitosi è più lenta, ma la produzione di Hb è


uguale, l‟inattivazione del nucleo avviene quindi prima lungo il processo di differenziamento (che prevede la diminuzione<br />

del volume cellulare), così che la cellula risulta più grande.<br />

Nelle anemie da carenza di ferro avviene il contrario. Gli eritrociti sono più piccoli del normale, perché la concentrazione<br />

critica di Hb è raggiunta dopo. Abbiamo la situazione di una Anemia ipocromica e microcitica.<br />

L‟inattivazione del nucleo avviene quando la concentrazione del Hb nel globulo rosso è circa 20-21gr/100ml.<br />

L‟inattivazione del nucleo è causata dal Hb s<strong>te</strong>ssa.<br />

3.Ridotta sin<strong>te</strong>si di Hb<br />

Può es<strong>se</strong>re causata da:<br />

- carenza di ferro<br />

- anemia da flogosi cronica<br />

- anemia sideroblastica<br />

- talas<strong>se</strong>mie<br />

Ques<strong>te</strong> malattie sono diver<strong>se</strong> per modalità di insorgenza e sintomi, ma hanno in comune l‟ipoemoglobinizzazione del<br />

eritrocita.<br />

OMEOSTASI DEL FERRO E PATOLOGIA: Carenza e Sovraccarico<br />

Il ferro è un elemento es<strong>se</strong>nziale per lo sviluppo del organismo.<br />

Il ferro proviene dalla dieta e il fabbisogno quotidiano è di 1-2mg. Il<br />

ferro viene legato alla transferrina nel plasma, attraverso la quale<br />

viene portata ai <strong>te</strong>ssuti dove <strong>se</strong>rve per la produzione dei citocromi e<br />

ferrozolfopro<strong>te</strong>ine.<br />

Tutti i <strong>te</strong>ssuti hanno il recettore per la transferrina, perché hanno<br />

bisogno di ferro.<br />

Un bisogno particolare del ferro c‟è l‟hanno il <strong>te</strong>ssuto muscolare per<br />

la sin<strong>te</strong>si della mioglobina, e il <strong>te</strong>ssuto midollare dell‟adulto per la<br />

produzione di eritrociti (precisamen<strong>te</strong> dell‟emoglobina).<br />

Noi non abbiamo un meccanismo di <strong>se</strong>crezione del ferro, quindi<br />

quando c‟è un aumentato turnover degli eritrociti (nel caso delle<br />

anemie emolitiche), abbiamo un sovraccarico di ferro che non viene<br />

eliminato. Infatti oltre a quello che si assorbe con la dieta, si rimet<strong>te</strong><br />

in circolo una quantità ul<strong>te</strong>riore di ferro, più di quello che il sis<strong>te</strong>ma ematopoietico è in grado di assorbire.<br />

Nella situazione di Anemia da carenza di B12 aumenta l`eritropoiesi inefficace all‟ in<strong>te</strong>rno del midollo, questo de<strong>te</strong>rmina<br />

un sovraccarico di deposito di ferro midollare, che comporta ipersideremia.<br />

Una grande importanza ha il fegato, sia come organo di deposito che come regolatore dell‟ omeostasi del ferro.<br />

Perdita del ferro:<br />

- desquamazione del epi<strong>te</strong>lio gastroin<strong>te</strong>stinale;<br />

- carcinoma sanguinan<strong>te</strong>;<br />

- mestruazioni.<br />

Il ferro viene trasportato come Fe 2+ . La ferroportina permet<strong>te</strong> il<br />

passaggio del ferro dall‟en<strong>te</strong>rocita al circolo, e quindi l‟assorbimento del<br />

ferro.<br />

Accoppiato al sis<strong>te</strong>ma di trasporto del ferro, c‟è un sis<strong>te</strong>ma redox.<br />

Nell‟en<strong>te</strong>rocita la pro<strong>te</strong>ina si chiama Hefestina, è una ossido-reduttasi<br />

che ossida il ferro bivalen<strong>te</strong> in trivalen<strong>te</strong>. Perché è importan<strong>te</strong> che il<br />

ferro libero non sia bivalen<strong>te</strong>? Perché potrebbe innescare la<br />

reazione di Haber-Weiss, che comporta la formazione di radicale<br />

idrossile.<br />

Il meccanismo di difesa dal ferro è l‟ossidazione enzimatica a<br />

Fe 3+ e il legame a pro<strong>te</strong>ine.<br />

Il macrofago è un importan<strong>te</strong> fon<strong>te</strong> di ferro, perché ricicla il ferro<br />

dagli eritrociti. La ferroportina permet<strong>te</strong> l‟uscita di Fe 2+ . Anche in<br />

questo caso il Fe deve es<strong>se</strong>re ossidato da Fe 2+ in Fe 3+ , la reazione<br />

viene catalizzata dall‟enzima ceruloplasmina, la quale è una GPI<br />

anchor pro<strong>te</strong>in.<br />

Il ferro depositato nel fegato all‟in<strong>te</strong>rno delle cellule di Kupffer è<br />

ossidato. In questa <strong>se</strong>de la pro<strong>te</strong>ina che lega il ferro è la<br />

apoferritina. Una molecola di apoferritina può con<strong>te</strong>nere fino a


4500 molecole di ferro. Per po<strong>te</strong>r uscire dalle cellule di<br />

Kupffer il ferro deve es<strong>se</strong>re ridotto, in quanto questo de<strong>te</strong>rmina<br />

il distacco dalla apoferritina.<br />

La forma di trasporto del ferro in circolo è la Transferrina.<br />

Ogni transferrina lega 2 atomi di Fe 3+ . Il bicarbonato è<br />

fondamentale per il binding del ferro.<br />

Quando aumenta il Fe 3+ circolan<strong>te</strong>, il fegato lo <strong>se</strong>n<strong>te</strong>, e rilascia<br />

in circolo Hepcidina, la quale blocca l‟assorbimento in<strong>te</strong>stinale<br />

e il rilascio del ferro da par<strong>te</strong> dei macrofagi. Viceversa <strong>se</strong> cala<br />

il ferro, si sopprime l‟hepcidina ed aumenta il rilascio del ferro<br />

dai macrofagi, ed anche l‟assorbimento in<strong>te</strong>stinale. Cosi<br />

rifornisco il plasma di ferro.<br />

La hepcidina è il regolatore principale dell‘omeostasi del<br />

ferro nel nostro organismo.<br />

Hepcidina:<br />

1)frena il rilascio e l‟accumulo di ferro quando c‟è eccesso di ferro.<br />

2)la flogosi, simula un eccesso della concentrazione di ferro, la hepcidina cala, ed il riassorbimento aumenta.<br />

Meccanismo di riciclaggio del ferro<br />

A ph=7.4 il recettore della transferrina lega la transferrina biferrica. All‟in<strong>te</strong>rno<br />

dell‟endosoma, il ph scende a 5.5, e il ferro si stacca dalla pro<strong>te</strong>ina. Il recettore della<br />

transferrina lega soltanto la apotransferrina (transferrina <strong>se</strong>nza il ferro); per cui in questo<br />

modo non spreco la transferrina, e ne impedisco che venga degradata ad ogni ciclo di<br />

endocitosi.<br />

Anemia da deficienza di ferro<br />

Si verifica in tut<strong>te</strong> le situazioni in cui abbiamo:<br />

- aumentata necessita di ferro (crescita post-natale, pubertà);<br />

- perdita fisiologica duran<strong>te</strong> la gravidanza e il ciclo mestruale;<br />

- perdita patologica nel tubo gastroin<strong>te</strong>stinale o nell‟apparato genito-urinario;<br />

- ridotta assunzione con la dieta a causa della dieta o malassorbimento.<br />

Malassorbimento del ferro per Emigastrectomia, anemia perniciosa;<br />

Malattia primitiva dell‟in<strong>te</strong>stino, Morbo di Crohn, Malattia celiaca.<br />

Inibitori dell‟assorbimento del ferro: fitati, tanina, argilla;<br />

Competitori del Fe: cobalto, piombo, strontium;<br />

Facilitatori dell‟assorbimento di Fe: ascorbato, citrato, aminoacidi, carenza di ferro.<br />

La forma più efficace per l‟assorbimento è il ferro-eme di origine dal muscolo animale.<br />

27/04/2009<br />

L‟eme è più facilmen<strong>te</strong> assorbito del ferro bivalen<strong>te</strong> (che a sua volta è più facilmen<strong>te</strong> assorbito del ferro trivalen<strong>te</strong>).<br />

Possibili cau<strong>se</strong> di malassorbimento possono dipendere dall‟elevato pH gastrico (per e<strong>se</strong>mpio in emigastrectomia,<br />

vagotomia, anemia perniciosa, blocco dei recettori dell‟istamina tipo H2, antiacidi con<strong>te</strong>nenti calcio), da danneggiamento<br />

della struttura in<strong>te</strong>stinale (per e<strong>se</strong>mpio nel morbo di Crohn e nella celiachia), da inibitori (per e<strong>se</strong>mpio l‟argilla del suolo e<br />

l‟amido da lavanderia), da antagonisti (cobalto, piombo, stronzio), da facilitatori (ascorbato, citrato, amminoacidi,<br />

deficienza di ferro).


E‟ possibile valutare le ri<strong>se</strong>rve di ferro nel midollo (trami<strong>te</strong> colorazione per il ferro), la ferritina sierica, la capacità di<br />

legare il ferro alla saturazione, la sideremia, la percentuale di saturazione della transferrina, la pre<strong>se</strong>nza di sideroblasti nel<br />

midollo, la pre<strong>se</strong>nza di protoporfirina libera negli eritrociti, la morfologia degli eritrociti. Quest‟ultimo parametro dipende<br />

da tutti i precedenti.<br />

Ricordiamo che l‟emopoiesi è un processo bilanciato in modo che vadano in parallelo ritmo mitotico e velocità di<br />

emoglobinizzazione.<br />

La fa<strong>se</strong> iniziale della carenza di ferro non si manifesta ancora come<br />

anemia ipocromica microcitica e infatti si al<strong>te</strong>rano per primi gli<br />

indicatori midollari di deposito del ferro (che funzionano subito da<br />

tampone, liberando ferro in caso di insufficien<strong>te</strong> intake di ferro), la<br />

ferritina sierica cala e la capacità totale di legare il ferro [da wikipedia:<br />

La TIBC (Total Iron Binding Capacity) come si evince dal nome s<strong>te</strong>sso,<br />

è la Capacità Totale di Legare Ferro, si ottiene da un calcolo per il<br />

quale è necessario de<strong>te</strong>rminare la concentrazione di ferro sierico<br />

(valori normali: uomo: 12-25 µmol/L - donne: 11-22 µmol/L) e la<br />

transferrinemia. Valori ridotti di TIBC indicano uno stato di<br />

sovraccarico di ferro, mentre valori aumentati ne indicano una<br />

carenza, concettualmen<strong>te</strong> è <strong>se</strong>mplice da capire: in situazioni di carenza<br />

di ferro il nostro corpo si adopererà per captarne il più possibile, la<br />

transferrina sarà meno satura, e la Capacità Totale di Legare Ferro<br />

sarà di con<strong>se</strong>guenza maggiore, viceversa in una situazione il cui il ferro<br />

nel corpo abbonda (sovraccarico) la TIBC diminuirà per non favorire<br />

questo sovraccarico.] , la quale si alza. In <strong>se</strong>guito calano la<br />

concentrazione di ferro plasmatico (sotto i 50 μg/100 ml di sangue, che<br />

è rilevabile analizzando il sangue periferico) e poi la percentuale di saturazione dell‟emoglobina, il numero di sideroblasti<br />

midollari, mentre continua ad aumentare la protoporfirina libera visto che non trova ferro per sin<strong>te</strong>tizzare l‟eme; la<br />

morfologia dei globuli rossi è ancora normale.<br />

Solo quando le ri<strong>se</strong>rve si sono completamen<strong>te</strong> esauri<strong>te</strong> si os<strong>se</strong>rva anemia ipocromica microcitica.<br />

