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Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Tomo I

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24 dell' Origine 5 'e Gommergio<br />

facilità avvenire, che i pefi fra eflì Ebrei, e gli Stranieri perfettamente<br />

fempre non corri fpondefìTero . Di fatto noi abbiamo , che<br />

Abramo esborsò Sicli, che correvano fra mercatanti , e così pefi<br />

pubblici ne' Sicli ^^^ù. veggiamo nominarfi altrove nella Scrittu-<br />

ra '. Sicli, e <strong>monete</strong> correnti fenza nota alcuna mille fiate s' incontrano.<br />

Al contrario, cofa vuol dire quella diftinzione, che al-<br />

le volte ^\ vede às* Sicli e Talenti fecondo la mìfiira del Tempio -y<br />

oppure sicli del Santuario ^ , ovvero Sicli fecondo il pefo del Santuario"^?<br />

Si potrebbe egli credere, che due forte di <strong>monete</strong> e di<br />

pefi aveffe cotefta Nazione, una comune con gli altri popoli mercatanti,<br />

e l'altra particolare e privata , regolala fulle mifure del<br />

Tempio? Io so, che viva quirtione regna tuttavia su quello punto<br />

tra' letterati , e so, che molti non follmente quelle due forme<br />

di pefi accordarono , ma eziandio ftabilirono , elTere ftata quella<br />

del Tempio maggiore del doppio della comune. Tuttoché però io<br />

conofca non effer quella opinione fopra ragione evidente fondata,<br />

pure non poffo alTolutamente acquietarmi alle dscilìoni dei Fillal-<br />

pando 5, dello Schìkc^rdo ^<br />

.<br />

, e d'altri troppo violentemente impegnati<br />

a far credere, non efTervi ftara in coiefli tempi fra gli Ebrei<br />

diftinzione di forta alcuna in propofito di <strong>monete</strong> . Chechè però<br />

polla dirfi su quefto paffo equivoco della Scrittura, la quantità de'<br />

luoghi, ne' quali diftinzione fi fa di Sicli de' mercatanti , e di Sicli<br />

fecondo la mifura del Tempio, mi fa con ragion fof^ettare due<br />

differenti mifure averfi fra lor ritrovato, comt dicemmo. Oltredichò<br />

la ragione ftefsa lo perfuade , dato il folitario inftituto degli<br />

Ebrei , e data nelle ftraniere Genti commercianti 1' incoftanza del<br />

prezzo fulle <strong>monete</strong>: la quale è patente ogni qual volta rifleitafi,<br />

che i metalli, efiendo della natura di tutti gli altri prodotti della<br />

terra, feguitar debbano altresì le ?ìq{sq vicende , e ritrovarfi ora<br />

in maggiore, ed ora in pregio minore, a mifura della povertà, o<br />

della copia, in cui vengono ad efsere per rapporto al bifogno, ed<br />

alle ricerche altrui. Quindi fi potrebbe anche dire, che le mifure<br />

del Tempio fofsero le legittime, e le legali, non Soggette ad alterazione<br />

alcuna i e che le comuni fofsero quelle, le quali potevano<br />

foffrire , e foffrì vano l' incoftanza propria, e l'altrui. Anche in<br />

Roma ne' Tempi fi cuftodìvano i pubblici pefi , e quefti autentici<br />

erano , e ficuri<br />

:•?! Kegum Lib. IL cap. 14. vcrf. 2

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