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Delle monete e dell'istituzione delle zecche d'Italia. Tomo I

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20 dell' Origine 5 h Commercio<br />

biamo % che i Britanni ufavano moneta di rame, oppure jn fua<br />

vece anelli, ovvero lamine (come in qualche Paefe del Nere anche<br />

a' dì noftri coftumafi ) di ferro ragguagliate ad un certo pefo \ la<br />

qua! moneta deve crederfì comune anche a i Belgi ^ e a i Germani^<br />

co' quali i Britanni avevan commercio.<br />

Ma quanti efempj di vili <strong>monete</strong> abbiamo da' viaggiatori? Certe<br />

conchiglìette bianche erano in ufo fino a' tempi di Alvife da<br />

Mo^/?o Nobile Veneziano, grande viaggiator de' Tuoi tempi per tut-<br />

ta l'Africa 2. Nell'Indie ufavano in vece di <strong>monete</strong> certi viglietti<br />

col nome del Re ,. i quali credo folTero fatti di foglie di Gelfo ^<br />

perchè Marco Polo 3 (crive elTere flato in ufo in Cambaia le fo-<br />

glie di Gelfo per moneta corrente^ benché per quanto ne fcrivo-<br />

"^<br />

no Armeno Aitono ^ e Giovanni Boemo ^ fembri elTere fiata queda<br />

papiracea mone$a^ propria folamente del Regno del Catai. In fomma<br />

fcorrendo il coliunie <strong>delle</strong> Nazioni dal commercio , e dal ri- :<br />

manente della focietà disgiunte e lontane, vedremo per finofemi<br />

di Cacao, e Sale prender le veci de' più Itimati metalli.<br />

E' da ofiervarfi ancora, che cloche fecero, e fanno le Nazioni<br />

folitarie e romite, fu porto pure in ufo da fioriti Popoli, e commercianti,<br />

allorché in quella tale fituazione fi ritrovarono, in cui<br />

-effendo lontani dall'altrui focietà, d'oro, e d'argento efaufii furono,<br />

e privi. Primo di tutti, a mio credere, fu Spartaco gladiato-<br />

^re, famofo per la ribellione fufcitata controlla Republ>lica di Roma,<br />

la quale in varj incontri diede a lui la gloria di averlo temuto<br />

negli anni 6go.\J.Q. il quale Spartaco o per moderazione , o<br />

yer neceffità ch'egli avefTe, bandì dalla fua armata l'oro e l'argento<br />

^ <strong>monete</strong> di bronzo e di ferro foltanto abbracciando s . 11 fecondo<br />

poi fu Cojìantino Coproìiimo , il quale nell'anno 74:5. afìfediando<br />

Coftantinopoli , in cui racchiudevafi Artabasdo co'fuoi nimici<br />

, per riparare l'eferciro dalla fame fé battere , allo fcrivere<br />

di Giovanni Diacono ^, <strong>delle</strong> <strong>monete</strong> di cuoio, le quali ebbero il<br />

•valore de'foldi d'oro, fintanto ch'egli ricuperata la Città, le concambiò<br />

con quefta reale moneta. Anche Domenico Michele Doge<br />

di Venezia aflediandoT/Vo, oppure come altri vogliono Z^;^o nelF<br />

anno 1123 ovvero 1124, non avendo di che pagarle milizie, fé<br />

battere <strong>monete</strong> di cuoio, allo fcrivere di Marin Sanudo , di Pie-<br />

1 De Bello Gallico Lib. V. ntuntur antem nummo cereo ^ aia annlìs {laminh)<br />

fcnets ad certum pondus examinatis prò nummo.<br />

-<br />

2 Vedi Ranufìo tom.L pag. i27. 3 Ivi. Lib. IL cap. 5Ó.<br />

4 Omnium Gentium mores & ritus . Antuerp. 157T. 12. p. 146.<br />

5 Vedi Plinio Lib. XXXIIL §.XIIL Appian. Bell Civìl. Libro primo .<br />

Floro Lib. III. cap. 20. &c.<br />

6 Chronic, Rer. Ital Script, Tom. I. Pars 2. pag. 308.<br />

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