Il sovraccarico di ferro può derivare da mol<strong>te</strong> cau<strong>se</strong>, una delle più in<strong>te</strong>ressanti quella ereditaria, che ha prevalenza molto<br />

elevata specie nel Nord Europa (fino a una frequenza allelica di una persona su dieci!), con in<strong>te</strong>ressato il più delle vol<strong>te</strong> il<br />

gene HFE, che si immagina sia stato <strong>se</strong>lezionato nell‟evoluzione, <strong>se</strong>bbene associato a una patologia grave, perché fattore<br />

di sopravvivenza prezioso per procurare ferro. Altre mutazioni, più rare, che de<strong>te</strong>rminano lo s<strong>te</strong>sso fenotipo riguardano<br />

l‟Hepcidina e il TfR.<br />

Un aumentato turnover dell‟emoglobina, poi, risulta <strong>se</strong>mpre in un sovraccarico <strong>se</strong>condario, ed endogeno, di ferro, anche<br />

considerando che non possiamo perdere ferro in quanto non esis<strong>te</strong> una sua via <strong>se</strong>cretiva.<br />

Il sovraccarico <strong>se</strong>condario di ferro può derivare, oltre che da disordini dell‟eritropoiesi (come nelle talas<strong>se</strong>mie e<br />

nell‟anemia sideroblastica), anche da malattie epatiche.<br />

Esis<strong>te</strong> un range normale per il ferro plasmatico. Man mano che aumenta l‟assorbimento di ferro, s‟innalzano la sua<br />

concentrazione sierica (oltre i 200 µg/100 ml) e la sua quota totale. A un certo punto si raggiunge la saturazione e viene<br />

persa la capacità di legare il ferro, con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> danno d‟organo. Il danno è rilevan<strong>te</strong> soprattutto nel fegato a livello<br />

delle cellule di Kupffer, che fanno normalmen<strong>te</strong> da deposito del ferro, poi si es<strong>te</strong>nde anche agli epatociti. Si os<strong>se</strong>rva<br />

epatomegalia. Altri danni da sovraccarico di ferro sono iperpigmentazione, insorgenza di diabe<strong>te</strong> mellito in <strong>se</strong>guito a<br />

danno pancreatico, cardiopatia, artri<strong>te</strong>, ipogonadismo.<br />

Il carico di ferro è un parametro da controllare at<strong>te</strong>ntamen<strong>te</strong> con la dieta e sarebbe riducibile, quando eccessivo, altrimenti<br />

solo con flebotomia, ovvero il salasso, che però pre<strong>se</strong>nta il problema di diminuire anche il numero di globuli rossi.<br />

Quanto alle talas<strong>se</strong>mie, le due copie del gene α sono con<strong>te</strong>nu<strong>te</strong> nel cromosoma 16, forma<strong>te</strong>si per duplicazione genica,<br />

duplicazione che si riscontra in quasi tut<strong>te</strong> le popolazioni: si trovano eccezioni per e<strong>se</strong>mpio nel Sud-Est asiatico. E‟<br />

opportuno <strong>te</strong>ner conto <strong>se</strong> ci sia o no duplicazione perché si studiano così le combinazioni del gene α e si prevede il<br />

fenotipo grazie alla correlazione genotipo-fenotipo che carat<strong>te</strong>rizza le talas<strong>se</strong>mie.<br />

Il gene β è con<strong>te</strong>nuto nel cromosoma 11.<br />

L‟as<strong>se</strong>mblaggio fra ca<strong>te</strong>ne α e β dipende dal fatto che le ca<strong>te</strong>ne α hanno affinità maggiore per le β che per <strong>se</strong> s<strong>te</strong>s<strong>se</strong>.<br />

Le prime ca<strong>te</strong>ne a venire sin<strong>te</strong>tizza<strong>te</strong> dopo il concepimento sono le δ e le ε: fa<strong>se</strong> dell‟emopoiesi vi<strong>te</strong>llina. In <strong>se</strong>guito si<br />

verifica la fa<strong>se</strong> epatica, con lo switch carat<strong>te</strong>ristico delle ca<strong>te</strong>ne α e γ, in modo da ot<strong>te</strong>nere un‟affinità dell‟emoglobina per<br />

l‟ossigeno costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> adeguata. A <strong>se</strong>i mesi dal concepimento si spegne il gene per le γ e accende quello per le β.


In cer<strong>te</strong> fasi coesistono emoglobine diver<strong>se</strong>. Nello sviluppo embrionale<br />

e fetale, le emoglobine di fa<strong>se</strong> mesoblastica sono la Gower I (δ2ε2), la<br />

Portland (δ2γ2) e la Gower II (α2ε2), l‟emoglobina di fa<strong>se</strong> epatica è la<br />

HbF (α2γ2).<br />

Normalmen<strong>te</strong> il rapporto tra ca<strong>te</strong>ne α e β è 1:1.<br />

Le talas<strong>se</strong>mie β sono malattie del gene per le globine β che portano a<br />

riduzione più o meno marcata della sin<strong>te</strong>si delle ca<strong>te</strong>ne β. Nel caso di<br />

ques<strong>te</strong> talas<strong>se</strong>mie la delezione non è la mutazione più frequen<strong>te</strong> (come<br />

invece è per le α) e le cau<strong>se</strong> sono le più variega<strong>te</strong>: mutazione del sito di<br />

giunzione esone-introne, mutazione di splicing, mutazione<br />

puntiforme…<br />

Proprio perché le cau<strong>se</strong> sono le più dispara<strong>te</strong> la classificazione delle talas<strong>se</strong>mie β si basa sulla quantità di ca<strong>te</strong>na β<br />

prodotta.<br />

La manifestazione della malattia dipende non dalle ca<strong>te</strong>ne prodot<strong>te</strong> in modo deficitario ma da quelle in eccesso. Le ca<strong>te</strong>ne<br />

α forma<strong>te</strong> in più nelle talas<strong>se</strong>mie β precipitano (però non associandosi fra loro), con eritropoiesi inefficace ed anemia<br />

emolitica con sovraccarico di ferro. Gli eritroblasti non maturano e vengono in buona par<strong>te</strong> distrutti nel midollo: quelli che<br />

riescono a fuoriuscire hanno comunque corpi inclusi (di Heinz) che ne de<strong>te</strong>rminano una vita breve. Ecco perché le<br />

talas<strong>se</strong>mie sono malattie sia di<strong>se</strong>mopoietiche che emolitiche (gli eritrociti circolanti sono a vita breve).<br />

Le talas<strong>se</strong>mie α dipendono da insufficien<strong>te</strong> produzione di ca<strong>te</strong>ne α. Lo squilibrio è lieve <strong>se</strong> manca solo un allele, moderato<br />

<strong>se</strong> ne mancano due. Nel caso in cui mancano tre alleli si ha la forma minor, nella quale le ca<strong>te</strong>ne β si associano prima in<br />

omodimeri β2 quindi in <strong>te</strong>trameri β4 (HbH), che è una forma di difesa: precipitano meno delle ca<strong>te</strong>ne α. Nella vita fetale<br />

si formano le γ4 (HbBart), emoglobine anomale (patologiche) però costitui<strong>te</strong> da ca<strong>te</strong>ne normali. I <strong>te</strong>trameri sia β4 che γ4<br />

hanno eccessiva affinità per l‟ossigeno, quindi lo sottraggono per poi non più rilasciarlo.<br />

Quando mancano del tutto le ca<strong>te</strong>ne α si ha idrope fetale. Dopo la fa<strong>se</strong> embrionale in cui il problema non esis<strong>te</strong>va perché<br />

c‟erano ca<strong>te</strong>ne δ anziché β, il feto diventa idropico, cioè edematoso, poiché all‟anemia <strong>se</strong>gue un <strong>te</strong>ntativo di<br />

compensazione con aumento dell‟eritropoietina: l‟effetto è un‟iperplasia eritroblastica che soffoca il fegato (dove sta<br />

avvenendo l‟eritropoiesi) mandandolo in insufficienza, quindi causando ipoalbuminemia la quale produce edema in<br />

combinazione con l‟iper<strong>te</strong>nsione portale.<br />

La talas<strong>se</strong>mia αβ e<strong>te</strong>rozigo<strong>te</strong> si instaura quando manca un numero uguale di ca<strong>te</strong>ne α e β. Si ha anemia ma non eccesso<br />

relativo (quindi non precipitazione) di ca<strong>te</strong>ne. Esistono mol<strong>te</strong> analogie fra il quadro clinico della talas<strong>se</strong>mia e quello<br />

dell‟anemia da carenza di ferro: calo di MHC, calo del volume, ipocromia, cellule microcitiche, eritroblastosi. Nella<br />

talas<strong>se</strong>mia però la sideremia è aumentata, la transferrina diminuita e c‟è iper-resis<strong>te</strong>nza osmotica, quest‟ultima usata per<br />

scopi diagnostici.<br />

Il trait talas<strong>se</strong>mico (cioè avere eritrociti talas<strong>se</strong>mici ma non manifestare la talas<strong>se</strong>mia) e le forme lievi della talas<strong>se</strong>mia<br />

sono spesso confusi con l‟anemia da carenza di ferro, anche perché entrambe sono ipocromiche microcitiche. Il ferro va<br />

somministrato a un pazien<strong>te</strong> con cau<strong>te</strong>la, previo esame della forma degli eritrociti, della sideremia, della saturazione della<br />

transferrina, dello stato dei depositi. E‟ difficile distinguere la carenza di ferro dal sovraccarico specie <strong>se</strong> la carenza è<br />

incipien<strong>te</strong>, e in tal caso può es<strong>se</strong>re dimostrata solo dai depositi midollari in esaurimento.<br />

Quanto alle anemie sideroblastiche, i sideroblasti nel midollo sono misurabili e di solito sono un numero rilevan<strong>te</strong>,<br />

compreso tra 40% e 60%. Il sideroblasto è un precursore eritroide con<strong>te</strong>nen<strong>te</strong> ferro, dimostrabile con colorazione per il<br />

ferro. Nell‟anemia da carenza di ferro i sideroblasti <strong>te</strong>ndono a calare e a rimanere bassi come numero nel corso della<br />

malattia. Nell‟anemia sideroblastica i depositi di ferro sono aumentati eppure c‟è anemia ipocromica. Si ha ipersideremia<br />

e il ferro piuttosto che legarsi all‟apoferritina si deposita nei mitocondri degli eritroblasti. L‟anemia sideroblastica, rara, è<br />

ereditaria da difetto del gruppo eme. Può dipendere da difetti dell‟ALA sin<strong>te</strong>tasi (X-linked e vitamina 6-dipenden<strong>te</strong>; la<br />

reazione catalizzata dall‟ALA sin<strong>te</strong>tasi è la <strong>se</strong>guen<strong>te</strong>: Gly+Succ-coA -> ALA) o da porfirie, carat<strong>te</strong>rizza<strong>te</strong> dall‟accumulo<br />

di precursori cioè uroporfirinogeno e coproporfirinogeno, che comportano foto<strong>se</strong>nsibilizzazione.<br />

Nelle porfirie c‟è anche anemia, per difetto della sin<strong>te</strong>si dell‟eme, ma l‟esito più grave è la foto<strong>se</strong>nsibilizzazione, cioè la<br />

pre<strong>se</strong>nza di agenti fotodinamici, che rendono possibile l‟eccitazione anche alla luce visibile.<br />

Forme acquisi<strong>te</strong> sono rappre<strong>se</strong>nta<strong>te</strong> dalle mielodisplasie e dall‟avvelenamento da piombo (fin qualche anno fa impiegato<br />

come detonan<strong>te</strong>, poi sostituito per lo s<strong>te</strong>sso uso dal benzene, che è predisponen<strong>te</strong> alle leucemie per quanto<br />

complessivamen<strong>te</strong> meno pericoloso del benzene). Il piombo dà tossicità mitocondriale e previene l‟in<strong>se</strong>rimento del ferro<br />

nell‟eme, dando di con<strong>se</strong>guenza anemia sideroblastica.<br />

Le anemie sono anche associabili a malattie croniche: virali (con prevalenza variabile dal 20% al 95%, che è elevata. N.B.<br />

per prevalenza si in<strong>te</strong>nde la quota degli affetti da malattia cronica che sviluppano anche anemia <strong>se</strong>condaria), malattie<br />

autoimmuni (come lupus, artri<strong>te</strong> reumatoide, sarcoidosi, vasculi<strong>te</strong> su ba<strong>se</strong> immune) tra l‟8% e il 17%, neoplasie maligne<br />

dal 30% al 77%, rigetto di trapianto d‟organo dall‟8% al 70%.


Tra tut<strong>te</strong> ques<strong>te</strong> forme sono in comune l‟anemia (di gravità variabile), la bassa quota di eritropoietina (che suggerisce una<br />

forma iporigenerativa), la bassa conta dei reticolociti. Alla ba<strong>se</strong> di questi tre <strong>se</strong>gni sta la produzione di citochine che<br />

in<strong>te</strong>rferiscono con l‟emopoiesi. IL-1β e TNF-α hanno effetto diretto sul rene,<br />

frenando l‟increzione di EPO. IFN-γ e IFN-β sopprimono la differenziazione dei<br />

precursori eritroidi. Questo spiega la ridotta (nonostan<strong>te</strong> l‟ipossia!) eritropoiesi, che<br />

sarebbe di per sé di tipo normocromico e normocitico.<br />

Poi, diminuisce il rilascio di ferro dal reticolo istiocitario, che si ripercuo<strong>te</strong> in una<br />

diminuita sin<strong>te</strong>si dell‟emoglobina, che spiega perché l‟anemia diventi microcitica.<br />

Il meccanismo riguarda il circuito dell‟hepcidina. In comune le anemie croniche e il<br />

sovraccarico di ferro hanno l‟aumento dell‟hepcidina. L‟hepcidina, innescata dalla<br />

risposta infiammatoria, pone un freno sia all‟assorbimento in<strong>te</strong>stinale che al rilascio<br />

dai depositi, agendo sul sis<strong>te</strong>ma di trasporto Fe3+-transferrina.<br />

L‟anemia può anche dipendere da ridotta sopravvivenza degli eritrociti, legata ad<br />

al<strong>te</strong>razioni strutturali o al<strong>te</strong>razioni metaboliche o attacco es<strong>te</strong>rno da par<strong>te</strong> del sis<strong>te</strong>ma<br />

immunitario (emolisi immune) o cau<strong>se</strong> meccaniche (emolisi meccanica).<br />

Si conosce già la vita media degli eritrociti (120 giorni). Si misura<br />

la concentrazione plasmatica di emoglobina, quindi stimato in 4.8<br />

litri il volume del sangue è possibile calcolare il turnover<br />

dell‟emoglobina (gr/die) dividendo l‟emoglobina totale circolan<strong>te</strong><br />

per la vita media dei globuli rossi (800 grammi:120 giorni=6.7, i<br />

grammi di emoglobina che ogni giorno vanno prodotti per <strong>te</strong>nere<br />

costan<strong>te</strong> il numero dei globuli rossi).<br />

Supponiamo una malattia emolitica che colpisca tutti gli eritrociti<br />

alla s<strong>te</strong>ssa maniera, cioè che tutti vivano lo s<strong>te</strong>sso numero di<br />

giorni, poniamo 80. Il turnover dell‟emoglobina può aumentare di<br />

circa <strong>se</strong>i/<strong>se</strong>t<strong>te</strong> vol<strong>te</strong>, fino a un massimo di 40 gr/die. Divido 800<br />

grammi per 80 giorni, trovo 10: il turnover è aumentato a 10<br />

gr/die (sono quindi in grado di compensare la <strong>te</strong>ndenza<br />

all‟emolisi). A 20 giorni mi trovo sulla soglia: 800 grammi:20<br />

giorni=40 gr/die, che è il massimo del mio compenso, dipenden<strong>te</strong><br />

dall‟EPO e dal numero di emoblasti.<br />

Man mano che si accorcia la vita media, aumenta il turnover e si<br />

mantiene costan<strong>te</strong> l‟emoglobina plasmatica, finché vale la<br />

compensazione. Oltre la soglia del massimo turnover<br />

raggiungibile, si manifesta l‟anemia.<br />

Ovviamen<strong>te</strong>, visto che la compensazione suddetta richiede dei<br />

giorni per met<strong>te</strong>rsi in atto, essa riguarda esclusivamen<strong>te</strong> le anemie<br />

croniche.<br />

Le anemie emolitiche hanno in comune la ridotta emivita degli<br />

eritrociti, l‟aumento della reticolocitosi (che è spia di un<br />

aumentato turnover) e tutti i <strong>se</strong>gni indiretti dell‟aumentato<br />

metabolismo eritrocitario (aumento della bilirubina indiretta cioè preepatica e della lattico deidrogenasi LDH, liberata dai<br />

globuli rossi emolizzati).<br />

Le anemie emolitiche sono classicamen<strong>te</strong> distin<strong>te</strong> fra intracorpuscolari ed extracorpuscolari.<br />

Le intracorpuscolari dipendono da malattie genetiche da mutazioni germinali, che possono riguardare le emoglobine<br />

(talas<strong>se</strong>mie per e<strong>se</strong>mpio) oppure causare difetti enzimatici dell‟eritrocita o al<strong>te</strong>razioni del suo citoscheletro. Esis<strong>te</strong> una<br />

forma di anemia emolitica intracorpuscolare acquisita (mutazione somatica), detta emoglobinuria parossistica notturna<br />

PNH. E‟ una malattia rara spesso associata ad anemia aplastica e a insorgenza di leucemie.<br />

Sono es<strong>se</strong>nzialmen<strong>te</strong> due le malattie da difetti del citoscheletro: sferocitosi (HS) ed ellissocitosi (HE) ereditarie. La<br />

sferocitosi, con incidenza 1/5000, può dare da grave anemia emolitica fino a quadri via via più lievi, tant‟è che a vol<strong>te</strong><br />

viene scoperta in esami di routine. L‟ellissocitosi analogamen<strong>te</strong> può produrre gli s<strong>te</strong>ssi quadri clinici, <strong>se</strong>nza correlazione<br />

con l‟aspetto morfologico. Le due sindromi coincidono e si ricordano con nomi diversi perché storicamen<strong>te</strong> si sono<br />

distin<strong>te</strong> per la diversa forma degli eritrociti, a sferula per la sferocitosi, a ellis<strong>se</strong> per l‟ellissocitosi.


Le cau<strong>se</strong> possono es<strong>se</strong>re moltissime ma riguardano tut<strong>te</strong> pro<strong>te</strong>ine<br />

strutturali che conferiscono la forma all‟eritrocita: anchirina, αspettrina,<br />

β-spettrina. Lo sferocita rispetto al normale globulo rosso<br />

ha lesioni di membrana che ne accorciano la vita.<br />

L‟emoglobinuria parossistica notturna è una rara patologia acquisita<br />

carat<strong>te</strong>rizzata da espansione clonale non maligna (almeno<br />

inizialmen<strong>te</strong>!) di una o più cellule staminali emopoietiche per<br />

mutazioni somatiche nel gene PIG A del cromosoma Xp22.<br />

PIG A con<strong>se</strong>n<strong>te</strong> di ancorare pro<strong>te</strong>ine idrosolubili alla membrana<br />

attraverso un‟ancora glicolipidica che comprende un inositolo. La<br />

pro<strong>te</strong>ina idrosolubile si associa con legame peptidico a<br />

un‟etanolammina, a sua volta legata a N-acetil-glucosammina,<br />

ancorata alla membrana grazie all‟inositolo. Varie pro<strong>te</strong>ine, non<br />

estrin<strong>se</strong>che né intrin<strong>se</strong>che di membrana, sono GPI-anchored, e fra<br />

ques<strong>te</strong> CD55 (DAF) e CD59 (MIRL), deficitarie nell‟emoglobinuria<br />

parossistica notturna.<br />

Esistono limitazioni sull‟azione del complemento perché essa è<br />

prevenuta contro cellule <strong>se</strong>lf da cer<strong>te</strong> pro<strong>te</strong>ine, in particolare quelle<br />

critiche sono proprio CD59 e CD55. La prima <strong>te</strong>nta di impedire<br />

l‟in<strong>se</strong>rzione del complesso di attacco, la <strong>se</strong>conda l‟attivazione del C5.<br />

La mancanza delle due <strong>se</strong>nsibilizza particolarmen<strong>te</strong> al complemento.<br />

Molto comuni, e anche poco spiegati, sono in questi pazienti i<br />

fenomeni trombotici, che attualmen<strong>te</strong> si giustificano con l‟as<strong>se</strong>nza di CD87, chiamata anche u-PAR, cioè recettore<br />

dell‟attivatore del plasminogeno di provenienza urochinasica. Si associa a trombogenesi, considerata l‟attività fibrinolitica<br />

di CD87.<br />

Questa malattia insorge per mutazione acquisita. Intorno a ciò sono sor<strong>te</strong> mol<strong>te</strong> ipo<strong>te</strong>si. Una di ques<strong>te</strong>, particolarmen<strong>te</strong><br />

affascinan<strong>te</strong>, si basa sul fatto che, praticando la citometria a flusso a un individuo normale, si trova una piccola quota di<br />

eritroblasti col fenotipo dell‟emoglobinuria parossistica notturna, cioè <strong>se</strong>nza le CD59 e CD55. Ci sarebbe un processo di<br />

<strong>se</strong>lezione per cui questi eritroblasti non si espandono. Una <strong>se</strong>lezione inappropriata, si pensa su ba<strong>se</strong> immunologica,<br />

starebbe alla ba<strong>se</strong> della malattia. Questo spiega perché talvolta, <strong>se</strong>ppur raramen<strong>te</strong>, capita che alcuni pazienti guariscano<br />

spontaneamen<strong>te</strong>, riespandendo i cloni normali.<br />

E‟ una patologia difficile da riconoscere. Un campanello d‟allarme è che qualcuno lamenti di aver urinato sangue anziché<br />

urina, tipicamen<strong>te</strong> una volta sola. Può es<strong>se</strong>re confusa con una glomerulonefri<strong>te</strong>, anche <strong>se</strong> la perdita di sangue nel caso<br />

dell‟emoglobinuria è più massiccia.<br />

Perché la perdita di sangue avvenga di not<strong>te</strong> è un bella domanda. Che abbia a che fare con le variazioni circadiane di<br />

qualche ormone dei corticos<strong>te</strong>roidi??<br />

Le forze meccaniche sono fondamentali per l‟emoca<strong>te</strong>resi fisiologica.<br />

A proposito, si sono formula<strong>te</strong> più <strong>te</strong>orie su come i globuli rossi siano distrutti. La prima: sono fagocitati (sarebbe una via<br />

minoritaria!). La <strong>se</strong>conda: quando sono trat<strong>te</strong>nuti nel distretto splenico <strong>te</strong>ndono ad andare in carenza energetica quindi si<br />

rigonfiano per motivi osmotici e/o colloido-osmotici, assumendo la forma di sferocita. La <strong>te</strong>rza: subiscono<br />

frammentazione meccanica, dopo ripetuti microtraumi a cui però finché possibile corrisponde una riparazione.<br />

Quest‟ultima <strong>te</strong>oria è molto accreditata e spiega come si possano os<strong>se</strong>rvare anemie emolitiche in soggetti sani per cau<strong>se</strong><br />

fisiche, come nel caso dell‟emoglobinuria da marcia (i soldati portando carichi pesanti pre<strong>se</strong>ntavano emolisi con<br />

emoglobinuria dovuta allo schiacciamento dei globuli rossi nella pianta del piede), delle pro<strong>te</strong>si valvolari, delle<br />

microangiopatie (come quelle nel diabe<strong>te</strong> mellito avanzato), delle ustioni.<br />

Altre cau<strong>se</strong> oltre quelle fisiche di anemie emolitiche extracorpuscolari sono quelle tossiche, infettive, immuno-media<strong>te</strong> e<br />

da ipersplenismo.<br />

Le cau<strong>se</strong> tossiche sono rappre<strong>se</strong>nta<strong>te</strong> dai veleni di ragni e <strong>se</strong>rpenti, che agiscono trami<strong>te</strong> fosfolipasi, e da sostanze quali<br />

ar<strong>se</strong>nico o alcool.<br />

Le cau<strong>se</strong> infettive sono specialmen<strong>te</strong> la malaria, l‟Escherichia Coli 0157:H7 che produce la tossina di Shiga, il<br />

Clostridium perfringens che dà gangrena gassosa e si <strong>se</strong>rve di lecitinasi.<br />

L‟ipersplenismo è predisponen<strong>te</strong> perché si associa a iper<strong>te</strong>nsione portale e malattie linfoproliferative.<br />

Le anemie emolitiche immuno-media<strong>te</strong> possono dipendere da anticorpi alloimmuni o autoimmuni. Nel primo caso<br />

rientrano l‟anemia trasfusionale e la malattia emolitica del neonato.<br />

Nella malattia emolitica del neonato il feto è idropico. Questo si verifica quando la madre è Rh negativa e il feto Rh<br />

positivo. Nella prima gravidanza non c‟è stata eritroblastosi fetale perché es<strong>se</strong>ndo la prima ha rappre<strong>se</strong>ntato la fa<strong>se</strong> di


<strong>se</strong>nsibilizzazione, con produzione di IgM, isotipo che non riesce a passare attraverso la placenta. Nella <strong>se</strong>conda<br />

gravidanza si verifica una reazione anamnestica (ed eritroblastosi fetale) perché le microlesioni della placenta con<strong>se</strong>ntono<br />

la riesposizione all‟antigene, con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> scambio di clas<strong>se</strong> a IgG, che mediano la po<strong>te</strong>n<strong>te</strong> reazione anamnestica<br />

agendo contro gli antigeni fetali, dando insufficienza epatica, poiché è il fegato in fa<strong>se</strong> fetale la <strong>se</strong>de dell‟eritropoiesi.<br />

Nel caso di anemia emolitica autoimmune possono pre<strong>se</strong>ntarsi le situazioni di anticorpi caldi IgG ed emolisi<br />

extravascolare oppure di anticorpi freddi IgM ed emolisi intravascolare.<br />

L‟eritrocita esposto ad autoanticorpi contro antigeni di membrana<br />

può trovarsi in una situazione di attivazione o non attivazione del<br />

complemento. Che questo si attivi dipende dall‟isotipo anticorpale,<br />

dalle densità antigenica e anticorpale. Per e<strong>se</strong>mpio, le IgM riescono<br />

ad attivarlo in tutti i casi, le IgG solo quando due IgG si trovino<br />

sufficien<strong>te</strong>men<strong>te</strong> ravvicina<strong>te</strong>.<br />

Quando il complemento si attiva, gli eritrociti sono lisati e si libera<br />

emoglobina in circolo: si chiama reazione intravascolare trami<strong>te</strong> via<br />

litica del complemento. Per citare due casi: emoglobinuria<br />

parossistica da freddo e malattia delle agglutinine fredde.<br />

Nel caso in cui, invece, non esistano le condizioni per attivare il<br />

complemento, l‟eritrocita resta marcato in superficie da IgG e viene<br />

fagocitato, in quanto macrofagi e granulociti neutrofili dispongono di<br />

recettori per Fc delle IgG1 e IgG3 (opsonizzazione). Si verifica una<br />

<strong>se</strong>questrazione extravascolare a opera del sis<strong>te</strong>ma reticoloistiocitario,<br />

dove avviene appunto la fagocitosi o qualche altra volta<br />

la distruzione per meccanismi citotossici.<br />

Inoltre può avvenire un‟attivazione sublitica del complemento,<br />

grazie al freno imposto dai fattori di inibizione del complemento: la<br />

cascata complementare arriva fino a C3b e C5b, <strong>se</strong>nza ul<strong>te</strong>riore<br />

amplificazione. I neutrofili mostrano recettori anche per questi due<br />

fattori complementari, in particolare per C3b.<br />

In estrema sin<strong>te</strong>si, infine, esistono anemie da ridotta produzione e da<br />

iperemolisi. Le prime si distinguono a <strong>se</strong>conda delle dimensioni dei<br />

globuli rossi, in microcitiche (talas<strong>se</strong>mie, anemia ferro-priva,<br />

malattie croniche, anemie sideroblastiche), normocitiche<br />

(insufficienza midollare, malattia renale, malattie croniche) e macrocitiche/megaloblastiche (deficienza di vitamina B12 o<br />

di folato). Le <strong>se</strong>conde ricadono nei casi di: anemia falciforme, talas<strong>se</strong>mie, sferocitosi/ellissocitosi, distruzione immune.<br />

In <strong>se</strong>guito a domande, si puntualizzano due questioni.<br />

La prima: i folati hanno uno spettro d‘azione più ampio rispetto ai soli eritrociti, infatti colpiscono tut<strong>te</strong> le linee midollari<br />

e ancora di più le cellule a elevato turnover.<br />

La <strong>se</strong>conda: l‘anemia aplastica non è comunissima, si ipotizza dipenda da linfociti T citotossici che distruggono le linee<br />

midollari e non è un‘evenienza delle talas<strong>se</strong>mie, o perlomeno finora non si è riscontrato che lo sia.<br />

30/04/09<br />

Questa è la lezione finale del prof <strong>Bernardi</strong>, dedicata ai dubbi e all‟esame, dopo di essa trovere<strong>te</strong> quella <strong>te</strong>nuta dal prof. Di<br />

Lisa.<br />

Studen<strong>te</strong>:in quali casi si pre<strong>se</strong>nta una eccessiva perdita di sali?<br />

Si hanno due condizioni: la prima si può pre<strong>se</strong>ntare in caso di eccessiva sudorazione, con perdita di una ingen<strong>te</strong> quantità<br />

di sali, e con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> abbondan<strong>te</strong> ingestione di acqua per il meccanismo della <strong>se</strong><strong>te</strong> (e ciò può provocare un‟eccessiva<br />

diluizione degli elettroliti); anche in caso di diarrea o vomito profusi si può avere perdita di liquidi ed elettroliti; la<br />

<strong>se</strong>conda è di natura ormonale: è dovuta ad un‟inappropriata <strong>se</strong>crezione di ormone antidiuretico.<br />

Studen<strong>te</strong>:Quali sono i meccanismi che provocano la mor<strong>te</strong> per congestione?<br />

Il distretto splancnico è una delle ri<strong>se</strong>rve ematiche più importanti nel compenso dell‟ipo<strong>te</strong>nsione (in caso di emorragia<br />

grave si ha vasocostrizione splancnica e si può avere come con<strong>se</strong>guenza una necrosi delle an<strong>se</strong> in<strong>te</strong>stinali… ciò mostra<br />

come sia soprattutto il distretto splancnico a in<strong>te</strong>rvenire con la vasocostrizione per compensare), <strong>se</strong> io ho vasoparalisi non<br />

ho più distribuzione e quindi ho shock per mancanza di meccanismi compensatori; non arriva una quantità adeguata di<br />

sangue al cuore, che quindi non può pompare in circolo e ne con<strong>se</strong>gue una sofferenza di tutti i <strong>te</strong>ssuti, in particolare del<br />

rene.<br />

Studen<strong>te</strong>:come si collega il concetto di tireotossicosi con quelli di ipertiroidismo ed ipotiroidismo?


tireotossicosi= situazione clinica dovuta all‟eccessiva produzione di ormone tiroideo da par<strong>te</strong> della tiroide. Essa è dovuta<br />

ad ipertiroidismo.<br />

Ipotiroidismo= ridotta attività della ghiandola. Esis<strong>te</strong> in due forme:<br />

primitivo/congenito: la ghiandola lavora poco (o per carenza di iodio, o perché si è poco sviluppata).<br />

<strong>se</strong>condario:<strong>se</strong>condario ad una tiroidi<strong>te</strong> cronica (=infiammazione della ghiandola che provoca autodistruzione della<br />

medesima). La più nota è la tiroidi<strong>te</strong> autoimmune di Hashimoto.<br />

Studen<strong>te</strong>:La <strong>se</strong>crezione di ammoniaca avviene dal tubulo prossimale (come ci è stato spiegato dalla fisiologia) o da<br />

quello distale (<strong>se</strong>condo quanto ci ha detto lei)?<br />

L‟ammoniogenesi avviene <strong>se</strong>mpre… non è uno spreco farla a livello prossimale o distale. Ciò che varia è la sua<br />

modulazione…<br />

Studen<strong>te</strong>:L‘angio<strong>te</strong>nsinaII agisce <strong>se</strong>mpre sull‘ar<strong>te</strong>riola efferen<strong>te</strong>?<br />

E‟ complicato… è utile pensare <strong>se</strong>mpre in <strong>te</strong>rmini di Starling (nell‟equazione di Starling posso sostituire il flusso linfatico<br />

con quello urinario…è esattamen<strong>te</strong> la s<strong>te</strong>ssa cosa). Il rene può variare la pressione idrostatica capillare media per conto<br />

suo (è abbastanza indipenden<strong>te</strong> da variazioni della pressione ar<strong>te</strong>riosa sis<strong>te</strong>mica,dipenden<strong>te</strong> solo dalla pressione centrale).<br />

ESEMPI DI POSSIBILI DOMANDE D‟ESAME:<br />

domande a risposta breve:<br />

Perché la trasfusione di una piccola quantità di sangue (es. 1ml) incompatibile nel sis<strong>te</strong>ma ABO è causa di shock<br />

distributivo? (domanda molto frequen<strong>te</strong>)<br />

Risposta: è sbagliato rispondere che la mor<strong>te</strong> è causata da un‟emoglobinuria che causa insufficienza renale acuta! La<br />

risposta corretta è: perché si ha attivazione intravascolare del complemento, e ciò accade perché abbiamo le IgM.<br />

In<strong>se</strong>rire l’enzima corretto che porta al passaggio da un composto al successivo (però è improbabile che lo chieda)<br />

Che differenza c‟è tra l‟anemia ipocromica e quella microcitica nelle talas<strong>se</strong>mie in mancanza di ferro?<br />

Perché nelle talas<strong>se</strong>mie c’è sia emolisi sia emopoiesi inefficace?<br />

Perché nelle anemie emolitiche c’è sovraccarico di ferro?<br />

Risposta: in condizioni normali il turnover dell‟Hb è di 6.7 g al giorno; nelle anemie emolitiche il turnover aumenta fino a<br />

40 g al giorno perché c‟è una distruzione di globuli rossi (lisi) con liberazione delle componenti del globulo, tra cui il<br />

ferro: come con<strong>se</strong>guenza il pool di deposito di ferro aumenta fino a 7 vol<strong>te</strong> (c‟è una <strong>te</strong>ndenza a saturare i depositi di<br />

ferritina) e si ha un sovraccarico endogeno.<br />

(Se curiamo l‟anemia coi globuli rossi aggraviamo la situazione perché ne vengono distrutti ancora…)<br />

Cosa accade ad un pazien<strong>te</strong> con anemia emolitica che ha un deficit di acido folico (vedere il grafico che rappre<strong>se</strong>nta la<br />

vita media dei glob. rossi in rapporto alla possibilità di compenso del midollo)?<br />

Risposta: nel grafico la linea blu verticale si spos<strong>te</strong>rebbe a sinistra, si abbassa il turnover dell‟Hb (il turnover massimo<br />

passa per e<strong>se</strong>mpio da 40 a 20). Basta trovare il punto in cui la vita media dei globuli rossi in<strong>te</strong>rcetta il turnover massimo:<br />

da tale punto in poi si ha anemia emolitica (quindi ciò che de<strong>te</strong>rmina il passaggio da stato compensato ad anemia<br />

emolitica è di quanto riesco a compensare).<br />

Le emoglobine di Gower sono patologiche? Risp: No.<br />

E quella di Portland? No.<br />

…bisogna ricordare che è una forma embrionale…Non è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> nell‟adulto.<br />

E’ un bene o un male avere persis<strong>te</strong>nza del gene fetale nelle talas<strong>se</strong>mie β? Prendiamo il caso della talas<strong>se</strong>mia β<br />

e<strong>te</strong>rozigo<strong>te</strong>:si ha un eccesso relativo di ca<strong>te</strong>ne α,vengono prodotti globuli rossi ipocrmici, microcitici e con una minore<br />

capacità di trasporto dell‟ossigeno. Ca<strong>te</strong>ne α libere precipitano all‟in<strong>te</strong>rno dei normoblasti formando inclusioni insolubili<br />

(corpi di Heinz); si ha inoltre eritropoiesi inefficace ecc…<br />

Se ho la persis<strong>te</strong>nza del gene per le ca<strong>te</strong>ne γ anche dopo la nascita, si formerà sia HbA (α2β2) sia HbF (α2γ2). A questo<br />

punto ho addirittura quasi un quadro di talas<strong>se</strong>mia α.<br />

Però non si è risolta la questione dell‟anemia perché HbF cede molto meno ossigeno rispetto ad HbA.<br />

Perché nello sviluppo embrionale si passa dalla sin<strong>te</strong>si di ca<strong>te</strong>ne ε alla sin<strong>te</strong>si di ca<strong>te</strong>ne γ anziché produrre<br />

direttamen<strong>te</strong> γ ?<br />

Risposta: la fa<strong>se</strong> mesoblastica dell‟emopoiesi avviene nel sacco vi<strong>te</strong>llino dove, non es<strong>se</strong>ndoci circolazione, l‟ossigeno<br />

arriva per diffusione. La δ2ε2 è l‟emoglobina con la maggiore affinità per l‟ossigeno, è quindi l‟Hb ottimale finchè non c‟è<br />

circolazione…man mano poi che si sviluppa la circolazione si ha lo switch.<br />

Se riuscissimo a riattivare il gene dell‟ HbF nelle talas<strong>se</strong>mie avremmo risolto molti problemi.<br />

Attualmen<strong>te</strong> purtroppo non esistono chemio<strong>te</strong>rapici che riattivino (per lo meno con un‟efficienza adeguata)la sin<strong>te</strong>si delle<br />

ca<strong>te</strong>ne γ.<br />

Altre possibili domande potrebbero es<strong>se</strong>re:<br />

“La patogenesi dell’emoglobinuria parossistica notturna” (possibile domanda aperta)<br />

Anemia nelle malattie croniche (ruolo dell’hepcidina)


Cos’hanno in comune le anemie da malattie croniche ed il sovraccarico di ferro?<br />

ESAME: 10 domande a risposta breve (dove è richiesta una risposta precisa, puntuale), 1 domanda aperta (domanda a<br />

<strong>te</strong>ma). NO multiple choice. Se si fa un buono scritto generalmen<strong>te</strong> l‟orale non è necessario; l‟orale comprende il solo<br />

programma di fisiopatologia. Si avrà un unico voto finale per patologia generale e fisiopatologia generale.<br />

Vengono chiesti esclusivamen<strong>te</strong> gli argomenti trattati a lezione (si consiglia comunque di consultare l‟ultima edizione<br />

dell‟Harrison).La durata totale dell‟esame è di 2h e1/2, con possibile in<strong>te</strong>rvallo in<strong>te</strong>rmedio tra la prova di Damiani e quella<br />

di <strong>Bernardi</strong>.<br />

Appelli:Venerdì 19giugno<br />

Giovedì 16 luglio<br />

29/04/09<br />

LEZIONE DEL PROF. DI LISA<br />

CHETOACIDOSI DIABETICA<br />

DIABETE: Mancanza assoluta o relativa di insulina (DIABETE DI TIPO I O II, la demarcazione tra i due non è<br />

precisa), ad ogni modo:<br />

DIABETE I: mancanza assoluta di insulina oppure una riduzione dei suoi livelli;<br />

DIABETE II: inizialmen<strong>te</strong> è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> iperinsulinemia (paradosso), insorge un difetto nelle cellule periferiche<br />

che diventano meno <strong>se</strong>nsibili (RESISTENZA INSULINICA): infatti i recettori per l‟insulina diventano “pigri”<br />

(<strong>se</strong>rve più insulina per stimolarli).<br />

I margini tra i due tipi di diabe<strong>te</strong> si confondono perché a lungo andare anche quello di tipo II diventa di tipo I,<br />

perché le cellule β del pancreas endocrino si sfiancano, producono meno insulina e in una fa<strong>se</strong> di scompenso<br />

avanzato, anche nel diabe<strong>te</strong> di tipo II è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> ipoinsulinemia. Ma è vero anche il contrario, poiché anche nel<br />

diabe<strong>te</strong> di tipo I si verifica una insulino-resis<strong>te</strong>nza, che non sorprende coloro che hanno collegato il diabe<strong>te</strong> non<br />

tanto al metabolismo glucidico, quanto a quello lipidico.<br />

Il diabe<strong>te</strong> è <strong>se</strong>mpre coniugato all‟IPERGLICEMIA: sia quello di tipo I o II invariabilmen<strong>te</strong> sono collega<strong>te</strong> ad un<br />

innalzamento del TASSO GLICEMICO, che nell‟uomo normale è compreso RIGOROSAMENTE tra 70-100<br />

mg/100 ml, che in <strong>te</strong>rmini molari corrisponde a 5,5 mmol, visto che il glucosio ha una massa molecolare di 180.<br />

Se si misurano i metaboliti del sangue: in diver<strong>se</strong> condizioni, questi pre<strong>se</strong>ntano variazioni. Ad e<strong>se</strong>mpio, <strong>se</strong> si<br />

misura l‟acido lattico a riposo avrò un valore di 0,5 mmol, ma in un individuo in movimento, o che ha compiuto<br />

un lavoro muscolare, la lattacidemia supera i 10 mmol, con una variazione di 20 vol<strong>te</strong> rispetto alla condizione di<br />

riposo.<br />

Nel digiuno, gli acidi grassi liberi nel sangue, chiamati anche NEFA o FFA, vanno da 0,4-0,5 mmol (fa<strong>se</strong> postprandiale)<br />

a valori di 1-2 mmol (nel diabe<strong>te</strong>); i corpi chetonici nella fa<strong>se</strong> post-prandiale sono inferiori a 0,5<br />

mmol, mentre nel diabe<strong>te</strong> scompensato arrivano a superare 10 mmol. Le variazioni, quindi, dei metaboliti nel<br />

sangue sono molto ampie, eccetto per il glucosio, man<strong>te</strong>nuto in un in<strong>te</strong>rvallo strettissimo (70-100 mg/ 100ml);<br />

anche per il pH esis<strong>te</strong> un controllo stretto, normalmen<strong>te</strong> pre<strong>se</strong>nta un valore di 7.38 nel sangue venoso e 7.42 nel<br />

sangue ar<strong>te</strong>rioso. A pH=7.2 si verifica uno stato comatoso, e un pH inferiore a 7.2 può avere effetti letali.<br />

Quali problemi sorgono <strong>se</strong> si superano i limiti superiore e inferiore del range di glucosio?<br />

- Se supera i 100 mg/100 ml si ha il diabe<strong>te</strong>. Ciò che viene colpito dall‟iperglicemia è l‟endo<strong>te</strong>lio, ma<br />

non solo, anche i miociti per e<strong>se</strong>mpio (cardiomiopatia diabetica). Il diabe<strong>te</strong> è una malattia vascolare,<br />

quindi sis<strong>te</strong>mica, colpisce tutti gli organi (ricordiamo la retinopatia diabetica, la glomerulonefri<strong>te</strong><br />

diabetica, l‟ar<strong>te</strong>riopatia diabetica degli arti inferiori, la cardiopatia ischemica). Perché colpisce i vasi?<br />

Perché l‟eccesso di glucosio (superiore a 100 mg/100 ml) significa che non è rapidamen<strong>te</strong> consumato, è<br />

in eccesso rispetto alle possibilità di utilizzo, ed es<strong>se</strong>ndo facilmen<strong>te</strong> ossidabile, dà luogo alla formazione<br />

di prodotti di ossidazione del glucosio (es<strong>se</strong>nzialmen<strong>te</strong> aldeidi), che vanno a legarsi alle pro<strong>te</strong>ine<br />

provocando o una glicosilazione diretta delle pro<strong>te</strong>ine (un modo per diagnosticare il diabe<strong>te</strong> è ricercare<br />

la glicosilazione dell‟emoglobina), oppure un attacco covalen<strong>te</strong> delle aldeidi (reagiscono con facilità<br />

con gli SH cis<strong>te</strong>ine e con i gruppi amminici). Sopra al limi<strong>te</strong>, il glucosio dà prodotti di ossidazione<br />

che attaccano le pro<strong>te</strong>ine, e il primo tipo di cellule attacca<strong>te</strong> sono le cellule endo<strong>te</strong>liali, quelle bagna<strong>te</strong><br />

dal sangue, e siccome sono pre<strong>se</strong>nti in tutti gli organi, allora tutti gli organi sono a rischio; quindi il<br />

diabe<strong>te</strong> è una malattia vascolare, e questo vale anche per l‟a<strong>te</strong>rosclerosi, collegata direttamen<strong>te</strong> al<br />

diabe<strong>te</strong>: anche in questo caso la malattia colpisce i vasi, le cellule vengono colpi<strong>te</strong> indirettamen<strong>te</strong> in<br />

quanto il danno è dovuto ad una al<strong>te</strong>rata vascolarizzazione con con<strong>se</strong>guen<strong>te</strong> al<strong>te</strong>rato apporto di nutrienti


e ossigeno ai <strong>te</strong>ssuti; il diabe<strong>te</strong> favorisce la progressione della malattia. Vale anche per la neuropatia<br />

diabetica, dove manca la vascolarizzazione ottimale dei nervi. Ci sono anche patologie che riguardano i<br />

parenchimi e le cellule parenchimato<strong>se</strong>. È in corso una discussione sulla cardiomiopatia diabetica,<br />

riguardo la pre<strong>se</strong>nza di una specifica sofferenza del cardiomiocita nel diabe<strong>te</strong> oppure <strong>se</strong> sia solo il<br />

riflesso della vasculopatia; c‟è chi sostiene addirittura che il diabe<strong>te</strong> porti una sorta di resis<strong>te</strong>nza della<br />

cellula cardiaca al danno provocato dalla vasculopatia.<br />

- Se è inferiore a 70 mg/100 ml, si pre<strong>se</strong>ntano danni nell‟attività cerebrale; il cervello ha metabolismo<br />

glucidico, consuma una quantità enorme di glucosio, oltre 100 g/die, circa 4 g/h, quindi dev‟es<strong>se</strong>re un<br />

flusso inin<strong>te</strong>rrotto ad arrivare al cervello, perché sospenderlo sarebbe equiparabile a sospendere<br />

l‟ossigeno, e questo non è possibile, quindi una diminuzione di glicemia porta ad una sofferenza,<br />

un‟in<strong>te</strong>rruzione del flusso ematico. Questo porta a mor<strong>te</strong> delle cellule cerebrali molto velocemen<strong>te</strong>, la<br />

resis<strong>te</strong>nza all‟ischemia, infatti, è di poco superiore ai 3 minuti.<br />

Quindi, un importan<strong>te</strong> obiettivo è man<strong>te</strong>nere una glicemia adeguata per po<strong>te</strong>r assicurare il glucosio sufficien<strong>te</strong><br />

all‟attività cerebrale.<br />

Negli sforzi atletici riusciamo ad ot<strong>te</strong>nere delle prestazioni che si aggirano attorno a questi valori:<br />

100m in meno di 10 <strong>se</strong>condi più di 40 km/h (i calcoli dicono 37,5)<br />

Maratona 42 km in poco più di due ore 20 km/h<br />

Nella fa<strong>se</strong> dello sforzo esplosivo si ha grande produzione di acido lattico, che invece non deve es<strong>se</strong>rci nello<br />

sforzo di lunga durata. Da dove viene l‟acido lattico? Dalla glicolisi, più precisamen<strong>te</strong> dal glicogeno muscolare<br />

e non dal glucosio ematico. I 400-800 m sono un assurdo metabolico, perché rappre<strong>se</strong>ntano una combinazione<br />

tra lo sforzo anaerobico con quello aerobico in modo ottimale e in pochi ci riescono.<br />

Perché il glicogeno? Perché duriamo poco? Se noi po<strong>te</strong>ssimo consumare glucosio <strong>se</strong>nza limiti potremo fare<br />

molto più lattato e far durare lo sforzo massimale per molto più <strong>te</strong>mpo. Ogni cellula muscolare consuma il suo<br />

glicogeno (glicogeno muscolare che deriva dal glucosio-6-fosfato) che non può es<strong>se</strong>re rilasciato, ma rimane<br />

all‟in<strong>te</strong>rno; l‟ingresso di glucosio “fortunatamen<strong>te</strong>” non è abbastanza veloce per supportare la glicolisi quando è<br />

accelerata al massimo sotto sforzo. Se l‟entrata del glucosio nelle cellule muscolari avvenis<strong>se</strong> così rapidamen<strong>te</strong><br />

come la demolizione del glicogeno, cadremmo per <strong>te</strong>rra perché il muscolo ruberebbe glucosio al cervello (la<br />

massa muscolare è di circa 25 kg, mentre quella del cervello è di 1,3 kg).<br />

Il glucosio deve es<strong>se</strong>re man<strong>te</strong>nuto sopra una certa soglia, che deve es<strong>se</strong>re garantita.<br />

Chi si occupa di man<strong>te</strong>nere i livelli di glucosio compresi tra i 70 e i 100 mg /100 ml?<br />

Due ormoni: INSULINA e GLUCAGONE.<br />

-INSULINA attivata dall‟IPERGLICEMIA (post-prandiale, per circa 1 ora) ↓ GLICEMIA<br />

-GLUCAGONE attivato dall‟IPOGLICEMIA (digiuno, lontano dai pasti) ↑GLICEMIA<br />

Sono i due ormoni da bilanciare; sono pre<strong>se</strong>nti <strong>se</strong>mpre entrambi, con un tono fisso basale del glucagone e<br />

oscillazioni continue dell‟insulina a <strong>se</strong>conda del tasso glicemico.<br />

Come fa l‟insulina a far diminuire la glicemia? L‟insulina ha un po<strong>te</strong>n<strong>te</strong> effetto ipoglicemizzan<strong>te</strong>: infatti un‟iper<br />

disponibilità di insulina provoca una caduta di glicemia così marcata da es<strong>se</strong>re incompatibile con la vita.<br />

La risposta all‟insulina è immediata, quindi si verifica un calo brutale di glicemia; l‟insulina promuove<br />

l‟ingresso di glucosio nelle cellule muscolari e in quelle adipo<strong>se</strong>, le più abbondanti. Miociti e adipociti sono i<br />

più <strong>se</strong>nsibili all‟azione dell‟insulina per quanto riguarda l‟ingresso del glucosio nella cellula e l‟insulina fa<br />

questo promuovendo la traslazione dei glut-4 (una clas<strong>se</strong> di trasportatori del glucosio) dall‟in<strong>te</strong>rno della cellula<br />

alla membrana cellulare. In ultima analisi, sotto stimolo insulinico, aumenta la concentrazione di trasportatori di<br />

glucosio in adipociti e miociti, così il glucosio entra più velocemen<strong>te</strong> all‟in<strong>te</strong>rno delle cellule. Non avviene in<br />

altre cellule perché lo scopo immediato è eliminare in fretta il glucosio dal sangue, quindi viene promossa<br />

l‟entrata nelle cellule più abbondanti dell‟organismo.<br />

Una volta dentro le cellule, il glucosio deve es<strong>se</strong>re utilizzato. L‟azione dell‟insulina, e quindi la malattia<br />

diabetica, non va letta solo in rapporto al metabolismo glucidico (in quanto una volta dentro la cellula il<br />

glucosio deve es<strong>se</strong>re utilizzato, altrimenti avremo trasferito il problema dell‟iperglicemia dalle cellule<br />

endo<strong>te</strong>liali a quelle parenchimato<strong>se</strong>), ma dev‟es<strong>se</strong>re preso in considerazione anche il metabolismo lipidico.<br />

L‟insulina ha tanti bersagli, quello più importan<strong>te</strong> è la SINTESI DEI TRIGLICERIDI; <strong>se</strong> si mangiano molti<br />

zuccheri si ingrassa e quindi si verifica un aumento della massa grassa (piuttosto che un aumento delle ri<strong>se</strong>rve di<br />

glicogeno), perché questo <strong>se</strong>mbra es<strong>se</strong>re un sis<strong>te</strong>ma molto valido per immagazzinare nutrienti (scor<strong>te</strong> alimentari


tra un pasto ed un altro) poichè il pericolo più grande per la sopravvivenza da <strong>se</strong>mpre è la mancanza di cibo. La<br />

nostra generazione però pre<strong>se</strong>nta il problema contrario: malattie metaboliche come il diabe<strong>te</strong> sono una<br />

con<strong>se</strong>guenza dell‟eccessiva disponibilità di alimenti. Il nostro stile di vita è così dannoso che l‟età media è<br />

aumentata negli ultimi cento anni al ritmo di un anno in più di vita ogni tre, cioè viviamo circa trent‟anni in più<br />

rispetto ai nostri nonni, considerando il fatto che l‟alimentazione e la caduta delle malattie infettive acu<strong>te</strong> hanno<br />

de<strong>te</strong>rminato una rivoluzione nella medicina.<br />

Come fa l‟insulina a promuovere la sin<strong>te</strong>si dei trigliceridi?<br />

Promuove l‘ingresso del glucosio;<br />

Favorisce la glicolisi (fosfofruttochinasi, regolata dal fruttosio-2,6-bisfosfato (nel libro di biochimica ho<br />

trovato 1,6), c‟è molto fruttosio-2,6-bisfosfato quando abbiamo molta insulina o poco glucagone, cioè<br />

quando diminuisce il rapporto glucagone-insulina);<br />

Avere molta glicolisi, significa avere come prodotto colla<strong>te</strong>rale l‘α-glicero-fosfato (α-GP); il fruttosio-<br />

2,6-bisfosfato si divide in gliceraldeide 3-fosfato e fosfo diossiacetone, che può diventare α-GP che va a<br />

costituire lo scheletro su cui si attaccano gli acidi grassi, che devono es<strong>se</strong>re es<strong>te</strong>rificati con il glicerolo;<br />

Sempre con la glicolisi: ACIDO PIRUVICO piruvato deidrogenasi (PDH) ACETIL Co-A<br />

(+ossalacetico) acetil Co-A carbossilasi (ACC) CITRATO LIPONEOGENESI, modo in cui<br />

trasformiamo gli zuccheri in grassi. Per fare questo devo attivare ovviamen<strong>te</strong> il PDH e l‟ACC, due<br />

enzimi fondamentali per il metabolismo, for<strong>te</strong>men<strong>te</strong> stimolati dall‟insulina. Sono due enzimi che<br />

lavorano alla massima attività quando sono defosforilati, e in qualche modo non conosciuto, l‟insulina<br />

promuove la defosforilazione di questi enzimi e quindi la loro attivazione.<br />

Quindi l‟insulina si preoccupa di sin<strong>te</strong>tizzare i trigliceridi trami<strong>te</strong> α-GP + acidi grassi accumulo trigliceridi<br />

nel modo più efficace ed efficen<strong>te</strong>. Una volta sin<strong>te</strong>tizzati, vengono costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> idrolizzati in digliceridi,<br />

monogliceridi e acidi grassi grazie ad un enzima, la lipasi adipolitica, che è inattivo quando è defosforilato: il<br />

glucagone lo fosforila e quindi lo attiva, mentre l‟insulina lo defosforila e quindi lo inattiva. L‟insulina si<br />

preoccupa di sin<strong>te</strong>tizzare i trigliceridi ed evitare che vengano subito idrolizzati. Costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong>, per la maggior<br />

par<strong>te</strong> della giornata, consumiamo trigliceridi che poi vengono ripristinati con un pasto abbondan<strong>te</strong>. Questo è il<br />

quadro dell‟individuo nella fa<strong>se</strong> post-prandiale, carat<strong>te</strong>rizzata da glicolisi e da liponeogenesi: l‟obiettivo di<br />

questi due processi è quello di formare una ri<strong>se</strong>rva di nutrienti sotto forma di trigliceridi.<br />

Cosa succede nel digiuno? Perché dobbiamo fare corpi chetonici.<br />

A digiuno aumentano il livelli di glucagone, il quale si deve occupare di ripristinare la glicemia. Quando<br />

mangiamo, introduciamo carboidrati che vengono scissi in zuccheri elementari i quali penetrano attraverso<br />

l‟epi<strong>te</strong>lio in<strong>te</strong>stinale; dopo un paio di ore dal pasto, nell‟in<strong>te</strong>stino non c‟è più traccia di zuccheri, visto il loro<br />

rapido metabolismo, quindi dall‟in<strong>te</strong>stino non arriva più glucosio nel sangue, ma la glicemia continua a<br />

rimanere tra i 70-100 mg/ 100 ml; in <strong>se</strong>guito ad un digiuno di 2-3 giorni, la glicemia resta nel range fisiologico<br />

di valori, nonostan<strong>te</strong> nell‟in<strong>te</strong>stino non ci sia assolutamen<strong>te</strong> più traccia di glucosio o simili. Da dove viene allora<br />

il glucosio che abbiamo nel sangue? Proviene principalmen<strong>te</strong> da due processi che si svolgono all‟in<strong>te</strong>rno del<br />

fegato, la GLUCONEOGENESI e la CHETOGENESI.<br />

Con i carboidrati assunti duran<strong>te</strong> i pasti, si viene a costituire la ri<strong>se</strong>rva di GLICOGENO, che nel fegato può<br />

es<strong>se</strong>re accumulato fino al 10% del peso dell‟organo, quindi oltre 100 g, che vengono utilizzati nei momenti di<br />

digiuno per man<strong>te</strong>nere la glicemia. Se si saltano i pasti, la glicemia viene sos<strong>te</strong>nuta da un altro meccanismo: la<br />

GLUCONEOGENESI, che ci mantiene in vita duran<strong>te</strong> il digiuno prolungato. Creare nuovo glucosio non<br />

significa riciclare ma<strong>te</strong>riale tipo lattato, piruvato che deriva dalla glicolisi, ma significa sin<strong>te</strong>tizzare glucosio<br />

nuovo, importan<strong>te</strong> perché in relazione con l‟attività cerebrale. Il cervello, a differenza degli altri organi, non<br />

rilascia in circolo il lattato, ma met<strong>te</strong> in circolo CO2 e H2O, per cui al fegato non arrivano componenti da po<strong>te</strong>r<br />

riutilizzare. Il ciclo di Cori, che prevede il passaggio da lattato a glucosio, non è vera e propria gluconeogenesi,<br />

infatti non è sin<strong>te</strong>si ex-novo di glucosio, ma è riciclo del glucosio che <strong>se</strong>rve per gli organi che rilasciano<br />

componenti (come il lattato), ma non è il caso del cervello. Quindi dobbiamo preoccuparci di sin<strong>te</strong>tizzare 100<br />

g/die di nuovo glucosio <strong>se</strong> siamo a digiuno. Questo glucosio deriva dagli amminoacidi, quindi la<br />

gluconeogenesi è la trasformazione degli amminoacidi in glucosio, a partire da ma<strong>te</strong>riale non glucidico, come la<br />

liponeogenesi è la trasformazione di carboidrati in lipidi.


Mentre nella fa<strong>se</strong> post-prandiale abbiamo glicolisi e liponeogenesi, nel digiuno prolungato abbiamo la<br />

gluconeogenesi, un processo endoergonico che richiede energia che proviene da un altro processo molto<br />

importan<strong>te</strong> nel digiuno, la CHETOGENESI. Essa è un elemento vitale nel digiuno, ma mortale nel diabe<strong>te</strong>.<br />

Quindi un primo scopo è quello di sos<strong>te</strong>nere la gluconeogenesi.<br />

Cos‟è la chetogenesi?<br />

Nel mitocondrio:<br />

ACETIL Co-A + OSSALACETATO CITRATO<br />

Si libera anche COENZIMA A (CoASH)<br />

Noi produciamo acido lattico perché dobbiamo subito ossidare il NADH prodotto nella glicolisi, altrimenti<br />

questa si fermerebbe; i coenzimi (NADH, FADH, ecc.) sono in concentrazioni molto ridot<strong>te</strong> all‟in<strong>te</strong>rno delle<br />

nostre cellule, quindi dobbiamo continuamen<strong>te</strong>, nel caso degli enzimi ossido-riduttivi, ossidarli e ridurli, non<br />

possiamo man<strong>te</strong>nerli nello stato ossidato o ridotto infinitamen<strong>te</strong>. La s<strong>te</strong>ssa cosa vale per il Co-A, che <strong>se</strong>rve per<br />

es<strong>te</strong>rificare gli acili, es<strong>se</strong>ndocene una quantità molto piccola dentro alla cellula, in particolare nei mitocondri:<br />

infatti appena es<strong>te</strong>rifichiamo Co-A, subito dobbiamo preoccuparci di “de-es<strong>te</strong>rificarlo”. L‟attività di contrazione<br />

cardiaca potrebbe es<strong>se</strong>re sos<strong>te</strong>nuta con l‟ossidazione del piruvico, che diventa Acetil-CoA, rilascia NADH che<br />

va nei mitocondri a produrre ATP: con questo meccanismo potremo sos<strong>te</strong>nere la spesa necessaria per un battito<br />

cardiaco. Il Co-A, con<strong>te</strong>nuto nel mitocondrio, non è sufficien<strong>te</strong> nemmeno per un battito cardiaco, cioè anche<br />

all‟in<strong>te</strong>rno di un singolo battito cardiaco noi dobbiamo produrre Acetil-CoA e subito de-es<strong>te</strong>rificarlo.<br />

Un elemento estremamen<strong>te</strong> importan<strong>te</strong> per il mitocondrio epatico, e per i mitocondri in generale, è avere <strong>se</strong>mpre<br />

concentrazioni ottimali di Co-A libero. Quindi il <strong>se</strong>condo scopo della chetogenesi è man<strong>te</strong>nere Co-A libero.<br />

Da dove si genera Acetil Co-A per formare i corpi chetonici? Deriva dalla β-ossidazione.<br />

ACIDI ACETIL CoA (ne viene formato moltissimo duran<strong>te</strong> il digiuno perché<br />

GRASSI β-OSSIDAZIONE abbiamo a disposizione una grande quantità di acidi grassi, perché<br />

IPOGLICEMIA liberazione GLUCAGONE formazione AMP ciclico (C-AMP) stimola la PROTEINA CHINASI AMP-CICLICO<br />

DIPENDENTE (PKA) attivazione LIPASI ADIPOLITICA scissione trigliceridi in: DIGLICERIDI, MONOGLICERIDI +<br />

Fosforilazione ACIDI GRASSI<br />

Quando la glicemia diminuisce, stimoliamo il <strong>te</strong>ssuto adiposo a rilasciare quello che aveva accumulato, per<br />

utilizzarlo tra un pasto e l‟altro. Questo fiume di acidi grassi dal <strong>te</strong>ssuto adiposo raggiunge gli altri organi tra i<br />

quali il fegato, dove entra nella β-ossidazione che forma acetil Co-A <strong>se</strong>nza controllo, che a sua volta entra nei<br />

mitocondri.<br />

A questo punto cerca l‟ossalacetico per formare il citrato:<br />

ACIDI ACETIL CoA + CITRATO<br />

GRASSI β-OSSIDAZIONE OSSALACETICO CoASH<br />

ma non lo trova. L‟OAA si forma nella prima reazione della gluconeogenesi, la carbossilazione del piruvato<br />

(PIRUVATO OSSALACETICO), ma <strong>se</strong> non ho piruvico (perché ho formato acetil-CoA) non ho<br />

ossalacetico. Sappiamo che possiamo formarlo anche dall‟ aspartico o dal malico, ma<br />

MALICO OSSALACETICO<br />

NAD + NADH<br />

La reazione è perfettamen<strong>te</strong> reversibile; <strong>se</strong> abbiamo tanto NADH, l‟equilibrio è spostato verso il malico. A<br />

digiuno è pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> molto NADH (il rapporto NADH/NAD⁺ è di 3:1), quindi la reazione viene spinta verso il<br />

malico, che viene risucchiato nel citoplasma per fare la gluconeogenesi. L‟ossalacetico, dunque, non è<br />

disponibile, perché <strong>se</strong>rve per la gluconeogenesi. Il mitocondrio si ritrova con tanto Acetil CoA e poco o nien<strong>te</strong><br />

ossalacetico, condizione iniziale della chetoneogenesi che consis<strong>te</strong> nell‟impacchettamento degli acetili con<br />

liberazione di CoA:


ACETIL CoA + ACETOACETIL CoA β-IDROSSI-β-METIL-<br />

ACETIL CoA CoA GLUTARIL-CoA<br />

ACETIL-CoA CoA<br />

Si forma soprattutto<br />

β-IDROSSIBUTIRRICO, perché è un modo per<br />

riossidare NADH; ne abbiamo tanto perché<br />

abbiamo fatto β-ossidazione. Un po‟ viene utilizzato<br />

dai mitocondri per produrre ATP, un po‟ nella<br />

gluconeogenesi, ma ne rimane comunque in<br />

eccesso. Duran<strong>te</strong> il digiuno abbiamo la spinta della<br />

β-ossidazione che mantiene alto il rapporto tra<br />

NADH/NAD + ; funzione del β-idrossibutirrico è<br />

quella di ridurre questo squilibrio<br />

ACETIL-CoA<br />

ACETOACETICO<br />

(= due acetili <strong>se</strong>nza il CoA)<br />

ACETONE è un prodotto finale del<br />

metabolismo, non può es<strong>se</strong>re riutilizzato; è<br />

prodotto dall‟unione dell‟acetoacetico con<br />

acqua, trami<strong>te</strong> una decarbossilazione<br />

spontanea. È espressione di un‟eccessiva<br />

produzione di corpi chetonici non<br />

accompagnata da un adeguato consumo.<br />

L‟acetoacetico, soprattutto nel fegato, si<br />

decarbossila e diventa ACETONE che entra<br />

in circolo e viene eliminato o<br />

attraverso le urine o con l‟aria espirata. È un<br />

<strong>se</strong>gnale estremamen<strong>te</strong> importan<strong>te</strong> in clinica<br />

per la diagnosi di diabe<strong>te</strong> scompensato; è un<br />

metabolita facilmen<strong>te</strong> diagnosticabile<br />

trami<strong>te</strong> chetosticks<br />

Lo scopritore del diabe<strong>te</strong> individuò che nei cani pancrea<strong>te</strong>ctomizzati, c‟era aumento della glicemia e glicosuria,<br />

assaggiò le loro urine e scoprì che erano dolci, ma non <strong>se</strong>ntì l‟odore, <strong>se</strong> fos<strong>se</strong> stato ageusico (<strong>se</strong>nza gusto, ma<br />

con olfatto più sviluppato) avrebbe <strong>se</strong>ntito l‟odore for<strong>te</strong> dell‟acetone, e for<strong>se</strong> ci si sarebbe in<strong>te</strong>ressati prima al<br />

coinvolgimento del metabolismo lipidico nel diabe<strong>te</strong>.<br />

I corpi chetonici vengono prodotti dal fegato, il quale però non li utilizza. Li fa per liberare CoA (per favorire il<br />

resto del metabolismo mitocondriale), per dare ATP e NADH necessari alla chetogenesi, ma non per utilizzarli.<br />

Vengono utilizzati in <strong>te</strong>ssuti extra-epatici, come? Semplicemen<strong>te</strong> il β-idrossibutirrico torna ad acetoacetico e<br />

quest‟ultimo da luogo alla formazione di acetoacetil-CoA, che poi diventa due molecole di Acetil-CoA. Nei<br />

<strong>te</strong>ssuti periferici la glicolisi funziona ancora, il glucosio viene rilasciato dal fegato, acetil-CoA e ossalacetico si<br />

combinano e comincia il ciclo di Krebs.<br />

Quindi, i corpi chetonici diventano un metabolita al<strong>te</strong>rnativo rispetto al glucosio o agli acidi grassi,<br />

soprattutto per il cervello. Esso non è il più grande utilizzatore di corpi chetonici, perché prevalgono <strong>se</strong>mpre i<br />

muscoli (25 kg/1,3kg). Il cervello ha un metabolismo glucidico (100 g/die), perché non ha la β-ossidazione e<br />

quindi non può utilizzare gli acidi grassi. In condizioni normali accetta e utilizza solo glucosio. Ma a digiuno da<br />

oltre un giorno, utilizza i 100 g provenienti dalla gluconeogenesi: questo però può portare a rischio di mor<strong>te</strong>.<br />

Così il cervello utilizza i corpi chetonici. Per realizzare questo però deve trascorrere un giorno, perché bisogna<br />

esprimere in maggiore misura l‟enzima che ci con<strong>se</strong>n<strong>te</strong> di trasformare l‟acetoacetico in acetoacetil-CoA, la<br />

TIOFORASI, pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> in scarsa quantità nelle nostre cellule in quanto le nostre abitudini alimentari abbondanti<br />

inibiscono la sua produzione; a questo punto il cervello comincia a consumare i corpi chetonici.<br />

GLUCOSIO PIRUVICO<br />

PIRUVICO<br />

DEIDROGENASI<br />

(PDH)<br />

ACETIL-CoA


Se acetil-CoA è in eccesso blocca subito la PDH, che è il suo più po<strong>te</strong>n<strong>te</strong> inibitore. L‟al<strong>te</strong>rnativa alla via<br />

glicolitica è rappre<strong>se</strong>ntata dai corpi chetonici: vengono portati dentro il mitocondrio e convertiti in acido<br />

acetacetico, per dare alla fine Acetil-CoA. Tra i meccanismi prevalgono i corpi chetonici perché, mentre nella<br />

via glicolitica è tutto finemen<strong>te</strong> regolato, con i corpi chetonici da acetacetico si passa subito ad acetil-CoA.<br />

Appena si ha disponibilità di tioforasi par<strong>te</strong> la reazione, per regolazione di tipo michaeliano, cioè tanto più<br />

substrato c‟è più veloce sarà la reazione enzimatica.<br />

Quindi grazie ai corpi chetonici, il cervello produce Acetil-CoA, che impedisce l‟ossidazione del piruvico e<br />

quindi il consumo del glucosio. Questo è il meccanismo salva-vita, che ci con<strong>se</strong>n<strong>te</strong> di stare a digiuno per<br />

<strong>se</strong>ttimane finché abbiamo ri<strong>se</strong>rve di trigliceridi, perché questo glucosio è stato prodotto a caro prezzo, ossia<br />

utilizzando gli amminoacidi (pro<strong>te</strong>ine). A digiuno, di fatto, “mangiamo” le pro<strong>te</strong>ine muscolari. Dobbiamo<br />

degradarle, portarle al fegato che produce il glucosio, e quest‟ultimo va al cervello (100 g di glucosio<br />

corrispondono a 100 g di amminoacidi).<br />

Quindi, fin quando possiamo dare ma<strong>te</strong>riale al<strong>te</strong>rnativo (i corpi chetonici) possiamo risparmiare glucosio e<br />

restare in vita; quando si esaurisce la scorta di trigliceridi, non produciamo più corpi chetonici, ma il cervello<br />

continua a consumare glucosio e la mor<strong>te</strong> sopraggiunge per disfunzioni muscolari che riguardano soprattutto i<br />

muscoli respiratori (diaframma e muscoli in<strong>te</strong>rcostali), in quanto viene meno la dinamica respiratoria, e questo<br />

de<strong>te</strong>rmina anche il ristagno del muco, in quanto viene persa la capacità di pulizia dell‟albero bronchiale (bat<strong>te</strong>ri<br />

che entrano devono es<strong>se</strong>re costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> eliminati attraverso il muco), provocando così polmoniti.<br />

La formazione di corpi chetonici si traduce anche in un effetto di risparmio delle pro<strong>te</strong>ine. Mentre noi<br />

accumuliamo i grassi sotto forma di trigliceridi e gli zuccheri sotto forma di glicogeno, non accumuliamo gli<br />

amminoacidi sotto forma di pro<strong>te</strong>ine perché ogni molecola di pro<strong>te</strong>ina ha uno scopo preciso, quindi non<br />

accumulabili all‟in<strong>te</strong>rno della nostra specie.<br />

Quindi la pre<strong>se</strong>nza di trigliceridi nel nostro organismo permet<strong>te</strong> la formazione di corpi chetonici, i quali<br />

rappre<strong>se</strong>ntano un meccanismo salvavita che de<strong>te</strong>rmina il risparmio della quota pro<strong>te</strong>ica, ma al giorno d‟oggi,<br />

l‟eccessivo accumulo di trigliceridi dato da un‟alimentazione sbagliata, può diventare dannoso per la vita. Il<br />

motivo è legato all‟equilibrio insulina-glucagone: nell‟individuo normale non c‟è mai un‟eccessiva produzione<br />

di corpi chetonici, perché quando ne abbiamo in sufficien<strong>te</strong> quantità, arrivano al cervello che li utilizza, non<br />

usando più il glucosio, quindi la glicemia così cessa di scendere, non è più pre<strong>se</strong>n<strong>te</strong> il richiamo per il glucagone<br />

e quindi aumentano i livelli di insulina. Con la ricomparsa dell‟insulina si verificano: blocco della lipolisi,<br />

blocco del rilascio degli acidi grassi, formazione dei corpi chetonici, ecc. Comunque nell‟individuo normale,<br />

anche a digiuno prolungato, i corpi chetonici vanno da 0,5 mmol a 2-3 mmol (l‟organismo ne produce tanti<br />

quanti ne <strong>se</strong>rvono al metabolismo). Non è così per il diabe<strong>te</strong>, perché manca l‟insulina (caso <strong>se</strong>mplice del diabe<strong>te</strong><br />

di tipo I), e il gucagone è così libero di agire <strong>se</strong>nza controllo: va costan<strong>te</strong>men<strong>te</strong> nel <strong>te</strong>ssuto adiposo e demolisce i<br />

trigliceridi, de<strong>te</strong>rminando un aumento di acidi grassi liberi (portando i livelli di questi ultimi nel sangue a 3-4<br />

mmol), che raggiungono il fegato, il quale li trasforma in corpi chetonici. La natura ha predisposto questo<br />

sis<strong>te</strong>ma per prevenire il pericolo di as<strong>se</strong>nza di cibo: il fegato è in allerta, pronto ad attivare questo processo in<br />

modo rapido, tanto da riuscire a produrre in due giorni l‟equivalen<strong>te</strong> del suo peso in corpi chetonici (500-600<br />

g/die). Ovviamen<strong>te</strong>, ques<strong>te</strong> quantità non riescono ad es<strong>se</strong>re consuma<strong>te</strong> dal cervello e dagli altri organi, e quindi<br />

aumenta il loro numero in circolo, raggiungendo valori molto elevati (10-15 mmol), che non superano tale<br />

valore perché vengono eliminati dal rene, de<strong>te</strong>rminando così chetonuria; quest‟ultima, assieme all‟acetone,<br />

costituiscono due <strong>se</strong>gnali negativi, perché l‟eliminazione di questi acidi organici porta con sé il consumo della<br />

ri<strong>se</strong>rva alcalina (l‟eliminazione dei corpi chetonici è accompagnata dall‟eliminazione di Na + e K + ), e di<br />

con<strong>se</strong>guenza si ha una spaventosa depressione del pH del sangue. Nessuna condizione metabolica fa ridurre il<br />

pH del sangue come la chetoacidosi del rene; si registrano valori di 7.1, o addirittura 7, e quando un pazien<strong>te</strong> si<br />

pre<strong>se</strong>nta in ques<strong>te</strong> condizioni: la prima cosa da fare è correggere il pH, successivamen<strong>te</strong> si regolano tutti gli altri<br />

parametri.<br />

Qual è lo switch all‟in<strong>te</strong>rno della cellula che con<strong>se</strong>n<strong>te</strong> il passaggio dalla chetogenesi alla liponeogenesi, dal<br />

consumo degli acidi grassi alla loro sin<strong>te</strong>si? Si potrebbe pensare che sia per merito di una <strong>se</strong>rie di processi,<br />

invece la responsabile dell‟orientamento metabolico nella fa<strong>se</strong> post-prandiale e nella fa<strong>se</strong> del digiuno è un<br />

piccola molecola: il malonil-CoA.<br />

Quando facciamo liponeogenesi (fa<strong>se</strong> post-prandiale), il Malonil-CoA impedisce l‟accesso degli acidi grassi<br />

neo-formati all‟in<strong>te</strong>rno del mitocondrio quindi gli acili non vengono portati all‟in<strong>te</strong>rno del mitocondrio.


L‟insulina spinge l‟azione dell‟ACC, che sin<strong>te</strong>tizza molto malonil-CoA, che a sua volta orienta il metabolismo<br />

verso la sin<strong>te</strong>si degli acidi grassi, bloccando la chetogenesi.<br />

Viceversa, quando siamo a digiuno (quindi in mancanza di insulina), l‟ACC è inibita, non viene più prodotto<br />

Malonil-CoA e si blocca la sin<strong>te</strong>si di acidi grassi.<br />

Quindi: 1- ingresso di acili nel mitocondrio; 2 - non si ha più sin<strong>te</strong>si di acidi grassi; 3 - posso consumare quelli<br />

provenienti dal <strong>te</strong>ssuto adiposo, che vanno a formare i corpi chetonici.<br />

MALONIL-CoA ACIL-CoA<br />

CARNITINA (<strong>se</strong>rie di reazioni che coinvolgono vari<br />

enzimi tra cui la più importan<strong>te</strong> è la CPT-carnitina<br />

palmitil trasferasi, in particolare quella es<strong>te</strong>rna CPT I) β-OSSIDAZIONE<br />

ACETIL-CoA<br />

(1ª reazione della<br />

liponeogenesi)<br />

ACC (Acetil-CoA Carbossilasi)<br />

ACETIL-CoA<br />

Proviene dal metabolismo glucidico,<br />

non è lo s<strong>te</strong>sso del mitocondrio (sarebbe un ciclo assurdo)<br />

FASE POST-PRANDIALE: liponeogenesi, sin<strong>te</strong>si acidi grassi, blocco chetogenesi<br />

MALONIL-CoA ACIL-CoA<br />

ACC β-OSSIDAZIONE<br />

++<br />

ACETIL-CoA INSULINA ACETIL-CoA<br />

DIGIUNO: chetogenesi, consumo acidi grassi <strong>te</strong>ssuto adiposo<br />

MALONIL-CoA ACIL-CoA<br />

ACC β-OSSIDAZIONE<br />

ACETIL-CoA ACETIL-CoA<br />

INSULINA

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